” BELLE SPERANZE: IL CINEMA ITALIANO E I GIOVANI (1948-2018 ) DI CARMEN DIOTAIUTI PER NEWS CINECITTA’– MOSTRA DAL 30 GENNAIO AL 15 FEBBRAIO 2019 A ROMA, ALL’ EX MATTATOIO OGGI IL MACRO TESTACCIO — guarda l’ex mattattoio dopo la ristrutturazione dell’arch. francese Odile Decq, riaperto al pubblico il 5 dicembre 2010–LE FOTO DELLA MOSTRA SONO DI ANSA/EPA

Museo di Arte Contemporaneo di Roma.jpg

MACRO – Museo di Arte Contemporaneo di Roma all’ex Mattatoio— Jensens – Opera propria

Centro di produzione culturale all’interno del complesso dell’ex Mattatoio, nato come progetto da un’idea di Zoneattive. Uno spazio di 5.000 mq, esempio di architettura industriale, frutto di un attento restauro durato più di tre anni, destinato ad attività espositive, formative e laboratori. La Pelanda non è solo una galleria d’arte, lo spazio è infatti dotato di 2 sale teatrali, di una sala studio-laboratorio, una sala regia, una sala registrazione e una zona ristoro-cucina. Il corpo principale è costituito da una grande navata, una ciminiera troncoconica e altre attrezzature metalliche che ne fanno un luogo di rara suggestione. L’intero complesso è stato progettato come un sistema aperto, modulare nelle sue strutture e interamente attraversabile dal pubblico, con grandi superfici vetrate che esaltano volumi e prospettive.

L’interno del complesso dell’ex mattatoio–AndrewRm – My own pic

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Il nuovo museo ( MACRO, NEI PRESSI DI PORTA PIA ) è stato inaugurato ufficialmente l’11 ottobre 2002 con il nome di MACRO, Museo di arte contemporanea di Roma, sotto la direzione di Danilo Eccher.

Nello stesso anno, in due padiglioni dell’ex mattatoio di Testaccio, è stata aperta un sede distaccata del museo chiamata MACRO Testaccio.

Nel 2001, a seguito del concorso internazionale indetto dal Comune di Roma, l’architetto francese Odile Decq ricevette l’incarico per la realizzazione dell’ampliamento del museo. I lavori furono avviati il 29 luglio 2004 e completati a maggio 2010.

Il 5 dicembre 2010 il museo è stato riaperto al pubblico.

La gestione, affidata ai Musei in Comune della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali fino al 2017, ha realizzato negli anni un percorso dedicato al contemporaneo arricchito anche dalla presenza, sempre all’interno del Mattatoio, dell’Accademia di Belle Arti e della Facoltà di Architettura di Roma Tre. Dal 2018 la gestione è affidata da Roma Capitale all’Azienda Speciale Palaexpo.

 

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Dagli anni del sacrificio e della ricostruzione del dopoguerra agli entusiasmi della generazione del boom economico, all’individualismo del Millenials. Dal 30 gennaio al 15 marzo al Mattatoio di Roma ( spazio ‘La Pelanda’) la mostra Belle speranze: il cinema italiano e i giovani (1948-2018) racconta le giovani generazioni attraverso l’immaginario cinematografico. Un viaggio tra le pellicole e gli oggetti che negli ultimi settanta anni hanno interpretato sogni, ambizioni e stili di vita dei giovani del Bel Paese. “Il cinema e l’industria culturale nel tempo sono stati gli strumenti che meglio hanno saputo mettere in scena e raccontare gli ideali politici, i sogni di riscatto e le conquiste personali e sociali, le cadute e i fallimenti dei giovani” sottolinea Mons. Davide Milani, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo che ha ideato la mostra curata da Gianluca Arnone, Maria Grazia Cazzaniga ed Emanuela Genovese.

Il percorso espositivo si snoda in tre sezioni: la prima, Generazioni in fermo immagine, utilizza sia oggetti iconici che hanno caratterizzato i vari periodi – la vespa, il flipper, il walkman, la prima e l‘ultima playstation – che immagini tratte da pellicole significative. Si parte con gli anni del sacrificio e della ricostruzione del dopoguerra (I vitelloni, Poveri ma belli), e con gli entusiasmi della generazione del boom economico degliAnni ’60 (In ginocchio da te, I ragazzi dei Parioli), quando in Italia arrivano le mode americane, le canzoni degli urlatori, i film di Elvis Presley.

 

È l’Italia ingenua e allegramente litigiosa di Peppone e don Camillo, a cui non mancano però contraddizioni e zone d’ombra come l’urbanizzazione e i fenomeni miratori da sud a nord che rischiano di travolgere assetti sociali consolidati (Rocco e i suoi fratelli o la marginalità di borgata di Accattone).

 

Film come La meglio gioventù I pugni in tasca raccontano il ’68, un anno che non ha bisogno di presentazioni, mentre i famigerati anni di piombo vengono presentati da un’Italia del cinema che, più di quella politica, ha dato prova di voler fare i conti con il proprio passato: da Colpire al cuore a La seconda volta e I cannibali.

 

Gli inquieti  e al tempo stesso sfrenatamente consumistici Anni ’80 e ’90 sono espressi da film come Ecce bombo di Nanni Moretti, Compagni di scuola di Carlo Verdone o Amore tossico di Claudio Caligari. Sono gli anni dell’esplosione delle tv commerciali, del drive-in, della Milano da bere e delle sottoculture giovanili più antipolitiche, come quelle dei paninari. L’esposizione arriva fino agli anni del nuovo millennio, dell’individualismo galoppante e dell’atomizzazione sociale, in cui i giovani, tra un Erasmus e un interrail, sono perennemente alla ricerca di una nuova casa (Caterina va in città, I figli della notte, La solitudine dei numeri primi).

La seconda sezione, Siamo quel che ci manca, è interamente fotografica ed è dedicata alla ricerca di senso e di Dio da parte dei giovani protagonisti del cinema italiano, dal dopoguerra con Francesco giullare di Dio all’attualità di Corpo celeste, passando per la rivoluzione spirituale di Amore e rabbiaAnche questa sezione ha una scansione per epoche e parte dal racconto della ricerca di un faro di speranza dopo l’orrore della guerra per arrivare a narrare l’individualismo sfrenato dei primi anni del terzo millennio, che sembra dominare anche la ricerca spirituale.

Nella terza sezione, Come eravamo giovani. Oggi, sono proiettati in loop sei video saggi realizzati da studenti dell’Università Cattolica provenienti da diversi percorsi di studio e di diverse età. Questi ragazzi, autori dei video saggi e protagonisti della generazione digitale, riflettono sulla gioventù delle generazioni precedenti, quelle dei loro padri e dei loro nonni, osservando la lo storia e le loro passioni attraverso trenta film e interrogandosi sulle tematiche universali che sono state e continuano a stare a cuore tanto ai personaggi dei film che li hanno raccontati, quanto ai giovani.

All’interno della mostra si colloca anche la sezione speciale Iconic, composta da oggetti originali dagli Anni ’50 ad oggi che riflettono tre valori ricercati costantemente dai giovani: libertà, indipendenza, autodeterminazione. A completare la selezione anche una serie di libri cult generazionali e di pagine di giornale che hanno scritto la storia degli ultimi decenni.

Il percorso espositivo è stato realizzato con il contributo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Unipol, e promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e Azienda Speciale Palaexpo con l’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI ed è visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 14:00 alle ore 20:00 con ingresso gratuito.

 

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