+++ PIA LOMBARDI, LA COOLTURA -21 MAGGIO 2017 –VIAGGIO NELLA LINGUA DEL NAZISMO:: #1: EROISMO PER KLEMPERER; # 2 ::: LTI, ANCORA DI SALVEZZA PER IL FILOLOGO

 

  —21 maggio 2017

 

https://www.lacooltura.com/2017/05/viaggio-lingua-nazismo-klemperer/

 

LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo

Victor Klemperer

Editore: Giuntina
Edizione: 3
Anno edizione: 2008
In commercio dal: 27 novembre 1998
Pagine: 355 p., Brossura
EURO 20 / 17 ONLINE

 

 

Viaggio nella lingua del nazismo #1: eroismo per Klemperer

Da

KlempererKlemperer

A partire dagli anni Trenta, la minaccia del nazionalsocialismo diventa sempre più concreta e include diversi aspetti della vita umana, tra i quali quello della comunicazione. La violenza hitleriana non si ferma davanti alla lingua, bensì la converte all’ideologia nazista attraverso un processo naturale ed inarrestabile. Molte espressioni mutano di significato e diventano sempre più brutali ed aggressive. Questa trasformazione del modo di parlare dei tedeschi è però un fenomeno invisibile e impercettibile, di cui può rendersi conto soltanto chi conosce la materia. Nella Germania di Hitler, una simile riflessione appartiene al filologo Victor Klemperer che, nella sua opera “Lingua Tertii Imperii”, riporta l’esperienza delle violenze e delle angherie dei nazisti non solo sulla sua persona e la sua famiglia (Klemperer, infatti, era ebreo), ma anche sulla lingua. Con questo articolo si inaugura un nuovo ciclo dedicato all’opera di Klemperer e alla sua riflessione sulla LTI.

L’identificazione con la lingua

Klemperer
Franz Rosenzweig

Nella distruzione e profanazione della lingua, Klemperer individua la più alta forma di privazione della libertà comune e individuale: il filologo, raccontando le diverse vicende di cui è protagonista, finisce per identificarsi con la sofferenza della propria lingua. Non è un caso, dunque, che, come epigrafe al suo testo, egli abbia scelto una frase del filosofo tedesco Franz Rosenzweig che delinea il fortissimo legame vitale con la lingua:

 LA LINGUA È PIÙ DEL SANGUE.

L’originalità del testo di Klemperer

Sono molti i testi che hanno tentato di spiegare la forza dialettica e lo «stile dell’orrore» di Hitler oppure di Goebbels. Tuttavia, nel libro di Klemperer, a parlare non è il filologo: non si tratta, infatti, di una ricerca erudita che tende ad isolarsi dal contesto in cui viene svolta. Klemperer scrive di sé e della sua vita (per questo motivo, il suo testo, abbreviato in “LTI”, assume i contorni di un diario) con l’unico scopo di testimoniare quell’ evoluzione incontrollabile della lingua tedesca.

La prefazione

Klemperer
Joseph Goebbels

Sin dalla prefazione al suo libro, Klemperer traccia i contorni di questo processo linguistico, spiegando come anche semplici prefissi abbiano mutato il modo di pensare e di approcciarsi alla realtà dei tedeschi. Ad esempio, durante la guerra, aumentarono in maniera significativa i termini con il prefisso privativo ent: entdunkeln, ossia togliere l’oscuramento delle finestre dopo il cessato pericolo dei bombardamenti; entrümpeln, cioè sgomberare le soffitte per non ostacolare il lavoro dei pompieri; infine, Entnazifizierung, denazificazione.

Quest’ultimo sostantivo indica quel processo che Klemperer definisce come «il tentativo di guarirla [la Germana, ndr] da questa malattia mortale». Tutti questi termini però hanno avuto e avranno vita breve: durante la guerra, infatti, nascevano e morivano anche nell’arco di una sola settimana espressioni che avevano un significato prettamente militare.

ACCADRÀ LO STESSO ANCHE ALLA PAROLA CHE INDICA LA PIÙ IMPORTANTE DECISIONE DI QUESTA NOSTRA EPOCA DI TRANSIZIONE: UN GIORNO LA PAROLA “DENAZIFICAZIONE” SARÀ ESTINTA PERCHÉ NON ESISTERÀ PIÙ LA SITUAZIONE A CUI ESSA DOVEVA DARE UN TERMINE.

Una prima concezione d’eroismo

Come più volte afferma Klemperer nella sua prefazione, a sparire non deve essere soltanto il pensare e l’agire nazista, ma anche la lingua profanata ed intossicata dal regime. Un esempio di ciò, il filologo lo rintraccia nella concezione di eroismo. Per il nazismo esisteva un “comportamento eroico”, una “resistenza eroica”, un “eroismo in generale”. Questo modo di intendere l’eroismo, che colpiva non soltanto i giovani rientrati da poco dal fronte o dalla prigionia, ma anche le ragazze che non avevano prestato servizio militare, non permetteva, secondo Klemperer, «un rapporto realmente autentico con la vera natura dell’umanità, della cultura e della democrazia».

Le tre uniformi

Sin dal 1933, quelle giovani menti che da poco avevano imparato a leggere, si abituarono ad un’idea di eroismo collegata soprattutto a un’uniforme, anzi a tre diverse uniformi. Gli eroi esemplari erano le guardie del corpo di Hitler, «quel piccolo gruppo da cui ben presto nasceranno le SA». La seconda uniforme a cui si legava la concezione nazista di eroismo era quella del corridore automobilistico, dallo «sguardo fisso che vorrebbe esprimere una ferma decisione di andare avanti e un’altrettanta ferma volontà di conquista». Con la guerra, l’auto da corsa fu sostituita dal carrarmato e l’uniforme del corridore da quella del soldato: «dal primo giorno di guerra e fino alla caduta del Terzo Reich tutto ciò che è eroico in terra, in mare e nel cielo porta l’uniforme». L’idea di eroismo di Klemperer è però diversa:

EROISMO NON È SOLTANTO IL CORAGGIO E IL METTERE A REPENTAGLIO LA PROPRIA VITA, PERCHÉ DI QUESTO È CAPACE ANCHE QUALSIASI ATTACCABRIGHE O QUALSIASI CRIMINALE. ORIGINARIAMENTE È EROE CHI COMPIE DELLE AZIONI CHE PROMUOVONO L’UMANITÀ. UNA GUERRA DI CONQUISTA, TANTO PIÙ UNA CARATTERIZZATA DA TANTE ATROCITÀ COME QUELLA HITLERIANA, NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’EROISMO.

L’alternativa del filologo

La concezione di eroismo del filologo tedesco, dunque, si allontana sensibilmente da quella nazista e per marcare ancora di più quest’abisso, Klemperer elenca quelle figure che per lui hanno compiuto dei veri atti d’eroismo, ossia le «tante persone valorose nei KZ [campi di concentramento]» e le mogli “ariane”.

Pia C. Lombardi

Bibliografia

V. Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich, Firenze, Giuntina, 2001.

 

II PUNTATA DELL’ANALISI DEL TESTO

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Viaggio nella lingua del nazismo #2: LTI di Klemperer

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LTI
La copertina della traduzione italiana di “LTI”.

Continua il viaggio in quella che il filologo tedescoVictor Klemperer ha definito LTI, ossia la lingua del Terzo Reich. Un viaggio che non si limita alla pura indagine filologica ma va oltre: ai numerosi interventi dell’autore sulle parole usate dai tedeschi si aggiungono i racconti di una quotidianità fatta di violenze e angherie, continuamente subite da Klemperer.

LTI: l’ancora di salvezza del filologo

La denominazione Lingua Tertii Imperii prende vita in Klemperer quasi per scherzo e per parodiare Hitler e i suoi seguaci ma, col passare del tempo, diventa per l’autore un vero e proprio «SOS rivolto a me stesso». Il diario di Klemperer, in cui il filologo raccoglie le sue riflessioni sul “fenomeno” della lingua del Terzo Reich, diventa una sorta di ancora di salvezza, «un bilanciere per reggermi in equilibrio, senza il quale sarei precipitato mille volte», soprattutto nei momenti più difficili: durante il lavoro in fabbrica, con i malati, i moribondi e i morti, «quando il cuore si rifiutava di funzionare». Dunque, lo studio della LTI costituisce per Klemperer un incitamento ad andare avanti e a non arrendersi al nazismo.

Perché la lingua del Terzo Reich?

COME SI SUOLE PARLARE DELLA FISIONOMIA DI UN’EPOCA O DI UN PAESE, COSÌ UN PAESE SI ESPRIME ATTRAVERSO IL SUO LINGUAGGIO.

La scelta di indagare lo sviluppo e la diffusione della lingua del nazismo non è casuale: infatti, secondo Klemperer, la lingua dell’uomo, anzi lo «stile del suo linguaggio» rivela la vera natura umana. Purtroppo, fuggire dalla lingua del Terzo Reich è impossibile: se all’inizio Klemperer la rinnegava, evitando qualsiasi tipo di contatto con essa e dedicandosi esclusivamente ai suoi studi sulla letteratura francese e all’insegnamento a Dresda, dopo aver perso la cattedra e il divieto di frequentare le biblioteche, di consultare libri e di possederne a casa, «la lingua del tempo« diviene l’interesse primario del filologo.

Studiare la LTI

Esplorare la lingua del Terzo Reich non è cosa semplice. Rifarsi a degli “esempi viventi” come gli operai, gli ebrei e «le bestie della Gestapo» (la cosa sorprendente è che nel loro modo di esprimersi «non si potevano notare molte differenze») può risultare utile ma, per uno studio più approfondito, è necessario basarsi su dei modelli “concreti”: libri, giornali e scritti ufficiali. Purtroppo, in quanto ebreo, Klemperer non aveva accesso alle biblioteche e non poteva nemmeno contare sugli «antichi allievi, ora divenuti funzionari».

L’amicizia ai tempi del nazismo

La riflessione nelle pagine del diario di Klemperer si sofferma, dunque, anche su quegli amici andati perduti e «que vent emport», portati via dal vento. Nonostante le molte amicizie nate in un periodo tanto oscuro per l’intera umanità, Klemperer prova comunque nostalgia per le conoscenze oramai perse e che potrebbero certamente rivelarsi utili per le sue indagini linguistiche. Aiutarlo però costituirebbe un enorme atto di coraggio che in pochi sarebbero in grado di fare.

Lo scopo di Klemperer

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Un esempio della lingua del Terzo Reich: un manifesto che allude alla gioventù hitleriana.

Sin dalle pagine iniziali del suo diario, pubblicato dopo la fine della guerra, Klemperer rende chiaro quale sia il fine della sua opera: il filologo tedesco vuole non solo offrire una visione d’insieme degli anni del nazismo e dopo Hitler, ma anche perseguire uno scopo didattico. Tutto ciò, secondo Klemperer, è necessario per poter estirpare del tutto sia la mentalità sia la lingua del Terzo Reich che «sembra voler sopravvivere in parecchie espressioni caratteristiche, penetrate così a fondo col loro potere corrosivo da apparire come un duraturo possesso della lingua tedesca». A colpire sono le modalità e i tempi in cui si è diffusa la LTI: lentamente ma inesorabilmente le parole pronunciate nei discorsi di Hitler e Goebbels sono penetrate nella mente dei tedeschi, plasmando così il loro pensare, sentire ed essere spirituale. È possibile, secondo il filologo tedesco, trovare un rimedio?

QUANDO UN EBREO ORTODOSSO RITIENE CHE UNA STOVIGLIA SIA DIVENTATA IMPURA, LA PURIFICA SOTTERRANDOLA. BISOGNEREBBE SEPPELLIRE IN UNA FOSSA COMUNE MOLTE PAROLE DELL’USO LINGUISTICO NAZISTA, PER LUNGO TEMPO, ALCUNE PER SEMPRE.

L’incontro con il nazionalsocialismo

La prima volta che Victor Klemperer ebbe contatti con il nazionalsocialismo e la sua lingua avvenne al cinema, con un documentario trasmesso prima di un film: si rappresentava una delle tante marce a Berlino. A sconvolgere il filologo non sono tanto i soldati che sembrano muoversi come un unico corpo, bensì il suonatore di tambour:

QUI VIDI PER LA PRIMA VOLTA IL FANATISMO NELLA SUA FORMA SPECIFICATAMENTE NAZISTA; DA QUESTA FIGURA MUTA MI VENNE INCONTRO PER LA PRIMA VOLTA LA LINGUA DEL TERZO REICH. 

Pia C. Lombardi

Bibliografia

V. Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich, Firenze, Giuntina, 2001.

 

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