EXIT POLL DELLE ELEZIONI IN SARDEGNA :: ” Zedda insegue Solinas. Il M5S scivola sotto il 20% Regionali: per gli exit poll avanti le liste di centrodestra, ma molti voti disgiuntoOggi lo spoglio – Ieri si è votato per le Regionali sarde. Lo scrutinio stamane alle 7 – ” IL FATTO QUOTIDIANO DEL 25 FEBBRAIO 2019

 

il fatto quotidiano del 25 febbraio 2019

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Zedda insegue Solinas. Il M5S scivola sotto il 20%

Regionali: per gli exit poll avanti le liste di centrodestra, ma molti voti disgiuntoOggi lo spoglio – Ieri si è votato per le Regionali sarde. Lo scrutinio stamane alle 7 – LaPresse

Lo spoglio delle schede è iniziato solo questa mattina alle 7. Dunque, quando andiamo in stampa, a parlare sono gli exit poll. Che ricalcano in buona parte i sondaggi pubblicati nelle ultime settimane: il candidato del centrodestra è avanti, tra il 37 e il 41 per cento dei voti, ma quello del centrosinistra lo insegue a brevissima distanza (36-40 per cento), mentre i 5 Stelle restano lontanissimi dal podio, nettamente sotto al 20 per cento.

Con tutti i condizionali del caso, se lo scrutinio confermerà i dati raccolti dagli elettori fuori dai seggi, come l’Abruzzo anche la Sardegna premia il centrodestra, ma non come sperava il ministro dell’Interno, che ha passato gli ultimi dieci giorni tra Cagliari e Sassari, “scortando” in ogni dove il candidato presidente. A Christian Solinas solo l’ultimo giorno di campagna elettorale è stata concessa una mezz’ora di comizio tutta per sé. Al suo esordio alle regionali sull’isola, la Lega – che alle Politiche aveva preso quasi l’11 per cento – si attesterebbe tra il 12 e il 16. Va bene la coalizione (11 liste tra cui il Partito sardo d’Azione, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Udc) che avrebbe raccolto tra il 42 e il 46 per cento dei voti; va meno bene Solinas, fermo 5 punti percentuali più in basso. Esattamente il contrario di quello che accade a Massimo Zedda, il sindaco “arancione” di Cagliari: lui – sempre secondo gli exit poll – porta a casa un risultato personale altissimo, tra il 36 e il 40 per cento, quasi dieci punti sopra le 8 liste del centrosinistra che lo sostenevano: Pd, Leu, Campo Progressista e altre cinque civiche non vanno oltre il 28-32 per cento.

Un fatto che si verificò, seppur in dimensioni ridotte, anche nel 2014: il candidato del centrosinistra Francesco Pigliaru divenne governatore grazie ai 20 mila voti di vantaggio su Ugo Cappellacci, ma anche allora le liste del centrodestra avevano preso l’1,5 per cento di preferenze in più, senza riuscire però ad ottenere il premio di maggioranza che è legato alla percentuale di voti del presidente eletto.

Il sistema elettorale sardo prevede il voto disgiunto: è possibile, dunque, che una fetta di elettori abbia messo la croce sopra Zedda ma abbia poi preferito sostenere una lista differente. Difficile fosse quella dei Cinque Stelle: il Movimento esce con le ossa rotte anche da questa competizione regionale. La forbice degli exit poll è tra il 14 e il 18 per cento. Francesco Desogus tira ancora meno e prende tra il 13 e il 17 per cento dei voti.

Il paragone con le precedenti elezioni regionali non si può fare: nel 2014, i Cinque Stelle nemmeno si presentarono. Ma il confronto con le politiche di un anno fa è impietoso: in Sardegna, il M5S aveva toccato quota 42,5, in linea con il boom di Luigi Di Maio nel Sud Italia che gli consegnò tra il 40 e il 50 per cento dei voti. La difesa del vicepremier è assai prevedibile: alle amministrative il Movimento non sfonda mai, la competizione con le coalizioni è persa in partenza (ragion per cui, nelle nuove regole allo studio dei 5 Stelle, c’è l’apparentamento con le liste civiche), il sorpasso della Lega, a differenza dell’Abruzzo, qui non c’è stato. Off the record, nei giorni scorsi il Movimento azzardava previsioni in Sardegna vicine al 10 per cento. Di certo non ha pagato la pessima figura del velista scelto come “bandiera” M5S sull’isola – quell’Andrea Mura costretto alle dimissioni per aver ammesso che lui, politica, la faceva dalla barca e non in Parlamento – né la “caduta” del candidato governatore Mario Puddu, costretto a ritirarsi per una condanna per abuso d’ufficio.

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