Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, ” Trattativa, l’appello: Dell’Utri chiama B. in aula– Domani processo al via – I legali del braccio destro condannato chiedono la sua testimonianza. ” — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28 APRILE 2019 +++ il link di un articolo de Il fatto quotidiano del 14 marzo 2019

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28 APRILE 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/04/28/trattativa-lappello-dellutri-chiama-b-in-aula/5139716/

 

 

Trattativa, l’appello: Dell’Utri chiama B. in aula

Domani processo al via – I legali del braccio destro condannato chiedono la sua testimonianza

Trattativa, l’appello: Dell’Utri chiama B. in aula

C’è un uomo che fino a oggi non ha aperto bocca e che, se volesse, potrebbe raccontare tutti i retroscena del ricatto mafioso allo Stato all’indomani delle stragi: l’ex premier Silvio Berlusconi è infatti uno dei tre presidenti del Consiglio destinatari del messaggio di Cosa Nostra ai governi del ’92-’94, e a volerlo sul banco dei testimoni del processo di appello della Trattativa che si apre domattina nel Palazzo di Giustizia di Palermo sono i difensori del suo storico delfino palermitano, Marcello Dell’Utri, che in primo grado è stato condannato a 12 anni. La richiesta è una delle oltre 50 presentate dalla difesa degli imputati, tra i quali gli ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno (i primi due condannati a 12 anni e il terzo a 8 anni), i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, (condannati rispettivamente a 28 e 12 anni), e il figlio di don Vito, Massimo Ciancimino (condannato a 8 anni per calunnia). In aula l’attesa è che si riaccenda lo scontro tra chi in questi anni ha condiviso l’impianto accusatorio del pool Stato-mafia e chi invece lo ha definito “una boiata pazzesca”, sulla scia delle tesi del giurista Giovanni Fiandaca. L’ex Cavaliere di Arcore non è mai stato sentito, né in aula, né in fase di indagine, e ora i legali di Dell’Utri chiedono nel loro atto di impugnazione che questa circostanza possa essere sanata, essendo l’esame di Berlusconi “una logica conseguenza della qualifica di persona offesa attribuita al medesimo nella sentenza impugnata, in quanto destinatario finale della pressione o dei tentativi di pressione di Cosa Nostra”. La sentenza di primo grado, in realtà, attribuisce all’ex Cavaliere di Arcore la piena consapevolezza della minaccia mafiosa indirizzata al suo governo fino al dicembre del ’94 (data della crisi che pose fine al primo esecutivo Berlusconi) e contestualmente illumina le sue condotte omertose. “Ci sono ragioni logico-fattuali – scrivono i giudici della corte d’assise nelle 5252 pagine delle motivazioni – che conducono a non dubitare che Dell’Utri abbia effettivamente riferito a Berlusconi quanto di volta in volta emergeva dai suoi rapporti con Cosa Nostra mediati da Vittorio Mangano (ma, in altri casi, anche da Gaetano Cinà)”.

Sarà la lettura della relazione del giudice a latere Vittorio Anania sulla scorta della monumentale sentenza a riaprire l’esame giudiziario di uno dei capitoli più controversi della storia repubblicana recente: l’interlocuzione sottotraccia tra boss e istituzioni a cavallo delle stragi Falcone e Borsellino, che la Corte d’assise di Palermo presieduta da Alfredo Montalto ha ritenuto ampiamente provata nelle oltre 5000 pagine del verdetto, ancora di recente contestato da Fiandaca che ne ha criticato “l’approccio storiografico di tipo criminalizzante”. Le difese insistono per riaprire l’istruttoria dibattimentale, quella di Dell’Utri chiamando l’uomo di Arcore a dire la sua su quanto accaduto nel dopo-stragi e sul ruolo dell’amico Marcello, ma anche in questo caso, come accaduto in passato, non è escluso che il leader di Forza Italia, essendo attualmente indagato a Firenze come mandante occulto delle stragi, potrebbe comparire sul banco dei testimoni come indagato in procedimento connesso e dunque avvalersi in aula della facoltà di non rispondere.

Sarà il giudice Angelo Pellino, presidente della seconda Corte d’assise d’appello di Palermo, coadiuvato dal giudice a latere e dai sei giudici popolari, dopo circa un mese di schermaglie preliminari a sciogliere  tutti i dubbi legati esclusivamente alle istanze difensive, visto che né la Procura di Palermo, né la Procura generale hanno presentato appello, ritenendo pienamente accolte le loro richieste dal verdetto di primo grado. In aula a rappresentare l’accusa sono i pm Giuseppe Fici e Sergio Barbiera, che il prossimo 6 maggio formuleranno le richieste conclusive della loro requisitoria nell’appello del processo-stralcio sulla Trattativa all’ex ministro Calogero Mannino (assolto in primo grado).

 

 

Per chi volesse maggiori notizie,  ecco il link di un articolo de Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2019– titolo:: 

Trattativa Stato mafia, la difesa di Dell’Utri chiede citazione di Berlusconi nel processo d’appello

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/14/trattativa-stato-mafia-la-difesa-di-dellutri-chiede-citazione-di-berlusconi-nel-processo-dappello/5038009/

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *