Dossier Wikileaks. Segreti Italiani – Libro
Le verità che vi hanno nascosto sul nostro Paese, dagli archivi più discussi: gli illeciti della politica, i giochi sporchi delle multinazionali, gli scandali vaticani e le guerre “giuste”. Tutto quello che non avreste dovuto sapere sull’Italia.
Stefania Maurizi
I misteri della Repubblica da Ustica al caso Calipari, le mazzette ai Talebani, la guerra degli americani contro la magistratura italiana, la partita per il nucleare, fatta di pressioni diplomatiche, tangenti e giochi di potere. Le trame del Vaticano, la compravendita e lo stoccaggio di armi, l’assalto delle multinazionali alle nostre istituzioni e al nostro mercato del cibo.
C’è una parte del Paese che procede nell’ombra e che continua a sottrarsi all’opinione e al giudizio dei suoi cittadini. È l’Italia taciuta, non detta, che produce segreti, che coltiva rapporti sconvenienti, che si smentisce nei fatti.
La stessa Italia che tuttavia non è sfuggita allo sguardo dì WikiLeaks, l’organizzazione che ha aperto gli occhi di milioni di persone sull’inquietante serie di illeciti commessi da governi, istituzioni e aziende di mezzo mondo, e messo in crisi i Servizi segreti di molte nazioni.
Per la prima volta in questo libro di Stefania Maurizi – l’unica giornalista italiana a cui Julian Assange ha consegnato i database segreti di WikiLeaks – vengono rivelate le informazioni contenute nei file dedicati al nostro Paese: un percorso unitario che riproduce una preoccupante fotografia “in negativo”, un quadro brutale e non più trascurabile dei metodi con i quali si governa l’Italia.
Noi siamo convinti che non ci sia la democrazia laddove ci sono archivi pieni di verità incoffessabili
Julian Assange
ANSA.IT / 7 DICEMBRE 2010
Chi è Assange, l’uomo che fa tremare il mondo
24 ottobre, 14:36 Julian Assange
Fin dalla nascita, un alone di mistero circonda la figura di Julian Paul Assange, 42 anni – ma anche la data di nascita è incerta – l’australiano fondatore del sito di diffusione di documenti Wikileaks.
L’hacker-giornalista più famoso al mondo – anche se lui rifiuta come offensiva la definizione di ‘giornalista’, criticando l’atteggiamento giudicato “complice” della stampa nelle guerre moderne – ritiene di essere vittima di persecuzione. Ritiene di essere oggetto di diffamazione per aver pestato troppi piedi, a partire da quelli del Pentagono, per aver pubblicato 400.000 documenti segreti, molti dei quali “scottanti”, sulla guerra in Iraq e 77.000 su quella in Afghanistan. E’ capace di forzare i sistemi più protetti con l’unico scopo di vedere se c’é nascosto qualcosa di interessante da pubblicare. “Chiamatemi mendax (bugiardo). Ma nel senso oraziano di ‘splendide mendax’ (bugiardo per una giusta causa)”. Secondo la leggenda, il primo nome di battaglia scelto in Australia dall’allora 16enne futuro fondatore di Wikileaks fu preso di peso dal poeta latino Orazio.
Nato nel 1971 a Townsville, nel Queensland australiano, Assange dovrebbe il suo nome a Ah Sang (“signor Sang” in cinese), un emigrato dalla Cina trasferitosi all’inizio dell’Ottocento in Australia. Il padre era titolare di una compagnia teatrale itinerante. La madre, invece, era figlia di emigranti irlandesi e scozzesi. Stando alla leggenda, il piccolo Assange nei primi suoi 20 anni di vita avrebbe cambiato casa ben 37 volte. Senza andare a scuola, ma studiando nelle biblioteche che di volta in volta trovava sul suo cammino. E’ stato lì che ha incontrato Orazio. Mentre è stato nel retrobottega di un negozio di elettrodomestici che ha incontrato il suo primo computer. Nel 1987, A 16 anni, era già in grado di scrivere programmi per il Commodore 64. E, con lo pseudonimo di Mendax, entrare dall’Australia nelle prime reti informatiche che cominciavano ad affacciarsi nel mondo. Da allora Assange ha cambiato nome migliaia di volte, ha imparato centinaia di programmi, e ha violato centinaia di sistemi. “In nome di ciò che ritengo sia di pubblico interesse – ha dichiarato in un’intervista al New Yorker – perché credo nel giornalismo scientifico, e la rivelazione di documenti di intelligence è molto spesso un atto di coscienza nell’interesse della gente”. Si definisce “editore” di Wikileaks, ma non direttore.
Per lui possono lavorare centinaia di persone, ma la pianta organica fissa è di tre o quattro persone. E’ stato Wikileaks, a trovare e a pubblicare il video segreto ripreso nel 2007 da un elicottero Usa a Baghdad che documenta l’uccisione per errore di 18 persone, tra cui un fotografo della Reuters e il suo autista. I documenti sulla guerra irachena parlano di presunta complicità dell’esercito degli Stati Uniti in molti casi di tortura, per i quali non avrebbe “fatto nulla”, svelano almeno 15.000 episodi non noti e formulano un conteggio finora sconosciuto di 109.000 morti fra il 2003 e il 2009, 66.000 dei quali vittime civili.