ANAIS GINORI, PARIGI, INTERVISTA BERNARD GUETTA: ” L’EUROPA RIMANE UN DESTINO COMUNE “– REPUBBLICA DEL 28 MAGGIO 2019, p. 25

 

 

I sovranisti. Dall’Austria all’Ungheria, dalla Polonia all’Italia, nuovi nazionalismi al potere in Europa

Bernard Guetta

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Traduttore: A. Bissanti
Editore: ADD Editore
Collana: Saggi
Anno edizione: 2019
Pagine: 189 p., Brossura
euro 14

 

Sullo sfondo del declino generale dei grandi partiti della sinistra socialdemocratica e della destra moderata, ovunque si affermano nuove estreme destre autoritarie. Queste forze rimettono in discussione la necessità di una concertazione internazionale e il libero scambio, il rispetto dei diritti umani, l’unità dell’Europa, i diritti delle minoranze e dei più deboli, la messa al bando del razzismo, delle annessioni territoriali e della xenofobia – tutto ciò che, nel dopoguerra, un consenso internazionale aveva trasformato nell’ideale comune verso cui tendere. Dall’Ungheria di Orbán all’Austria di Kurz, dalla Polonia di Kaczyfiski all’Italia di Salvini, Bernard Guetta ha attraversato l’Europa delle nuove destre al potere, che si ritrovano a condividere un antioccidentalismo le cui radici affondano nella Storia. Chi sono e che cosa vogliono?
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Bernard Guetta (Boulogne-Billancourt28 gennaio 1951) è un giornalista francese.

Ha vinto il premio Albert-Londres nel 1981

Bernard Guetta è cresciuto in una famiglia di ebrei sefarditi. Il padre Pierre Guetta, di origine marocchina ebraica, è un sociologo del lavoro, specialista mondiale, in seguito è divenuto ristoratore. La madre Francine Bourla è una gallerista d’arte tribale. È fratello unilaterale per parte paterna di David GuettaDisc jockey di fama mondiale e di Nathalie Guetta.

Ha lavorato per molti anni per Le Monde. È stato corrispondente a Varsavia e a Danzica. È stato redattore capo per L’Expansion dal 1991 al 1993, poi di Nouvel Observateur dal 1996 al 1999. È editorialista per L’ExpressLa RepubblicaTemps e La Gazeta.

 

repubblica del 28 maggio 2019–p. 25

https://quotidiano.repubblica.it/edizionerepubblica/pw/flipperweb/flipperweb.html?testata=REP&issue=20190528&edizione=nazionale&startpage=1&displaypages=2

 

 

L’intervista

Bernard Guetta “L’Europa rimane un destino comune”

dalla nostra corrispondente Anais Ginori

 

PARIGI — «È stata la prima elezione paneuropea», dice Bernard Guetta, analista politico, autore di molti saggi, tra cui l’ultimo I sovranisti. L’intellettuale francese, da sempre impegnato per l’Europa, è stato appena eletto europarlamentare de La République En Marche, il partito di Emmanuel Macron.

Che cosa significa “elezione paneuropea”?

«Per la prima volta abbiamo osservato in tutti i Paesi lo stesso tipo di dibattito tra forze nazionaliste che vogliono smantellare l’Unione europea e forze europeiste che propongono, al contrario, una maggiore integrazione politica ed economica nell’Ue. È qualcosa che ritroviamo quasi ovunque così come l’aumento dell’affluenza nelle urne».

Si aspettava un partecipazione al voto così forte?

«È una piacevole sorpresa. Non solo l’Ue rimane popolare ma i giovani si sono sentiti particolarmente chiamati in causa dal voto.

Nonostante quanto ripetono i partiti nazionalisti, la maggior parte degli elettori resta attaccata all’idea di Europa, sente di avere un destino comune».

Il successo dei Verdi può cambiare gli equilibri politici?

«Una nuova causa politica, nel senso più nobile del termine, mobilita i giovani in Europa. È un movimento profondo che testimonia la crescente consapevolezza degli elettori europei per la difesa dell’ambiente. Come il partito di Macron, i Verdi reclutano elettori a destra e a sinistra. Si tratta di una novità fondamentale».

In Francia i nazionalisti di Marine Le Pen sono arrivati in testa.

«Il fatto che il Rassemblement National sia arrivato davanti alla lista a cui appartengo non mi rallegra affatto. Ma non dimentichiamoci che rispetto alle europee di cinque anni fa non ha progredito.

Sfortunatamente può ancora rivendicare di essere il primo partito in Francia ma con solo lo 0,90% in più rispetto alla lista di La République En Marche».

Non è una sconfitta per Macron?

«Dopo due anni di potere, Emmanuel Macron ha raccolto quasi lo stesso numero di voti del primo turno delle presidenziali. Non ha perso quasi nulla nella sua base elettorale nonostante abbia varato misure impopolari e negli ultimi sei mesi ci sia stata una crisi sociale e politica molto seria, ossia il movimento dei gilet gialli. Alla luce di questo contesto, non si può parlare di una sconfitta per Macron. Anzi, il voto dei francesi segna diversi punti positivi».

Quali?

«La destra è crollata a un livello storicamente mai visto. E se il partito socialista ha salvato la faccia, riuscendo a eleggere qualche eurodeputato, è sceso a percentuali minime. Contrariamente a quanto previsto da molti osservatori politici francesi ed europei, Macron è riuscito a consolidare uno suo elettorato ed è al centro nel paesaggio politico».

La sua leadership in Europa non è ammaccata dal voto?

«Non mi piace la parola leadership perché Macron non vuole lavorare da solo in Europa. La nostra idea è coinvolgere molte altre forze, costruire uno ampio schieramento.

La delegazione di deputati francesi di cui faccio parte sarà protagonista di un nuovo gruppo politico che sarà il fulcro di un nuovo equilibrio politico in Europa».

Chi saranno i vostri alleati?

«La base sarà quella dell’attuale gruppo dei liberali ma lavoreremo con tutti quelli che desiderano rafforzare l’unità dell’Europa sulla politica economica o sulla Difesa.

Nella maggior parte dei Paesi europei ci sono correnti politiche che hanno lo stesso obiettivo. Vogliamo creare un gruppo centrista aperto a forze di destra e sinistra, ma anche a nuovi partiti come quelli nati negli ex Paesi comunisti in opposizione a regimi sempre meno democratici».

Sono gli stessi governi dell’Est con cui Matteo Salvini e Le Pen sperano di bloccare l’Europa?

«I nazionalisti non hanno i numeri per bloccare l’Europa. E tra l’altro non sarebbero in grado di farlo perché, contrariamente a quanto affermano i loro leader, hanno idee antitetiche. Faccio l’esempio di Salvini che giustamente vorrebbe che gli altri Paesi Ue fossero più solidali sulla questione dei rifugiati.

L’alleata francese Le Pen si oppone a una tale proposta. Un altro esempio.

La destra polacca al potere vede Le Pen come un agente politico della Russia. Inoltre, Orbán non mostra alcun desiderio di lasciare il Ppe».

Orban è stato sospeso dal Ppe.

«È successo contro la sua volontà, lui vuole rimanere nella destra europea.

E il Ppe non lo esclude per adesso».

Macron ha intensificato gli incontri con premier di sinistra come il portoghese Antonio Costa e lo spagnolo Pedro Sanchez. Cosa significa?

«Nel futuro Parlamento europeo dobbiamo lavorare a contato sia con i socialdemocratici che con i Verdi perché ci sono affinità profonde.

Resta però un dato. Anche unendo questi tre gruppi non avremo una maggioranza sufficiente. E quindi dovremo negoziare anche con il Ppe o con la parte della destra europea che rifiuta l’avvicinamento con gli estremisti nazionalisti».

Macron farà l’alleanza anche con il Pd?

«Con il Partito democratico c’è convergenza su molti obiettivi e priorità. Ciò non significa che il Pd debba uscire dal gruppo dei socialisti europei o aderire al gruppo che stiamo creando».

Salvini al 34% è un incubo per l’Europa?

«È certamente un incubo per gli italiani. Lo è anche per gli europei?

Bisognerà vedere quello che Salvini farà con il suo 34%, se romperà la coalizione e, se lo farà, con chi vorrà governare. Salvini è a un bivio, dovrà decidere quale strada prendere. E non sarà facile».

È stato il primo voto paneuropeo: in tutti i Paesi c’è stato lo stesso dibattito tra forze filo-Ue ed euroscettici In molti con un alto tasso d’affluenza Macron non ha perso quasi nulla della sua base elettorale nonostante le misure impopolari e la crisi dei gilet gialli Non si può parlare di sconfitta.

Il politologo Bernard Guetta 68 anni analista politico è stato eletto euro parlamentare L’ultimo suo libro edito in Italia è “ I sovranisti”

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