ANAIS GINORI, REPUBBLICA, 25 SETTEMBRE 2019- — Il signore delle piante– Otto milioni di specie (anche estinte) raccolte in 350 anni.

 

 

 

REPUBBLICA, 25 SETTEMBRE 2019

https://rep.repubblica.it/pwa/venerdi/2019/09/25/news/il_signore_delle_piante-236916769/

 

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il venerdì  Scienza

Il signore delle piante

 

 

 

Otto milioni di specie (anche estinte) raccolte in 350 anni. Il direttore Marc Jeanson ci apre le porte del più grande Erbario del mondo, nel cuore di Parigi. Dove si trovano perfino le ghirlande dei faraoni

 

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE ANAIS GINORI

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Marc Jeanson, botanico e agronomo, specializzato in piante tropicali, dal 2013 è responsabile dell’Erbario di Parigi, dopo aver avuto analogo incarico a Montpellier. Ha studiato a Parigi e al Botanical Garden di New York. È consigliere scientifico dei Rencontres botaniques de Varengeville-sur-Mer ed è stato consulente per i giardini alle Galeries nationales du Grand Palais, a Parigi. 

 

 

 

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JARDIM DES PLANTES

 

 

 

Parigi. È uno scrigno di tesori che pochi parigini conoscono. Un edificio austero, dietro al Jardin des Plantes, in cui sono custoditi i segreti della flora mondiale. Otto milioni di piante essiccate, una raccolta di trecentocinquant’anni, cominciata nel secolo dei Lumi e in corso ancora oggi.

 

 

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Centinaia di migliaia di faldoni, con piante essiccate, passepartout in cartoncino, etichette, sono riposti in scaffali che arrivano fino al soffitto, a due metri e mezzo di altezza. Benvenuti nel più grande erbario del mondo. «Questi sono i nuovi campioni che stiamo catalogando. Quasi ogni giorno scopriamo nuove specie». Marc Jeanson mostra pile di pagine di giornale tra le quali sono inseriti i preziosi campioni. Botanico e agronomo, specializzato in piante tropicali, ha studiato a Parigi e al Botanical Garden di New York, dal 2013 è alla guida dell’Erbario del Museo nazionale di Storia naturale di Parigi.

 

 

MARC JEANSON

 

 

Il botanista, dal titolo del libro nel quale racconta il suo mestiere (Corbaccio, pp. 219 , euro 16), parla con nomi latini che evocano terre lontane. Le famiglie che passeggiano nel vicino orto botanico o visitano il Musée de l’Homme spesso ignorano questo tesoro nascosto nel cuore del quinto arrondissement. L’edificio, costruito negli anni Trenta, non è aperto al pubblico, a eccezione di una galleria con qualche cimelio al piano terra, dove si può ad esempio osservare l’erbario creato da Jean-Jacques Rousseau.

 

 

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“Inventore di piante”, è così che si potrebbe definire Jeanson secondo la terminologia usata nel XVIII secolo per personalità come Michel Adanson (1727-1806), che nei suoi viaggi cominciò a raccogliere campioni di piante e ad annotarli con cura, inventando un metodo di classificazione delle specie diverso da quello di Linneo. La statua di Adanson è nel giardino dell’Herbier, dove Jeanson, trentenne magro e scapigliato, ci introduce in un pomeriggio di sole. Il suo libro è un omaggio ai grandi esploratori del passato, dei Pollicini che hanno tentato di addomesticare una Natura ancora selvaggia e ostile. Jeanson guarda a quell’epoca con una certa nostalgia.  Oggi il selvaggio, documentato e raggiungibile con un clic, ha perso il suo mistero. «Non ci restano che delle ombre, ci mettiamo ad amare creature rese mitiche dalla loro scomparsa, il corteo funebre delle specie estinte che hanno, per sepoltura, i campioni dell’erbario».

 

 

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Il libro del botanista è però anche un appello che guarda al futuro, in un momento in cui il riscaldamento climatico sta sconvolgendo l’equilibrio della flora e avanza quella che la comunità scientifica chiama la “sesta estinzione”. «Si parla tanto di conservare la Natura, di proteggere la biodiversità, ma prima bisognerebbe conoscerla. Le specie spariscono prima ancora che gli scienziati abbiano il tempo di dare loro un nome» sottolinea Jeanson, ricordando la stima secondo cui solo il 15 per cento delle specie viventi sono state finora catalogate. Un lavoro immenso affidato a un mestiere poco valorizzato. Anche molte associazioni ambientaliste, osserva Jeanson, non sanno cosa sia la tassonomia, la disciplina della catalogazione degli organismi viventi.

 

 

 

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Cresciuto nella campagna vicino Reims, da bambino era appassionato di animali, fino a quando una piccola talea spontanea, abbandonata in un angolo della finestra, è germinata a sua insaputa. «Se la rapidità di crescita di quella pianta ragno (Clorophytum) mi ipnotizzava» racconta «a turbarmi era la sua bellezza, radicata in emozioni antiche». A poco a poco si è inoltrato nel miracolo della fotosintesi, penetrando in un regno magico e invisibile agli occhi di molti. «Gli animali, che d’istinto sanno farsi benvolere, attirano lo sguardo» osserva Jeanson. «Le piante, immobili, silenziose, no: la loro apparente assenza di reazione le relega in secondo piano in un mondo in movimento perenne».
Qualche anno dopo, durante un viaggio in Senegal, Jeanson scopre lo splendore delle palme e decide così di diventare “palmologo”, specializzandosi nella famiglia delle Arecaceae, composta da oltre 2.600 specie che detengono la maggior parte dei record del mondo vegetale: seme più grosso, fusto più lungo, infiorescenza più ricca.

 

 

 

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Lavorare all’Herbier significa viaggiare da fermi tra la flora dell’Europa, dell’Africa, dall’Asia e dell’America. Il precedente libro di Jeanson era dedicato all’erbario di Gherardo Cibo, capolavoro botanico del XVI secolo. Il Belpaese è stato la culla degli studi botanici. «Purtroppo ho l’impressione che anche in Italia oggi ci siano meno fondi e risorse per la salvaguardia e lo sviluppo degli erbari». L’Herbier di Parigi, dove lavorano una quarantina di persone, è stato a lungo abbandonato dalle autorità pubbliche. Fino all’inizio degli anni Duemila la struttura era antiquata e polverosa. Però si potevano sentire effluvi di savana e deserto. «Nel reparto dedicato alle Myristicaceae, per esempio, era nitido il profumo della noce moscata che si nasconde in una di queste piante» ricorda Jeanson. Con i grandi lavori di ammodernamento, lanciati dopo vari appelli degli appassionati di naturalismo, tutto è diventato più asettico.

 

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Al terzo piano Jeanson ci fa entrare nella “sala del Tesoro”, dove si trova il materiale vegetale essiccato più antico del mondo, risalente a 3.500 anni fa: si tratta di ghirlande dell’epoca di Ramses II composte di fiori di ninfea e centaurea, che erano avvolte attorno alle mummie. Il direttore dell’Herbier maneggia il campione con i guanti di lattice. In un’altra scatola c’è l’erbario dei poilu, i fanti francesi della prima guerra mondiale, composto dai fiori raccolti nelle trincee. Alcuni di questi reperti, spiega il botanista, non hanno un valore scientifico ma culturale e sociale.
Una parte della collezione dell’Herbier è stata digitalizzata e si può scoprire in rete. È così possibile osservare le tavole di Léon Mercurin (raccolte tra 1947 e 1975) che assomigliano a quadri. Le primule portano il loro abito di gala giallo oro, le malvarose hanno i petali freschi e coloriti. Immergendo le piante in vapori tossici, Mercurin era infatti riuscito a trattenere il colore nel processo di essiccazione.

 

 

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Le missioni di esplorazione dell’Herbier oggi sono sempre meno, molti campioni arrivano grazie al lavoro di altri erbari in giro per il mondo. Gli accordi internazionali per proteggere la flora locale, spiega Jeanson, rendono quasi impossibile andare a prelevare campioni nei Paesi tropicali.Per Jeanson è venuto comunque il momento di lasciare la Francia: tra qualche mese si trasferirà in Marocco, come responsabile del Jardin Majorelle a Marrakech. «Dopo aver tanto studiato le piante essiccate, volevo avere a che fare con un giardino vivo da accudire e sviluppare». Ma il suo legame con l’Herbier, come dimostra l’appassionato libro, resterà sempre forte. E chissà che da quest’arca di Noè un giorno non si possa attingere per far rivivere specie estinte. «Ancora non è tecnicamente possibile, ma in effetti ci sono progetti per una sorta di Jurassic Park delle piante». E, nonostante tutto, Jeanson è ottimista anche sulla loro capacità di adattamento. Una volta, guardando un germoglio allungarsi nella giungla urbana del Bronx, ha scoperto una palma che ha battezzato cariota a foglie strette (Caryota angustifolia). «Quella palma è la prova che il mondo vegetale sa come trovare mezzi per sopravvivere, forse anche meglio degli esseri umani».

 

 

 

(Sul Venerdì del 27 settembre 2019)

 

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1 risposta a ANAIS GINORI, REPUBBLICA, 25 SETTEMBRE 2019- — Il signore delle piante– Otto milioni di specie (anche estinte) raccolte in 350 anni.

  1. Donatella scrive:

    Cose meravigliose!

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