MARCO FRANCHI, IL FATTO QUOTIDIANO DEL 25 MAGGIO 2019 :: L’ultima beffa dell’Unità è Belpietro: un giorno in edicola e lo firma lui Incredibile – Un supplizio senza fine per il quotidiano fondato da Gramsci —

 

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IL FATTO QUOTIDIANO DEL 25 MAGGIO 2019

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sabato 25/05/2019

L’ultima beffa dell’Unità è Belpietro: un giorno in edicola e lo firma lui

Incredibile – Un supplizio senza fine per il quotidiano fondato da Gramsci

L’ultima beffa dell’Unità è Belpietro: un giorno in edicola e lo firma lui

Il supplizio del giornale che fu di Antonio Gramsci non ha mai fine. Per non perdere la testata, il gruppo costruzioni Pessina – ultimi proprietari dopo il Pd – deve rimandare il quotidiano l’Unità in edicola anche per un solo giorno. E oggi tocca a Maurizio Belpietro, giornalista di destra, direttore della Verità, firmare un numero speciale del glorioso foglio comunista e di sinistra con una serie di interviste elettorali a Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Nicola Fratoianni. L’altra volta in gerenza c’era Luca Falcone, già addetto stampa di Pessina.

Richiamati al lavoro, i giornalisti dell’Unità hanno confezionato il giornale e poi, alla scoperta del nome del direttore, il comitato di redazione ha firmato un duro comunicato per denunciare l’ennesima beffa subita: “La scelta di Belpietro è l’ultimo affronto alla storia del quotidiano fondato da Gramsci, arrivato questo pomeriggio all’improvviso e senza alcuna comunicazione al Cdr da parte dell’amministratore delegato Guido Stefanelli, quando in redazione era in chiusura il numero speciale realizzato per evitare la decadenza della testata. Si tratta di un gesto gravissimo, un insulto alla tradizione politica di questo giornale e della sinistra italiana prima ancora che una violazione delle norme contrattuali. L’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci e sopravvissuto al fascismo, in mano a un direttore da sempre apertamente schierato con la parte più conservatrice della politica italiana e più volte alla guida di giornali di proprietà di Berlusconi”. Il cdr chiude con un appello alle forze di sinistra per difendere un “patrimonio culturale” della loro storia politica e civile del Paese: “Crediamo sia arrivato il momento di dire basta a questo scempio: faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità ma chiediamo ai vertici dei partiti della sinistra, al mondo della cultura, ai sindacati e a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’informazione libera e democratica di mobilitarsi al fianco della redazione”. Belpietro dice che il suo è un gesto per garantire la libertà di stampa, mentre i politici di sinistra – da Luigi Zanda a Roberto Speranza fino ad Arturo Scotto – dicono che si tratta di una “profanazione”.

Qualche settimana fa è trapelata la notizia dell’interessamento di Michele Santoro per rilevare la testata, ma non è stata raggiunta un’intesa economica col gruppo Pessina. Il quotidiano non è più stabilmente in edicola dal 2017, dopo varie crisi e il rilancio fallito col Pd del premier Matteo Renzi, che di fatto ha coinvolto il gruppo Pessina nell’impresa mentre era all’apice del potere a Palazzo Chigi.

 

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