EDMONDO BERSELLI, ( Campogalliano, Modena, 1951 – Modena 2010), GIORNALISTA E SCRITTORE, ” LIU’. BIOGRAFIA MORALE DI UN CANE – OSCAR MONDADORI, 2013, pp. 176, 9,50 euro, prezzo pieno +++ 5 PAGINE DE LIBRO

 

 

Liù. Biografia morale di un cane

Edmondo Berselli

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Editore: Mondadori
Collana: Oscar bestsellers
Anno edizione: 2013
Formato: Tascabile
In commercio dal: 8 ottobre 2013
Pagine: 176 p., Brossura
9,50 euro
Liù è una labrador nera. È arrivata per un ricatto affettivo, ha gettato lo scompiglio prevedibile, ha occupato una famiglia progressista e ne ha rivoluzionato la vita. Quella che si narra in questo libro, però, non è la storia di un cane. È la “biografia morale” di un animale non immaginario ma esemplare, che racconta come intelligenze diverse, umana e canina, cominciano a sfiorarsi. Ma proprio qui iniziano le sorprese. E sono sorprese filosofiche. E dolori ideologici. E dilemmi intellettuali. Infatti, grazie allo stile “lunatico” di Berselli, al suo divagare un po’ picaresco, decollano subito, con vari scodinzolii, storie molto italiane e politiche, disincantate e ironiche, in cui avventure e disavventure di razze differenti si specchiano in una visione di pura tolleranza, all’insegna di un relativismo assoluto, di un italianissimo “sì, vabbè..”. Perché non ci sono verità o regole, nel regno dei labrador. In natura ci sono solo abitudini. Non sarà per caso una buona descrizione dell’Italia di sempre?

 

 

EDMONDO BERSELLI, PDF –pp. 1-5 del libro

https://www.edmondoberselli.net/wp-content/uploads/2014/11/Una-misteriosa-devozione_berselli.pdf

 

 

 

 

 

Edmondo Berselli e Liù

 

 

 

Annusare tutto, senza credere a profumi e puzze

 

 

Che disastro, quel martedì. E che paura. Successe così all’improvviso che per qualche momento Marzia temette davvero che tutto potesse andare a rotoli, persino il suo felice matrimonio, ammaccato da una prova inaspettata e crudele. A suo marito Edmondo erano occorsi tre anni per accettare l’idea. Tre anni in cui lei aveva utilizzato le più raffinate tecniche di persuasione femminile per convincerlo che vivere con un cane fosse una bella cosa. Aveva cercato l’alleanza degli amici, e quando le loro discussioni si erano arenate nelle secche dell’incomprensione lo aveva incalzato con il j’accuse più spericolato per un generoso globetrotter del pensiero come lui: egoista! Le obiezioni di Edmondo, una su tutte, non erano prive di fondamento: io con il mio lavoro, tu con il tuo, chi lo porterà giù?

Dopo tre anni, sembrava una battaglia persa. Invece una sera, a Reggio Emilia, in casa dell’amico storico della Chiesa Alberto Melloni, nel muro dell’intransigenza si aprì una crepa. Piccola, ma sufficiente a far breccia nell’intelligenza spugnosa di Edmondo. Immaginate la scena: Melloni che chiama la sua bionda labrador Clicquot, detta Clicq, e lei che si volta. Stessa cosa quando a chiamarla sono le figlie. Persino quando a pronunciare il suo nome sono gli ospiti, Clicquot gira la testa, con l’aria di affermare “Io, Clicquot!” Quel comportamento sottintendeva qualcosa, ma cosa? La lampadina si accese un paio d’ore dopo sulla via del ritorno a Modena, a un semaforo rosso. “Quel cane possiede un Io” disse Edmondo.

“In che senso?” domandò Marzia mezzo addormentata. “È chiaro” spiegò lui “stasera Clicquot ha dimostrato di non essere solo un animale, un animale qualsiasi, ma di avere una sua individualità, di possedere un quid che la rende unica nella sua specie”.

 

Più tardi, sotto le coperte, Edmondo diede un colpetto di gomito a sua moglie e cautamente cominciò a informarsi: “Ma questo cane… questo cane, al mattino, a che ora vuole poi svegliarsi?” Nel buio della stanza da letto si udì un tonfo, come se un muro di intransigenza stesse venendo giù a pezzi.

Era la Pasqua del 2003 quando partirono in missione a Cermenate, in Brianza, a prelevare da un allevamento la piccola labrador nera per la quale era già stato scelto il nome Liù, come la devota e coraggiosa schiava che nella Turandot preferisce uccidersi piuttosto che tradire il principe Calaf. Organizzazione perfetta, domenica allegra, lunedì emozionante. Poi quel maledetto martedì, con Marzia al lavoro e Edmondo e Liù soli in casa.

Edmondo ha una giornata faticosa davanti: sbobinare un’intervista e scrivere un articolo per uno dei giornali con cui collabora. Ha bisogno di concentrarsi, ma Liù è inquieta. Lui cerca di capire, ma Liù abbaia, reclama attenzione. Non sa che fare, Edmondo, e Liù non gli dà tregua: vuole giocare? Non ce n’è il tempo, il lavoro è sacro. La piccola gli si avvicina, guaisce, chiama, lo distrae. Niente. Continuerà a chiamarlo e distrarlo per tutto il giorno, finché nel pomeriggio, rientrata dall’ufficio, Marzia guardando il marito capisce subito che il problema è serio, molto serio… Osserva l’espressione sconvolta di Edmondo e le tornano in mente le sue parole: “…io con il mio lavoro, tu con il tuo, chi lo porterà giù il cane?”

Se potesse, Marzia tornerebbe indietro, ma non si può. Pensa al peggio, al loro equilibrio domestico costruito con amore e rispetto in tanti anni… Quella volta a Edmondo bastò una settimana per capire quanto possa essere bello vivere con un cane. Lui, che fino a qualche giorno prima al solo pensiero veniva preso da crisi di insofferenza, adesso appena rientrato a casa va a cercare Liù, si diverte a portarla a passeggio ogni due ore, scopre la gradevolezza del suo odore, sente un senso di famiglia quando la sera lei si abbandona al sonno nella stanza da letto. E intanto comincia a insegnarle a parlare, o meglio, ad ascoltare. Liù impara a capire le sue parole e Edmondo a concepire che “la gabbia semplicissima dell’intelligenza del cane, con le sue maglie larghe, i suoi reticoli elementari, talvolta intercetta a ragnatela una delle mille complicazioni olografiche della cognizione umana”

Stabilisce una connessione. Si predispone al dialogo. Apre un varco cognitivo, con la medesima curiosità intellettuale con cui finora ha osservato la complessità della società italiana trasferendola nei suoi articoli in un linguaggio brillante e comprensibile a tutti. C’è sempre una soluzione possibile, anche nelle situazioni più complicate, pensava Berselli in sintonia con Albert Hirschman, il suo economista di riferimento.

A due condizioni: onestà intellettuale e libertà dagli schemi ideologici. Nel caso di Liù, questo comportava sì consultare gli addestratori, ma poi essere anche pronti a rifiutarne i dogmi secondo cui, per esempio, un cane non deve salire sul divano o non può dormire assieme agli umani, perché il cane non è un soldatino, è un vivente non umano che, però, esattamente come noi umani, “vuole sentire il calduccio, la vicinanza, il tepore, l’odore, la compagnia”

C’è sempre una soluzione possibile. Edmondo non smise di pensarlo neanche quando si ammalò di un male incurabile. “Farò come Kill Bill” disse dopo aver letto il referto “mi rapo a zero, mi metto la bandana, il coltello tra i denti e combatterò”. Avrebbe combattuto scrivendo, quella era la soluzione. L’8 settembre del 2009, all’uscita dall’ospedale dove si era sottoposto all’ennesima seduta di chemioterapia, lo raggiunse una telefonata dal suo giornale. Era morto Mike Bongiorno, gli chiedevano se se la sentiva di scrivere un articolo.

C’era Marzia al suo fianco. Chiese un minuto per riflettere, richiamò e poche ore dopo inviò un epitaffio sul “costruttore di generi televisivi che si stagliano ormai come altrettanti format del nostro catalogo mentale” ottenuto con una delle sue inconfondibili miscele di storia e cronaca, cultura popolare e d’élite, saggi sociologici e canzonette.

Scrisse, soprattutto, durante la malattia, un libro dedicato a Liù che aveva come sottotitolo Biografia morale di un cane, trasformando la storia della sua amicizia con la labrador nera in una fantastica metafora della vita al tempo della crisi delle ideologie. In tempi  tanto incerti, è indispensabile “evitare di farci imbrogliare ancora per amore di qualche schema”.

Per cui, eccolo il Metodo: fare come i cani. “Annusare tutto senza credere né ai profumi né alle puzze. Diffidare della scomodità. Diffidare della comodità. Alla fine, si sa bene che si comincia sempre con la grande filosofia tedesca, l’idealismo, la fenomenologia dello spirito, le appercezioni a priori, le intuizioni trascendentali, la pace perpetua, Kant che non sbagliava mai di un minuto, per poi scendere verso terra e trovare le soluzioni lì dove le stai cercando, nei labirinti del quotidiano, fra le alternative intrinseche della realtà, e dove le scopriremo, come previsto, solo abbaiando”

Del suo ultimo saggio, scritto a letto con il computer appoggiato sulle gambe e Liù accucciata accanto a lui, Berselli non fece in tempo a leggere le bozze. Lo aveva buttato giù di getto, attingendo dalla memoria le citazioni da utilizzare, in una prosa essenziale. Aveva fretta di portarlo a termine. Avrebbe voluto intitolarlo Più poveri, l’editore suggerì L’economia giusta. Fa niente. L’importante era ripensare alla crisi globale e, ancora una volta, lo sguardo ad altezza di Liù, individuare una via d’uscita possibile tra le macerie create dall’ubriacatura liberista.

Profetico il suo testamento culturale: “Dovremo adattarci ad avere meno risorse. Meno soldi in tasca. Essere più poveri. Ecco la parola maledetta: povertà. Ma dovremo farci l’abitudine. Se il mondo occidentale andrà più piano, anche tutti noi dovremo rallentare. Proviamoci, con un po’ di storia alle spalle, con un po’ d’intelligenza e d’umanità davanti”.

 

 

 

TRECCANI : 

 

 

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Berselli, Edmondo. – Giornalista e scrittore italiano (Campogalliano, Modena, 1951 – Modena 2010). Una delle figure più eclettiche dell’editoria e del giornalismo italiano, è stato un attento osservatore e commentatore dei fatti sociali, economici e culturali del paese. Ha iniziato la carriera nel 1976 come correttore di bozze presso la casa editrice Il Mulino dove ha poi lavorato fino al 2000 ricoprendo vari incarichi, in particolare nell’omonima rivista di cui è stato dal 1986 redattore capo, dal 1995 al 1999 vicedirettore e dal 2002 al 2008 direttore. Ha scritto articoli per le più importanti testate italiane (Il Resto del CarlinoIl MessaggeroLa StampaIl Sole 24 ore), spaziando dallo sport alla televisione, dalla politica alla cultura, fino a diventare editorialista di politica per la Repubblica e collaboratore de L’Espresso. È autore di numerosi saggi, in cui con stile ironico e pungente ha offerto una lucida analisi della società italiana; tra questi si ricordano L’Italia che non muore (1995), Il più mancino dei tiri (1995), Canzoni (1999), Post italiani: cronache di un paese provvisorio (2003), Venerati maestri (2006), Adulti con riserva. Com’era allegra l’Italia prima del ’68 (2007), Sinistrati – Storia sentimentale di una catastrofe politica (2008), Liù: biografia morale di un cane (2009) e L’economia giusta (2010). Postumo è stato pubblicato il volume Quel gran pezzo dell’Italia. Tutte le opere 1995-2010 (2011)

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2 risposte a EDMONDO BERSELLI, ( Campogalliano, Modena, 1951 – Modena 2010), GIORNALISTA E SCRITTORE, ” LIU’. BIOGRAFIA MORALE DI UN CANE – OSCAR MONDADORI, 2013, pp. 176, 9,50 euro, prezzo pieno +++ 5 PAGINE DE LIBRO

  1. Donatella scrive:

    Geniale il titolo “Liù: biografia morale di un cane”. E’ bello il suo modo di scrivere, divertente anche se serio.

  2. nemo scrive:

    La lucidità, il civismo e la cultura di Edmondo Berselli manca a la Repubblica e a noi lettori . Grazie per il ricordo umanissimo.

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