CARLO COTTARELLI, I SETTE PECCATI CAPITALI DELL’ECONOMIA, FELTRINELLI 2018 —UN ANTICIPO DEL TESTO DA AMAZON, + UN’AUTOPRESENTAZIONE DEL LIBRO DaLL’AUTORE DA PERUGIA, DALL’ASSOCIAZIONE BLU, ” BELLA LIBERA UMBRIA ” DI ADRIANA GALGANO, link sotto

 

 

DESCRIZIONE

“L’economia italiana è cresciuta poco negli ultimi vent’anni. Ha accelerato un po’ nel 2017, ma hanno accelerato anche tutti gli altri paesi. Se fosse una corsa ciclistica, sarebbe come rallegrarsi di andare più veloci senza accorgersi di avere iniziato un tratto in discesa. In realtà, anche in discesa il distacco dal gruppo sta aumentando.”
Perché l’economia italiana non riesce a recuperare? Secondo Carlo Cottarelli esistono alcuni ostacoli molto ingombranti. Sono i sette peccati capitali che bloccano il nostro paese: l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud, la difficoltà a convivere con l’euro.
Quali sono le cause di questi peccati? Davvero commettiamo più errori degli altri paesi? Ma, soprattutto, ci sono segnali di miglioramento e speranza per il futuro?
Dopo un’esperienza decennale da dirigente del Fondo monetario internazionale, Cottarelli torna in Italia e risponde a queste domande con un linguaggio semplice ma rigoroso. Dimostra che se i segnali positivi sono ancora parziali e moltissimo resta da fare, la precarietà che impedisce la nostra ripresa non è legata a un destino che siamo costretti a subire.
Un saggio necessario che guarda al futuro con realismo, ma anche con una consapevole fiducia. Correggere i nostri errori e smettere di peccare è ancora possibile.

Ecco perché nel nostro paese la crisi sembra non finire mai.

 

 

per gentilezza di Amazon, ci è offerto un brano in anticipo del libro:: 

https://www.amazon.it/sette-peccati-capitali-delleconomia-italiana/dp/8807173328

 

 

Carlo Cottarelli ha vinto il Premio De Sanctis 2018 proprio per questo libro.

Il Premio De Sanctis, giunto alla VIII edizione, intende colmare una lacuna e portare all’attenzione del più vasto pubblico un genere che oggi peraltro va affermandosi da sé, nella sua energia cognitiva e nella sua duttilità formale, la saggistica.

 

 

Carlo Cottarelli

Carlo Cottarelli (Cremona, 1954), laureato a Siena e alla London School of Economics, dopo aver lavorato in Banca d’Italia ed Eni, dal 1988 al 2017 è stato nel Fondo monetario internazionale. È stato commissario straordinario per la revisione di spesa, nominato dal governo italiano, da ottobre del 2013 a novembre 2014. Già direttore del nuovo Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica di Milano. Nel maggio 2018 è stato incaricato dal presidente Mattarella di esplorare l’ipotesi di un nuovo governo. Ha scritto numerosi articoli e saggi accademici. Per Feltrinelli ha pubblicato La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare (2015), Il macigno. Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene (2016) e I sette peccati capitali dell’economia italiana (2018).

 

ecco, un’ auto-recensione o, meglio, un ‘auto-presentazione:

 

 

‘I sette peccati capitali dell’economia Italiana’: Cottarelli a Perugia

Il direttore dell’Osservatorio nazionale dei conti pubblici fa il punto sulle attuali condizioni del Paese

 

Ecco ‘I sette peccati capitali dell’economia Italiana’: Cottarelli a Perugia

 

L’occasione è stato l’invito dell’associazione Blu, ‘Bella, libera Umbria’ di Adriana Galgano.

 

L’appuntamento

Prendendo la parola, Cottarelli ha innanzitutto voluto precisare la motivazione alla base del suo saggio: «Negli ultimi venti anni, in Italia, è successo qualcosa di eccezionale: è stato il primo ventennio dall’Unità nel quale il nostro reddito procapite non è aumentato. In pratica, per una generazione questo incremento non si è verificato. Ho deciso di scrivere questo libro per capire il perché. Ho, quindi, individuato sette gravi errori che il sistema dell’economia italiana continua a commettere, quelli che ho definito i peccati capitali: l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, l’incapacità di stare nell’euro, il divario tra Nord e Sud».

Evasione fiscale Il primo peccato sul quale Cottarelli ha posto l’attenzione è l’evasione fiscale. «Fa male ai conti pubblici – ha detto – e alimenta il nostro debito pubblico con conseguente crisi di fiducia e quindi aumento dello spread che ha tutta una serie di riflessi negativi sulla nostra economia. Pensate che se negli ultimi decenni avessimo ridotto l’evasione fiscale di un ottavo – ha sottolineato – avremmo un debito pubblico più basso di quello della Germania. L’evasione, inoltre, distorce e rende meno efficiente l’economia di mercato, minando la capacità di creare ricchezza nel Paese perché le imprese oneste non reggono la concorrenza di quelle che evadono».

Corruzione e burocrazia «Il secondo peccato è la corruzione – ha proseguito Cottarelli -. Non sappiamo realmente quanto costi all’Italia ma possiamo dire che è più elevata che negli altri Paesi con cui ci troviamo a doverci confrotare. Fa male all’economia perché costa soldi allo Stato e perché distorce il meccanismo della concorrenza: non vincono gli appalti le imprese migliori ma quelle che vengono favorite». Proseguendo nell’escursus tra gli errori che pesano sul nostro sistema economico, Cottarelli si è concentrato sull’eccesso di burocrazia, il peggiore dei sette peccati capitali a suo dire: «Abbiamo troppe leggi e regole che rendono difficile l’interazione con la pubblica amministrazione. Secondo l’indice ‘doing business’ della Banca mondiale, l’Italia è al 50° posto nella classifica globale. La troppa burocrazia ha un costo monetario elevato per le aziende, pensate che solo le pmi spendono 30 miliardi l’anno, due punti di Pil, soltanto per riempire i moduli. Ma quello che si perde è soprattutto il tempo che si passa per interagire sulla burocrazia».

Giustizia lenta e crollo demografico «Quarto peccato capitale è la lentezza della giustizia – ha spiegato Cottarelli – che è uno dei motivi per cui le aziende non investono in Italia. Nel nostro Paese, infatti, la durata media di un processo civile per arrivare al terzo grado è di 7 anni e 8 mesi, in Germania è poco più di 2, in Francia poco più di 3. Ovviamente questo rappresenta un costo perché i contratti oggetto di contenzioso per le imprese non hanno alcun valore finché non si arriva al terzo grado e quindi per anni». Il quinto peccato è il crollo demografico. «Un fattore che ha enormi conseguenze sull’economia del nostro Paese – ha evidenziato Cottarelli – in primo luogo perché aumenta il costo delle pensioni e non ci sono lavoratori in grado di compensare questo incremento. Inoltre è dimostrato che la produttività e la crescita della produttività si riducono nelle società che sono più anziane».

Sud e Nord e poi l’euro «Sesto peccato è il divario tra il Meridione e il resto d’Italia – ha specificato -. Oggi il reddito pro capite del Sud è pari al 58% di quello del Nord. Ovviamente questo ha forti conseguenze sulla ricchezza media del Paese, si pensi infatti che se il reddito del Meridione fosse pari alla media del Centro-Nord, avremmo un reddito uguale a quello della Francia». Ultimo peccato, l’incapacità a stare nell’euro. «E’ quello che più ha influenzato la mancata crescita di reddito pro-capite negli ultimi vent’anni – ha detto Cottarelli –. Gli euroscettisci affermano che, proprio in questo asso di tempo, siamo entrati nell’euro e io credo che abbiano ragione nel dire che l’Italia ha vissuto male questa esperienza. Finché c’era la lira, le imprese italiane hanno retto la concorrenza, nonostante i maggiori costi di produzione, perché si svalutava la moneta. Meccanismo che non è stato più possibile attuare con conseguenze evidenti sulla nostra economia».

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3 risposte a CARLO COTTARELLI, I SETTE PECCATI CAPITALI DELL’ECONOMIA, FELTRINELLI 2018 —UN ANTICIPO DEL TESTO DA AMAZON, + UN’AUTOPRESENTAZIONE DEL LIBRO DaLL’AUTORE DA PERUGIA, DALL’ASSOCIAZIONE BLU, ” BELLA LIBERA UMBRIA ” DI ADRIANA GALGANO, link sotto

  1. Donatella scrive:

    E’ bello e appassionante cercare di capire perché l’Italia sia ridotta così male.

  2. mario bardelli scrive:

    mi viene in mente un famoso calciatore brasiliano che intervistato a bordo campo da un reporter che pomposamente gli domandava cosa pensasse della “problematica” che riguardava il calcio brasiliano, candidamente rispose” beh, sai, a me interessa di più la soluzionatica.” Mi butterò a leggere il libro per vedere se riesco a capire la soluzionatica.

  3. Domenico Mattia Testa scrive:

    Tra i peccati capitali dell’Italia andrebbe sottolineato anche il declino della Scuola,dell’Università e della Ricerca.Per questi settori,decisivi per il futuro della nostra società,le risorse sono state e sono insufficienti,nient’affatto paragonabili a quelle di tanti Paesi dell’Ue.Non considerarli una priorità nel mondo della Conoscenza significa mancare di lungimiranza,non investire sul grande capitale di intelligenza delle nuove generazioni.Il governo gialloverde conferma,a parte discorsi di circostanza e provvedimenti estemporanei,in pieno la tradizione poco esaltante delle nostre classi dirigenti.

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