ANSA.IT / AMERICA LATINa / 22 febbraio 2019 ::: ” Venezuela: Guaidò ordina apertura frontiera e ingresso. Due indigeni uccisi da militari Amnesty, Maduro ordina esecuzioni e arresti arbitrari. Onu, l’11% della popolazione è emigrata “

 

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Venezuela: Guaidò ordina apertura frontiera e ingresso. Due indigeni uccisi da militari

Amnesty, Maduro ordina esecuzioni e arresti arbitrari. Onu, l’11% della popolazione è emigrata

 

 

Sono due gli indigeni Pemon uccisi dai militari venezuelani a Kumarakapay, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile. Lo hanno reso noto il quotidiano El Nacional e Tamara Suju, avvocatessa specializzata nella difesa dei diritti umani. Suju ha inoltre informato che José Miguel Montoya, generale della Guardia Nazionale, “che ha comandato il tragico attacco” è ancora “trattenuto” nella comunità indigena

Militari venezuelani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile, ferendo anche almeno altre 12 persone. Lo hanno reso noto su Twitter dirigenti locali e deputati dell’opposizione.

Juan Guaidò, il presidente del Parlamento venezuelano che ha assunto i poteri dell’Esecutivo, ha emesso un decreto nel quale autorizza l’ingresso degli aiuti umanitari nel paese, ordina l’apertura delle frontiere e assicura “garanzie e benefici” ai membri delle Forze Armate che “adempiano il mandato della Costituzione”.

Nel decreto, pubblicato su Twitter, Guaidò ricorda che due giorni fa l’Assemblea Nazionale ha varato una disposizione autorizzando l’ingresso degli aiuti, attualmente depositati vicino ai confini del Venezuela, aggiungendo che “usurpatori del potere legittimo” hanno promosso azioni per impedire che possano entrare nel territorio nazionale.

Ieri Amnesty International ha accusato le forze di sicurezza venezuelane del presidente Nicolas Maduro di “esecuzioni extragiudiziarie, arresti arbitrari e uso eccessivo della forza in una escalation della sua politica di repressione” concentrata nelle “zone popolari” che si sono associate alle proteste dell’opposizione. In gennaio in soli 5 giorni di proteste – si ricorda – sono state uccise 41 persone e effettuati oltre 900 fermi. “La strategia di controllo che cercano di imporre le autorità attraverso la paura e il castigo contro coloro che esigono un cambiamento è disgustosa”, ha detto Erika Guevara Rosas, responsabile di Amnesty per l’America Latina, secondo la quale il governo Maduro “si sta accanendo con la parte più impoverita della società, che dice di difendere ma che poi uccide, arresta e minaccia”.

Intanto, la Conferenza episcopale del Venezuela ha chiesto al governo di Maduro di permettere “l’ingresso e la distribuzione” dell’assistenza umanitaria internazionale nel Paese, “evitando qualsiasi tipo di violenza repressiva”. Tuttavia, Maduro ha reagito chiudendo le frontiere con la Colombia e le Antille Olandesi e inviando blindati su quella con il Brasile.

Da Santa Elena de Uairén, sulla frontiera con il Brasile, residenti locali hanno pubblicato sui social immagini dei blindati, per bloccare l’ingresso del”assistenza umanitaria da Pacaraima, la città brasiliana dall’altra parte del confine. Il governo brasiliano ha annunciato che gli aiuti, principalmente cibo e medicine, sono stati concentrati a Boa Vista e Pacaraima, e sono state garantite le condizioni per permettere ai venezuelani di venirli a prendere.

“L’idea è che aspetteremo in quella regione l’arrivo di camion venezuelani, guidati da venezuelani, agli ordini del presidente incaricato, Juan Guaidò”, ha detto il portavoce della presidenza, Otavio de Rego Barros. D’altra parte, la vicepresidente venezuelana Delcy Rodriguez ha confermato la sospensione sine die dei collegamenti aerei e marittimi con tre isole delle Antille Olandesi, Curacao Aruba e Bonaire, dopo che Guaidò ha informato che un centro di distribuzione dell’assistenza umanitaria sarà appunto l’isola di Curacao.

Ma lo scenario principale della sfida di sabato prossimo sarà Las Tienditas, il ponte fra Venezuela e Colombia – in buone condizioni, ma mai inaugurato – dove 24 ore prima si affronteranno le due parti in due concerti rivali: il “Venezuela Aid Live” di Richard Branson, sul versante colombiano, e il “Hands Off Venezuela” annunciato dal governo chavista su quello venezuelano, a circa 300 metri di distanza.

Maduro respinge l’assistenza internazionale perché nega l’esistenza di una crisi umanitaria in Venezuela, e sostiene che la richiesta di aiuti da parte di Guaidò -il presidente del Parlamento che ha assunto i poteri dell’Esecutivo- è in realtà uno “show mediatico” per giustificare un intervento militare statunitense. Guaidò, non ha precisato come organizzerà le decine di migliaia di volontari che dice di aver raccolto per portare gli aiuti dall’altra parte della frontiera, e ha lanciato un nuovo appello alle Forze Armate, perché permettano l’ingresso dell’assistenza. “Signori, avete tre giorni per passare dalla parte della Costituzione, eseguire le istruzioni del presidente incaricato della Repubblica e lasciare entrare gli aiuti”, ha detto ieri il leader oppositore, aggiungendo che “coloro che si ribellano agli ordini, oggi giorno, sono quelli che stanno a Miraflores”, sede dell’esecutivo a Caracas.

Onu, l’11% della popolazione è emigrata – Sono 3,4 milioni, pari a poco meno dell’11% della popolazione totale, i venezuelani emigrati dal loro Paese a causa della crisi politica ed economica, secondo un nuovo bilancio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). In un comunicato diffuso a Ginevra, i due organismi stimano che in media nel 2018 5 mila venezuelani al giorno hanno lasciato il Paese. Se questo flusso dovesse mantenersi, l’Onu prevede che a fine 2019 gli emigrati sarebbero 5,3 milioni, pari a poco meno del 17% della popolazione.

 

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