UNA DONNA CHE CONTA
Keta Myss
E guidava una Mustang
Io gli ho dato il mio cuore
Lui mi ha offerto una pasta
L’ho conosciuto a una festa
Pensava solo ai suoi soldi
E io ho perso la testa
Ma erano altri tempi, erano gli anni 80
Quando il tempo era poco
Ma la bamba era tanta
La vita oggi è dura per una donna che conta
Una bionda che tre quattro, una bionda che abbonda
Una donna che uno due, una donna che conta
Una bionda che tre quattro, una bionda che abbonda
Ah, no, Antonio
No, scusa ho perso un attimo il conto
Stoppala (Rewind)
E poi c’era Antonio
Un tipo coi ricci
Aveva sempre una striscia
Se facevo i capricci
Mi ha detto: Sarai una star
1995
Vinco il Festivalbar
Ma erano altri tempi, gli anni 90
Di vodka nel cuore ne ho versata tanta
La vita oggi è dura per una donna che conta
Una bionda che tre quattro, una bionda che abbonda
Una donna che uno due, una donna che conta
Una bionda che tre quattro, una bionda che abbonda
Si chiamava Wojtila
Aveva il corpo di cristo
Un musicista
Non abbiamo mai scopato
Lui mi scopava in pista
Voleva fare successo
Siamo solo io e te, dice
E anche un casting director
Faceva il designer
Ma il suo amico Domenico
Era un po’ troppo in mezzo alle palle
Ma una donna che conta
Una bionda che abbonda
Una donna che uno due, una donna che conta
Una bionda che tre quattro, una bionda che abbonda
Una bionda che tre quattro, tre quattro, tre quattro, tre quattro
E anche qualcosina di più
Donatella, ti vedo
Ezio, Enzino, Karol, Lorenzo, Belen, Stefano
Anche tu Miuccia, so che mi stai ascoltando
Maddalena, Elisabetta, dai che prima o poi ci ribecchiamo regaz
Brundo, Emilio, Magda, Roberto
Mi devi ancora 40 euro, fratello, quand’è che ci vediamo?
Be’ non posso farci niente
Mio malgrado
L’infinito mi tormenta
Vabbo ciao va
Compositori: Stefano Riva / dario pigato / simone rovellini / SILVIA PIRODDI
27 APRILE 2019
https://unaparolaalgiorno.it/significato/A/abbondare
Abbondare
ab-bon-dà-re (io ab-bón-do)
SIGNIFICATO ::: Essere in grande quantità; essere molto provvisto; usare con larghezza
voce dotta, recuperata dal latino abundāre propriamente ‘inondare, traboccare’, derivato di unda ‘onda’, con prefisso ab- ‘da, via da’.
Difficile aspettarselo: il verbo ‘abbondare’ è fratello dell’inondare e dell’esondare, tutti appartenenti alla famiglia dell’unda latina. Ma c’è poco di strano se pensiamo che la sua immagine è quasi sovrapponibile a quella del traboccare.Quel prefisso latino ab- descrive un moto da luogo; e l’onda che viene via da è naturalmente un’onda che rotola fuori dal suo tramite consueto, investendo, allagando (ricordiamoci che sia l’onda italiana sia la latina unda sono anche, figuratamente, l’acqua corrente e l’acqua del mare). Vediamo che quindi l’abbondare delle origini è simile all’esondare, ma il prefisso ex- (‘fuori’) e l’ab-(‘via da’), per quanto collimino, non sono uguali. Fra l’esondare e l’abbondare corre la differenza che vediamo fra l’enorme e l’abnorme: se i primi dipingono un’uscita in tutte le direzioni, indistinta (un petardo in un bicchiere d’acqua), i secondi disegnano un eccesso più direzionato. Il fiume che esonda rompe gli argini e addio addio, l’enorme scassa la grandezza della misura d’uomo; invece l’abnorme esce in un senso preciso e non solo dimensionale da una norma più sottile, che riguarda anatomie, pensieri, comportamenti, fenomeni.
Con precisione simile ciò che abbonda è esattamente ciò che c’è in eccesso, ciò che trabocca rispetto a un colmo normale, ciò che ‘viene da’ quel colmo, da un pieno naturale e definito che si però rivela troppo pieno. Quelle risorse non vengono disperse ‘fuori’ senza costrutto, ma procedono con bella forza nel loro essere in più. Insomma, la terra che abbonda d’acqua ha fiumi da cui si dipanano ragne ( pl. di ragna, vedi nota in fondo) di canali, specchi di risaie.
Ma nell’abbondare non sentiamo più scrosciare l’acqua: fin dalle sue attestazioni duecentesche lo troviamo astratto in un ‘essere in grande quantità’, o ‘essere molto provvisto’, o ‘usare con larghezza’. Abbondano le piogge nella stagione sbagliata, quest’anno l’olio abbonda ma è meno buono; il film abbonda di citazioni e omaggi, la credenza abbonda di conserva di pomodoro, il collega sussiegoso abbonda con gli aggettivi, l’amica abbonda col sale, e mentre mesci il vino, mi raccomando, abbonda. L’immagine non è più intensa del traboccare, anzi, è più asciutta (!) ed equilibrata: difficilmente l’abbondante è eccessivo, è solo ricco, giusto un po’ troppo. Infatti il commesso, con grazioso eufemismo, non parla di taglie cicciobomba, ma di taglie abbondanti.
Però il suono, il suono fa quasi tutto l’abbondare, un suono grasso, largo, pronunciato come avessimo la bocca piena, morbido come quella cresta d’onda che non ci vedevamo.
NOTA DEL BLOG — DA VOCABOLARIO TRECCANI::
ragna s. f. [lat. aranea «ragno, ragnatela»; v. ragno]. – 1. a. ant. Ragno: O folle Aragne, sì vedea io te Già mezza ragna (Dante), già parzialmente trasformata in ragno. b. Ragnatela: Come ragne fra gli alberi intricate (Cardarelli); anticam. anche in funzione aggettivale: tela ragna (in questo sign. è oggi soltanto dell’uso letter., ma ne sono derivati i sign. estens. e fig. che seguono). 2. tosc. Punto o zona in cui una stoffa, un panno, un abito è molto rado e logoro per l’uso, da parere quasi trasparente: la giacca nei gomiti è tutta una ragna; per analogia, si dice anche di quelle nuvole bianche che, allungandosi e allargandosi, formano come delle ragnatele. 3. a. Rete multipla, a fili e maglie sottili, usata per la cattura di piccoli uccelli. In usi fig., trama, insidia, tranello: tendere la r., cadere nella r.; Tal signoreggia e va con la testa alta, Che già per lui carpir si fa la r. (Dante); la mia foga proveniva anche dal desiderio di sfondare la trista r. ordita da quel laido vecchio (Pirandello). b. Nell’attrezzatura navale del passato, specie di rete disposta a proravia delle coffe per impedire l’usura delle vele quadre nel loro sbattervi; mocca di ragna: v. mocca. 4. Bava molto sottile emessa dal baco da seta all’inizio della formazione del bozzolo, del quale costituisce quindi lo strato più esterno: è sinon. di spelaia. 5. Erba r., o assol. ragna, nome region. delle cuscute. 6. Ragna(o tignola) del melo, farfalla della famiglia iponomeutidi (Yponomeuta malinellus), lunga da 7 a 9 mm, con le ali anteriori bianche punteggiate di nero: i bruchi, di colore giallo, penetrano all’interno delle foglie del melo e si nutrono del parenchima; dopo la muta si riuniscono in gruppi e costruiscono un unico nido comune, costituito da foglie e rami uniti da fili sericei prodotti dalle larve stesse, dall’aspetto di una ragnatela (di qui il nome). ◆ Dim.ragnòla(v.).