Raheb Homavandi ( REUTERS ) —SPUTNIK NEWS, 13 LUGLIO 2019 ::: Iran e USA sull’orlo della guerra per colpa dell’Europa

 

 

 

Sputnik — 13 luglio 2019 — ore 13,09

 

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Bandiera Iran

Iran e USA sull’orlo della guerra per colpa dell’Europa

© REUTERS / Raheb Homavandi

MONDO
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Teheran dà l’ultimatum: sarà possibile dialogare con gli americani solamente dopo che verranno rimosse le sanzioni e per l’Unione europea questa è l’ultima opportunità di non violare gli accordi. A giudicare dalla situazione, Teheran non è intenzionata a trattare ed è già giunta all’attuazione di alcune sue inquietanti promesse.

Tono da ultimatum

Gli iraniani minacciano di riprendere la produzione di armi al plutonio se i partner europei non si atterranno ai loro obblighi ai sensi dell’accordo sul nucleare. Rimane poco tempo.

“A partire dal 7 giugno riporteremo il reattore di Arak allo stato precedente, ovvero a quello stato che secondo voi (nazioni straniere) è pericoloso e che lascia aperta la possibilità della produzione di plutonio”, ha dichiarato il presidente Hassan Rouhani.

Secondo l’Accordo sul nucleare iraniano (PACG), l’Iran si era impegnato a trasformare il reattore di Arak in una struttura per la ricerca sul nucleare a fini pacifici e per la produzione di radioisotopi da impiegare nei settori della medicina e dell’industria. Il reattore così ammodernato non sarebbe stato in grado di produrre plutonio a fini bellici.

L’Iran giustifica quest’ultimatum affermando che Washington sta violando l’accordo sul nucleare e sta introducendo sanzioni. Inoltre, i restanti Paesi dell’Accordo (Germania, Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia) non sono in grado di risolvere il problema.

Cosa si richiede all’UE

La mappa del Medio Oriente
© FOTO : PIXABAY

Dalle nazioni europee da tempo ci si aspetta l’avvio di INSTEX, il meccanismo congiunto di pagamenti con l’Iran che permette di concludere accordi aggirando le sanzioni americane. L’accordo su INSTEX è stato raggiunto già a gennaio, ma è solo da poco che si vedono avanzamenti veri e propri.

L’UE ha dichiarato solamente il primo luglio che il meccanismo di pagamenti con l’Iran sarà attuato. Ha comunicato anche la sua intenzione di connettere al meccanismo anche operatori di Paesi terzi. Si trattava in particolare della Russia, nazione in cui l’efficacia di un tale meccanismo suscita qualche perplessità.

In particolare, quest’argomento è stato affrontato dal Ministero russo degli Esteri. Il ministro Sergey Lavrov ha affermato che INSTEX, per la creazione del quale ci è voluto quasi un anno, non è ancora servito per concludere nemmeno un contratto. Inoltre, questo meccanismo non è stato ideato per il commercio di greggio, ovvero il principale interesse dell’Iran.

“(INSTEX è volto a garantire) aiuti umanitari che non rientrano tra le sanzioni americane e nemmeno per tutti coloro che desiderano commerciare con l’Iran, ma solo per i membri dell’UE”, ha sottolineato Lavrov.

 

Dalle parole ai fatti

La promessa di rimettere il reattore di Arak in funzione per la produzione di plutonio si è aggiunta a una serie di altre minacce. Alcuni giorni prima del nuovo ultimatum è emerso che Teheran aveva comunque superato i limiti di uranio debolmente arricchito stabiliti nel PACG.

“Il presidente iraniano Hassan Rouhani sostiene che continueranno ad arricchire l’uranio nelle quantità che loro desiderano”, scrive indignato Donald Trump su Twitter. “L’Iran deve fare maggiore attenzione con le minacce!”

Gli osservatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica hanno registrato la violazione di Teheran. Tuttavia, l’Iran continua a rispettare una delle clausole dell’accordo sul nucleare, ovvero garantire l’accesso degli osservatori internazionali ai siti nucleari di interesse in un Paese.

© AFP 2019 / HENGHAMEH FAHIMI

Ma già a maggio Teheran ha annunciato che avrebbe smesso di ottemperare ad alcuni obblighi contrattuali: infatti, se nel giro di 2 mesi i partner non avessero tentato di fare pressioni su Washington, il Paese avrebbe ricominciato l’arricchimento di uranio al 19,75%. Inoltre, si sarebbe fermato anche l’ammodernamento del reattore di Arak.

Cosa vuole l’Iran

A Teheran hanno più volte dichiarato che il loro obiettivo è salvaguardare l’accordo. Come in passato ha osservato in un’intervista a Sputnik Yuliya Sveshnikova, iranista e collaboratrice scientifica della Scuola superiore di Economia di Mosca, la reazione dell’Iran è del tutto legittima.

“L’Iran vuole non tanto fare degli ultimatum, ma ottenere dei vantaggi. Dopo l’uscita degli USA dall’accordo tutto si è fermato. Teheran fa pressione sugli europei perché trovino in qualche modo un accordo con gli americani”, spiega l’esperto.

Né Mosca né Pechino hanno delle leve da sfruttare per far pressione su Washington. Inoltre, l’Iran non è il mercato più vantaggioso, per questo nessuno si metterà a litigare con Washington per conto di Teheran.

Al contempo gli esperti della regione ritengono che al momento l’Iran non si metterà a produrre armi nucleari. Il divieto è sancito da una fatwa del 2015, emessa da Ali Khamenei, guida suprema del Paese. L’obiettivo fondamentale del programma iraniano è formalmente sfruttare il potenziale tecnico-scientifico che in caso di necessità permetterebbe loro di produrre testate nucleari. Questo dovrebbe fungere da deterrente.

La risposta alle pressioni di Washington

Le nuove “rigide sanzioni” introdotte dagli USA contro l’Iran riguardano i dirigenti. La guida suprema del Paese, l’ayatollah Khamenei, e i suoi perdono l’accesso agli strumenti finanziari. “Le nostre misure sono oggi la risposta all’aggressione effettuata nelle ultime settimane dal regime iraniano”, ha comunicato Trump.

Si tratta della reazione dimostrata in seguito al drone americano abbattuto il 20 giugno nello spazio aereo internazionale al di sopra dello Stretto di Hormuz. Secondo i dati in possesso dell’amministrazione statunitense, il dispositivo è stato colpito da un missile iraniano terra-aria. In seguito il presidente Trump ha ordinato di colpire l’Iran, ma ha poi annullato l’operazione.

Flotta iraniana nel Golfo Persico (foto d'archivio)
© AP PHOTO / MAHDI MARIZAD

Un mese prima nello Stretto di Hormuz, dal quale passa il 40% di tutto il greggio via mare, due navi cisterne saudite e imbarcazioni emiratine e norvegesi sono state attaccate da ignoti. Incolpando dell’accaduto l’Iran, gli americani hanno inviato nel Golfo Persico la portaerei Abraham Lincoln e 4 caccia B-52. La comunità internazionale si è preoccupata per l’eventuale inizio di una nuova guerra nel Golfo Persico.

Ad aprile gli USA hanno accusato organi militari dell’esercito iraniano, come il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, di essere un’organizzazione terroristica. L’Iran in risposta ha equiparato ai terroristi il Commando centrale delle Forze armate statunitensi e tutte le divisioni militari ad esso sottoposte.

Come ha spiegato in un’intervista a Sputnik Andrey Baklitsky, consulente del Centro di studi politici, il rafforzamento delle pressioni sull’Iran potrebbe essere dettato dall’arroganza di Trump.

“Secondo la sua logica, tutto quello che ha fatto il suo predecessore Obama dev’essere demolito e su di esso va costruito qualcosa di nuovo. Con Teheran la precedente amministrazione era riuscita a concludere un accordo. Dunque, per Trump bisogna distruggere questi accordi e raggiungerne di nuovi”, ritiene l’esperto.

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