ALDO CAPITINI ( 1899-1968) — DOMENICO MATTA T. +++ FORMAZIONE E LOTTA CONTRO IL FASCISMO…WIKIPEDIA

 

 

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ALDO CAPITINI TRA GLI ANNI ’30 /’40

 

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Aldo Capitini (Perugia1899 – Perugia,  1968) è stato un filosofopoliticoantifascistapoeta ed educatore italiano. Fu uno tra i primi in Italia a cogliere e a teorizzare il pensiero nonviolento gandhiano, al punto da essere appellato come il Gandhi italiano.

 

 

Il 19 ottobre ricorre il cinquantenario della morte di Aldo Capitini teorico dell pensiero non violento per cui viene detto il Gandhi italiano. Fu lui ad organizzare la Marcia della Pace e la fratellanza dei popoli da Perugia ad Assisi il 24 settembre 1961. Uno dei personaggi che per statura intellettuale, per coerenza tra principi e comportamenti concreti, per tensione etico-civile meglio rappresenta la storia del nostro Novecento. La sua lezione di apostolo laico, di combattente per i valori permanenti della storia: la pace, l’uguaglianza, l’onestà praticata e non gridata, la solidarietà verso i deboli e gli ultimi, è sempre attuale. Il successo della marcia di quest’anno conferma che l’esempio ed il messaggio di Capitini è interiorizzato da strati sempre più vasti di cittadini.

La manifestazione di Riace a sostegno del “visionario” sindaco Mimmo Lucano, quella contro il razzismo a Milano, e la marcia per la pace da Perugia ad Assisi, sono momenti ed iniziative da cui la sinistra radicale potrebbe trovare lo stimolo per la ripartenza, dopo le tante sconfitte…. (DOMENICO MATTIA T. )

Formazione

Nato in una famiglia modesta, Capitini si dedica dapprima agli studi tecnici per necessità economiche e, in seguito, a quelli letterari come autodidatta. La madre lavora come sarta e il padre è impiegato comunale, custode del campanile municipale di Perugia. Ritenuto inabile al servizio militare per ragioni di salute, non partecipa alla prima guerra mondiale. Dopo gli studi della scuola tecnica e dell’istituto per ragionieri, dai diciannove ai ventuno anni si dedica alla lettura dei classici latini e greci, studiando da autodidatta anche dodici ore al giorno, dando così inizio al suo lavoro ininterrotto di approfondimento interiore e filosofico.

In questi anni legge autori e libri molto diversi tra loro, su cui forma la propria cultura letteraria e filosofica: D’AnnunzioMarinettiBoineSlataperJahierIbsenLeopardiManzoni, la BibbiaGobettiMichelstaedterKantKierkegaard (profondamente influenzato dal Vangelo), Francesco d’AssisiMazziniTolstoj e Gandhi. In questo periodo aderisce quindi al pensiero nonviolento del politico indiano.

Nel 1924 vince una borsa di studio presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, nel curriculum universitario di Lettere e Filosofia.

 

La lotta contro il fascismo

Nel 1929 Capitini critica aspramente il concordato con la Chiesa cattolica, da lui giudicato una “merce di scambio” per ottenere da Pio XI e dalle gerarchie ecclesiali un atteggiamento “morbido” nei confronti del fascismo. In uno dei suoi libri arriva ad affermare che «…se c’è una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista è di aver chiarito per sempre che la religione è una cosa diversa dall’istituzione».

Nel 1930 viene nominato segretario della Normale di Pisa. Durante il periodo trascorso a Pisa, Capitini matura la scelta del vegetarianismo come conseguenza della scelta di non uccidere, e ogni suo pasto alla mensa della Normale diventa un comizio efficace e silenzioso, un’affermazione della nonviolenza in opposizione alla violenza del regime fascista.

Insieme a Claudio Baglietto, suo compagno di studi, promuove tra gli studenti della Scuola Normale riunioni serali dove diffonde e discute scritti sulla nonviolenza e la nonmenzogna. Allorché Baglietto, recatosi all’estero con una borsa di studio, rifiuta di tornare in Italia in quanto obiettore di coscienza al servizio militare, scoppia lo scandalo e il direttore della Scuola Normale Giovanni Gentile per reazione chiede a Capitini l’iscrizione al partito fascista. Capitini rifiuta e Gentile ne decide il licenziamento. Sergio Romano scriverà:

«Gentile e Capitini si separarono poco tempo dopo nella sala delle adunanze del palazzo dei Cavalieri. Il filosofo disse di sperare che “le future esperienze gli facessero vedere la vita e la realtà delle cose sotto un aspetto diverso”; e Capitini rispose che non poteva fare altro che “contraccambiare l’augurio”. Fu certamente una rottura. Ma non appena il giovane pacifista uscì dalla sala, il filosofo si voltò verso Francesco Arnaldi, che aveva assistito a questo scambio di battute, e disse “Abbiamo fatto bene a mandarlo via perché, oltre tutto, è un galantuomo”.»

Benedetto Croce; in riferimento a lui Capitini scriverà: «dal Croce può venire il servizio ai valori. Il Croce è greco-europeo, perché la civiltà europea porta al suo sommo l’affermazione dei valori».

A questo punto Capitini torna a Perugia nella casa paterna, vivendo di lezioni private. Nel periodo di tempo tra il 1933 e il 1934 compie frequenti viaggi a RomaFirenzeBolognaTorino e Milano per incontrare numerosi amici antifascisti e intessere in questo modo una fitta rete di contatti.

Nell’autunno del 1936 a Firenze, a casa di Luigi Russo, ha modo di conoscere Benedetto Croce, a cui consegna un pacco di dattiloscritti che Croce apprezza e fa pubblicare nel gennaio dell’anno seguente presso l’editore Laterza di Bari con il titolo Elementi di un’esperienza religiosa. In poco tempo gli Elementi diventano uno tra i principali riferimenti letterari della gioventù antifascista.

In seguito alla larga diffusione del suo libro, Capitini promuove assieme a Guido Calogero un movimento culturale che negli anni successivi cercherà di trasformare in un progetto politico atto a realizzare le idee di libertà individuale e di uguaglianza sociale contenute negli “Elementi”.

Nasce così nel 1937  il Movimento Liberalsocialista, in un anno segnato dall’assassinio dei Fratelli Rosselli, dalla morte di Antonio Gramsci e da una forte ondata di violenza repressiva contro l’opposizione antifascista.

Alle attività del movimento collaborano, tra gli altri, Ugo La Malfa, Giorgio Amendola, Norberto Bobbio e  Pietro Ingrao.

Nel febbraio 1942 la polizia fascista effettua una retata nel corso di una riunione del gruppo dirigente liberalsocialista, in seguito alla quale Capitini e gli altri partecipanti alla riunione vengono rinchiusi nel carcere fiorentino delle Murate. Dopo quattro mesi Capitini viene rilasciato, grazie alla sua fama di “religioso”. «Quale tremenda accusa contro la religione, se il potere ha più paura dei rivoluzionari che dei religiosi», commenterà più tardi.

Nel giugno 1942 nasce il Partito d’Azione, la cui dirigenza proviene direttamente dalle file del liberalsocialismo. Capitini rifiuta di aderire a qualsiasi partito, poiché a suo giudizio «… il rinnovamento è più che politico, e la crisi odierna è anche crisi dell’assolutizzazione della politica e dell’economia». Per il suo rifiuto di collocarsi all’interno delle logiche dei partiti, Capitini rimane escluso sia dal Comitato di Liberazione Nazionale che dalla Costituente, pur avendo dato la sua impronta indelebile alla nascita della Repubblica con il suo lavoro culturale, politico, filosofico e religioso di opposizione morale al fascismo.

Nel maggio 1943 Capitini viene nuovamente arrestato, questa volta nel carcere di Perugia, e viene definitivamente liberato col 25 luglio.

 

Il Centro di Orientamento Sociale (COS)

 

Nel 1944 Capitini cerca di realizzare un primo esperimento di democrazia diretta e di decentralizzazione del potere, fondando a Perugia il primo Centro di Orientamento Sociale (COS), un ambiente progettuale e uno spazio politico aperto alla libera partecipazione dei cittadini, uno «…spazio nonviolento, ragionante, non menzognero», secondo la definizione data dallo stesso Capitini.

Durante le riunioni del COS i problemi di gestione delle risorse pubbliche vengono discussi liberamente assieme agli amministratori locali, invitati a partecipare al dibattito per rendere conto del loro operato e per recepire le proposte dell’assemblea, con l’obiettivo di far diventare “tutti amministratori e tutti controllati”.

A Partire da Perugia, i COS si moltiplicano in diverse città d’Italia: FerraraFirenzeBolognaLuccaArezzoAnconaAssisiGubbioFolignoTeramoNapoli e in moltissimi altri luoghi.

 

 

Aldo Capitini nel 1929

 

I Centri di Orientamento Sociale si sono diffusi sul territorio nazionale, scontrandosi tuttavia con l’indifferenza della sinistra e con l’aperta ostilità della Democrazia Cristiana, che impediscono l’affermazione su scala nazionale dell’autogoverno e della decentralizzazione del potere sperimentati con successo nelle riunioni dei COS.

Nel secondo dopoguerra Capitini diventa rettore dell’Università per stranieri di Perugia, un incarico che sarà costretto ad abbandonare a causa delle fortissime pressioni della locale Chiesa cattolica. Si trasferisce a Pisa, dove ricopre il ruolo di docente incaricato di filosofia morale presso l’università degli Studi.

Parallelamente all’attività didattica, politica e pedagogica, Capitini prosegue la sua attività di ricerca spirituale e religiosa, promuovendo nel 1947 il Movimento di religione insieme a Ferdinando Tartaglia, singolare figura di sacerdote scomunicato ed audace teologo, che però se ne allontanerà nel 1949. Negli anni che vanno dal 1946 al 1948  il Movimento di religione organizza una serie di convegni con cadenza trimestrale, che culminano con il “Primo congresso per la riforma religiosa” (Roma 13/15 ottobre 1948).

Nel 1948 il giovane Pietro Pinna, dopo aver ascoltato Capitini in un convegno promosso a Ferrara dal movimento di religione, matura la sua scelta di obiezione di coscienza: è il primo obiettore del dopoguerra. Pinna è processato dal tribunale militare di Torino il 30 agosto 1949 e a nulla serve la testimonianza a suo favore di Aldo Capitini. Pinna subisce una serie di processi, condanne e carcerazioni, fino al definitivo congedo per una presunta “nevrosi cardiaca”. Agli inizi degli anni 60 si dimetterà dal suo impiego in banca per raggiungere Danilo Dolci in Sicilia e dopo un anno si trasferirà a Perugia per diventare il più stretto collaboratore di Capitini.

Dopo l’arresto di Pinna, Capitini promuove una serie di attività per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, convocando a Roma nel 1950 il primo convegno italiano sul tema.

 

la prima bandiera della pace

 

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https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Capitini#/media/File:Aldo_Capitini_with_books.jpg

 

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1 risposta a ALDO CAPITINI ( 1899-1968) — DOMENICO MATTA T. +++ FORMAZIONE E LOTTA CONTRO IL FASCISMO…WIKIPEDIA

  1. Donatella scrive:

    L’episodio di Mimmo Lucano e della sua incriminazione da parte della Procura fa riflettere sulla giustizia delle leggi e sul dovere, da parte dei cittadini, di rispettarle. Le leggi sono fatte da uomini, quindi esseri imperfetti, che possono anche sbagliare. Una legge, per quanto giusta, deve essere applicata da persone verso altre persone. L’elemento umano ci deve sempre essere, se no sarebbe inutile tutto l’apparato della giustizia: basterebbe un computer. Mimmo Lucano ha risposto ad una esigenza di umanità. Del resto è quello che hanno fatto tanti disobbedienti ( chi non ha denunciato gli ebrei, chi ha dato rifugio ai partigiani, chi si è rifiutato alla leva obbligatoria andando incontro a fastidi e discriminazioni di ogni tipo). In Italia il rispetto che deve esserci per la persona lo troviamo nella disposizione che permette ai medici anti-aborto a non praticarlo, pur essendo dipendenti di strutture pubbliche. Tolleriamo questa norma, che a volte è un semplice paravento, ma che ha in se’ un concetto importante: la legge non può stravolgere la coscienza di una persona e non può costringerla a fare qualcosa contro di essa. Certo qui si vola alto, quando sappiamo che ci si può approfittare bassamente delle leggi, ma comunque viene salvaguardata la possibilità del cittadino di dire no ad una legge che ritiene ingiusta e contro la sua coscienza.

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