IL POST DEL 7 FEBBRAIO 2017::: UN BREVE PROFILO DI TZVETAN TODOROV NATO NEL 1939 A SOFIA IN BULGARIA E MORTO NEL 2017

 

nota:  Todorov è morto nel 2017 a Parigi per atrofia multi-sistemica dopo una lunga malattia.

 

 

IL POST DEL 7 FEBBRAIO 2017

 

Chi era Tzvetan Todorov

 

nella foto Todorov alla cerimonia di consegna del premio Principe delle Asturie nel                                 2008  a Oviedo, in Spagna (AP Photo/Daniel Ochoa de Olza)

 

 

È morto a 77 anni Tzvetan Todorov, teorico della letteratura, filosofo della storia e della politica, che era nato a Sofia in Bulgaria nel 1939, ma era scappato a Parigi nel 1963 – quando in Bulgaria c’era un regime comunista filosovietico – e a Parigi era stato allievo di Roland Barthes, grande e importantissimo semiologo. La notizia della sua morte è stata data dalla famiglia. Todorov è morto poco dopo due altri importanti intellettuali nati nei Paesi dell’Est Europa ai tempi del comunismo: Zygmunt Bauman, nato a Poznań in Polonia nel 1925, e Predrag Matvejević, che era nato nel 1932 a Mostar, nell’ex Jugoslavia, oggi in Bosnia Erzegovina.

Al momento della morte – ha detto la figlia a Le Monde – «stava per finire il suo prossimo libro, Le Triomphe de l’artiste, che avrebbe dovuto uscire a marzo».

Negli ultimi anni Todorov aveva lavorato soprattutto a saggi di argomento storico e politico, nel tentativo di definire e in qualche misura confutare il concetto di «scontro di civiltà» formulato dallo storico americano Samuel Huntington nel suo libro del 1996.

In particolare nel 2008 pubblicò il saggio La paura dei barbari sulla crisi della democrazia europea: per Todorov al posto delle divisioni del Novecento tra Est/Ovest e Nord/Sud si profilava quello tra aree del mondo dominate dalla Paura e altre governate dal Risentimento, con il rischio di riconoscere nell’altro soltanto un barbaro da cui difendersi imitandolo. Oppure Goya del 2011 in cui Todorov ricostruiva l’esportazione violenta degli ideali dell’Illuminismo in Spagna grazie all’invasione napoleonica.

Alla critica politica Todorov arrivò partendo dalla critica della letteratura. I suoi saggi sono stati decisivi per diffondere la tradizione del formalismo russo nell’Occidente europeo. Dopo essere fuggito in Francia nel 1963 Todorov studiò con Roland Barthes, il semiologo, linguista e critico letterario strutturalista, la corrente che fece conoscere in Francia i maggiori teorici formalisti russi, da Vladimir Propp a Michail Bachtine.

Dopo la pubblicazione di alcuni studi dedicati alla critica letteraria formalista e l’antologia I formalisti russi del 1968, Todorov si allontanò progressivamente dallo strutturalismo e dalla semiologia e, nel 1970, pubblicò quello che, forse, è il suo libro più famoso: Letteratura fantastica. Nel libro il genere fantastico è definito a partire dall’esitazione del lettore di fronte a un evento insolito e alla conseguente decisione di spiegarlo attraverso le leggi naturali oppure ricorrendo al sovrannaturale. La spiegazione naturale conduce a quello che Todorov chiamò il fantastico «strano», il ricorso al sovrannaturale dà luogo al fantastico «meraviglioso». Per Todorov nel Novecento la funzione sociale del «fantastico meraviglioso» –  la sospensione e trasgressione della legge attraverso il ricorso al sovrannaturale – viene assorbita ed esaurita dalla psicanalisi, che rende il fantastico la regola del reale.

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