GABRIELLA COLARUSSO, REPUBBLICA 18-11-2018, pag. 5 —INTERVISTA A MARC LAZAR SULLA RIVOLTA IN FRANCIA

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Marc Lazar (Parigi1952) è uno storico e sociologo francese della politica.

 

Popolocrazia. La metamorfosi delle nostre democrazie

Ilvo Diamanti,Marc Lazar

Editore: Laterza
Collana: Tempi nuovi
Edizione: 3
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 22 febbraio 2018
Pagine: 176 p., Brossura
15 EURO

Intervista

MARC LAZAR

“I ceti più poveri si sentono abbandonati promettere non basta più”

GABRIELLA COLARUSSO

 

“En colère”, gridano nella strade di Francia. Siamo arrabbiati. Ed Emmanuel Macron, il presidente che vorrebbe «salvare l’Europa dai populisti» si trova a fare i conti con il suo di popolo. Più di 240mila in piazza, proteste diffuse che disegnano la mappa di «un movimento spontaneo, importante, fatto di persone molto diverse ma accomunate dal fatto di vivere nelle periferie, nelle zone rurali, nei piccoli centri della Francia, che si sentono abbandonate e che non hanno visto benefici dalle politiche di Macron», dice Marc Lazar, storico e sociologo francese.

Una protesta della classe media o popolare?

«Composita. C’erano persone anziane, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi, tanti senza nessuna esperienza politica.

Esprimono un malessere sociale profondo. Si sentono molto lontani dai grandi centri metropolitani, sono persone che hanno bisogno delle macchine per andare a lavorare e per le quali il costo delle benzina è insostenibile. Ma non solo della benzina: lamentano troppe tasse in generale».

Eppure Macron ha fatto della “rivoluzione fiscale” il perno del suo primo anno di politica economica.

«Ma i ceti medi e medio bassi che erano in piazza ieri non hanno visto i benefici che si aspettavano, le misure di alleggerimento delle tasse dovrebbero arrivare in concreto l’anno prossimo. La grande disillusione è legata anche a un’altra parola d’ordine: avere più potere d’acquisto. Molti vivono con uno stipendio di 1.300, 1.400 euro al mese, pagarne 600 di benzina diventa insostenibile».

Che ruolo hanno avuto i partiti d’opposizione nella protesta?

«In piazza c’erano persone che hanno detto di aver votato Macron e di esserne delusi. Ma la componente popolare dell’elettorato di Macron è comunque minoritaria, il suo elettorato è soprattutto fatto di ceti medi urbani. Tra i manifestanti c’erano anche molte persone che non si interessano alla politica, che forse non hanno nemmeno votato e anche una componente di tutti i partiti di opposizione, dalla destra ai sostenitori di Mélenchon».

Centro contro periferia, dice: è la stessa frattura dell’America che ha votato Trump?

«È il divario che vediamo sempre più forte in Francia e in altri Paesi europei compresa l’Italia. A cui si aggiunge una ostilità anche personale nei confronti del presidente Macron, che è più impopolare di quanto lo fossero nello stesso momento della presidenza i suoi predecessori Sarkozy e Hollande. Se chiedi alle persone “che pensate di Macron?” le risposte più frequenti sono: “è uno ricco”; “non capisce i nostri problemi”; “fa parte dell’élite”.

È un movimento destinato a durare?

«Difficile dirlo ora, certo la diffusione dei blocchi ieri era impressionante. Molto dipenderà dalla reazione del governo».

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