GABRIELLA GIANDELLI::: PER NOI, UNA NUOVA ILLUSTRATRICE CHE SCRIVE ANCHE GRAPHIC NOVEL –nasce a Milano nel 1963

 

 

 

” Come essere una donna a Teheran “–Internazionale 1156

 

 

 

illustrazioni di GABRIELLA GIANDELLI--è nata nel 1963 a Milano, dove vive e lavora. Inizia a pubblicare fumetti nel 1984, sulla rivista “Alter Alter” e poi su “Frigidaire”, “Dolce Vita”, “Strapazin”, “L’echo des savanes”, “Nova Express”, “Frigobox”, “Pelure Amére”, “Le cheval sans tête”, “Beaux Art”, “Black”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La malattia oltre le parole, Internazionale 1106. - (Gabriella Giandelli)

La malattia oltre le parole–Internazionale 1106

 

 

 

Il vero problema degli adolescenti sono i genitori, Internazionale 1047. - (Gabriella Giandelli)

Il vero problema degli adolescenti sono i genitori—Internazionale 1047

 

 

Illustrazione di ottobre, calendario 2015 di Internazionale. - (Gabriella Giandelli)

illustrazione di Ottobre

 

 

Illustrazione di dicembre, calendario 2015 di Internazionale. - (Gabriella Giandelli)

Illustrazione di dicembre-calendario 2015

 

 

Come un primo bacio, Internazionale 1130. - (Gabriella Giandelli)

Come un primo bacio- Internazionale 1130

 

 

 

L’esilio, Internazionale 1041. - (Gabriella Giandelli)

L’esilio –Internazionale 1041

 

 

Signora tempesta, Internazionale 981. - (Gabriella Giandelli)

Signora Tempesta-Internazionale 981

 

 

Illustrazione di luglio, calendario 2015 di Internazionale. - (Gabriella Giandelli)

Illustrazione di luglio –Calendario 2015 di Internazionale

 

 

Il triangolo, Internazionale 1055. - (Gabriella Giandelli)

Il triangolo –Internazionale 1055

 

 

Il festival Internazionale a Ferrara (dal 30 settembre al 2 ottobre 2016) organizza una serie di workshop tenuti da professionisti che lavorano nel mondo della comunicazione e dell’editoria. Quest’anno tra loro c’è l’illustratrice milanese Gabriella Giandelli.

Dopo il diploma in regia al Centro sperimentale di cinematografia di Milano, dal 1984 Giandelli comincia a pubblicare fumetti su riviste italiane innovative e sperimentali come Frigidaire e Alter Alter. Successivamente diventa l’autrice anche di graphic novel tradotte e pubblicate in Europa e negli Stati Uniti. Da illustratrice collabora con riviste e case editrici come Einaudi, Minimum Fax, Mondadori, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Le Monde, Actes-Sud.

Il suo lavoro è apparso sulle pagine di Internazionale fin dai primi numeri della rivista. Nell’introduzione al volume Gabriella Giandelli per Internazionale(Nuages, 2006), il collega Lorenzo Mattotti usa cinque aggettivi per descrivere l’essenza di Giandelli: metodica, operosa, coscienziosa, sensibile, sobria. “Ogni oggetto sembra che le appartenga o che sia uscito da un baule, da un album di figurine o da un armadio”, scrive Mattotti, e aggiunge: “Anche quando disegna le grandi città, conosce ogni finestra, ogni grondaia, ogni mattone, e riesce a farle sue, gli vuole bene”.

Nella gallery, una selezione dei lavori che Gabriella Giandelli ha realizzato per Internazionale. —pubblicati sopra

 

Interiorae di Gabriella Giandelli

 

Nei sogni dei palazzi: Interiorae di Gabriella Giandelli

 

Interiorae, cioè qualche cosa che sta nella parte più interna, nel profondo. Uno stato d’animo inespresso, nascosto come il Grande Buio: oblio che si nasconde nella cantina del palazzo. Un testo intimista, acuto ed ispirato, da leggere con attenzione.

Dal sotterraneo umido ed inquietante, su fino ai piani più alti, ci s’inoltra nelle vite dei personaggi: scale, piani, stanze e finestre, che ne circoscrivono la quotidianità. Mancanza di comunicazione, distanza ed apatia, sono gli elementi usati per evidenziare la condizione esistenziale dei protagonisti.

Un gioco d’intrecci, persone che si attraggono e si sfuggono, si scrutano da lontano e non si riconoscono: giovani ed anziani, figli e genitori, maschi e femmine che abitano il grigiore.

gabriella-giandelli-interiorae-p-25_Recensioni

interiorae_slide_Recensioni

Viene proposta, di , illustratrice e fumettista, la ristampa dell’edizione completa degli episodi d’Interiorae: un’opera che offre diversi spunti.

 

Il racconto, mettendoci nella condizione di osservatori privilegiati, pare rivelarci una cruda verità: la storia delle nostre vite non è mai un percorso obbligato da seguire dall’inizio alla fine, una linea retta, ma un divenire fatto di scelte che si evolve continuamente. web_interiorae-3_Recensioni
Maturiamo modi d’essere, frutto di esperienze ed interazioni con altre persone. Le decisioni che prendiamo volta per volta, condizionano costantemente il risultato delle nostre scelte, ripresentandosi unicamente come risultato compiuto. Qualcosa di cui si deve assumere la responsabilità.
Il mondo attorno continua a girare e produrre le proprie condizioni d’esistenza, non partecipare significa lasciar cadere nel vuoto le opportunità che ci sono date; metafora di questo rischio è il Grande Buio, colui che si nutre dei sogni degli inquilini del palazzo.

Gli appartamenti riflettono le caratteristiche di chi vi abita, sono particolari e singoli come le esistenze di ognuno e insieme costituiscono il palazzo: lo spazio in cui abitiamo le nostre giornate, stanze di vita quotidiana. Scenari in stile Kieslowski, palazzi tra palazzi si confondono nella monotonia urbana, si respingono e si distinguono, a loro volta, come entità a sé.

Voce fuoricampo e testimone di tutto è un occulto coniglio bianco(Bianconiglio?). Come in “Alice nel paese delle meraviglie” è in grado di muoversi liberamente tra due mondi: quello reale di superficie, e quello incantato di sogno che si nasconde nel profondo, in interiorae. web_interiorae-18_1_Recensioni Curioso e discreto assiste ai sogni notturni delle persone, per constatarne poi la caducità diurna. Solitario vagabondo, sembra esserel’unico in grado di osservare e comprendere le sofferenze e le debolezze dei condomini. Non può in alcun modo cambiare il corso degli eventi, il suo compito è quello di consegnare ogni possibilità mancata in pasto all’oblio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei sogni dei palazzi: Interiorae di Gabriella Giandelli

 

un’altra graphic novel ::: Silent Blanket

 

Silent Blanket

 

Silent Blanket

 

Lavori in vari ambiti del disegno e dell’illustrazione. Negli ultimi anni l’attenzione verso il “genere” graphic novel è notevolmente cresciuta… Cosa leggi, quali autori apprezzi in ambito italiano? Con chi ti piacerebbe collaborare in un prossimo futuro?
Esistono molti autori di grande qualità in Italia ma purtroppo ultimamente le mie letture non sono state italiane, devo provvedere. I miei grandi amori sono Chris Ware, Daniel Clowes, David b, Jose Munoz, Lorenzo Mattotti, Charles Burns.
La mostra di Munoz a Bologna che è stata fatta per l’ultimo festival Bilbolbul mi ha toccato profondamente.

 

da dove nasce ” SILENT BLANKET “:::

 

 

FlashBack

 

 

IN FUMO_INTERVISTE
GABRIELLA GIANDELLI RACCONTA SILENT BLANKET

Dall’esperienza newyorkese e dall’incomunicabilità sociale nasce una storia in cui si legge solitudine. Ecco il primo lavoro come autrice completa di Gabriella Giandelli, una donna che ama le luci dell’inverno. E in cantiere c’è un storia con Jerry Kramski… Alessio Trabacchini  

pubblicato giovedì 16 febbraio 2006
Silent Blanket è una tragedia greca, con l’eroe dominato dal destino a cui non riesce a opporsi e il coro di animali che ne commenta e ne compiange la sorte…
È vero. Mentre lo facevo non me ne rendevo nemmeno conto.E racconta New York, la vita nascosta della metropoli.
Silent Blanket è nato dalle sensazioni provate nel mio soggiorno newyorkese. Ero molto giovane e un po’ sola, e avevo la sensazione che ci fosse una grande incomunicabilità tra le moltitudini che vivevano in quei palazzi, che l’appartenenza ai luoghi non sfociasse in una coscienza comune. Ho cominciato a prendere appunti. Al ritorno in Italia ho raccolto tutto il materiale scritto e fotografico e ho disegnato la storia. Non copio mai le fotografie. Già mentre le scatto imprimo nella mia testa dei volumi e delle situazioni che uso per crearmi un magazzino di memoria, forme che poi trasformo dopo averle interiorizzate. Tutta la parte che viene prima del fumetto la trovo meravigliosa: il raduno dei materiali, la musica, le foto, le facce. Anche se poi purtroppo le facce tendo a farle tutte uguali. Io però le percepisco molto differenti.I tuoi personaggi vanno guardati con attenzione, sono sempre molto misteriosi e questo li rende interessanti. C’è anche una forma di rispetto per l’intimità e per i sentimenti che è un po’ in controtendenza rispetto ai tempi che sembrano andare verso un’esibizione molto diretta della vita interiore.
Intendi dire come se avessero un loro pudore?Più come se fosse un tuo pudore a raccontare troppo, come se fossi portata a proteggerne il segreto.
Non mi piace lavorare con gli stereotipi, preferisco l’ambivalenza. Non l’ambiguità, che non mi interessa, ma la complessità. Un certo non detto mi pare suggerisca più possibilità alla lettura. Credo che mettendo sotto la lente un personaggio cercando di esaurire tutti i suoi aspetti impoverirei anziché arricchire la storia. La chiuderei troppo.
Gabriella Giandelli, Silent Blanket
Il concetto è appunto l’apertura: racconti storie aperte che si aprono ancora di più lettura dopo lettura. Silent Blanket comunque è un noir…
Non lo potrei più fare oggi, anche se gli sono molto legata. Preferisco pensare a situazioni più complesse. Forse perché si invecchia e siccome si attinge dalla vita…

Forse hai anche meno bisogno dell’appoggio che può dare una struttura di genere, che agli esordi poteva servirti per tenere a bada la sceneggiatura.
Allora avevo bisogno di uno scheletro più definito. Ho frequentato anche una scuola di cinema che mi ha fatto fare un salto nel lavoro sulla sceneggiatura, anche se continuo a non fare storyboard e a lavorare col mio metodo un po’ strampalato.

Invece è rimasta immutata la stagione: è sempre inverno nelle tue storie.
È una cosa che non riesco a controllare. A volte mi domando perché, ma anche quando vado al cinema vedo che mi piacciono soprattutto i film invernali. Forse è un fatto di luci. Deve essere così, mi piace la luce dell’inverno.

Mi parlavi di come spesso la stampa non riesca a rendere tutte le sfumature dei tuoi originali. Hanno aspettato… con il suo bianco e nero contrastato al pennello dovrebbe perdere meno degli altri.
Sì, ma non ho usato il pennello. Probabilmente sono pazza: ho fatto tutto con il pastello nero, pestato fino ad ottenere l’uniformità. Cioè quello che normalmente faresti con la china impiegandoci un giorno, io l’ho fatto tutto con la matita colorata e dopo sono andata col pennello e la tempera bianca ad assottigliare alcuni punti. Gli originali hanno un effetto un po’ tridimensionale. A Treviso Comics c’erano Muňoz e Toppi in mostra con me ed erano allucinati. Sono stati molto carini, ma mi guardavano come se fossi matta. Tutta questa fatica l’ho fatta perché quando disegno ho bisogno di spingere molto, e questo non si può fare con il pennello. La mano ogni sera mi deve fare un po’ male per sentire che ho fatto il mio dovere.

Ti capita di rileggere i tuoi fumetti?
Mi piace andarli a riguardare e certe volte mi stupisco di cose che ho fatto e che non ricordavo e magari mi dico: caspita come ero brava.

E quelli degli altri?
Ultimamente pochissimo. Compro sempre i fumetti quando vado in Francia, le fumetterie in Italia non mi danno molti stimoli.

Non pensi che questo sia un ottimo momento per il fumetto?
Credo di sì. Ricevo Strapazin tutti i mesi e ho visto autori bravissimi. Recentemente ho letto i libri di due autrici israeliane pubblicate in Francia, che mi sono piaciute molto, Batia Kolton eRutu Modan. E poi impazzisco per Daniel Clowes.

Che è molto diverso da te. Lui entra nelle cose con il bisturi…
E da un lato un po’ lo invidio. Mi piacerebbe poterlo fare anche se poi ne avrei paura. Poi ammiro l’eleganza del tratto, la sua genialità: il supereroe che acquista i suoi poteri fumando mi è sembrato fantastico…

A volte gli autori leggono poco altri fumetti perché hanno perso uno sguardo vergine.
Se devo dirti la verità ho sempre sentito l’ambiente molto asfittico. Amo il fumetto ma non mi piace trovarmi in quelle situazioni dove tutto è autoreferenziale, dove i fumettisti parlano sempre di fumetti. Mi sono sempre posta come obiettivo di mettere nel mio lavoro tutto il resto. Se ti trovi a una cena di fumettisti, sono quasi tutti uomini e c’è questa esibizione muscolare del chi è più bravo. A un certo punto iniziano a fare disegnini sulle tovaglie.

Silent Blanket, la copertinaAnsia da prestazione maschile.
Il mondo del fumetto è quasi totalmente maschile e l’essere donna è fantastico perché puoi rimanerne fuori…

Si può parlare di fumetto femminile?
Ci sono autrici molto brave, come Francesca Ghermandi, straordinaria. Ma non parlo mai di fumetto femminile perché mi sembra autoghettizzante. È stata un’etichetta pesante, soprattutto agli inizi.

L’arte però si serve di definizioni, e il fatto di essere donna influisce, se non sul lavoro dell’artista, sulla percezione del pubblico.
A volte può anche aiutare. Fare fumetti da femmina ti consente di stare fuori dalla mischia e ti caratterizza. Ma cercare un filo rosso che unisce i lavori delle donne mi sembra tirato per i capelli.

Parlavi del tuo bisogno di non chiudere il fumetto in un ghetto autoreferenziale. Hai letto o visto qualcosa che ti ha toccato di recente?
Ora ho una passione profonda per Rick Moody. Ma leggendo altre storie si trovano sempre stimoli e atmosfere. Sento sempre il bisogno di scrivere di più nei fumetti, e vorrei avere un livello di scrittura migliore.

Hai scritto cose per altri disegnatori…
L’ultima è la storia d’apertura per il nuovo libro di Mattotti che raccoglie le sue storie sul viaggio e sono soddisfatta del risultato. Scrivere per un altro che rispetti è un’esperienza sorprendente: era bello vedere come Lorenzo svolgeva in immagini le mie parole.

I testi di Interiorae sono belli. Forse manca un po’ di armonia tra certa asprezza del parlato e l’atmosfera sospesa della storia.
A volte il testo è troppo secco, troppo direzionato.

In Silent Blanket era fortissima questa disarmonia poi la tua scrittura si è arricchita di sfumature.
Spero che sia un percorso che procede nella giusta direzione. Dato che il mio disegno è molto dolce ho sempre cercato di lavorare su una contraddizione interna, su parole che colpiscano come badilate. Vorrei che ci fosse più testo anche perché allungherebbe il tempo di lettura. Però sono ancora all’inizio, scrivo molto e poi vado pulendo.

I tuoi progetti immediati?
Oltre al completamento di Interiorae ho in cantiere un storia con Jerry Kramski: un lavoro lungo con molto testo suo e due immagini per pagina. È un bianco e nero con zone di colore che dà un effetto molto elegante.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *