DONATELLA HA VISTO IL FILM ” PARASITE ” DI BONG JOON HO, COREA DEL SUD +++ DUE RECENSIONI DA IL MANIFESTO E WIRED–link sotto

 

PARASITE– TRAILER UFFICIALE IN ITALIANO–2,16

 

 

 

DONATELLA :: 

 

Ieri ho visto il film “Parasite” di Bong Joon Ho, della Corea del Sud, Palma d’oro miglior film all’ultimo festival di Cannes. La trama sembra predisposta ad un andamento da commedia: padre, madre, figlio, figlia vivono di lavoretti malpagati in uno squallido seminterrato fino a che il figlio, falsificando un diploma di laurea, riesce ad essere assunto come insegnante di inglese in una famiglia ricchissima della città. Mano a mano, con vari espedienti, riesce a fare entrare nella casa, come lavoratori ( autista, governante, psicologa) i diversi membri della sua famiglia, che fingono ovviamente di non conoscersi tra loro. A questo punto la situazione è rischiosissima: si passa da un tono quasi da commedia ad una vera e propria tragedia dell’orrore. Delitti sanguinosi e orripilanti, senza nessuna pietà umana. Ciascuno lotta per la propria esistenza. La famiglia sottoproletaria è vista nella sua spietatezza per cercare di sopravvivere; la famiglia benestante vive come separata da tutto il resto del mondo, anch’essa spietata nel suo sprezzante isolamento. Manca del tutto, nella famiglia degli “sporchi, brutti e cattivi” una coscienza di classe, una qualche linea morale o politica che suggerisca loro qualcosa di meglio dell’arraffare. Nell’altra famiglia c’è l’assoluta incoscienza che esistano altre vite e altre condizioni rispetto alla loro. Alla fine del film mi è venuto da pensare che un ordine morale o una coscienza di classe ha risparmiato probabilmente tante vite. In fondo le classi dirigenti dovrebbero essere grate ai partiti socialisti dei vari Paesi, anche se può sembrare paradossale nell’anniversario, celebrato a dismisura, della caduta del muro di Berlino.

 

IL MANIFESTO  DEL 7 NOVEMBRE 2019-pag. 12

https://ilmanifesto.it/la-dialettica-di-servo-e-padrone-in-una-rapida-danza-fra-i-generi/

 

VISIONI

La dialettica di servo e padrone in una rapida danza fra i generi

Al cinema. «Parasite» di Bong Joon-ho, film politico, commedia e horror sui rapporti di classe nella realtà di oggi. La povera famiglia Kim, che abita in un sottoscala, riesce a infiltrarsi nella casa dei ricchi Park

 

Parasite parte subito con un piede rapido, danzando con disinvoltura su una coreografia delle più complesse. Nel seminterrato dove abita la famiglia Kim, la madre Chung Sook aspetta un messaggio da «Pizza Generation» per un lavoro sottopagato – si tratta di fabbricare scatole di cartone, come i carcerati del Buco di Jacques Becker – ma vitale per i Kim che non hanno più nulla da mettere sotto i denti (il padre Ki Taek raziona perfino una fetta di pane in cassetta). Ma il contratto telefonico non è stato pagato, e la signora del piano di sopra ha messo una password al suo wi-fi.

Che fare? Ki-woo scopre un micro hotspot in un angolo del bagno, vicino al wc sopraelevato. In tutta questa trivialità, fatta di dettagli infimi, una messa in scena millimetrica trasforma l’aneddoto in un quadro espressivo di vivido realismo; e ogni elemento immerge lo spettatore in un modo di vita che il regista si diverte a inscatolare in una matriosca di registri : il dramma sociale, che potrebbe essere quello di Ladri di biciclette, si ritrova così dentro una commedia alla Jean-Pierre Mocky (impossibile non pensare alla satira di Il cielo chiude un occhio), nella quale appare un thriller psicologico e perfino un horror, e dove ogni nuova figura, pur superando la precedente, ne conserva lo spirito. Così, già alla fine della prima sequenza ci si chiede: ce la farà a mantenere questo ritmo, al tempo stesso forsennato e rilassato?

BONG JOON-HO ha mostrato da subito di essere a suo agio in produzioni caratterizzate da una pluralità di toni e che richiedono non solo dell’abilità, ma una certa sfacciataggine unita al senso della misura (che è altra cosa rispetto alla moderazione). E in questo suo eclettismo c’è in primo luogo la capacità di fare un cinema pienamente iscritto nella (lunga e copiosa) tradizione dei film di genere dell’industria coreana, imbastardendolo però di temi e modi di fare del cinema europeo (e in particolare francese).

Non c’è nulla da scoprire in questo senso in Parasite che non fosse già presente in Barking Dogs Never Die, in The Host o in Snowpiercer; la palma d’oro, più che meritata, ricompensa il lavoro di un cineasta che aveva già dato prova non solo della sua tecnica ma del suo estro. In Parasite c’è qualcosa in più: una difficoltà che Bong Joon-ho si è imposto e che ha superato con la naturalezza che è sempre il segno del genio.

Tra i vari generi c’è anche il film d’argomento politico-sociale. Parasite è stato presentato da più parti come una declinazione della lotta di classe – in particolare tra una famiglia del moderno sottoproletariato e un’altra della ricca borghesia. Non a torto. In effetti, la storia è quella di come i poveri Kim riescono, uno dopo l’altro, a infiltrarsi nella vita dei ricchi Park. Ed è vero che uno dei pregi del film è quello di mostrare con evidenza imparabile come il moderno classismo riporti d’attualità il classico teatro all’inglese del servo e del padrone, con la sua vecchia dialettica. Più che la barba di Marx, Bong veste qui gli occhiali del buon Hegel, così che, ogni volta che inquadra un oggetto, questo si invera nel proprio contrario.

E si capisce bene che Bong è maestro di questo processo perché non commette mai l’errore del principiante, che consiste nel trasformare semplicemente un polo nel suo opposto, ma mostra come per essere sé stesso un oggetto deve contenere anche il proprio altro: il servo, per compiere la propria essenza e diventare effettivamente servo, deve spadroneggiare (e inversamente).

È VERO anche per le cose: la casa del povero, come si vede fin nella prima scena, contiene una ricchezza (basta cercarla), e quella del ricco, per esser tale, deve a sua volta contenere un antro oscuro e insalubre. E infine è vero per i generi che il film attraversa, dialettizzandoli senza pudore, in una fuga in avanti che annulla gioiosamente ogni sentimento di ripetitività, pur producendo alla fine un film circolare (come nel modello, spesso evocato da Bong: il celebre The Housemaid di Kim Ki-Young). La dialectique peut-elle casser les briques ? – si chiedeva René Viénet in un film parodia del 73 – che di certo Bong conosce –, e al quale risponde, con Parasite, che di certo può schiacciare le blatte.

 

 

WIRED ::UN’ALTRA RECENSIONE PER CHI VOLESSE LEGGERLA :::

Parasite, un capolavoro sui nostri tempi ancora segnati dal divario tra ricchi e poveri

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2 risposte a DONATELLA HA VISTO IL FILM ” PARASITE ” DI BONG JOON HO, COREA DEL SUD +++ DUE RECENSIONI DA IL MANIFESTO E WIRED–link sotto

  1. nemo scrive:

    Ricchezza e miseria in Corea sicuramente reali. La commistione che fa la sceneggiatura di questi due fattori è inverosimile. Ma si sa che il surreale si presta alle più diverse ( e alcune volte, strampalate ) interpretazioni. Ogni spettatore può attribuire i significati che vuole compreso quello che il racconto (plot) voglia rappresentare simbolicamente la lotta fra due classi. O la loro rispettiva ‘immoralità’, o la ‘puzza’ di scantinato dei poveri o qualsivoglia altro significato. Certamente si tratta di un film ‘diverso’, per ambientazione, paesaggi, attori, situazioni. Da vedere, anche se a tratti può ‘disturbare’. Contenuto entro i canonici 100 minuti (e non 132′ com’è la sua durata) il film sarebbe stato sicuramente più bello. Curiosità: la canzone di Gianni Morandi in un film coerano è una sorpresa. Morale: sosteniamo il cinema, e chi ancora si impegna a mentenerli aperti, frequentandoli senza sostituirli con la Tv casalinga. Uscire ( anche se può apparire ‘faticoso’) e condividere uno spettacolo fa bene alla salute, all’anima, alla socialità, alla salvezza di questa arte.

    • Chiara Salvini scrive:

      Che bel discorso lungo e argomentato, ti hanno toccato nel tuo punto debole, il cinema e uscire di casa, ” anche se faticoso “…Mi dispiace che Donatella non abbia visto il tuo commento. E’ sempre una grande allegria sentirti ! Oggi qui è molto grigio e piove, ma improvvisamente tutto è colorato di rosso e di giallo…un abbraccio a casa, chiara

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