REPUBBLICA 15 LUGLIO 2019, L’Hotel leggendario. Da Lenin a Jfk tutto il Novecento al Metropol, pag. 4 ++ TOURING MAGAZINE, SETTEMBRE 2016, HOTEL LEGGENDARI. IL METROPOL

 

REPUBBLICA DEL 15 LUGLIO 2019 –pag. 4

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L’hotel leggendario

Da Lenin a Jfk tutto il Novecento al Metropol

— r.cas.

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dalla nostra inviata

MOSCA — «Uno scandalo attorno a una trattativa segreta? No, non ne abbiamo sentito parlare». Il concierge Artiom scuote la testa e arrossisce. Anche la hostess che in un impeccabile abito cipria ci fa strada nella hall alza le spalle. In oltre centodieci anni di storia, sono altre le vicende che hanno fatto scalpore tra gli stucchi dorati e le vetrate liberty del leggendario hotel Metropol di Mosca. Come quella volta che il giovane poeta Serghej Esenin dichiarò il suo amore alla ballerina Isadora Duncan di 23 anni più grande.

 

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Serghej Esenin e Isadora Duncan

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Il Cremlino e la Piazza Rossa rappresentano il centro principale della città di Mosca. Il Cremlino (dal russo kreml’, “fortezza”) è un recinto fortificato iniziato a costruire nel XII secolo per racchiudere l’allora cittadella zarista con i suoi edifici governativi, palazzi e cattedrali. Oggi è l’attuale residenza del Presidente della Repubblica Russa.

 

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Portrait of Savva Mamontov, 1880 by Ilya Repin.

Savva Ivanovič Mamontov è stato un imprenditore e mecenate russo, maggior azionista della Ferrovia Transiberiana e promotore dal 1873 del circolo culturale di Abramcevo, all’interno del quale dal 1878 curò la messinscena di alcune commedie e tragedie.

 

A un passo da Piazza Rossa e Cremlino, il Metropol è stato sempre il posto dove andare. Sin dal 1905, quando il ricco mecenate Savva Mamontov lo trasformò da centro termale ad albergo di lusso. Finché nell’ottobre rivoluzionario, l’hotel non fu quasi distrutto dall’artiglieria. I bolscevichi allora lo trasformarono nella “Seconda Casa dei Soviet”, la prima era all’hotel National.

 

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HOTEL NATIONAL A MOSCA

 

 

L’Hotel Metropol nel 1918

Nel 1917, per sei giorni i bolscevichi si chiusero in questo albergo per sfuggire agli zaristi, e poi lo stesso hotel venne scelto come residenza dei leader bolscevichi tanto da essere chiamato “Seconda casa del soviet”. Nel 1919 sulla facciata venne scritta la citazione di Lenin: «Solo la dittatura del proletariato può emancipare l’umanità dall’oppressione del capitale».

 

 

Lenin tenne il discorso d’insediamento sotto la cupola Art Nouveau che oggi ospita il ristorante. E le stanze furono invase da funzionari austeri incuranti degli sfarzi. Come Nikolaj Bucharin che viveva con un cane, una scimmietta e un piccolo orso nella stanza 205, oggi suite 2240 al cui pianoforte si dice che Michael Jackson abbia composto “Stranger in Moscow”.

 

Con Stalin, che nelle sue sale giocò a scacchi con Mao Tsetung, il Metropol tornò alla sua funzione originaria.

Diventò “l’albergo degli occidentali”, unica concessione al lusso oltrecortina per ospitare gli illustri ospiti occidentali.

Dai drammaturghi Bernard Shaw e Bertolt Brecht a Marlene Dietrich, da Sophia Loren e Sharon Stone fino a Jfk e Barack Obama.

A scorrere le fotografie esposte tra il secondo e il terzo piano, si scopre che non c’è artista, leader mondiale o vip che non abbia soggiornato nelle sue oltre 380 stanze. E non ce n’è una che sia identica all’altra.

 

 

Del Metropol ha scritto Bulgakov nel “Maestro e Margherita” e John Steinbeck nel suo “Diario russo”. Boris Pasternak lo cita nel “Dottor Zhivago”.

 

 

Per gli amanti del romanzo “Un gentiluomo a Mosca”, ricamato da Amor Towles intorno al mito dell’hotel, oggi il Chaljapin Bar propone i cocktail amati dal suo fittizio protagonista, il conte Rostov. Secondo Towles, solo pochi visitatori sarebbero in grado di berli tutti e quattro in un solo incontro. Chi ci riesce può fregiarsi del titolo di “Patriarca”. Chissà se Savoini può vantarsene.

 

ALCUNE BELLE FOTO SONO DI VANITY FAIR–16 MARZO 2016

https://www.vanityfair.it/viaggi-traveller/cinquesensi/hotel/16/03/16/hotel-metropol-mosca

 

 

Touring magazine–settembre 2016

http://www.touringmagazine.it/articolo/3769/hotel-leggendari-il-metropol

HOTEL LEGGENDARI. IL METROPOL

 

Si chiamava Savva Mamontov. Era un ricco commerciante di vini alla fine dell’Ottocento ma come molti suoi connazionali si dimostrò anche un visionario. Aveva il senso degli affari di un Berlusconi antepolitica e l’immaginazione di un impresario teatrale alla Sergej Djagilev. Così nella grande Mosca zarista del suo tempo aveva immaginato quello che oggi si chiamerebbe un complesso multiculturale: un grande hotel di lusso, ma anche il primo teatro dell’Opera privato, una galleria d’arte con ristoranti, negozi, un cinema, un salone da ballo e un giardino d’inverno. Il tutto sotto lo stesso tetto, una vera città nella città. Era nato così il Metropol, capolavoro di stile art nouveau affacciato sulla piazza Teatralnaja all’ombra del Cremlino, nel cuore di Mosca.

 

Feodor Šaljapin ritratto da Boris Kustodiyev (1922) Museo russo

 

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Fëdor Ivanovič Šaljapin (Kazan’,  1873 – Parigi,1938) è stato un cantante lirico della prima metà del Novecento, il più  basso russo.

 

La sua prima apparizione fuori dalla Russia avvenne nel 1901 al Teatro alla Scala di Milano, in un memorabile allestimento del Mefistofele di Arrigo Boito: Šaljapin nel ruolo di Mefistofele ed Enrico Caruso nei panni di Faust diretti dalla bacchetta di Arturo Toscanini. Quest’ultimo dichiarò, a fine carriera, che Šaljapin era il più grande talento operistico con cui aveva lavorato.

 

 

 

 LA CALUNNIA…IL BARBIERE DI SIVIGLIA DI ROSSINI

https://www.youtube.com/watch?v=diQrPc-zBCQ

 

 

 

 

 

 

 

 
Dalla fine del XIX secolo questo albergo che doveva lanciare artisti, teatranti e ballerini di prima grandezza (uno su tutti, Fëdor S˘aljapin) è stato palcoscenico e coprotagonista della grande, travagliata storia della Russia prima e dopo la Rivoluzione dell’ottobre del 1917; ma anche set di film (Il dottor Zivago); location di romanzi (Il Maestro e Margherita di Bulgakov); passerella per vip di passaggio nella capitale russa.

 

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MOBILE IN BETULLA DI CARELIA

 

Nelle 390 camere e soprattutto nelle 74 suite arredate con mobili di betulla di Carelia (detto “il marmo di legno”) sono passati scrittori come George Bernard Shaw e John Steinbeck, Bertold Brecht e Jorge Amado, hanno dormito (e firmato accordi internazionali importanti) politici come Mao, Golda Meir, Barack Obama, hanno sfilato musicisti del calibro di Prokof’ev, Elton John, Michael Jackson e David Bowie, e star del cinema, da Sophia Loren a Claudia Cardinale a Sharon Stone. Insomma, il mondo.

Ma questo accade in molti alberghi storici.

 

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Vladimir Ilich Lenin e Yakov Sverdlov, Russo dirigenti bolscevichi, Mosca, Russia, 1918

 

Quello che invece è accaduto solo al Metropol è di essere stato, dopo l’esordio glamour e supermondano, la prima sede dei bolscevichi arrivati nel 1917 da San Pietroburgo per prendere il potere. In quella meravigliosa sala teatrale dallo spettacolare soffitto di vetro decorato dove oggi un’arpista allieta le colazioni dei clienti, Lenin e Trotsky arringavano i primi soviet.

 

Leading Bolsheviks Lenin and Trotsky.

LENIN E TROTSKY SONO I LEADERS DELLA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA

 

 

 

Come ricorda una targa sull’elegante facciata, il Metropol fu la seconda casa dei soviet e forse anche per questo fu risparmiato dalla furia iconoclasta del nuovo potere sovietico deciso ad abbattere i simboli di tutto il mondo venuto prima dell’Urss.

 

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  1. Donatella scrive:

    Affascinante come un romanzo la storia di questo grande hotel.

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