DONNE DEL SESSANTOTTO, IL MULINO 2018 –STEFANO JESURUM NELLA RECENSIONE DI SOFFERMA SU AMELIA ROSSELLI, FIGLIA DI CARLO ROSSELLI, SULLA SUA POESIA E SUL SUO DESTINO- NEL LIBRO RACCONTATA APPASSIONATAMENTE DA MIRELLA SERRI

 

 

PAOLA CIONI, ELIANA DI CARO, PAOLA GAGLIANONE, CLAUDIA GALIMBERTI, LIA LEVI, DACIA MARAINI, MARIA SERENA PALIERI, LINDA LAURA SABBADINI, FRANCESCA SANCIN, CRISTIANA DI SAN MARZANO, MIRELLA SERRI, CHIARA VALENTINI

Le autrici del volume fanno parte di Controparola, un gruppo di giornaliste e scrittrici nato nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini. Per il Mulino hanno pubblicato anche «Donne del Risorgimento» (2011), «Donne nella Grande Guerra» (2014) e «Donne della repubblica» (2016); per altri editori: «Piccole italiane» (Anabasi, 1994), «Il Novecento delle italiane» (Editori Riuniti, 2001), «Amorosi assassini» (Laterza, 2008).

Rete delle donne

collana “Biblioteca storica”

pp. 312, 978-88-15-27824-1 
anno di pubblicazione 2018

 

 

 

Copertina Donne nel Sessantotto

presentazione dell’editore:::

«la manifestazione non era autorizzata… cantavamo e distribuivamo volantini fermandoci ai semafori…, poi ci siamo ricordate che in genere una manifestazione non rispetta i semafori. Due poliziotti in motocicletta si sono messi a seguirci e commentavano tra loro: “Mo’ ce se so’ messe pure le donne”… La gente era sconvolta. Non aveva mai visto tante donne insieme»

Il libro tratteggia sedici ritratti biografici di donne che hanno partecipato, anche senza essere militanti, a quel grande passaggio d’epoca che va sotto il nome di Sessantotto. Così Franca Viola che si ribellò agli arcaici costumi siciliani e rifiutò il matrimonio riparatore, così Mara Cagol che pagò con la vita la scelta del terrorismo brigatista. Due ribellioni diverse, una pacifica e una violenta, emblematiche di quegli anni. E in mezzo ci sono le altre, Amelia Rosselli, Carla Accardi, Patty Pravo, Giovanna Marini, Perla Peragallo, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Carla Lonzi, Letizia Battaglia, Annabella Miscuglio, Mira Furlani, Elena Gianini Belotti, Tina Lagostena Bassi: ogni «scatto» disegna un percorso, politico, artistico, culturale, civile, ora luminoso ora tormentato, sullo sfondo di quella rivoluzione femminile, che – come ha scritto Eric Hobsbawm – è stata l’unica rivoluzione riuscita del Novecento.

Emma Bonino, Rossana Rossanda, Patty Pravo e le altre “donne nel ‘68”

 

I LIBRI E CHI LI LEGGE

EMMA BONINO, ROSSANA ROSSANDA, PATTY PRAVO E LE ALTRE “DONNE NEL ‘68”

:

10 agosto 2018

La raccolta di articoli/racconti “Donne nel Sessantotto”, il Mulino, è senz’altro di grande interesse per il duplice valore delle sedici biografie narrate (Franca Viola, Elena Gianini Belotti, Amelia Rosselli, Letizia Battaglia, Rossana Rossanda, Patty Pravo, Emma Bonino e le altre) e per il talento delle narratrici: da Chiara Valentini a Lia Levi, Paola Cioni, Dacia Maraini, Linda Laura Sabbadini e le altre di Controparola. Storie e loro protagoniste scelte in nome dell’eresia, del legame tra ‘68, rivoluzione delle donne, femminismo. In piazza sulle barricate, nel comitato centrale del Pci, nell’arte e nella poesia, nel cinema e nella fotografia, nello studio della storia o nella musica, interpretando il Vangelo, guardando ai tupamaros, nei tribunali e nell’educazione dell’infanzia. Eresia. Eresia. Eresia.

Amelia Rosselli

Alcune pagine, in particolare, sono state per me una “scoperta” fonte di emozioni e ragionamenti, quelle dedicate a Amelia Rosselli, scritte da Mirella Serri e intitolate “Il linguaggio ribelle dei versi”.

Risultati immagini per amelia rosselli i da giovane immagine?

Iniziò, primi anni Sessanta, con P.P. Pasolini, il mostro sacro, che diceva di lei, lodandola, che era una poetessa cosmopolita. Ma Amelia subito ribatteva: «Non sono cosmopolita… aver imparato l’inglese oltre al francese, è dovuto alla guerra… io rifiuto per noi [i Rosselli] quest’appellativo: siamo figli della seconda guerra mondiale… cosmopolita è chi sceglie di esserlo. Noi eravamo dei rifugiati. Non sono apolide. Sono di padre italiano e se sono nata a Parigi è soltanto perché lui era fuggito con Emilio Lussu e Fausto Nitti dal confino a Lipari a cui era stato condannato per aver fatto scappare Turati. Mia madre lo aiutò a fuggire e quindi lo raggiunse a Parigi, mio padre fu poi ucciso con suo fratello… La seconda guerra mondiale scacciò in seguito la mia famiglia (mia madre con me e i miei due fratelli ancora bambini) dalla Francia. Aver imparato l’inglese, quindi, oltre al francese, è dovuto alla guerra, perché allora andammo in Inghilterra e da lì fuggimmo via Canada per gli Stati Uniti».

Una infanzia-adolescenza di peripezie, persecuzioni, discriminazioni riecheggia nei suoi versi. «Nata a Parigi travagliata dall’epopea della nostra generazione / fallace». «Giaciuta in America fra ricchi campi di possidenti / e dello Stato statale. Vissuta in Italia, paese barbaro. Scappata dall’Inghilterra, paese di sofisticati. Speranzosa / nell’Ovest ove niente per ora cresce».

Risultati immagini per amelia rosselli i da giovane immagine?

Amelia Rosselli (Parigi1930 – Roma1996) è stata una poetessaorganista ed etnomusicologa italiana che ha fatto parte della “generazione degli anni trenta“, insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana

Amelia Rosselli nacque a Parigi, figlia dell’esule antifascista Carlo Rosselli, teorico del Socialismo Liberale, e di Marion Cave, nata in Inghilterra e attivista del partito laburista britannico. Nel 1940, dopo l’assassinio del padre e dello zio, ordinato da Mussolini e Ciano, ad opera delle milizie fasciste (cagoulards) in Francia (1937), esulò con la famiglia, esperienza che determinò il carattere apolide e insieme personalissimo della sua opera.

Amelia Rosselli si trasferì dapprima in Svizzera e quindi negli Stati Uniti. Compì all’estero (senza regolarità) studi letterari, filosofici e musicali, ultimandoli in Inghilterra, poiché in Italia, dove era tornata nel 1946, non le poterono essere riconosciuti.

Negli anni quaranta e cinquanta si occupò di teoria musicale, etnomusicologia e composizione, trasponendo le sue ricerche in alcuni saggi. Nel 1948 cominciò a lavorare come traduttrice dall’inglese per alcune case editrici di Firenze e Roma e per la Rai; nel frattempo continuò a dedicarsi a studi letterari e filosofici. In questi anni cominciò a frequentare gli ambienti letterari romani (tramite gli amici Carlo Levi e Rocco Scotellaro, conosciuto nel 1950) e gli artisti che avrebbero successivamente dato vita all’avanguardia del Gruppo 63.

La morte della madre (avvenuta nel 1949) e altre drammatiche vicende biografiche le causarono ricorrenti esaurimenti nervosi. Non accettò mai la diagnosi di schizofrenia paranoide che le venne fornita da cliniche svizzere e inglesi, ma parlò per lo più di lesioni al sistema extrapiramidale, connesse alla malattia di Parkinson, che le si manifestarono già a 39 anni[1].

È rimasta una figura di scrittrice unica per il suo plurilinguismo e per il tentativo di fondere l’uso della lingua con l’universalismo della musica. Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Roma, nella sua casa a via del Corallo, dove è morta suicida l’11 febbraio 1996 per cause connesse ad una grave depressione[2]. La data del suicidio segna forse volontariamente un nesso indelebile con quella di Sylvia Plath, autrice che la Rosselli tradusse e amò, dedicandole anche diverse pagine critiche. (WIKIPEDIA SOTTO IL NOME)

 

C’è chi dice che poesia sia dolore, strazio, disperazione. Chissà. Amelia di sicuro porterà addosso per la vita quell’istante del 9 giugno 1937 in cui la madre Marion disse ai suoi bambini «Vostro padre è stato assassinato». I sicari di Mussolini avevano compiuto la loro sporca opera. E così le ombre dell’omicidio politico, il terrore delle leggi razziali, la paura della guerra si impossesseranno per sempre della sua intelligenza, della sua anima, del suo cuore.

Anche quando, “scandalosa”, affronta il tema del corpo e del desiderio erotico il suo è una sorta di messaggio a metà tra il politico e l’interiorità più profonda. «Attorno a questo mio corpo / stretto in mille schegge, io / corro vendemmiando, sibilando / come il vento d’estate, che / si nasconde; attorno a questo / vecchio corpo che si nasconde / stendo un velo di paludi sulle / coste dirupate, per scendere / poi, a patti». Un vessillo, una bandiera – desiderio sessuale e erotismo femminile – che divengono lirica.

Poi il confronto con gli studenti che, al contrario di PPP, Amelia cercava, stimolava, praticava nutrendo nella contestazione grandi speranze individuali e collettive. Calano gli anni di piombo, le disillusioni. La storia a braccetto del suo percorso poetico, per altro sempre più apprezzato e osannato…

Immagine correlata

 

Ma le ombre dell’omicidio politico, il terrore delle leggi razziali e della guerra sono incistate dentro di lei. Pian piano se la mangiano. Ha l’incuboi che i sicari che hanno ammazzato papà Carlo la cerchino. Teme il terzo conflitto mondiale, la bomba atomica, la Cia, il complotto. Oscure presenze, voci di morti che parlano a lei e solamente a lei. Nessuno può aiutare Amelia. Il viso allucinato e scavato, gli occhi dilatati. Pochi – forse nessuno – si sforzano di comprendere il male oscuro. La malattia psichica vince.

Appassionatamente racconta Mirella Serri: «In una solitaria e maledetta domenica – era l’11 febbraio 1996 – si affacciò a un terrazzino interno dell’edificio di via del Corallo dove abitava a due passi da piazza Navona. Un vicino intuì il gesto che stava per compiere, la raggiunse, la convinse a rientrare in casa. Amelia, docile, un po’ stordita dalle medicine, obbedì. Poi dopo qualche ora accostò una sedia alla finestra della cucina, scavalcò il parapetto e si gettò nel vuoto».

Aveva scritto: «Ma la morte / è la più dolce delle compagnie».

TAG: Amalia Rosselli, emma bonino, Letizia Battaglia, Patty Pravo, rossana rossanda
CAT: Storia

Nessun commento

Devi fare  per commentare, è semplice e veloce.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *