NEMO, grazie! ma.me.fa.to, REPUBBLICA DEL 10 SETTEMBRE 2018, pag. 5 :: INTERVISTA A LUCA DI BARTOLOMEI:: ” Assurdo che chi compra una pistola non avvisi la famiglia”

 

Risultati immagini per negozio di armi da fuoco milano - 3 gun s.r.l. milano

Risultati immagini per negozio di armi da fuoco milano - 3 gun s.r.l. milano

 

REPUBBLICA  DEL 10 SETTEMBRE 2018 pag.5

http://quotidiano.repubblica.it/edizionerepubblica/pw/flipperweb/flipperweb.html?testata=REP&issue=20180910&edizione=nazionale&startpage=1&displaypages=2

 

Intervista a Luca Di Bartolomei

” Assurdo che chi compra una pistola non avvisi la famiglia”

ROMA

«Questo è il primo vero passaggio di un percorso pericoloso che andrà a incidere profondamente sulla legislazione italiana e, più ancora, sull’impianto culturale del rapporto tra gli italiani e le armi.

Un percorso che, sono sicuro, finirà per sporcare di sangue le mani di chi, come il ministro Salvini, in questi mesi sta giocando con il fuoco». A parlare è Luca Di Bartolomei, già dirigente del Pd e attualmente consigliere d’amministrazione di una società che si occupa di difesa. Il 29 giugno scorso, incendiò il dibattito sulla legittima difesa postando sui social l’immagine della Smith and Wesson con cui suo papà Agostino – l’indimenticato capitano della Roma – si tolse la vita nel 1994: «Quando la comprò – recitava il post – lo fece perché credeva che così avrebbe messo più al sicuro la sua famiglia». Oggi, nel giorno in cui la Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto legge di recepimento della direttiva comunitaria 477, Di Bartolomei torna a lanciare l’allarme. «Il governo ha modificato la natura della direttiva europea, tradendone il senso e la natura e incamminandosi lungo un percorso molto pericoloso».

Cosa c’è che non le piace, nel decreto?

«Dal punto di vista tecnico gli elementi di rischio sono molti. A me fa impressione l’allargamento della categoria tiratori sportivi. Già oggi la quantità di licenze per uso sportivo è molto maggiore del numero di frequentatori dei poligoni della federazione. Con questo ulteriore allargamento anche ai poligoni privati – la cui certificazione è a dir poco approssimativa – finiremo per avere un paese pieno di “tiratori sportivi” che vogliono solo poter avere un’arma in mano».

L’Opal (Osservatorio per le armi leggere) di Brescia punta il dito contro l’aumento del numero di armi che si possono avere in casa.

«E fa bene. L’arma non è un oggetto neutro. Più ce ne sono in giro più è alto il rischio di incidenti. A me fa molta paura anche la scelta di non rendere obbligatoria la comunicazione agli altri membri della famiglia. In un paese in cui la metà degli omicidi si consuma all’interno delle mura domestiche – e quasi sempre ai danni delle donne – obbligare chi prende il porto d’armi ad avvertire i conviventi mi sembrerebbe il minimo. Però io sono spaventato soprattutto da altro».

E cioè?

«Dall’aspetto culturale e politico implicito in questo decreto.

Viviamo in una realtà molto meno pericolosa di come viene raccontata e percepita. Tutti gli indicatori sono in calo vertiginoso, dal numero degli omicidi a quello dei delitti.

Eppure il bisogno di sicurezza delle persone è in costante aumento».

Come se lo spiega?

«L’Italia, lo dicono le statistiche, è il paese in cui è maggiore la distanza tra il dato percepito e il dato di realtà. A questo contribuisce una certa ignoranza ma anche una certa narrativa. Si costruisce il bisogno psicologico di sicurezza e poi lo si soddisfa con risposte come queste.

Un giochino che però alla lunga può essere molto pericoloso».

Lei diceva che questo è solo il primo passo. Il prossimo?

«L’allargamento del concetto giuridico della legittima difesa. E sarà anche il punto di non ritorno».

– ma.me. fa.to.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *