DUE MOSTRE A VENEZIA SU JACOPO ROBUSTI DETTO TINTORETTO (1519- 1594)—DAL 7 SETTEMBRE 2018 AL 6 GENNAIO 2019—UNA ALLE GALLERIE DELL’ACCADEMIA SU TINTORETTO GIOVANE (1538-1548) E L’ALTRA SULLE OPERE MATURE AL PALAZZO DUCALE DI VENEZIA

 

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REPUBBLICA-ROBINSON DEL 9 SETTEMBRE  2018, pag. 64-65

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ROBINSON

UN MAESTRO DEL COLORE/1

Tintoretto contro tutti

 

di Melania Mazzucco (NOTIZIE AL FONDO)

LUOGO: PALAZZO DUCALE, VENEZIA

DURATA: FINO AL 6 GENNAIO 2019 BIGLIETTI: 13 EURO

 

Rivale di Tiziano, messo in crisi dal successo di Veronese, snobbato dagli aristocratici della Serenissima, il pittore si prende adesso la rivincita. Una doppia mostra, a partire da Palazzo Ducale, lo celebra nella sua Venezia, a 500 anni dalla nascita: e chi poteva raccontarla meglio della scrittrice che gli sta dedicando un documentario su Sky?

Era il più “terribile cervello che abbia avuto mai la pittura”. Così Vasari nella biografia (sgarbata) che inserì nell’edizione 1568 delle Vite. La terribilità era, ed è, la capacità di suscitare profonda impressione con la propria arte. Quella che appunto provocano i quadri di Tintoretto, i quali non accarezzano mai lo spettatore, non vogliono piacere ma turbare, emozionare, sconvolgere. L’aggettivo si addice al maestro inquieto, ubiquo e insieme inafferrabile, che ha dipinto in tante maniere eppure è sempre stato sé stesso.

Allestire una mostra delle sue opere è sempre una scommessa. Per motivi artistici: una produzione sterminata dai confini labili e dalla cronologia spesso ipotetica, ingombra di attribuzioni dubbie, imitazioni, repliche. Ma anche logistici: quadri deperiti, troppo grandi, oppure inamovibili dal luogo per il quale furono dipinti. Venezia è già una mostra permanente di Tintoretto, i suoi teleri disseminati nelle chiese di tutta la città.

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SCUOLA GRANDE DI SAN ROCCO,  unica Confraternita risparmiata dagli atti napoleonici, fu eretta nel XVI° secolo su progetto di Bartolomeo Bon.

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Venezia, Scuola Grande di S. Rocco – Sala dell’Albergo. La “Crocifissione” del Tintoretto (cortesia officine panottiche nuovo studio factory)

Venezia, Scuola Grande di S. Rocco – Sala dell’Albergo. La “Crocifissione” del Tintoretto (cortesia officine panottiche, nuovo studio factory)

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SCUOLA GRANDE DI SAN ROCCO

 

Inoltre il proprio museo il pittore lo ha allestito da sé, alla Scuola Grande di san Rocco, la confraternita per cui lavorò 25 anni. Fu il suo sogno d’artista e il suo capolavoro: e non si può capire davvero Tintoretto senza aver varcato la soglia di quel tempio della pittura. Ma ora ricorre il 500° anniversario della nascita e Venezia lo festeggia con ben due mostre: insieme si propongono come nuovo punto di partenza per la conoscenza (o la riscoperta) del pittore, che nell’ultimo decennio, tramontati gli angusti criteri di giudizio che ne avevano oscurato il valore, relegandolo a ultimo (e minore) dei grandi del Cinquecento, è tornato protagonista di studi, convegni e mostre. Venezia è cornice obbligata per la consacrazione, perché Tintoretto ci era nato. Figlio di un tintore di panni di seta, non se ne allontanò quasi mai: ne fu il prigioniero, ne divenne il signore, e alla fine il suo specchio e la sua anima.

GALLERIE DELL’ACCADEMIA

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Gallerie dell’Accademia, Venezia. Photo © Maddalena Santi

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il quadro del manifesto è il  famoso  ” Miracolo dello schiavo “del 1548 che chiude la fase giovanile

Il giovane Tintoretto delle Gallerie dell’Accademia, curato da Paola Marini, Roberta Battaglia e Vittoria Romani, esplora il primo periodo di attività dell’artista (1538-48): oggetto di vivaci discussioni critiche, resta il più oscuro della sua vita – lunga e operosa, ma sempre segnata da polemiche e tempeste.

da  qui… IL GIOVANE TINTORETTO DELL’ACCADEMIA

http://www.mostratintoretto.it/il-giovane-tintoretto

 La mostra ripercorre attraverso circa 60 opere, il primo decennio di attività del pittore veneziano, dal 1538, anno in cui è documentata un’attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia, al 1548, data del clamoroso successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, per la Scuola Grande di San Marco, oggi vanto delle Gallerie dell’Accademia.

“Mai sono stato così totalmente schiacciato a terra dinanzi a un intelletto umano, quanto oggi davanti a Tintoretto” scriveva Ruskin al padre, dopo aver visitato la Scuola Grande di San Rocco. “Quanto alla pittura – continuava il critico ottocentesco – penso di non aver saputo che cosa significasse fino a oggi…quello [Tintoretto] ti delinea la tua [sic] figura con dieci tratti e la colora con altrettanti. Non credo che gli servissero più di dieci minuti per inventare e dipingere una figura intera. Prende il via e accumula schiere su schiere, moltitudini che nessuno riesce a contare – senza mai fermarsi, senza mai ripetersi – nuvole e vortici e fuoco e infinità di terra e mare, per lui niente fa differenza”.

Il percorso espositivo comprende 26 eccezionali dipinti di Tintoretto proposti entro una nuova prospettiva e affiancati a prestiti provenienti dalle più importanti istituzioni pubbliche e private del mondo. Dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Washington, dal Museo del Prado di Madrid agli Uffizi di Firenze, dalla Galleria Borghese di Roma al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Museum of Fine Arts di Budapest alla Fabbrica del Duomo di Milano, dalla Courtauld Gallery di Londra al Wadsworth Atheneum di Hartford.

Seguendo un ordine cronologico articolato in quattro sezioni, il percorso indaga quel periodo tuttora fortemente dibattuto della formazione di Tintoretto, non facilmente riconducibile a una bottega o a una personalità individuata, mettendolo in relazione con il contesto artistico e culturale veneziano degli anni trenta e quaranta del Cinquecento. Jacopo Robusti acquisì e trasformò i suoi modelli per sviluppare uno stile drammatico e rivoluzionario, attraverso le suggestioni ricevute da Tiziano, Pordenone, Bonifacio de’ Pitati, Paris Bordon, Francesco Salviati, Giorgio Vasari, Jacopo Sansovino, presenti in mostra con opere significative. In mostra dipinti e le sculture di artisti della generazione di Tintoretto che lavorarono nello stesso ambiente, tra i quali Andrea Schiavone, Giuseppe Porta Salviati, Lambert Sustris e Bartolomeo Ammannati.

LE SEZIONI DELLA MOSTRA

Giorgio  Vasari, la Giustizia, Gallerie  dell’Accademia

Jacopo Sansovino, Il miracolo dello schiavo in Provenza,Venezia

Tintoretto, la conversione di San Paolo, Washington, NGA

Tintoretto, Apollo e Dafne, Modena-Gallerie Estensi

Tintoretto, Estate, Washigton, Modena, Gallerie estensi

Tintoretto, La strage dei figli di Niobe, Modena, Gallerie Estensi

Tintoretto, Apollo e  Marsia, Hartforf, Wadsworth, Atheneum Museum of  Art, CT

Tintoretto, Cristo tra i dottori, Museo del Duomo

 

la  parte sopra  :::TINTORETTO DA GIOVANE — FINISCE QUI

http://www.mostratintoretto.it/il-giovane-tintoretto

L’approccio tradizionale e didattico è assai utile per orientarsi nella produzione proteiforme degli esordi di Tintoretto. Le prime sale infatti illustrano, con quadri di Tiziano, Bonifacio de’ Pitati, Polidoro da Lanciano e Sustris, il panorama della pittura a Venezia negli anni ’30, mesmerizzato

Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone (Pordenone1483 – Ferrara,  1539) è stato un pittoreitaliano. Il suo stile, dopo il contatto con la grande maniera romana, di Raffaello e Michelangelo…(wiki)

affreschi in Santa Maria di Campagna a Piacenza

 

prima dalla sfida michelangiolesca di Pordenone e

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Andrea Schiavone

dalla pennellata a macchia di Schiavone, e poi dall’arrivo in laguna di Salviati, Porta e Vasari. Cresciuto senza maestri e senza protettori, il ventenne Tintoretto assorbe le novità con dirompente energia, impazienza e originalità. Tuttavia,

dopo il successo del Miracolo dello schiavo (1548),

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la strada verso la gloria si rivelò accidentata. Avversato da Tiziano, incrinato dal successo di Paolo Veronese, poco amato dai circoli intellettuali e dall’aristocrazia più influente, Tintoretto dovette ingegnarsi per procurarsi spazio. Lo fece infrangendo tutte le regole. Ma soprattutto usando la prodigiosa velocità d’esecuzione e la pennellata fluida e libera che erano sua dote naturale: ciò gli permise di abbattere i costi per i committenti. Parve uno svilimento commerciale della professione: era invece l’esaltazione del gesto pittorico, della pittura in sé. Tintoretto non si curò del dissenso. Spavaldo, ironico e aggressivo, come mostra il folgorante autoritratto da giovane che apre il Tintoretto di Palazzo Ducale,

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AUTORITRATTO DEL PITTORE DA GIOVANE

 

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era disposto a sfidare il mondo intero. Curata da Robert Echols e Friedrich Hilchman, studiosi da decenni intenti alla revisione del catalogo di Tintoretto, la mostra esibisce 50 gemme della produzione matura, riunite per nuclei tematici ed esaustive dei generi con cui si cimentò – dalla pala d’altare alla favola profana, alla pittura allegorica di stato. Le storie sacre sono rappresentate dal

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San Marziale in gloria, dal Battesimo di Cristo e dall’Apparizione

della Vergine a San Girolamo, tutti restituiti allo splendore originario da appositi restauri. Trionfa la figura umana, cuore della ricerca di Tintoretto, simboleggiata dalla Susanna:

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SUSANNA E I VECCHIONI, 1555

uno dei nudi femminili più maestosi della storia dell’arte (ma anche dei più intriganti per la riflessione sul ruolo della donna e dello sguardo dell’uomo: è un dipinto sul voyeurismo, ma non voyeur). Tintoretto dipinse ogni cosa e per chiunque: ma scelse sempre lui a quale soggetto dedicare il proprio pennello, e quale cedere ai suoi allievi e collaboratori. Non lo mossero mai spirito affaristico o sete di guadagno, ma insaziabile bisogno di pittura, e di comunicare al mondo la propria visione. Lo rivela il corridoio dei ritratti: 11 uomini, 2 donne, famiglie e funzionari della Repubblica. Tintoretto, regista di scene di massa, di narrazioni sinfoniche e turbolente, esegue qui una musica da camera essenziale e minimalista.

Indifferente al rango, all’ostentazione effimera di simboli del potere o del denaro, ritrae i suoi modelli senza compiacerne la vanità o il successo, nella loro umanità spoglia, corrosa dagli anni. Essi lo guardano, e ci guardano, in un dialogo fuori dal tempo. Allo stesso modo il pittore guarda noi e sé stesso nel disadorno Autoritratto del Louvre che chiude la mostra: si offre nella sua vecchiaia inestetica – immagine indelebile e ossessionante della mortalità.

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SECONDA  FOTO

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DETTAGLIO

 

Innovativo è l’ampio spazio (tre sale) dedicato all’officina del maestro e al percorso della creazione. Dal frettoloso appunto della prima idea a margine di un foglio, al disegno della figura, fino al riuso di antiche tele abbandonate o al riciclo di quadri scartati. O anche al riciclo dei disegni: un nudo maschile s’adatta al corpo di un martire sulla graticola ( San Lorenzo) e a quello della donna più bella del mondo ( Il ratto di Elena). Per più di sessant’anni, Tintoretto si è dedicato alla sua “nobile operazione”, la pittura. Ogni volta che guardo le pennellate furenti strisciate sulla tela, le sue ombre cupe, la luce misteriosa, le ali cangianti dei suoi angeli volanti, le umili tovaglie delle sue cene, mi inchino al suo spirito visionario, alla sua attenzione per i poveri e le povere cose, al suo coraggio, alla sua sconfinata immaginazione. Come scrisse uno dei suoi biografi, “questo sì che era un uomo”.

01 — Tintoretto: Tarquinio e Lucrezia

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(1578-1580 circa)

02— Susanna e i vecchioni

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(1555 circa)

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03 — Origine della via Lattea

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(1576-1578 circa)

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NOTA  DEL  BLOG SU  MELANIA MAZZUCCO

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Melania G. Mazzucco

Melania G. Mazzucco nasce a Roma nel 1966. Esordisce con il romanzo Il bacio della Medusa (1996), a cui fa seguito La camera di Baltus (1998). Del 2000 è Lei cosí amata, sulla scrittrice Annemarie Schwarzenbach, della quale poi cura e traduce la raccolta di racconti La gabbia dei falconi (2007). In Vita (2003, Premio Strega) reinventa la storia di emigrazione in America della sua famiglia all’inizio del Novecento. Il romanzo ha grande fortuna in Italia e all’estero. Nel 2005 pubblica Un giorno perfetto, da cui il regista Ferzan Ozpetek trae l’omonimo film. Al pittore veneziano Tintoretto Melania Mazzucco dedica il romanzo La lunga attesa dell’angelo(2008, Premio Bagutta) e Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (2009, Premio Comisso), biografia del maestro e dell’amatissima figlia Marietta, che ricostruisce centocinquant’anni di storia di Venezia. Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio – Tobino come Autore dell’Anno e nel 2013 il Premio Ignazio Silone.
Per Einaudi ha pubblicato: Limbo (Supercoralli 2012 e Super ET 2013, Premio Bottari Lattes Grinzane, Premio Elsa Morante, Premio Giacomo Matteotti); Il bassotto e la Regina (L’Arcipelago 2012 e Super ET 2015, Premio Frignano Ragazzi 2013); Lei così amata (ultima edizione Super ET 2016); Sei come sei (Stile Libero 2013); Vita (Super ET 2014); Io sono con te (I coralli 2016 e Super ET 2018); Un giorno perfetto (Super ET 2017). Nel 2013 ha raccontato 52 capolavori dell’arte nella rubrica domenicale Il museo del mondo sul quotidiano «la Repubblica» (poi divenuta un libro per Einaudi nel 2014 e ripubblicato in Super ET nel 2017). I suoi romanzi sono tradotti in 24 paesi. (DA::EINAUDI)

 

La scrittrice Melania Mazzucco si sta occupando di un documentario su Tintoretto per SkyArte, che vedremo nel 2019

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