“Dopo l’arte dei pizzaioli napoletani, la dieta mediterranea, l’opera dei Pupi siciliani, il canto a tenore sardo, il saper fare liutario di Cremona, la vite ad alberello di Pantelleria, la Falconeria e dopo la festa dei Gigli di Nola, la macchina di Santa Rosa di Viterbo, la Varia di Palmi ed i candelieri di Sassari che insieme hanno dato vita alla rete delle grandi macchine a spalla italiane, – Afferma Paolo Russo – la tutela dell’Unesco all’arte dei muretti a secco sancisce lo straordinario valore delle nostre tradizioni che sono legate a doppio filo con la storia dei luoghi ed al cammino delle nostre comunità “.
muri a secco a Marigliano (Napoli)
muretti a secco nella Valle d’Itria (Puglia)
ansa.it / Unesco / 28 novembre 2019
http://www.ansa.it/canale_viaggiart/it/notizie/evasioni/2018/11/28/unesco-muretti-a-secco-patrimonio-dellumanita_164ee352-881f-47ae-b05c-f1511241be29.html
Unesco, muretti a secco patrimonio dell’Umanità
I muri a secco di Cherso, in Croazia
Candidatura presentata da Italia e altri 7 Paesi europei
ROMA – L’Unesco ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità. E’ quanto si legge in un post sul profilo Twitter dell’organizzazione che si congratula con gli 8 paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
“L’arte del ‘Dry stone walling’ riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secco”, spiega l’Unesco nella motivazione del provvedimento. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese.
“Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo” in cui viene utilizzata, spiega ancora l’Unesco. I muri a secco, sottolinea l’organizzazione, “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”.
il fatto quotidiano del 28 novembre 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/28/muretti-a-secco-dichiarati-patrimonio-mondiale-dellunesco-perfetto-esempio-di-armonia-tra-uomo-e-natura/4799039/
Muretti a secco dichiarati patrimonio mondiale dell’Unesco: “Perfetto esempio di armonia tra uomo e natura”
“L’arte del ‘Dry stone walling’ riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secco”, spiega l’Unesco nella motivazione del provvedimento, sottolineando che “svolgono un ruolo vitale”
di
F. Q. | 28 Novembre 2018
La loro origine è antichissima: già migliaia di anni fa infatti, gli agricoltori utilizzavano le pietre per delimitare i confini delle loro proprietà, poi con il passare dei secoli, la tecnica si è affinata ed è stata utilizzata per costruire anche delle piccole abitazioni, come i trulli pugliesi o i dammusi di Pantelleria. Così, dal Salento alla Liguria, i muretti a secco sono diventati una vera e propria caratteristica del territorio, parte integrante del paesaggio, tanto che oggi “l’Arte dei muretti a secco” è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità. L’annuncio è arrivato con un post sul profilo Twitter dell’organizzazione che si è congratulata con gli 8 Paesi europei che hanno presentato la candidatura. Oltre all’Italia infatti, si erano presentati anche Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
“L’arte del ‘Dry stone walling‘ riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secco”, spiega l’Unesco nella motivazione del provvedimento. “Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo” in cui viene utilizzata, spiega ancora l’Unesco. I muri a secco, sottolinea ancora l’organizzazione, “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”.
“Un giusto riconoscimento a una tradizione che in Italia unisce da nord a sud la Valtellina e la Costiera amalfitana, Pantelleria con le Cinque terre e in Puglia il Salento e la Valle d’Itria, realizzata e conservata nel tempo grazie al lavoro di generazioni di agricoltori impegnati nella lotta al dissesto idrogeologico provocato da frane, alluvioni o valanghe”, ha commentato la Coldiretti. “Questi manufatti, diffusi per la maggior parte delle aree rurali e su terreni scoscesi, hanno modellato numerosi paesaggi, influenzando modalità di agricoltura e allevamento, con radici che affondano nelle prime comunità umane della preistoria”. “I muretti a secco – sottolinea la Coldiretti – svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle frane, delle inondazioni e delle valanghe e nella lotta all’erosione e alla desertificazione della terra, aumentando la biodiversità e creando condizioni microclimatiche adeguate per l’agricoltura in un rapporto armonioso tra uomo e natura”.
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