UNA PAROLA AL GIORNO–19 OTTOBRE 2019 –CAPITOMBOLO

 

19 OTTOBRE 2019

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Capitombolo

ca-pi-tóm-bo-lo

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Caduta con la testa all’ingiù; rovina, rovescio di fortuna

derivato di capitombolare, composto di capo e tombolare ‘cadere’.

 

 

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Il capitombolo è una caduta all’ingiù, di testa, ma simpatica, o almeno intesa con ironia. E il modo in cui la caduta rovinosa prende questi caratteri è piuttosto sottile e potente — e anche questo è buffo, visto che è una parola del tutto ordinaria, quasi infantile.
Leggiamo il verbo ‘capitombolare’: siamo davanti a una parola composta. Il primo elemento è il sostantivo ‘capo’, il secondo il verbo ‘tombolare’ (c’entra la tombola? Sì, un momento). ‘Tombolare’ significa ‘cadere, ruzzolare’, e viene dall’antico verbo ‘tombare’, col medesimo significato. Secondo illustri studiosi è più che plausibile che l’origine sia meramente espressiva (onomatopee come tumb o tump nei fumetti rendono il suono di cadute sorde). Il tombare diventa tombolare con un ampliamento curioso: l’interfisso -ol- (il prefisso è alla testa della parola, il suffisso alla coda, l’interfisso entra fra radice e suffisso, tomb-ol-are).

 

 

 

 

 

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CAPITOMBOLO FATTO A  MANO

 

 

 

Non è un interfisso singolare, nella nostra lingua, anzi è ricorrente in una certa varietà di casi. E ha fra gli effetti principali proprio quello di aggiungere simpatia, empatia, vezzo. Quanta dolcezza, nel mazzolino di fiori, che vicinanza col tipo magrolino, che tenero il cagnolone, com’è inoffensivo il tontolone. Il tombolare non ne esce inasprito, anzi. Chi copre col fagiolo secco l’ultimo numero scoperto della sua cartella grida «Tombola!»: tutti cadono davanti al vincitore, e mannaggia e vabbè, la solita fortuna, fuori il premio. La prospettiva di fare una partita a Tomba non avrebbe lo stesso smalto, forse, e nemmeno il grido di vittoria. (Ma per inciso, no, la tomba etimologicamente non c’entra, quella è dal greco týmbos, il monte di terra della sepoltura).
Così il capitombolo ha la strana sorte di avere una descrizione terribile, fatale, e un uso che da sempre (dal Seicento) è tendenzialmente comico o tenero: le prime attestazioni ci riportano scenette di persone che cadono dal mulo con capitomboli scimmieschi, di altre che chinate col culo a leva fanno un capitombolo in acqua, e perfino del bambino che nel grembo materno, preparandosi al parto, si porta in posizione con un capitombolo. E io stesso se racconto che ho fatto un capitombolo per le scale, al massimo implico che ho rovesciato un vassoio di pasticcini, o che mi sono slogato la caviglia per la terza volta questo mese: se ho fatto un tuffo sul travertino e sono in ospedale fra la vita e la morte difficilmente si dirà che ho fatto un capitombolo. In questo è piuttosto simile al ruzzolare, che però pone più enfasi sul movimento del rotolare piuttosto che sul tonfo finale del capitombolo.
Diventa però più amaro e graffiante quando si usa figuratamente per il tracollo finanziario, il rovescio di fortuna e la rovina in genere. Insomma, se dico che l’impresa ha fatto un capitombolo, l’eufemismo per il fallimento risulta piuttosto truce. Perché anche la parola graziosa, nella posizione sbagliata (o giusta, se l’intento è quello) può mostrarsi sinistra.

 

 
Parola pubblicata il 19 Ottobre 2019

 

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