GIUSEPPE LO BIANCO E FRANCA RIZZA, IL FATTO QUOTIDIANO DEL 30-09-2018 ::: INTERVISTA — ” MA QUALE FAVORE ALLA MAFIA, IL DEPISTAGGIO FU PER LO STATO “–PARLA FRANCO DI CARLO, IL PENTITO CHE DA 20 ANNI COLLABORA CON LE PROCURE…

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 30-09-2018

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» CRONACA

domenica 30/09/2018

“Ma quale favore alla mafia, il depistaggio fu per lo Stato”

Franco Di Carlo – Il pentito e l’accusa ai poliziotti sulla strage Borsellino: “Ho detto tutto ai pm sui mandanti occulti, ma si punta sui livelli bassi”

“Perché per il depistaggio di via D’Amelio tutti i Tg parlano di favoreggiamento dei tre poliziotti a Cosa Nostra? Credono davvero che chi ha depistato le indagini lo ha fatto per fare un favore alla mafia?’’. Ha parlato dei rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra, testimone oculare non smentito di un passaggio di denaro tra Stefano Bontate e l’imprenditore di Arcore negli anni della Milano da bere, ma Franco Di Carlo è stato anche il primo tra i collaboratori di giustizia a puntare sulle complicità occulte di Cosa Nostra nella stagione delle stragi, raccontando quasi 20 anni fa al pm Luca Tescaroli gli incontri nel carcere inglese di Full Sutton con uomini dei Servizi inglesi, americani e italiani due anni prima in previsione della strage di Capaci. E oggi che è fuori da anni dal servizio di protezione, ma continua a collaborare con le Procure, rivela: “Ho detto tutto ai pm di Caltanissetta che indagano sui mandanti occulti delle stragi, ma si continua a puntare sui livelli bassi”.

Le autorità britanniche risposero picche al pm Tescaroli che cercava di approfondire quelle visite nel carcere inglese, oggi lei ha deciso di raccontare altri dettagli di quello che ha definito un complotto…

L’ho già detto nel processo Trattativa e l’ho ripetuto nel Borsellino quater. E un anno fa ai pm nisseni ho tracciato in quattro ore un quadro lucido e completo delle due stragi e delle strategie precedenti di Totò Riina, che non si fermano certo alle azioni di tre poliziotti chiamati a eseguire ordini di altri, ma le mie dichiarazioni non mi sembrano, fino a questo momento, valorizzate. Pensavo che si andasse oltre le responsabilità di tre poliziotti chiamati a indottrinare un falso collaboratore. A Caltanissetta hanno tutte le carte per procedere, ma non mi sembra che la verità stia a cuore a molti.

Che cosa glielo fa pensare?

Otto giorni dopo avere deposto a Caltanissetta, dal Viminale mi è arrivata una diffida a rilasciare interviste e a scrivere libri. Evidentemente c’è chi ha paura della verità.

Lei ha riconosciuto Arnaldo La Barbera tra le persone che la vennero a trovare in Inghilterra – era il 1989 –, la sentenza del Borsellino quater lo indica chiaramente tra i depistatori per il suo ruolo negazionista sull’esistenza dell’agenda rossa con i familiari del giudice ucciso in via D’Amelio… La Barbera peraltro sembra avere un ruolo in un altro depistaggio, quello dell’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino, vicenda in cui lei è stato interrogato recentemente dal pg di Palermo Nico Gozzo.

Si è scoperto dopo che alla fine degli anni Ottanta La Barbera era stipendiato dai ‘servizi’, ma anche lui era un anello intermedio. Ventisei anni fa c’è stato un complotto anche alle spalle di Cosa Nostra, c’è stato chi ha promesso a Riina che i processi, il maxi-processo in testa, sarebbero andati bene. Ma questo non è accaduto. Altro che poliziotti indottrinatori, il favoreggiamento doveva nascondere una verità più “alta”.

Lei si è indignato guardando i notiziari tv che rilanciavano la pista mafiosa, sostenendo che il depistaggio di via D’Amelio fu compiuto per favorire Cosa Nostra. Ma giornali e tv danno conto dell’aggravante mafiosa contestata dai pm ai tre poliziotti…

Mi verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Quei tre poliziotti non avevano alcun potere e hanno solo eseguito gli ordini di chi voleva distruggere il sistema riducendo il potere dei magistrati

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1 risposta a GIUSEPPE LO BIANCO E FRANCA RIZZA, IL FATTO QUOTIDIANO DEL 30-09-2018 ::: INTERVISTA — ” MA QUALE FAVORE ALLA MAFIA, IL DEPISTAGGIO FU PER LO STATO “–PARLA FRANCO DI CARLO, IL PENTITO CHE DA 20 ANNI COLLABORA CON LE PROCURE…

  1. Donatella scrive:

    La fotografia dell’uomo col cappuccio sembra simboleggiare tutto quanto c’è e c’è stato di oscuro nelle vicende italiane di mafia e di coperture dello Stato.

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