FRANCESCA CAFERRI, REP. 04-12-2018 :: ANALISI: IL MICRO-EMIRATO CHE AGITA LE DINASTIE DEL GOLFO ++ CARTINE DELLA ZONA ++ UN PROFILO BREVE DEL QATAR DA WIKIPEDIA

 

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BAHREIN  è a fianco del Qatar

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EMIRATI ARABI UNITI CAPITALE ABOU DABI // OMAN, CAPITALE OMAN —E L’IRAN E’ DI FRONTE

 

 

WIKIPEDIA:

Il Qatar è uno dei vari emirati sorti nel XX secolo nella penisola arabica. Dopo essere stato dominato per migliaia di anni dai persiani e, più recentemente, dalBahrein, dagli Ottomani e dai britannici, diventò indipendente il 3 settembre1971.

Diversamente dalla maggior parte dei vicini emirati, il Qatar ha rifiutato di diventare parte dell’Arabia Saudita – malgrado il comune orientamento wahhabita della loro fede islamica – o degli Emirati Arabi Uniti.

Il Qatar, che durante gli anni ottanta aveva sostenuto lo sforzo bellico dell’Iraq nella guerra Iran-Iraq, nel 1991 si oppose all’invasione irachena del Kuwait e si schierò al fianco delle forze che combatterono l’Iraq nella guerra del Golfo.

Nel marzo 2001 la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha riconosciuto allo Stato del Bahrein la sovranità sulle isole Hawar, reclamate dal Qatar, risolvendo una disputa che si protraeva da decenni. Nel 2013 l’emiro ha volontariamente abdicato in favore del figlio primogenito Tamim.

Il 5 giugno 2017, con una mossa coordinata, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Egitto e altri paesi musulmani come le Maldive, hanno rotto i rapporti col Qatar, accusandolo del sostegno a gruppi integralisti come Hamas, dell’appoggio alla destabilizzazione iraniana della regione, e dei Fratelli Musulmani in Egitto. L’isolamento del Qatar prevede l’applicazione di sanzioni economiche e l’espulsione di qatarioti dai Paesi del Golfo

La principale risorsa economica è rappresentata dal petrolio su cui si basa la ricchezza del paese. Nel 1974 il governo fondò la Qatar General Petroleum Corporation, ente deputato al controllo delle risorse petrolifere, precedentemente gestite da compagnie occidentali. Il Qatar è membro dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), ma ha annunciato l’intenzione di lasciare l’organizzazione a partire da gennaio 2019. Un’ulteriore risorsa è costituita inoltre dai giacimenti di gas naturale; infatti, a North West Dome si trovano i più grandi depositi del mondo di gas naturale non associato al petrolio. E’ secondo al mondo, dopo il Lussemburgo, per ricchezza pro capite.

Il Qatar è un emirato (monarchia ereditaria assoluta de facto), retto dalla famiglia reale Al Thani, la quale governa lo Stato dal 1825 da quando la stessa famiglia reale fu fondata.

Resosi indipendente dal Regno Unito nel 1971, varò una costituzione provvisoria l’anno successivo. Dopo il referendum costituzionale del 2003 è diventata formalmente una monarchia costituzionale

Dal Duemila il Qatar è stato più volte individuato come uno dei principali sovvenzionatori dei Fratelli Musulmani, attivi nel mondo arabo, in totale contrasto quindi con la linea politica e finanziaria perseguita dal confinante Regno dell’Arabia Saudita, malgrado Riad avesse a lungo finanziato in passato questa stessa organizzazione .

Nel Paese è situata la più grande base aerea USA di tutto il Medio Oriente, ad al Udeid, con circa 8000 militari; di qui, nel 2003, fu orchestrata l’invasione USA dell’Iraq; oggi vi partono gli aerei americani che attaccano lo Stato Islamico installato tra la Siria e l’Iraq.

 

 

REPUBBLICA DEL 04-12-2018 pag. 22

http://quotidiano.repubblica.it/edizionerepubblica/pw/flipperweb/flipperweb.html?testata=REP&issue=20181204&edizione=nazionale&startpage=1&displaypages=2

 

L’analisi

Le ambizioni di Doha e i suoi nemici

Il micro-emirato che agita le dinastie del Golfo

FRANCESCA CAFERRI

 

” Nonostante le nostre differenze, il Qatar ha un’economia forte. E crediamo che anche loro fra cinque anni potranno essere più forti». Era fine ottobre e l’Arabia Saudita era nel pieno della crisi scaturita dall’assassinio del giornalista-dissidente Jamal Khashoggi nel consolato di Istanbul: le parole concilianti con cui, dopo mesi di tensioni e insulti, il principe ereditario Mohammed Bin Salman si era rivolto agli arci-nemici qatarini avevano fatto saltare sulla sedia più di uno degli invitati alla Future Investment Iniative, la Davos del deserto dell’Arabia Saudita. Per qualche giorno era sembrato che la morte di Khashoggi sul territorio della Turchia, il più stretto alleato del Qatar, avrebbe costretto Riad a sospendere l’embargo con cui da un anno e mezzo tenta di strangolare il piccolo (ha una superficie simile a quella dell’Abruzzo) e ricchissimo (il Pil pro-capite è fra i più alti del mondo) emirato confinante.

Ma in Medio Oriente più che in altri parti del mondo le impressioni possono rivelarsi miraggi: e la decisione con cui Doha ha annunciato ieri l’addio all’Opec lo conferma.

«Un’organizzazione inutile che non ci porta nulla di buono», ha scritto su Twitter lo sceicco Hamad bin Jassim al Thani, ex primo ministro e ancora oggi influente membro della corte qatarina.

Era il 5 giugno del 2017 quando Riad, seguita da Emirati Arabi Uniti, Egitto e Bahrain, tagliava unilateralmente ogni relazione diplomatica con il Qatar, accusandolo di sostenere il terrorismo.

Scopo dell’azione era chiaro: far capire all’emirato quale era il suo posto nella regione. Non era la prima volta che i sauditi cercavano di rimettere a posto i cugini: da tempo guardavano con astio la crescita di realtà indipendenti come Al Jazeera, la prima tv satellitare del mondo arabo, i musei gioiello di Doha e le sue università internazionali. Nel 2013 avevano di fatto costretto alle dimissioni lo sceicco Hamad al Thani, padre dell’attuale leader e mente dietro alla nuova immagine del Qatar. Ma il figlio Tamim non si era mostrato diverso: così era arrivato l’embargo. La lista di richieste inviata dai Paesi del Golfo per mettere fine all’isolamento dimostrava chiaramente questa volontà di piegare l’indipendenza qatarina: fine dell’appoggio politico e finanziario ai detestati Fratelli musulmani, taglio dei rapporti con l’Iran e chiusura di Al Jazeera.

Il Qatar ha rifiutato tutto. Ha sostituito gli scambia via terra con ponti aerei, intensificato i rapporti bilaterali con i Paesi europei e saldato un’alleanza strettissima con Recep Tayyp Erdogan: dalla Turchia sono arrivate truppe e beni alimentari e le due nazioni hanno fatto fronte comune in Corno d’Africa, Iraq e Siria. Stretto intorno allo sceicco Tamim il Paese è riuscito a rimanere in piedi e anche a portare avanti i progetti faraonici in vista dei Mondiali di calcio del 2022. Doha resta per Mbs e i suoi alleati una spina nel fianco: e non ha intenzione di sparire presto dalla scena.

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