+++ NEMONEMO::: PAOLO RUMIZ, — è bello da leggere come un poema…

 

 

 

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LE PERLE DI NEMO SONO FINALMENTE TORNATE !

 

 

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Paolo Rumiz: ” Forse l’Europa è il sogno di chi non ce l’ha “

16

MAR

2019

20:52 – NEMONEMO – SOCIETÀ

 

“””…< […] Europa, dico, è poter camminare da soli di notte senza timore di essere aggrediti, non solo perché c’è la polizia, ma perché regna la pace sociale. Europa è l’agorà, la piazza come luogo d’incontro dove puoi goderti il fresco della sera senza dover consumare. Europa sono le città dove miseria e nobiltà si mescolano liberamente, come a Napoli, Torino, Marsiglia, Londra. Europa è paesaggio umanizzato, percorribile, vecchi ponti in piedi da duemila anni, è sfiato d’alambicchi, caffè con i giornali a disposizione, reticolo di strade e sentieri, chiese romaniche, guglie gotiche perse nei campi di grano, antiche forge e sonnolenti canali. È il santo perimetro dei monasteri. Europa è una terra dove gli dei  e i mercanti si incontrano, spesso sulle sponde dello stesso mare. La terra della diversità, dove basta cambiare valle per sentire un’altra parlata e mangiare un pane differente. Un mondo aperto, per demolire il quale lavorano senza sosta i falsi profeti, che siano ministri della paura, partigiani del cemento inutile, distruttori di panchine o talebani della sicurezza  …. Per non dire dei sovranisti e nazionalisti che ci hanno sempre portati alla rovina[…] Forse ho sentito battere il cuore d’Europa più spesso fuori che dentro i confini dell’Unione, e questo specialmente nelle terre dell’Est dove l’anima slava si mescola in modo indissolubile con l’ebraismo e la cultura tedesca. Un amalgama, che i due nefasti totalitarismi del secolo breve hanno smantellato, ma che rimane tuttora fortemente percepibile. Talvolta un’assenza può essere più forte di una presenza. In luoghi come Minsk in Bielorussia o a Sarajevo in Bosnia gli ebrei sono quasi scomparsi, ma il segno che hanno lasciato è quasi indelebile. La quintessenza del nostro mondo. Me ne accorgo con i ragazzi dell’orchestra sinfonica giovanile -Esyo- cui presto ogni estate la mia voce narrante. Quelli che vengono dalle terre dell’Est hanno una maggiore predisposizione alla pluralità culturale rispetto ai ragazzi dell’Ovest, una superiore carica vitale, più umiltà e voglia di imparare.  Ma in nessun luogo come in Appennino -la patria di Benedetto patrono d’Europa- sento la mia terra-madre nella sua perfetta femminilità. Di sera soprattutto, quando attaccano i grilli e l’incendio del tramonto si spegne con infinita lentezza nelle gole e sui colli punteggiati di eremi medievali. A quell’ora tutto torna: la luce, il ticchettio del tempo, la devozione dell’ascolto, l’epopea di un continente sospeso tra l’oceano e l’urto dei popoli, le linee tremende di faglia e le paure che le percorrono. Ma soprattutto l’infinito senso di pace emanato da una terra che pure l’aratro di Dio sconvolge di continuo. So perfettamente da dove scaturisce l’infinita dolcezza di quel paesaggio fratturato in perenne sommovimento. È la mano dell’uomo che ha addomesticato la Bestia. Lo leggi nello sfalcio dei pendii, nei terrazzamenti, nelle vigne, nei paesi arroccati, nelle greggi al pascolo, nel profumo del pane, nelle litanie dei monasteri, nella bontà del vino, nella centralità della mensa e nel ritmo rotondo del parlare. Una terra a misura d’uomo, misurabile e percorribile, dove è quasi impossibile distinguere ciò che è stato fatto dalla mano di Dio e ciò che è frutto della fatica delle genti. Ecco, questo per me è l’Europa > .

 

( da Robinson. la Repubblica di Domenica 17 Febbraio 2019 )

 

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