+++ ansa.it / 28 giugno 2019 ::: Lavoro in pronto soccorso ma non sono formata, un rischio per i pazienti e per me La testimonianza di una laureata in medicina reclutata da un ospedale veneto—

 

ANSA.IT  — 28 GIUGNO 2019

http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2019/06/28/neolaureati-in-pronto-soccorso-decine-in-ogni-regione-_414cdf66-e19d-4668-bb2d-a97938afa54d.html

 

 

Lavoro in pronto soccorso ma non sono formata, un rischio per i pazienti e per me

La testimonianza di una laureata in medicina reclutata da un ospedale veneto

 

Anaao, basta neolaureati in pronto soccorso

 

 

Neolaureati senza specializzazione nei pronto soccorso e sulle ambulanze: secondo i dati del sindacato Anaao Assomed lavorano a decine in ogni regione italiana. “Sono un medico a gettone, non sono specializzata. Dovrei occuparmi solo di urgenze minori in pronto soccorso, ma di notte siamo in due, e se il medico strutturato deve uscire per portare un paziente grave in un altro ospedale, io sono da sola. Non sono formata, è un rischio grave per il paziente e per me”. Lo racconta Anna, nome fittizio per tutelare l’identità della dottoressa, che lavora in un pronto soccorso in Veneto. Anna racconta all’ANSA che non può essere assunta stabilmente perché sta aspettando il concorso per la specializzazione. Vive in Veneto dove la carenza di medici è molto alta, e dopo un mini concorso interno presso una asl ha avuto un contratto a chiamata. “Con poche chiamate al mese praticamente guadagno più di un medico con contratto. Mi danno 500 euro lordi per un turno di 12 ore, ma non ho copertura previdenziale, non sono previste ferie o malattia e pago da me una polizza assicurativa calibrata sul rischio professionale del mio contratto, che prevede solo codici binchi e verdi, non certo gialli o addirittura rossi”, racconta. “Non mi posso lamentare dello stipendio. Ma quando esco per andare in pronto soccorso sono angosciata. Mi spaventa quello che mi potrebbe succedere e sento il peso del pericolo che corro. Vivo la precarietà e l’insicurezza, non riesco neppure a immaginare il mio futuro”. Anna tuttavia, a differenza di molti suoi colleghi che si ritrovano in un ruolo superiore rispetto all’esperienza che hanno maturato, ha dalla sua parte la preparazione acquisita nel corso dell’anno in cui ha lavorato in un centro trapianti. “I medici ci sono, quello che manca sono le borse di specializzazione. Al prossimo concorso si presenteranno tra i 18 e i 20 mila ragazzi laureati in Medicina per 8 mila borse. I numeri sono questi. L’unica cosa che posso fare è continuare a fare il medico a gettone fino a che non riuscirò a specializzarmi”.
Diffida sindacato, stop neolaureati in pronto soccorso  “La presenza di neolaureati senza pratica clinica in pronto soccorso e sulle ambulanze è un fatto gravissimo, illegale e va impedito perché mette a rischio la vita dei pazienti e riduce la sicurezza delle cure”. La forte denuncia arriva dal segretario regionale del Veneto dell’Anaao Assomed Adriano Benazzato. Intanto il sindacato nazionale, il maggiore della categoria medica, ha presentato una diffida a tutte le aziende ospedaliere italiane e alle regioni contro l’utilizzo di giovani medici senza specializzazione né concorso, reclutati da cooperative private e non valutati dalle Asl.

“A partire è stato il Veneto nel 2016, ma ora si è diffusa a macchia d’olio in tutte le regioni la pratica dei camici bianchi con contratti libero professionali a chiamata diretta o attraverso le cooperative a cui si appoggiano”, spiega Benazzato, “è una pratica incostituzionale, illegale, che le asl non possono continuare a seguire perché viola la legge dello Stato che obbliga ai concorsi per l’impiego nel pubblico. Il ricorso a quel tipo di contratto è stato dichiarato illegittimo anche dal Consiglio di Stato”. A quella di Benazzato, si aggiunge la testimonianza del segretario regionale di Anaao Piemonte, Chiara Rivetti: “Nella nostra regione la situazione nei pronto soccorso è molto critica. Vengono presi professionisti forniti dalle cooperative e da società. Come sindacato siamo stati chiamati da alcuni neolaureati (abilitati) molto allarmati perché nonostante fossero stati reclutati per urgenze minori (codici bianchi e versi) si sono ritrovati a dover affrontare emergenze più gravi”. “Addirittura – continua – in un caso un collega strutturato ha avuto un passaggio di consegne da un medico, fornito da una cooperativa, che non parlava italiano. Non si capisce come abbia potuto comunicare con i pazienti. Le cooperative non dicono i numeri, quanti medici hanno a disposizione, e purtroppo questi giovani non sono neppure ben selezionati”. Una delle società che partecipa con frequenza agli appalti delle asl nelle regioni è la Srl romana Medical line consulting: “Abbiamo 500 medici in tutta Italia, quando vinciamo una gara garantiamo i turni che ci chiedono – spiegano dall’azienda – e la qualità del medico. Il professionista deve avere specializzazioni o equipollenze. Le tariffe variano a seconda delle specializzazioni che hanno, se fanno un turno di 12 ore arrivano a prendere 500 euro lordi. In Molise abbiamo partecipato alla gara d’appalto in aprile per fornire una serie di specialisti, ma il Commissario ha bloccato tutto. Siamo molto presenti in Piemonte e in Veneto”. (ANSA

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