TOMASO MONTANARI, Ma le sardine sanno perché vince Salvini?– IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28 NOVEMBRE 2019 + una piccola nota di chiara

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28  NOVEMBRE 2019

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Ma le sardine sanno perché vince Salvini?

Tutto ciò che va contro Salvini, tutto ciò che riporta in piazza la gente dalla parte giusta, va bene. Ma lo strepitoso successo delle Sardine annuncia un’erosione elettorale della destra, o alla fine lascerà intatte le ragioni di quel consenso? Marco Revelli ha notato che le critiche alle Sardine assomigliano ai discorsi della gente che dà buoni consigli non potendo più dare cattivo esempio. È vero ma, come ha scritto George Orwell, “per difendere il socialismo, occorre cominciare attaccandolo”.

Leggendo i tweet entusiasti del peggior Pd e i peana che si susseguono sui grandi giornali che hanno avuto un ruolo cruciale nel demolire la sinistra; sapendo che a Torino vi confluiscono le Madamine Sì Tav e i vertici della Compagnia di San Paolo, a Milano i più accesi sostenitori dell’Expo, e a Firenze il sottobosco politico del governo delle Grandi Opere, la domanda che affiora alle labbra è: siamo di fronte a una gigantesca strumentalizzazione, o c’è qualcosa, nelle Sardine stesse, che ne autorizza questa interpretazione “di sistema”? Il manifesto del movimento individua il proprio nemico nel “populismo”. Il che significa considerare alla stessa stregua il consenso al Movimento 5 Stelle e quello al sovranismo neofascista di Salvini: è questa, mi pare, una prima connotazione “di sistema”. Ma ammettiamo che il vero bersaglio sia la Lega: io non credo che il successo di quest’ultima sia la malattia. Credo invece che quel consenso sia il sintomo mostruoso della vera malattia: l’enorme ingiustizia sociale che ha sfigurato questo Paese. La destra estrema appare l’alternativa – nera, terribile, portatrice di morte – a un ordine mondiale che si predicava senza alternative.

E invece le nostre Sardine sembrano convinte – almeno a leggerne i testi – che il problema sia il populismo: e non l’ingiustizia e la diseguaglianza (parole assenti dai loro manifesti). Per capire meglio, sarebbe necessario esplicitare alcuni punti della pars costruens del manifesto: “Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie”. Un testo che diventerebbe interpretabile se di questi politici fossero fatti i nomi.

Il passo chiave è quello in cui si legge: “Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto”: chi potrebbe contestare tutto questo? Ma rimane una domanda: è bellissimo che chi è in grado di aiutare gli altri, si ribelli alla sporca retorica della estrema destra, ma non dovremmo forse anche chiederci perché ci siano così tanti “altri” da aiutare? E, soprattutto, se il punto critico non stia nello smontaggio dello Stato (cioè nel progetto della Costituzione) che questi “altri” avrebbe dovuto aiutare? Ancora: non sarà che il silenzio e la solitudine di questi “altri” è il nostro vero problema? In piazza con le Sardine sembrano esserci soprattutto i “salvati”: certamente diversi da quelli che stanno davanti alla televisione e tacciono. Ma questi salvati finalmente in movimento hanno coscienza delle ragioni per cui i “sommersi” votano in massa per Salvini, o ancora più in massa non vanno a votare?

Quando poi si legge come descrivono Milano (“La città dove oggi celebriamo i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, che ha dato i natali ad Alessandro Manzoni, ospitato Giuseppe Verdi, dove c’è il Teatro alla Scala, tempio della musica classica e della lirica riconosciuto a livello mondiale”), si capisce perché Giuliano Ferrara, incontenibilmente entusiasta delle Sardine, le abbia definite “un movimento spontaneo di fiancheggiamento dell’establishment”. C’è da sperare che i prossimi giorni gli diano torto, e che dalle Sardine arrivino risposte chiare e concrete sulle scelte da fare: a partire dalla disponibilità a scendere in piazza coi ragazzi dei Fridays for Future.

Perché siamo tutti felici che lo spazio pubblico torni a riempirsi di cittadini che non intendono cedere alle sirene dei nuovi fascismi, e sono il primo a voler credere nel valore positivo e liberatorio delle Sardine. Ma se si trattasse di cittadini che sostanzialmente vogliono che l’Italia resti quella che è, fascisti esclusi, saremmo al punto di partenza: perché se l’Italia rimane quello che è – cioè un Paese atrocemente diseguale, con un’economia che uccide e un’ingiustizia crescente – i fascisti continueranno a veder aumentare il loro consenso. Sardine o no.

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3 risposte a TOMASO MONTANARI, Ma le sardine sanno perché vince Salvini?– IL FATTO QUOTIDIANO DEL 28 NOVEMBRE 2019 + una piccola nota di chiara

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : una nostra compagna, che ci ha suggerito l’artcicolo di Montanari, ci ha confessato che non le era tanto piaciuto, pur avendo sempre avuto stima di lui. Sono stata così avvertita di leggerlo ” con attenzione “…E così facendo, mi sono accorta che il testo ha valore di profonda riflessione. Da un punto di vista dell’ ” ascolto “, il modo in cui si sono presentate, e si presentano, ” le sardine ” ha sollevato i cuori di tutti, di chi, perlomeno, intendo, da tempo aspettava qualcosa di vivo per ricostruire la sinistra. Montanari ci dice quali passi devono essere fatti nell’ analisi della situazione sociale e politica dell’Italia ( e non solo ) perché questi giovani possano davvero dare una mano alla ricostruzione di un fronte di sinistra che, putroppo, anno dopo anno, si è assai sfracellato. E’ molto chiaro tutto questo quando scrive : ” Non credo sia Salvini la malattia, ma un sintomo mostruoso di questa …”. Anche se non sarei in grado di fare questa analisi, devo dire che mi trovo d’accordo con lui. Aver posto, anche, come condizione di questo approfondimento la partecipazione alle manifestazioni per il clima, indica come ritenga questo un problema sine qua non per il fronte di sinistra e, insieme, credo,capire che per uscire dall’angolo in cui stiamo dobbiamo allearci con altri ceti e con altra gente che ha –obbiettivamente –i nostri stessi interessi e obbiettivi.

  2. Donatella scrive:

    Io, come tante persone “di sinistra”, abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando si sono presentate, inaspettatamente, le “sardine”. Fino ad allora, per mancanza di una risposta generale ben evidente, sembrava che la maggior parte degli italiani fosse con la destra peggiore. Le “sardine” hanno dimostrato che non è così e che la via verso il fascismo non è così larga e assicurata. Sono d’accordo quasi completamente con quello che dice Montanari. Perché “quasi”? Perché mi sembra giusto rallegrarsi maggiormente per episodi positivi, che avvengono raramente e inaspettatamente, quasi ci fosse una risposta corale a certe bugie che sembrano inarrestabili. Certo il populismo non nasce dal nulla: ci sono ragioni economiche, politiche, sociali, culturali. Giusto e doveroso, per intellettuali e partiti che vogliano approfondirne le cause, studiarle e magari cercare di porvi rimedio. Ma il populismo è anche un male in se’, che è necessario combattere seriamente, nelle sue cause e nei suoi effetti. Populismo per me vuole dire circuire gran parte del così detto popolo con menzogne continue, tanto poi chi lo diffonde non ne pagherà mai le conseguenze, che si scaricheranno su tutta la popolazione. Ben vengano quindi risposte ampie e collettive. Non sono molto d’accordo anche sull’accostare il populismo dei 5 Stelle a quello della destra tout court. Mi sembra che le cause siano solo parzialmente le stesse, e che in quello di destra ci sia una volontà ideologica e politica che in quello dei grillini, almeno nel suo variegato complesso, non ci sia. Occorrerebbe, cosa che finora non mi pare sia stata fatta, un approfondimento da parte dei partiti tradizionali della cosiddetta sinistra, per separare il grano dal loglio. Credo che fosse nelle intenzioni di Bersani e di chi si richiama a lui; però finora c’è stata ufficialmente solo una contrapposizione continua, pur avendo capito in generale che il pericolo era ed è il fascismo ( cosa molto positiva, che non era capitata in altre situazioni storiche dell’Italia). Un’altra cosa che mi pare positiva delle “sardine” è sottolineare la loro “normalità”: non sono pericolosi “gilets jaunes”, non sono sovversivi, anzi, sono per un’esistenza pacifica, che possa godere dei beni della vita. Ma proprio in questo sta la loro forza. Chi va in piazza non va per rovesciare, ma per rafforzare il sistema democratico, per difendere la Costituzione nata da tante tragedie collettive e personali. Certo, la piega che avrà questo movimento non la sappiamo.In questi ultimi decenni ne abbiamo visto parecchi, di movimenti, che come sono nati si sono spenti, forse perché non hanno avuto, come le piante che devono ancora crescere, un nutrimento adeguato. In questo i dubbi e gli interrogativi di Montanari sono assolutamente condivisibili, e pazienza se certi personaggi ambigui e compromessi da sempre col potere elogiano le “sardine”. Sicuramente se chi potrebbe dare una mano ( la sinistra nel suo complesso di partiti e partitini in primo luogo) non contribuirà a solidificare questo ennesimo movimento, non per metterci sopra il cappello ma per dargli uno sbocco politico, assisteremo al graduale arenarsi di un’ondata che, secondo me, rappresenta un’occasione unica nel nostro panorama politico e sociale attuale. In questo il dubbio e gli interrogativi di Tomaso Montanari sono senz’altro condivisibili.

  3. Domenico Mattia Testa scrive:

    E’ positivo che le piazze d’Italia si riempiano di ragazzi- e e giovani che fanno sentire la loro voce contro la dominante e diffusa cultura della destra neonazionalista e razzista,ma il movimento è troppo sfaccettato,di varie colorature.E’ prematuro formulare giudizi di merito,tuttavia,stando alle impressioni,possiamo subito dire che non è un movimento che contesta il sistema,anzi.E paragoni con altri movimenti del passato mi sembrano inopportuni ed immotivati.Ha ragioni da vendere il critico T.Montanari,quando delle “Sardine” evidenzia limiti di analisi,di proposta politica:vi prevale più la logica del “volemose bene” che del conflitto,indispensabile per un autentico progetto di cambiamento della società italiana.Il movimento nella sua varietà di voci non parla il linguaggio della giustizia sociale,dell’ eguaglianza,non critica minimamente le ideologie neoliberiste, si muove sulla stessa lunghezza l’onda della “sinistra governativa”.Se non parte da questi valori essenziali e permanenti difficilmente la fresca ondata delle “sardine” troverà ricadute concrete,durata negli anni, credibilità.Verrà facilmente cooptata dalle forze sedicenti democratiche.Per uscire dalla crisi economica,sociale,culturale,morale in cui versa da decenni l’Italia c’è da sperare che all’interno del movimento prevalgano forze antagoniste,radicali che siano da stimolo per ricostruire la sinistra anticapitalista,ecologista,egalitaria.E’ un’illusione che si possa uscire dalla malattia con cure palliative.Speriamo che andando avanti i protagonisti di questa diffusa protesta ne prendano gradualmente coscienza.

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