PAOLO BRIGHENTI, MUSICISTA, IL FLAUTO DI SOCRATE ::: PAUL HINDEMITH, IL SUONATORE DI GHIRONDA, ” DER SCHWANENDREHER “, CONCERTO SU ANTICHI CANTI POPOLARI PER VIOLA E PICCOLA ORCHESTRA

 

IL FLAUTO DI SOCRATE–BLOG

Paul Hindemith, il suonatore di ghironda

 

Paul Hindemith, il suonatore di ghironda

di MARCO BRIGHENTI

 

 

Der Schwanendreher (il suonatore di ghironda), concerto su antichi canti popolari, per viola e piccola orchestra.

“Un individuo dai capelli rossicci a me cordialmente antipatico”: chissà se Hindemith avrà cambiato idea sul grande direttore olandese Willem Mengelberg, che molti anni prima si era mostrato contrario ad assegnare al giovane il posto all’Opera di Francoforte, quando il 14 Novembre 1935 ad Amsterdam accompagnò con la sua orchestra del Concertgebouw il solista Hindemith nella prima esecuzione di Der Schwanendreher. Hindemith scrisse numerosi capolavori per viola, strumento di cui fu uno dei massimi virtuosi del suo tempo: suo fu il merito di fare della viola uno strumento non più solo di ripieno in orchestra, ma autenticamente solista.

Nei mesi di settembre e ottobre del 1935, appena terminata l’opera Mathis der Maler, in previsione di alcune tournée all’estero, Hindemith compone un concerto per viola in cui ogni movimento è basato su un diverso canto della tradizione popolare tedesca. Il titolo del concerto è dato dal canto dell’ultimo movimento (Non siete il suonatore di Ghironda?), che assume, nelle parole dell’autore stesso, la funzione di cornice narrativa del concerto: “un menestrello incontra una allegra compagnia offrendo quanto ha portato da lontano: canti tristi, canti spensierati e, per finire, una danza. Secondo le sue ispirazioni e capacità, egli, da vero musicista, estende e abbellisce i motivi, preludia e si abbandona a fantasiose invenzioni. L’immagine medievale evocata è servita da modello per la composizione”. Difficile non vedere un tratto autobiografico nella figura del menestrello, il suonatore di viola Hindemith, costretto a portare all’estero i canti della sua patria dalla quale era costretto ad allontanarsi sempre più di frequente.

Assolutamente originale è l’organico, dove ai fiati non si unisce l’intera famiglia degli archi, ma solo quattro violoncelli e tre contrabbassi, quasi a isolare, esaltandolo, il timbro della viola.

 

 

 

 

Il primo movimento, composto di una introduzione lenta seguita da una tradizionale forma sonata, è basato su un Lied nel quale è rimpianto il luogo amato, la patria:

Tra montagna e valle profonda
Corre una strada libera.
Colui che non ha un tesoro
Non può camminare su di essa.

 

Il secondo movimento si apre con un dialogo tra viola e arpa in che riprende il ritmo ternario puntato della siciliana con tenero struggimento melodico. Si apprezza qui il risultato degli attenti studi di Hindemith, che fu un pioniere nella riscoperta della musica antica. Da una limpida armonia antica passiamo a inflessioni melodiche più densamente cromatiche, fino a che i fiati introducono con effetto organistico il canto popolare, che canta la fioritura di un tiglio, simbolo identificativo della patria tedesca:

 

Ora cresci, piccolo tiglio, cresci,

non posso più resistere,

ho perso il mio amore,

che giorno luttuoso.

 

Segue una sezione fugata che si basa su un altro Lied, molto popolare:

 

Il cuculo stava sulla staccionata

pioveva molto e così era bagnato.

Il cuculo raffigura nell’antica poesia popolare l’escluso dalla comunità, l’uomo schernito e maledetto, come Hindemith sempre più doveva sentirsi nella Germania nazista.

L’ultimo movimento è costituito da undici variazioni sul Lied del suonatore di ghironda che dà il senso narrativo a tutto il brano.

Non sei tu il suonatore di ghironda?
Non sei lui?
Su suona la ghironda per me,
In modo che io possa crederti.
Se non suoni la ghironda per me,
allora non sei il suonatore di ghironda;
suona la ghironda per me.

Il concerto avrebbe dovuto essere eseguito il 22 Gennaio del 1936 a Londra, ma il giorno delle prove morì re Giorgio e si decise di sostituire il brano in programma con uno più adatto alla triste circostanza.

Fu lo stesso Hindemith che, per nulla intimorito dalla occasione, si offrì di scrivere una musica funebre, la Trauermusik, in sole sei ore, tra le 11 e le 17 del 21 Gennaio. L’impresa di Hindemith divenne leggenda negli ambienti musicali, come ricorda lo stesso compositore: “i miei vari allievi stanno scrivendo ora articoli sull’avvenimento, fieri del loro vecchio che ha saputo fare ancora così bene e così rapidamente”.

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