WANDA MARRA (notizie in fondo), Sovranisti e rosario: Salvini a Milano con la “sua” Europa– IL FATTO QUOTIDIANO DEL 19 MAGGIO 2019

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 19 MAGGIO 2019

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Sovranisti e rosario: Salvini a Milano con la “sua” Europa

Folla per il raduno salviniano sotto la Madonnina. C’è Marine Le Pen, ma non Orban. E dalla platea piovono fischi su papa Francesco

Matteo Salvini finisce di parlare, viene raggiunto da Marine Le Pen, che lo abbraccia e “chiama” il selfie. Eccola l’immagine emblematica del palco a piazza del Duomo, a Milano: il segretario della Lega e la sua alleata numero 1, leader del Rassemblement National, considerata talmente vicina a Vladimir Putin da essere stata in questi mesi un ostacolo rispetto al progetto della grande internazionale sovranista. La piazza non è piena del tutto. Salvini esibisce il rosario, si appella a una squadra di santi, cita Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e pure papa Francesco, ma quest’ultimo si guadagna i fischi della folla. In buona compagnia: i fischi arrivano pure alle citazioni di Merkel, Macron e Juncker. Il comizio viene punteggiato da Bella Ciao, intonata dai contestatori in un angolo. Clima più nervoso, che festoso. Il governo logora chi ce l’ha.

La convention doveva essere la consacrazione dei padroni dell’Europa del futuro. Ma mancano l’ungherese Viktor Orban e il polacco Jarosław Kaczynski, uno ancora nel Ppe, l’altro nei Conservatori e Riformisti: la Le Pen e la presenza di un drappello di estremisti non hanno aiutato. C’è pure un rappresentante dell’Fpo austriaco, proprio mentre il vice cancelliere Strache si dimette per sospetti legami con il governo russo. Tocca alla Le Pen l’intervento prima di Salvini: “Questa manifestazione è l’atto fondatore della rivoluzione pacifica e democratica del risveglio dei nostri popoli”. Sul palco, prima di lei, salgono i rappresentanti delle 11 delegazioni presenti. Patria, no agli immigrati e “grande Salvini”, le parole più gettonate. “Sosteniamo Salvini e la vostra politica anti-immigratoria”, dice il bulgaro Veselin Mareshki, l’imprenditore farmaceutico che ha fondato Volontà e lo ha portato al governo. “È l’ora di mandare questi politici in una discarica della storia”, si sforza di parlare italiano un altro imprenditore, Boris Kollar di Siamo famiglia, slovacco, che alle elezioni in patria non è andato oltre il 6%. “Juncker e Macron potrebbero islamizzare l’Europa”, declama Tomio Okamura, anche lui uomo d’affari ceco-giapponese, leader dello Spd della Repubblica ceca, che è arrivato al 10% promettendo tolleranza zero sui migranti, in un Paese dove i migranti non ci sono. “Gli Stati devono proteggere i nostri cittadini”, dice Jaak Madison, vicepresidente dell’ Ekre, che ha sfondato alle elezioni estoni, prendendo posizione contro l’unica minoranza che pesa in quel paese, ovvero quella russa.

“I popoli d’Europa riprenderanno pieno controllo dei propri confini”, declama Gerolf Annemans, il leader del partito fiammingo belga Vlaams Belang, che solo due giorni fa all’Huffington ha predetto l’Italexit. Poi tocca a Andres Vistisen del Partito popolare danese (quello che voleva deportare i migranti su un’isola deserta): “È ora di seguire la leadership di Salvini”. “È il momento di restituire l’Europa ai suoi cittadini”, rincara Laura Huhtasaari, dei Veri Finlandesi, arrivati a un soffio dalla vittoria in patria ad aprile, puntando su xenofobia e anti ambientalismo. Parla di “Fortezza europea”, Jorg Meuthem in rappresentanza dei negazionisti tedeschi dell’Afd. “All’Europa servono più Salvini”, declama Geert Wilder del Partito della Libertà olandese, storico alleato della Lega a Bruxelles, che però pareva troppo estremo ai vertici del Carroccio qualche mese fa.

Mentre risuonano le note di Nessun dorma, sul palco c’è tutta la Lega. Salvini rilancia il governo in Italia. E sull’Europa mette le mani avanti: “Dovrà tornare centrale il Parlamento europeo che è l’unica istituzione liberamente eletta”. Pure quella che conta di meno, ma in Consiglio e Commissione, dati i pesi dei singoli governi, l’internazionale sovranista non può incidere troppo. Si vota la prossima settimana, la rivoluzione dei popoli (forse) può attendere.

 

 

 

L’AUTRICE DELL’ARTICOLO:: 

Wanda Marra

Wanda Marra

Giornalista

Lavoro al Fatto Quotidiano dall’inizio. Ci sono arrivata dopo un lungo giro: un passato remoto da studiosa (con tanto di tesi di dottorato sullo Zibaldone di Giacomo Leopardi e altri esempi affini, poco conosciuti ai più, in giro per l´Europa), un passato più recente da giornalista: all´Unità (tra cronaca, politica, cultura e online) e in tv (da Tetris, condotto da Luca Telese su La7, a Tatami, condotto da Camila Raznovich su Rai Tre). Seguo la politica, e appena posso, non solo. Nel tentativo di capire “come funzionano” i meccanismi psicologici e sociali della realtà in cui viviamo ho scritto un libro: Vendere un’idea. Il consenso e la politica nell’era Renzi (Marsilio, 2016). Non posso fare a meno del mare, dei gelati e della ruminazione del pensiero.

 

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