19 ottobre 2019 — SULLA MANOVRA :: ANDREA COLOMBO DE IL MANIFESTO ++ POST DI IERI SUL BLOG 5 STELLE COSI’ DA LEGGERE CHIARO DOVE STA IL DISSENSO

 

 

IL MANIFESTO DEL 19 OTTOBRE 2019

https://ilmanifesto.it/la-manovra-e-gia-da-riscrivere/

 

POLITICA

La manovra è già da riscrivere

 

Scoppia la «guerra dei parrucchieri». Il Blog dei 5 Stelle contro Conte per il limite al contante e l’abolizione della flat tax. Il governo balla. Anche Renzi attacca su “Quota 100”. Il Pd subito nella parte del guardiano di palazzo Chigi. Franceschini: «Un ultimatum al giorno toglie l’esecutivo di torno»

 

Giuseppe Conte con il ministro dell'economia Roberto Gualtieri
Giuseppe Conte con il ministro dell’economia Roberto Gualtieri

Non è un dissenso, fosse pure acerrimo, su questo o quel singolo punto della manovra. Il comunicato esplosivo che esce sul «Blog delle stelle» a metà pomeriggio è un attacco a tutto campo. Durissimo nei contenuti, ancora di più nei toni, a partire dall’incipit, «Se una manovra viene approvata con la dicitura ‘salvo intese’ significa che ci sono diversi punti sui quali il governo non ha trovato accordo», per proseguire con quello che suona come un diktat: «Senza il voto dell’M5S non si va da nessuna parte». I 5 stelle vogliono un nuovo vertice di maggioranza. Italia Viva li appoggia a stretto giro. Il vertice dunque ci sarà, anche se per ora nessuno lo ha convocato e probabilmente non prima di domenica: se si svolgesse prima del discorso di chiusura di Renzi alla Leopolda bisognerebbe convocarne subito un altro.

Quando arriva la dichiarazione di guerra pentastellata, infatti, Conte era già alle prese con il pronunciamento di Renzi, «Noi voteremo un emendamento per cancellare quota 100», ed era già un guaio. Il premier, da Bruxelles, se l’era cavata con una risposta a brutto muso, come fa sempre quando sa di essere il più forte: «Quota 100 è un pilastro della manovra. Confido che questa maggioranza mantenga la sua coerenza intrinseca».
Con i 5 stelle il premier non può essere altrettanto sbrigativo e per loro in ballo c’è davvero di tutto. Ottima la lotta all’evasione, figurarsi, però non come faceva «uno Stato che preferiva accanirsi con commercianti, artigiani, parrucchieri, elettricisti invece di andare a rompere le scatole ai colossi finanziari e ai grandi evasori». Il tetto sul contante e le multe andrebbero bene, ma se facessero recuperare risorse. Così non è, almeno secondo i grillini. La strada è invece quella già battuta dai governi messi per anni all’indice e il segnale sarebbe dunque «devastante». Perfetto il cuneo fiscale, «ma che senso ha farlo dando 40 o 50 euro in più in busta paga, se poi i soldi li andiamo a prendere dalle partite Iva che si spezzano la schiena?». E anche l’ipotesi di rivedere l’accenno di Flat Tax varato l’anno scorso non può passare: «Significa alimentare un guerra tra poveri. Noi non ci stiamo».

I 5 stelle chiedono di riscrivere l’intera manovra, sterilizzazione dell’Iva a parte, essendo in campo anche l’obiettivo sinora mancato del carcere per gli evasori. Propongono infatti di sedersi al tavolo di nuovo e trovare altre coperture, magari dalle concessionarie autostradali. Confermano piena fiducia in Conte, lo ringraziano commossi: «Però siamo in una Repubblica parlamentare, dove è il Parlamento a decidere». Dopo un comunicato del genere è difficile, quasi impossibile, immaginare che la manovra non sia destinata a cambiare almeno in alcuni dei suoi punti essenziali. Anche se il ministro dell’economia Gualtieri assicura che non verrà modificata «nel suo impianto» essendo in fondo i litigi «fisiologici».
Conte certo non gradisce l’affondo, tanto più che, siccome i guai non vengono mai soli, arriva anche il monito del Fondo monetario internazionale: «Il debito italiano è troppo alto. Serve un piano credibile nel medio termine». Uno scricchiolio sinistro.

Il premier però non replica ai 5 stelle. Lo fa al suo posto un Pd ridotto al ruolo di guardia del corpo di un presidente del Consiglio che del Pd non fa parte. Caustico Franceschini: «Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno». Dal Movimento 5 Stelle si affrettano a giurare che il loro mica è un ultimatum. Tanto «siamo sicuri che la nostra posizione verrà presa in considerazione».
Alla fine una soluzione si troverà, essendo una crisi ora letteralmente inimmaginabile, anche se qualcuno, o Conte o Di Maio, ne uscirà per forza un po’ ammaccato. Ma il problema non è questo. L’elemento davvero allarmante è che le tensioni politiche che hanno provocato la tempesta di ieri non scompariranno quando il nodo degli «idraulici, parrucchieri ed elettricisti» sarà stato sciolto in un modo o nell’altro.
Le insidie per il governo Conte due sono almeno tre: la competizione, imprevista al momento della nascita dell’esecutivo, tra Renzi e i 5 stelle, che obbliga ad alzare i toni; il caos che regna nel Movimento, di cui il comunicato di ieri è riflesso; la sfida tra Conte e Di Maio, che quasi non si parlano più. Per un governo nato meno di due mesi fa la presenza di tre mine ad alto tasso di destabilizzazione come queste non è proprio confortante.

 

 

PUBBLICHIAMO IL POST DI IERI SUL BLOG DELLE STELLE PER CAPIRE MEGLIO::

 

Una manovra economica con un messaggio culturale diverso

( segue dalle righe sopra )

 

Quindi viene approvata, ma sul contenuto vanno trovate ancora delle intese.

Quello che è certo è che l’IVA non aumenterà di un centesimo per nessuno, che paghi in contanti o che paghi con la carta. Se non fosse stato così sarebbe stato un massacro per artigiani, partite IVA, professionisti, piccoli imprenditori e consumatori. Per tutti. Questo l’abbiamo evitato trovando 23 miliardi e di questo siamo orgogliosi.

Quando il MoVimento 5 Stelle nel 2018 ha preso un impegno con gli italiani, ottenendo la loro fiducia, ha presentato un programma chiaro, limpido, inconfutabile.
In quel programma c’era:

  • il reddito di cittadinanza;
  • il sostegno alle piccole e medie imprese e alle partite Iva;
  • il carcere ai grandi evasori e non l’accanimento sui commercianti;
  • la garanzia di nessuna nuova tassa contro i cittadini;
  • l’aiuto alle famiglie con un assegno unico mensile in favore delle nascite;

E c’erano diverse altre misure, che in un anno e mezzo abbiamo approvato, come il taglio dei parlamentari, gli investimenti green, il taglio dei vitalizi etc. Impegni che sono diventati fatti. Ed è per questo motivo che recentemente abbiamo chiesto più volte il silenzio: fare, e poi parlare. No annunci ma, appunto, fatti. Questo dovrebbe essere il faro che guida l’azione di governo.

Di fronte ad alcune ricostruzioni abbiamo dunque l’obbligo morale, oggi, di comunicare ai cittadini la nostra posizione, proprio per evitare fraintendimenti. E lo facciamo con massimo senso di responsabilità, dall’alto del nostro consenso popolare ottenuto alle ultime elezioni, dall’ottica della nostra maggioranza parlamentare che è ago della bilancia per approvare ogni singola nuova misura o nuova legge in Italia.

Senza il voto del MoVimento 5 Stelle, infatti, non si va da nessuna parte. Questo è quello che hanno chiesto i cittadini nel 2018 e noi non tradiremo mai la parola data agli italiani.

Una delle battaglie che negli anni ci ha sempre contraddistinto è la lotta all’evasione, ma con un approccio culturale diverso da quello portato avanti dai partiti per decenni.

In passato abbiamo sempre assistito ad uno Stato forte con i deboli e debole con i forti, ad uno Stato che preferiva accanirsi su commercianti, artigiani, parrucchieri, elettricisti, invece di andare a rompere le scatole ai colossi finanziari, alle multinazionali, ai GRANDI EVASORI che nascondono centinaia di migliaia di euro ogni anno nei paradisi fiscali.

E’ il motivo per cui facemmo la nostra battaglia per abolire Equitalia, è il motivo per cui abbiamo sempre ritenuto ingiusto che venisse pignorata casa a un padre di famiglia che non riesce a pagare una rata di un mutuo, è il motivo per cui ci siamo sempre schierati dalla parte di chi non ce la fa, di chi non è mai stato ascoltato, ponendo un paletto, che vale per tutti: il rispetto della legge e il valore della legalità.

Questo è il MoVimento 5 Stelle. Questa è la forza politica che ha raccolto nel 2018 11 milioni di voti.

Già quando eravamo all’opposizione noi siamo sempre stati laici di fronte alle competenze e all’efficacia dei provvedimenti. Una proposta di legge poteva venire da qualsiasi partito, da qualsiasi colore: se faceva il bene del Paese votavamo sì. Perché è il bene del Paese che conta. Questo significa essere post-ideologici. Non combattere per intestarsi battaglie proprie, ma combattere per gli altri, per i cittadini.

Di fronte alle proposte contenute in manovra, dal tetto al contante alla multa sul POS, saremmo anche d’accordo se queste rappresentassero delle vere misure anti-evasione finalizzate ad individuare ulteriori risorse per lo Stato.

Ma qui il punto è che l’inserimento di queste misure non solo non fa recuperare risorse, ma addirittura rischia di porre questo Governo nello stesso atteggiamento di quelli del passato, che pensavano di fare la lotta all’evasione mettendo nel mirino commercianti, professionisti e imprenditori. Un segnale culturale devastante, se a maggior ragione nel Governo stiamo ancora cercando l’intesa sul carcere e la confisca per i grandi evasori, cioè per coloro che evadono più di 100.000 euro.

Del resto, come si può pensare di obbligare il titolare di una piccola attività familiare ad avere il pos se poi le commissioni delle banche restano altissime? Per noi può esserci l’obbligo del pos se si azzerano le commissioni sulle transazioni elettroniche. Come lo stesso limite del contante, non ci vede contrari ma bisogna mettere in condizione tutti di poter usare una carta di credito.

Allo stesso modo, noi siamo d’accordissimo ad abbassare il cuneo fiscale. Ma che senso ha farlo, dando 40 o 50 euro in più al mese in busta paga ai lavoratori dipendenti, se poi i soldi li andiamo a prendere dalle partite Iva che si spezzano la schiena giorno e notte, senza una garanzia dallo Stato, senza un giorno di malattia assicurato, senza un sistema di welfare che li sorregge?

La flat tax per le partite Iva sotto i 65.000 euro l’abbiamo introdotta noi lo scorso anno, perché è una misura che aiuta i giovani professionisti. Colpire due milioni di giovani professionisti per finanziare altri provvedimenti significa alimentare una guerra tra poveri. Noi non ci stiamo. E pensiamo che se un giovane da un anno a questa parte ha diritto ad avere il 15 % di tassazione, è giusto che questo diritto lo mantenga con l’obiettivo di poter pianificare il proprio futuro. Lo Stato non può cambiare le regole improvvisamente, da un momento all’altro, di anno in anno.

Per il MoVimento 5 Stelle la lotta all’evasione si deve fare bene, colpendo i pesci grossi, inserendo per loro il carcere, la confisca di ciò che hanno sottratto allo Stato. E’ questo il cambiamento che 11 milioni di italiani ci hanno chiesto ed è per questo motivo che su alcuni punti non c’è ancora intesa.

Questo messaggio oggi ci sentiamo obbligati a darlo pubblicamente, al Paese, perché ormai le notizie su questa legge di bilancio sono del tutto fuori controllo.
E il nostro messaggio è chiaro, limpido, come gli impegni presi davanti agli italiani nel 2018. Lo rivolgiamo ai milioni di partite Iva, commercianti e professionisti che lavorano ogni giorno: Il MoVimento 5 Stelle non permetterà che l’inutile bersaglio mediatico della lotta all’evasione siate di nuovo voi.

Piuttosto, per quanto ci riguarda occorre introdurre il carcere per i grandi evasori e la confisca per chi evade più di 100.000 euro. Iniziamo da qui. Dai pesci grossi. Iniziamo a fare una lotta all’evasione coraggiosa.

Il MoVimento 5 Stelle ha fiducia in questo governo e massima fiducia nel presidente Giuseppe Conte. Lo ringraziamo per avere difeso, come avevamo chiesto, quota 100, ma siamo in una Repubblica parlamentare, dove è il Parlamento a decidere.

Pertanto, consegnate le opportune rassicurazioni all’Europa, adesso riteniamo opportuna la convocazione di un vertice di maggioranza per lavorare alle intese che ancora non ci sono.

Se dovessero mancare delle risorse, visto che per noi non si possono recuperare alzando le tasse alle partite IVA, siamo pronti a metterci al tavolo e proporre nuove coperture, come ad esempio un maggior gettito dai concessionari autostradali che ogni anno ci alzano le tariffe dei caselli, magari senza nemmeno fare la manutenzione adeguata, e per di più con contratti e rendimenti che non esistono in nessun altra parte del mondo.

Questo è ciò che vogliamo e questo è ciò che chiediamo.

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