VALENTINA SILVESTRINI, Taipei, un ritratto tra design e architettura, ICONDESIGN.IT

 

 

da ::  ICONDESIGN.IT

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Taipei Performing Arts Center by OMA – Credits: © OMA by Philippe Ruault

 

 

PLACES

Taipei, un ritratto tra design e architettura

 Valentina Silvestrini

Probabilmente meno popolare e frequentata, almeno dai viaggiatori

occidentali, rispetto ad altre grandi città asiatiche, tra cui BangkokKyotoHong KongSingapore o SeoulTaipei non rinuncia alla tentazione di proporsi come nuova destinazione di riferimento per gli appassionati di architettura e design.

 

Città olimpica 2017” – nel mese di agosto ospiterà infatti la XXIX edizione delle Universiadi estive, avendo avuto la meglio su Brasilia – la capitale di Taiwan è una meta in perenne movimento, caotica e ambìta. Al pari delle metropoli asiatiche limitrofe, ha conosciuto negli ultimi anni un vorticoso sviluppo urbano, del quale Taipei 101 può essere considerato uno dei simboli. Ultimata dopo cinque anni di lavori nel 2004 e svettante dall’alto dei suoi 508 metri, al momento detiene la sesta posizione nella classifica internazionale degli edifici più alti del mondo. A progettarla è stato lo studio di architettura C.Y.Lee & Partners, imprimendole una forma che intende evocare il bambù.

Accanto alle nuove costruzioni, in città non mancano alcuni esempi che testimoniano un interesse verso i temi recupero e della rifunzionalizzazione. Tra questi, un posto di rilievo si può assegnare al Songshan Cultural and Creative Park, conosciuto anche con l’appellativo di “Creative Hub of Taipei”.

 

 

Taipei Performing Arts Centre

by OMA

 

Con un costo stimato intorno ai 140 milioni di euro, il nascente Taipei Performing Arts Center è l’edificio più ambizioso – e già decisamente popolare su Instagram – atteso nella capitale taiwanese. A progettarlo lo studio OMA – Rem Koolhaas con il partner David Gianotten -, vincitore del concorso che si è svolto nel biennio 2008-2009. La costruzione, avviata nel 2012 e inizialmente prevista per giugno 2017, dovrebbe essere ultimata nel 2018, portando così alla nascita di un complesso destinato alle arti performative formata da tre teatri autonomi, ma interconnessi. Tratto distintivo del Taipei Performing Arts Center, con uno sviluppo complessivo che supera i 58.600 mq, oltre alla forma che non passa inosservata è infatti la vocazione alla flessibilità. La committenza – Taipei City Government Department of Cultural Affairs, East District Project Office e Department of Rapid Transit Systems – ha puntato alla realizzazione di un nuovo polo per lo spettacolo e l’entertainment all’insegna dell’innovazione e permeabilità. Due delle tre strutture indipendenti – il Grand Theatre per 1500 persone; il Multiform Theatre per 800 persone e la Proscenium Playhouse con una capienza di 800 posti – sono state concepite per essere unite, o meglio per «sommarsi per usi e situazioni impreviste», come ha dichiarato lo stesso Koolhaas. Un espediente che verrà messo in campo tra i due teatri in occasione di eventi di notevole appeal.

Tao Zhu Yin Yuan by Vincent Callebaut

 

 

 

Anche Taiwain avrà il suo “bosco verticale”. A contendere la scena al Taipei Performing Arts Center come prossimo landmark della capitale potrebbe infatti essere la Torre Tao Zhu Yin Yuan, sviluppata dallo studio di architettura guidato dal progettista franco-belga Vincent Callebaut. La principale “analogia” con il modello che porta la firma di Stefano Boeri e del suo team si deve alla scelta di ricoprire il grattacielo con circa 23 mila alberi. La loro presenza, distribuita su più di 20 livelli di questa struttura contraddistinta da un andamento a spirale, assicurerebbe un assorbimento medio annuo pari a circa 130 tonnellate di anidride carbonica. Lo sviluppo “sfalsato” del grattacielo, oltre che a un indirizzo stilistico, rispondere alla volontà di assicurare condizioni ottimali sul fronte dell’illuminazione naturale a tutte le unità abitative. Impianti destinati alla raccolta e al recupero dell’acqua piovana, al compostaggio e l’impiego di pannelli fotovoltaici sono alcune delle strategie messe in campo per rendere la Torre Tao Zhu Yin Yuan – nota anche con l’appellattivo di Agora Garden – un punto di riferimento a livello internazionale nella progettazione residenziale ecosostenibile.

 

 

 

 

Songshan Cultural and Creative Park

 

Passato da sede della prima fabbrica di tabacco modernizzata di Taiwan a multiforme spazio culturale, questo edificio del secolo scorso, appartenente al cosiddetto stile “Japanese Early Modernism”, e il suo parco accolgono dal 2012 eventi artistici, culturali e creativi, mostre, cerimonie di premiazione, simposi, seminari e molto altro ancora.

 

 

 

Taipei Fine Arts Museum

 

 

Primo museo dedicato all’arte moderna e contemporanea dell’intera Tawain, il Taipei Fine Arts Museum (TFAM) venne progettato dell’architetto Er-Pan Kao: è stato inaugurato nel dicembre 1983. La volontà, anche simbolica, espressa sul finire degli Settanta dalla committenza – il Taipei Municipal Government – trova manifestazione in un museo che, ieri come oggi, concentra la propria azione culturale sulle correnti artistiche che si formano sull’isola, con una particolare attenzione ai giovani talenti emergenti. L’architettura museale è permeata da elementi presi in prestito dalla tradizionale cinese; volumi compatti anche in aggetto, con ampie finestrature panoramiche, si aprono su giardini esterni. Con una collezione permanente al momento composta da circa 4.849 pezzi, sia di artisti taiwanesi sia internazionali, TFAM è attivo anche nell’educazione e nella ricerca.

 

 

 

 

Brick Yard 33 1/3 by HC Space Design

 

 

Completato nel 2016, l’intervento che ha portato alla genesi di Brick Yard 33 1/3 è stato condotto nel sito di Yangmingshan, luogo di residenza ed epicentro locale per decine di soldati statunitensi di base a Taipei negli anni della Guerra Fredda. Senza scendere a compromessi con la memoria del sito, l’architetto Hsiao Chin Dai – HC Space Design ha agito nel rispetto dei volumi originari, portando a termine l’incarico finalizzato alla rifunzionalizzazione e al campo di destinazione. Ripristinato l’aspetto degli spazi esterni secondo lo stile dell’epoca, gli interni – con uno sviluppo che sfiora i 3.000 mq – si caratterizzano per la compresenza di materiali spesso rinvenuti in loco, come travi di legno, rivestimenti in mattoni o in ceramica, con innesti in stile industrial e di design. Brick Yard 33 1/3 è oggi un indirizzo di riferimento per i locals e per la comunità degli studenti; multiforme e aperto all’incontro tra generazioni, ospita vari ristoranti, bar, spazi espositivi, zone destinate alla musica e stage per spettacoli. Chien Hwa Huang e Chien Wei Huang hanno curato l’identità degli interni; Shu Yuan Wu le ambientazioni esterne.

 

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