GIULIANO FOSCHINI, Regeni, l’ultimatum di Di Maio:: “Verità dal Cairo o si cambia passo” –REPUBBLICA — 8 OTTOBRE 2019, pag. 16

 

REPUBBLICA — 8  OTTOBRE 2019, pag. 16

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Regeni, l’ultimatum di Di Maio “Verità dal Cairo o si cambia passo”

 

 

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Il colloquio alla Farnesina tra il titolare degli Esteri e i genitori di Giulio. Il papà: “Un incontro importante” Su un nuovo ritiro dell’ambasciatore, la diplomazia parla di ipotesi “non praticabile”. Lo staff del ministro smentisce

di Giuliano Foschini

    ROMA — Un ultimatum, l’ennesimo, che una volta per tutte dovrebbe scoprire la volontà del governo italiano: avere o meno rapporti con l’Egitto del generale Al Sisi in mancanza di collaborazione o verità sul sequestro, la tortura e la morte di Giulio Regeni. A lanciarlo è stato ieri il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, che ha incontrato alla Farnesina i genitori di Giulio, Paola e Claudio, accompagnati dal loro avvocato, Alessandra Ballerini. «Per l’Italia — ha detto Di Maio, secondo quanto riferiscono fonti a lui vicine — è arrivato il momento di cambiare passo e atteggiamento. Lo stallo con l’Egitto sull’omicidio di Giulio Regeni non è più tollerabile. Per noi la verità sull’assassinio di Giulio è una priorità che non può subire alcuna deroga».Una posizione netta, e forse inevitabile, visto il nuovo schiaffo egiziano dato all’Italia. Da sei mesi infatti dal Cairo non è arrivata alcuna risposta alla rogatoria inviata dal sostituto procuratore della procura di Roma, Sergio Colaiocco. Una rogatoria cruciale per la ricostruzione della verità: si cercano, infatti, riscontri alle dichiarazioni di un testimone che ha raccontato di aver ascoltato personalmente, a margine di un incontro internazionale, un agente della National security , il servizio segreto civile egiziano, raccontare di aver partecipato al sequestro di Giulio. Una testimonianza fondamentale perché, secondo gli investigatori italiani, ha molti elementi di solidità. E che arricchisce l’ipotesi accusatoria: al momento, infatti, la procura di Roma ha iscritto cinque agenti della National security nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro.Da quel momento (ormai un anno), però, l’Egitto ha interrotto ogni tipo di collaborazione, anche quella formale, che fino a quel momento c’era stata. Da qui la richiesta, ripetuta in più occasioni dalla famiglia Regeni, e riformulata ancora ieri davanti al ministro Di Maio, di richiamare l’ambasciatore al Cairo, Gianpaolo Cantini. Inviato due anni fa con il compito specifico di favorire la collaborazione giudiziaria tra Italia ed Egitto. Obiettivo che, evidentemente, non è stato raggiunto.Gli ultimi sviluppi (oltre al silenzio c’è la mancanza di interlocutori: è in pensione il procuratore generale con cui gli italiani avevano fin qui avuto relazioni, Nabil Sadek) hanno riaperto la possibilità di un richiamo per consultazioni di Cantini. Una mossa, però, che è sempre stata (e lo è ancora di più in queste ore) fortemente contestata da un pezzo della diplomazia italiana. Non a caso, dopo l’incontro, nella serata di ieri, rumors della Farnesina avevano bollato come «non praticabile» l’ipotesi. Indiscrezioni però bollate come «prive di ogni fondamento » dall’entourage di Di Maio.In sostanza, questa volta c’è l’impressione che qualcosa possa cambiare. Ed esiste anche una timeline: se entro la fine di ottobre dal Cairo non arriverà una risposta piena e convincente alle domande dei magistrati romani, il governo italiano si comporterà di conseguenza. Questa almeno sarebbe l’intenzione del ministro Di Maio.Ci sperano i genitori di Giulio, convinti che il richiamo dell’ambasciatore sia la migliore mossa possibile per mettere pressione sul governo di Al Sisi e convincerlo a dire la verità.

 

 

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CLAUDIO REGENI, IL PADRE DI GIULIO

 

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PAOLA REGENI, LA MADRE

«L’incontro di oggi — ha commentato ieri pomeriggio il padre di Giulio, Claudio — è stato per noi particolarmente importante. Speriamo in un cambio di passo anche nei confronti della controparte egiziana».

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