IL FATTO QUOTIDIANO DEL 13 SETTEMBRE 2018
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Il sessantotto della scienza
Nell’anno della contestazione, James Watson pubblica il libro in cui racconta come ha scoperto il segreto della vita, con Francis Crick, rivelando anche la competizione feroce tra ricercatori
di Piergiorgio Odifreddi | 13 settembre 2018
Neil Armstrong è stato il primo uomo a posare piede sulla Luna il 20 luglio 1969
Per approfondire http://www.meteoweb.eu/foto/85-anni-fa-nasceva-lastronauta-neil-armstrong-il-primo-uomo-sulla-luna-foto/id/479330/#uyLG7GtEdtU0ZMer.99
Quando si pensa al ’68, di cui quest’anno si celebra il cinquantenario, si ricordano soprattutto gli eventi politici e sociali che i giornali e le televisioni avevano portato alla ribalta.
JAMES WATSON & FRANCIS CRICK E LADOPPIA ELICA–QUI NEL 1953
Ce n’è per tutti i gusti: o meglio, per tutti, meno quelli scientifici. Eppure almeno due eventi, uno tecnologico e uno culturale, non solo non sfigurerebbero tra gli altri della lista, ma ne farebbero sfigurare molti di quell’anno formidabile. Si tratta, da un lato, della missione Apollo 8, che ci portò per la prima volta vicino alla Luna, facendoci vedere da lontano l’insignificanza cosmica di quell’“aiuola che ci fa tanto feroci”.
GARZANTI, GLI ELEFANTI–EDIZIONE DEL 2004
Il 25 aprile 1953 una breve paginetta sulla rivista “Nature” firmata da James Watson e Francis Crick chiariva definitivamente la struttura a doppia elica del DNA, la sostanza chimica che funge da messaggero della trasmissione genetica. Quindici anni dopo, nel 1968, uno dei due autori di quell’articolo, insigniti nel 1962 del Nobel per la medicina, scandalizzò la comunità scientifica narrando in modo vivace e provocatorio i retroscena dell’avventura intellettuale che aveva portato alla clamorosa scoperta. Per la prima volta il mondo della ricerca appariva nella sua cruda realtà: pieno di luci e ombre, di simpatie e odi profondi, di rivalità e inganni. “La doppia elica” ripropone lo “scandaloso” testo originale.
E, dall’altro lato, del libro La doppia elica di James Watson, che ci fece invece vedere da vicino la scienza nuda e cruda, spogliata di tutte le romantiche visioni del “seguir virtute e canoscenza” di cui fino ad allora amava agghindarsi. Il libro di Watson fu, e rimane, una splendida eccezione nel campo della divulgazione e della sociologia scientifiche. Non era infatti, come spesso sono i best seller, l’opera di uno dei soliti divulgatori o sociologi da strapazzo, usi a infiocchettare cose che non capiscono, o criticare cose che non conoscono. Si trattava invece del resoconto della più importante scoperta scientifica di metà Novecento, fatto in prima persona da quello che è tuttora il più famoso scienziato vivente.
La scoperta era la struttura a doppia elica del Dna, che dà appunto il titolo al libro, e costituisce una delle icone scientifiche del Novecento. Watson la trovò insieme a Francis Crick la mattina del 28 febbraio 1953, e quando quel giorno i due andarono a pranzo con dei colleghi, il secondo annunciò loro: “Oggi abbiamo svelato il segreto della vita”. E non era una boutade, ma la pura e semplice verità: dopo millenni di inconcludenti discorsi religiosi e filosofici al proposito, si era infatti finalmente capito come si trasmettono i caratteri ereditari dai genitori ai figli, aprendo la strada alla genetica moderna.
Quando Watson pubblicò il suo libro nel 1968 erano passati solo quindici anni da quello storico momento, ma erano già successe molte cose. Sul lato personale, lui e Crick avevano vinto nel 1963 il Nobel per la Medicina, e il premio aveva fatto di Watson uno dei suoi più giovani vincitori: al momento della scoperta egli era infatti soltanto un ragazzo di 24 anni, che andava ancora letteralmente in giro con i calzoni corti, e al momento della premiazione ne aveva dunque soltanto 34.
Sul lato scientifico, invece, alla fine del loro primo e storico articolo Watson e Crick (con i nomi in quest’ordine, visto che l’idea cruciale dell’accoppiamento delle basi l’aveva avuta il primo) lasciarono cadere questo tipico understatement inglese, che divenne una delle più memorabili citazioni scientifiche: “Non è sfuggito alla nostra attenzione che lo specifico accoppiamento che abbiamo postulato suggerisce immediatamente un possibile meccanismo di copiatura del materiale genetico”.
Le promesse implicite in quella profezia erano puntualmente state mantenute, e nel 1968 si conosceva ormai completamente il codice genetico che tutta la vita, “dal batterio all’elefante”, usa per riprodursi. Gli stessi Watson e Crick avevano parzialmente contribuito alla sua determinazione, anche se fu soprattutto Marshall Nirenberg a stabilire nel dettaglio il legame tra le 64 triplette di basi azotate che costituiscono le parole del linguaggio genetico e i 20 aminoacidi che costituiscono i mattoni delle proteine: per questo anch’egli vinse il premio Nobel per la medicina, proprio nel 1968.
MARSHALL NIRENBERG
Il “68”sfugge ad ogni definizione,data la sua complessità.Che in Italia allora si sia dato poco spazio a alla pubblicazione de”La doppia elica” di James Watson,come afferma Odifreddi,è vero,dato che la genetica era conosciuta da una ristretta cerchia di ricercatori e studiosi.Ricordo però che tra il sessantotto e dintorni molto sentito e partecipato era il dibattito sulla non neutralità della scienza e della ricerca,in quanto viste come del tutto subalterne agli interessi delle multinazionali e dell’industria bellica,insomma del capitalismo occidentale o del socialismo sovietico… L’affermazione finale dell’ intervento”Voltaire e Watson sono i veri sessantottini,mentre quelli di allora non erano che pallide caricature” mi lascia molto perplesso giacchè demolisce tutto un movimento che nel bene e nel male ha cambiato la società italiana.L’autore dell’articolo fa bene a denunciare la tradizione antiscientifica che persisteva dell’Italia degli anni cinquanta e sessanta,ma sbaglia a generalizzare e quindi a cadere nel nuovo dogmatismo:lo scientismo. Nè Voltaire,nè
Watson,sono immuni da critiche….
SONO PERFETTAMENTE D’ACCORDO CON TE, GRAZIE DI VENIRE SPESSO…CI FAI COMPAGNIA E CI AIUTI A CAPIRE, chiara per il blog