TITO BOERI, REPUBBLICA 12 GIUGNO 2019, pag. 1-31 ::: L’analisi- I minibot una patrimoniale per le imprese

 

 

REPUBBLICA DEL 12 GIUGNO 2019   pag. 1-31

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Prima

L’analisi

I minibot una patrimoniale per le imprese

di Tito Boeri

 

Nonostante il parere contrario di Bce, Banca d’Italia e del ministro dell’Economia, Salvini e Di Maio insistono per “risolvere” il problema dei crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione con i minibot. L’obiettivo di questa operazione, come spiegava ieri Roberto Perotti, è preparare l’uscita dall’euro. Ma proviamo a prenderli sul serio: c’è davvero bisogno dei minibot per risolvere il problema dei pagamenti ai fornitori della Pa?

E cosa accadrebbe alle imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione se vedessero questi crediti convertiti in minibot? I minibot sono un titolo che certifica un debito dello Stato nei confronti di chi li possiede con un impegno a saldare questo debito, esattamente come i Btp e gli altri titoli di Stato.

A differenza di questi ultimi, tuttavia, i minibot non pagano interessi e non hanno scadenza.

Quindi chi possiede questi titoli non ha un rendimento assicurato e non sa neanche quando la somma che ha versato gli verrà restituita.

Sono perciò titoli di Stato di qualità inferiore a quelli oggi disponibili sul mercato. Pensate di volere investire 100 euro in titoli di Stato. Vi farete convincere a comprare un minibot anziché uno dei titoli oggi in circolazione solo se vi costasse molto meno della somma che lo Stato si impegna a pagarvi non si sa quando. Ad esempio, potreste decidere di comprarli se con 100 euro versati oggi ottenete un minibot che certifica l’impegno dello Stato a darvi 200 euro a data imprecisata. In altre parole, li acquistereste solo con uno sconto del 50 per cento sul valore nominale del titolo.

Dando alle imprese dei minibot di un valore nominale uguale a quello dei crediti che loro vantano nei confronti della Pa si impone così una pesante svalutazione dei loro patrimoni. Quanto pesante? Per saperlo bisognerebbe mettere all’asta i minibot, ma è probabile che non ci discosteremmo di molto dall’esempio di cui sopra. Le imprese che hanno ricevuto i minibot proveranno a venderli a persone come voi che, come si è detto, saranno disposte ad acquistarli solo a un prezzo notevolmente più basso del loro valore nominale.

Si dirà, ma per un’impresa è sempre meglio avere un titolo di stato, per quanto di scarso valore, che nulla in mano. Ma già oggi un’impresa che ha bisogno di liquidità può farsi certificare il credito e depositarlo in banca o cartolarizzarlo, cioè venderlo a intermediari specializzati nel recupero crediti. Può anche utilizzare i crediti certificati a riduzione delle tasse, come compensazione di debiti verso l’erario.

Nel progetto della Lega, i minibot potrebbero essere dati anche ai cittadini che vantano crediti di imposta pluriennali nei confronti della Pa. Ad esempio chi ha un credito di imposta per ristrutturazione edilizia “può essere saldato subito coi minibot”. Anche in questo caso si omette di segnalare che chi ottiene il pezzo di carta al posto del credito viene tassato, esattamente come le imprese.

Sotto le pressioni dell’Unione europea, i ritardi nei pagamenti dei fornitori da parte delle amministrazioni pubbliche si sono ridotti a meno di tre mesi, un mese in più che per la media europea, e lo stock di debiti commerciali è diminuito di quasi 20 miliardi negli ultimi 8 anni. Dato che ogni anno la Pa spende circa 100 miliardi in acquisti di beni e servizi, portando il ritardo nei pagamenti in linea col resto d’Europa, lo stock di debiti scenderebbe di altri 25 miliardi. Se il governo decidesse di intraprendere questa strada, potrà emettere titoli per l’importo necessario e saldare le imprese alla pari, senza tassarle. La vera ragione per cui si procede gradualmente in questa operazione è che farebbe aumentare immediatamente il debito pubblico.

Il debito commerciale della Pa verso le imprese viene, infatti, contabilizzato come debito pubblico solo quando viene saldato, come il debito implicito del sistema pensionistico, che emerge solo quando si pagano le pensioni. La cosiddetta “quota 100”, anche per soli tre anni, farà aumentare il nostro debito pubblico di più di quanto sarebbe necessario per risolvere il problema dei pagamenti della Pa alle imprese. Se invece di introdurre nuove disparità di trattamento a favore di persone che avranno pensioni molto più alte della media, si fosse optato per accelerare i pagamenti pubblici ai fornitori, avremmo varato una manovra espansiva in grado di migliorare il rapporto fra cittadini ed erario.

I minibot sono perciò uno strumento del tutto inutile ad affrontare i ritardi nei pagamenti della Pa nei confronti delle imprese. Se il governo aveva davvero a cuore il problema, poteva accelerarne la soluzione senza far aumentare il debito pubblico. Bastava non varare “quota 100” e non spaventare gli acquirenti dei nostri titoli di stato: oggi paghiamo circa duecento punti base di tassi di interesse sui nostri titoli di Stato in più rispetto alla Spagna, mentre nell’aprile 2018 i rendimenti di Btp e Bonos decennali erano allineati. Questa differenza vale da sola, a regime, 40 miliardi in più di spesa per interessi all’anno. Le imprese e le famiglie che si vedessero consegnare i minibot al posto dei loro crediti verso la pubblica amministrazione, saranno soggette a una sorta di patrimoniale. Questo vale anche se la conversione è “volontaria” e si sfrutta la bassa consapevolezza finanziaria degli italiani. Le imprese potrebbero essere di fatto obbligate a prendersi i minibot se l’emissione dei titoli divenisse per lo Stato una scusa per abbandonare altre forme di estinzione del debito. A quel punto non sarebbe certo di consolazione avere in mano un pezzo di carta che ha come effigie la gioia incontenibile di Tardelli dopo il suo goal ai Mondiali di Spagna del 1982. A dir la verità sul web circolano minibot con la foto di Claudio Borghi che mostra raggiante la sua invenzione. Per gli imprenditori del Nord, maggiori creditori nei confronti dello Stato, si prospetta oltre al danno di essere stati traditi da chi si era presentato come l’alfiere delle loro richieste, anche la beffa di vedersi imporre una patrimoniale con il sorriso del presidente della Commissione Bilancio della Camera!

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