STANLEY KUBRICK, ORIZZONTI DI GLORIA ( 1957 )– RIPORTA EPISODI EFFETTIVAMENTE ACCADUTI, E’ UN FILM SERIAMENTE ANTI-MILITARISTA–trailer e scena finale / sul film, da wikipedia, dopo i video

 

trailer italiano

 

monologo

 

scena finale 

wikipedia

Orizzonti di gloria (Paths of Glory) è un film del 1957 scritto e diretto da Stanley Kubrick, tratto dal romanzo omonimo di Humphrey Cobb.

È il quarto lungometraggio di Stanley Kubrick che per la seconda volta si misura con scenari di guerra e con quel mondo militare che qui, come in diversi film successivi, sottopone ad una critica talmente severa da suscitare reazioni e prese di distanza.

La storia prende ispirazione da episodi realmente accaduti all’interno dell’esercito francese durante la prima guerra mondiale. Seppur ambientato nelle retroguardie francesi, la pellicola, a causa del rifiuto da parte del governo francese di autorizzarne le riprese, fu girata in Germania.

Nel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

 

 

Trama

Prima guerra mondiale1916fronte occidentale. La prospettiva di una promozione in caso di successo vince le perplessità del generale francese Mireau sull’opportunità di sferrare un attacco – richiesto dall’altro generale Broulard, suo superiore – al famigerato “formicaio”, strategica e munitissima postazione tedesca, posta su una collina difficilmente espugnabile.

Per caricare i soldati, il generale Mireau passa personalmente in rassegna le truppe sistemate in interminabili trincee, cercando di spronarle e motivarle dopo mesi di logorante stallo: in tale occasione schiaffeggia un soldato in trance da esplosione ed impaurito. Il comando delle operazioni di attacco al “formicaio” è affidato al colonnello Dax, contrarissimo ad un’azione che avrà un prezzo umano mostruoso ed un risultato alquanto incerto, ma che si vede costretto ad obbedire.

Come previsto, l’attacco è un fallimento totale. Nessun francese riesce a raggiungere le posizioni tedesche e addirittura un terzo dei soldati rifiuta di uscire dalle trincee o ne è letteralmente impossibilitato dal fitto fuoco nemico. Informato della situazione, Mireau interpreta questo comportamento come codardia e ordina all’artiglieria di aprire il fuoco contro le proprie prime linee ancora trincerate, come punizione/esortazione. Il comandante dell’artiglieria si oppone all’ordine, pretendendo che gli venga recapitato per iscritto. Ben prima che questo possa mai giungere a destinazione, l’offensiva si esaurisce miseramente.

Mireau, per dimostrare fermezza e scaricare sulle truppe la colpa dello scriteriato attacco accettato per ambizione personale, sostiene con il Comando la tesi della codardia e propone la fucilazione di 100 uomini presi a caso. Il generale Broulard gli concede di prenderne tre, uno per ogni Compagnia coinvolta, che saranno sottoposti al giudizio di una regolare Corte marziale. Di fatto i tre prescelti sono solo in parte presi a caso: il caporale Paris è odiato dal suo diretto superiore, spesso in preda all’alcol, il soldato Ferol è indicato dai suoi stessi commilitoni perché bollato ingiustamente come “asociale”, e il soldato Arnaud è uno degli elementi più coraggiosi, già premiato due volte, e la sua scelta a sorte, l’unica, è solo un beffardo scherzo del caso.

Il colonnello Dax, valente avvocato parigino prima della guerra, assume la difesa dei suoi tre uomini (nonostante l’opposizione di Mireau), sebbene sia cosciente che la sentenza sia praticamente già scritta. Nel processo rivolge le sue accuse verso la Corte, che ritiene stia procedendo senza il minimo rispetto dei diritti della difesa ed in modo troppo sbrigativo e scorretto: ma, in verità, è contro Mireau che indirizza la sua rabbia.

L’accorata difesa di Dax non è sufficiente e così, sgomenti ed increduli, i tre sono condannati a morte per codardia. La sera prima ricevono la visita del prete di campo; Arnaud, ubriaco, rifiuta la confessione e si scaglia contro il prete, che verrà difeso da Paris, il quale sferra un pugno al commilitone, procurandogli una frattura al cranio.

Nel frattempo il colonnello Dax è informato dal capitano d’artiglieria Rousseau dell’ordine ricevuto dal generale Mireau durante l’attacco al “formicaio” di colpire con l’artiglieria le proprie truppe rimaste in trincea, ordine disatteso, ma ritenuto di grande importanza per la corte marziale. Dax lo rende noto al generale Broulard, corredandolo con le testimonianze giurate scritte da diversi testimoni. Per il colonnello Dax la cosa getta una luce del tutto diversa sull’intera faccenda, essendo l’accusatore, generale Mireau, colpito a sua volta da un’accusa talmente grave da inficiarne l’obiettività e la responsabilità di comando. Il generale Broulard visibilmente colpito dalle parole di Dax lo congeda senza dire altro.

Il soldato Ferol (Timothy Carey) si avvia alla fucilazione

Il giorno dopo, in un’atmosfera di grande tensione, si svolge l’esecuzione alla presenza dei generali Mireau e Broulard: quest’ultimo però non interviene in alcun modo, convinto che l’evento galvanizzi il morale della truppa. A rendere ancora più assurdo l’epilogo della vicenda è la condizione del soldato Arnaud, portato in barella alla fucilazione. A pranzo, mentre Broulard e Mireau conversano sull’esecuzione, è convocato il colonnello Dax e il generale Broulard rende note a Mireau le accuse nei suoi confronti presentategli da Dax. Il generale Mireau sarà sottoposto ad inchiesta. Sentitosi scoperto e accusato, Mireau abbandona la sala da pranzo sdegnato.

Rimasto solo con Dax, Broulard gli propone la nomina a generale al posto di Mireau che, in pratica, ha appena contribuito a rimuovere. Broulard, che ammira Dax, tuttavia pensa che si sia servito della vicenda per far fuori Mireau ed aprirsi una carriera; Dax, sdegnato, rifiuta la promozione e accusa Broulard di aver fatto uccidere degli innocenti per calcoli e ragionamenti: agli occhi di Dax il generale è meschino e disumano. Il generale risponde a Dax “lei è un idealista e la compiango!”.

Nella scena finale, i soldati francesi godono di un momento di libertà in una locanda. Quando il proprietario del locale introduce una spaesata ragazza tedesca come attrazione del giorno e la invita a cantare qualcosa, dopo iniziali schiamazzi e volgarità cala il silenzio ed i volti dei soldati diventano seri; la dolce melodia è pian piano intonata da tutti e poco importa che sia un canto popolare tedesco (Der treue Husar, “l’Ussaro fedele“) e la voce di una giovane “nemica” ad evocare emozioni, ricordi e sentimenti lontani, ma che accomunano tutti (la canzone era tradotta e diffusa anche in altre lingue europee, per questo i soldati francesi l’accompagnano).

A Dax, che assiste dall’esterno a questa scena, è portato un nuovo ordine di partenza per il fronte, e decide di attendere un po’ prima di informare gli uomini che si deve tornare a combattere: almeno il tempo di una canzone.

 

precedenti storici

La storia narrata nel romanzo e nel film è ispirata a vicende del 336º Reggimento di fanteria francese, comandato dal generale Géraud Réveilhac, nei primi mesi del 1915. Di fronte alla ritrosia dei soldati nell’uscire da una trincea per un attacco senza possibilità di successo, il generale Réveilhac ordinò di aprire il fuoco sulle proprie truppe a mo’ di sprone. Il colonnello di artiglieria Bérubé non obbedì, in assenza di un ordine scritto. In seguito il generale decise di portare in giudizio 24 appartenenti alla compagnia, colpevoli di aver “rifiutato di saltare fuori dalle trincee”. I designati furono 6 caporali e 18 soldati semplici, i 2 più giovani di ogni squadrone. Il processo ne prosciolse 20, condannando arbitrariamente solo 4 caporali, uno originario della Bretagna e tre della Normandia. I quattro furono fucilati il 17 marzo, un giorno prima della commutazione della pena ai lavori forzati. La vicenda divenne nota come il “caso dei caporali di Souain“, dal nome della località in cui ebbero luogo i fatti. Solo nel 1934 si ebbe la riabilitazione dei soldati giustiziati[2].

Nel film si fa riferimento anche a un altro avvenimento realmente accaduto e riguardante il sottotenente Jean Julien Marius Chapelant, che l’11 ottobre 1914 fu sistemato su una barella ed alzato per essere giustiziato.

La situazione della scena finale con i soldati francesi che cantano la canzone tedesca richiama alla mente il famoso episodio della tregua di Natale.

Il titolo del romanzo, e quindi del film, fu dato dall’editore dopo una specie di concorso vinto dai versi tratti da una composizione del poeta settecentesco Thomas Gray.

 

 

Riprese

Kubrick, benché fosse al suo quarto film da regista e avesse già il favore della critica, non viveva dei proventi delle sue direzioni, avendo legato i suoi compensi agli incassi al botteghino, ancora molto magri. Dunque, anche per esaudire i produttori, inizialmente era orientato a un finale più lieto alla vicenda. Pare che sia stato Kirk Douglas a pretendendere con fermezza di lasciare il finale originale, convincendo Kubrick ad andare contro la produzione.

L’unica donna della pellicola, la giovane Susanne Christian che interpretò la ragazza tedesca che canta nel finale, fu poi la terza e ultima moglie di Kubrick, al quale restò legata tutta la vita.

Sebbene la storia sia ambientata sul fronte francese, le riprese furono girate in Baviera. Gli interni presso i Bavaria’s Geiselgasteig Studios, e gli esterni della corte marziale nel castello di Schleißheim, una struttura del XVIII secolo, oggi museo nazionale, poco distante dal campo di concentramento di Dachau.

Sebbene sia un film di guerra, esso si svolge solo all’interno di un unico esercito e il “nemico” non si vede mai.

 

Riconoscimenti

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