UNA MOSTRA INTITOLATA ” DONNE CANCELLATE “, — ” i gufi narranti ” e agi.it —MOSTRA DELL’ARCHIVIO DELL’EX OSPEDALE PSICHIATRICO SAN MARTINO DI —FINO AL 18 NOVEMBRE 2018 ::: POSSIAMO SOLO DOCUMENTARE CHE…E’ AVVENUTA E … e noi siamo venuti da Como per niente (Prete Liprando, Jannacci)—ma vi presentiamo la rivista ” Oltre il giardino ” e le fotografie di un grande::: GIN AGRI—LO SCRITTORE POETA MAURO FOGLIARESI…noi non lo conosciamo ancora…vi faremo sapere!

 

1. BLOG, I GUFI NARRANTI (LINK SOTTO)

Mostra fotografica – Donne cancellate. Fino al 18 novembre 2018 Como

donne cancellate mostra

FOTO DI GIN ANGRI

 

 

Mostra delle foto dell’archivio dell’ex Ospedale psichiatrico San Martino di Como

dal 27 ottobre al 18 novembre al Broletto a Como

 

 

Le figlie dannate di Como Ecco le donne cancellate

 

 

Curata dal critico Roberto Mutti e realizzata dall’associazione “Oltre il Giardino”.

Sono esposte oltre 100 fotografie di di donne ricoverate tra il 1882 e il 1948.

 

 

Con la collaborazione dello scrittore e poeta Mauro Fogliaresi, dello psichiatra Carlo Fraticelli, degli storici Gianfranco Giudice e Fabio Cani, del medico e psicoterapeuta Manuela Serrentino e della volontaria della “Mongolfiera” Fulvia Pilo.

 

 

Sguardi persi nel vuoto, posture indifese, pianti inconsolabili e volti che sfidano la bellezza e il pudore, emergono dai faldoni rigonfi di vecchie fotografie, appunti scritti a mano, lettere mai ricevute e 42 mila cartelle cliniche, con gli scatti di particolari messi a fuoco da Gin Angri.

 

Fotografo e direttore della rivista dell’Associazione Oltre il giardino onlus, fondata con Mauro Fogliaresi per sostenere il disagio psichico. Attività svolta affiancando laboratori di arte terapia, fotografia e scrittura creativa, al recupero della memoria dei materiali dell’archivio.

 

 

2. AGI.IT — 04-11- 2018

https://www.agi.it/cronaca/donne_cancellate_mostra_manicomio-4566492/news/2018-11-04/

 

Una mostra a Como sulle 'donne cancellate'

 

Le donne – spiegano gli ideatori della mostra- perché sono state mortificate più degli uomini, a loro bastava un nulla per finire dentro. Come essere “molto sensuale, con pretese di superiorità intellettuale e non amante della attività domestiche”, racconta una delle 46 mila cartelle cliniche dell’archivio dell’ex manicomio San Martino di Como. Ci volevano lo sguardo di un fotografo, Gin Angri, e quello di un poeta, Mauro Fogliaresi, per frugare dentro 1600 faldoni e restituire palpiti alla polvere nell’esposizione ”Donne cancellate’, in programma al Palazzo del Broletto della città sul lago dal 27 ottobre al 18 novembre.

A 40 anni dalla legge firmata da Franco Basaglia, che chiuse per sempre i palazzi oscuri in cui si praticavano trattamenti come la ‘malaroterapia’ (al paziente veniva iniettato il parassita per provocare febbri ‘purificatorie’), viene offerta luce ai volti delle figlie, moglie e madri finite sulla collina di Como in un apparente regno incantato, tra fontane e giardini, negli anni tra il 1882 e il 1948. Visi, spesso smarriti o vergognosi, sempre intensi, a cui sono affiancati diari, lettere e relazioni mediche fotografati da Gin Angri che non ripropone le pagine intere ma seleziona alcuni particolari, mettendo a fuoco a volte solo poche righe e sfumando le altre.

 

 

“La classificazione delle donne  avveniva sulla base del loro rapporto con gli uomini – scrive Manuela Serrentino nel catalogo dell’esposizione – Ne conseguivano atteggiamenti sospetti verso quelle che mostravano una certa indipendenza; più che per la loro aggressività spaventavano perché con la loro autonomia rappresentavano il simbolo del disordine sessuale”. Il nome ‘isteria’, viene ricordato, significa ‘utero vagante’ ed era considerata una patologia annessa alla sessualità. Una cartella clinica di una donna svizzera recita: “Costumi: cattivi”. Durante il fascismo finivano internate le donne “loquaci, smorfiose e disobbedienti” e quelle che non riuscivano a svolgere in maniera esemplare il ruolo di madri, talora di dieci figli, mogli e lavoratrici nei campi. Le ricoverate, il 40% della popolazione totale, erano per lo più operaie, casalinghe o pensionate. Gin Angri ha anche impresso nel suo obbiettivo le ultime anziane pazienti ospitate dal San Martino, che ha chiuso nel 1999, durante gli anni della dismissione.

 

Il tetto massimo dei ricoveri nel manicomio fu tra il 1960 e il 1970 in coincidenza del grande flusso migratorio nel comasco dal sud Italia e del ritorno nella città di frontiera di emigranti rimpatriati, in sintonia con la ‘psicopatologia del migrante’ in voga in quel periodo. E dalla Francia veniva Odette, ballerina a Lione con la diagnosi di “tracce di demonologia” per avere tradito il suo amante coreografo. Scrive il poeta Fogliaresi: “In tanto inchiostro intriso di perentorie sentenze, di colpe, di violenze morali e fisiche…L’inchiostro inquisisce …le macchie ‘offesa oltraggio pena peccato’…aspettando un’immensa carta assorbente di un qualunque, fosse anche l’ultimo, Dio”.

 

 

CRONACHE E TESTIMONIANZE DAL DISAGIO MENTALE AL BENESSERE

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Gin Angri e Mauro Fogliaresi sono i fondatori dell’associazione “Oltre il Giardino”, gestita da un gruppo di volontari e di utenti dei servizi di salute mentale di Como. In vent’anni di attività l’associazione ha realizzato, nel territorio comasco, progetti in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale e con molte realtà culturali del territorio. Attività principale è la redazione della rivista omonima, ma  realizza anche attività di scrittura creativa, laboratori di arteterapia e fotografia, presentazione di libri, organizzazione di concerti con un proprio gruppo musicale “Oltre il giardino project” che ha creato musica e testi delle canzoni del suo repertorio.

Accanto a queste attività, “Oltre il giardino” si impegna per mantenere viva la memoria dei materiali dell’archivio dell’ex ospedale psichiatrico San Martino di Como. E la storia delle donne recluse si intreccia oggi con la storia travagliata dell’archivio storico che custodisce le 42mila cartelle cliniche dell’ex manicomio. Da Como, per salvarle dal degrado, sono state trasferite prima a Piacenza e poi in un deposito di Lodi. Ma “Oltre il giardino” chiede che l’Archivio torni nei padiglioni del San Martino:

“Perché è su quella collina in quei luoghi che donne e uomini sono stati definiti nel corso di un secolo mentecatti, folli, alienati, pazzi, malati di mente -si legge nel catalogo della mostra-, ed è lì che va conservata la memoria storica di cosa sia stata in passato la cura della malattia mentale. Aiutateci a riportarli a casa!”.

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