Giovanna Zoboli :: Astrid Lindgren. Una dea per l’infanzia — DOPPIOZERO – 10 FEBBRAIO 2016 +++ IMMAGINI

 

 

LA CASA DI ASTRID NELLA TENUTA DI NAS A VIMMERBY NELLO SMALAND, A SUD A SUD DELLA SVEZIA–https://astridlindgrensnas.se/en/frontpage/

 

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VIMMERBY E’ SOPRA L’ISOLA DI OLAND, MA GUARDATE DOVE STA L’ISOLA NELLA CARTA DELLA SVEZIA INTERA…

 

 

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Astrid Anna Emilia Ericsson coniugata Lindgren nota semplicemente come Astrid Lindgren (Vimmerby, 14 novembre 1907 – Stoccolma, 28 gennaio 2002) è stata una scrittrice svedese, autrice di libri per bambini. Molte delle sue opere sono state pubblicate in più di cento Paesi e tradotte in sessanta lingue.

È l’autrice delle avventure di Pippi Calzelunghe.

 

 

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ASTRID CON SUO FIGLIO

 

 

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RITRATTO DI HASSIS ON STARS PORTRAITS

 

 

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10 Febbraio 2016

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Astrid Lindgren. Una dea per l’infanzia

Giovanna Zoboli

 

La copertina mostra una bambina a testa in giù; le gambe piccole e forti saldamente ancorate a un ramo; la gonnella che le piove sulla testa; i mutandoni sbilenchi azzurri; la testa tonda e gli occhi irridenti che spuntano dall’orlo della sottana. In questa immagine la gravità diventa un irresistibile gioco e tutto punta dritto a terra: lo segnala il maialetto che penzola sull’abisso, tenuto per un’orecchia dalla piccola maliarda.

 

L’autrice di questa immagine è Beatrice Alemagna, scelta da Mondadori per illustrare questo delizioso, esilarante libro di Astrid Lindgren, Lotta combinaguai, tradotto da Laura Cangemi, che uscì in Svezia nel 1958, anno in cui la Lindgren vinse il premio internazionale Hans Christian Andersen, ovvero il Nobel per gli autori e gli illustratori di libri per l’infanzia.

 

 

Da sinistra: copertina di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai; Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Beatrice Alemagna, autrice e illustratrice italiana naturalizzata parigina, ha sempre dichiarato la sua passione per la Lindgren e i suoi personaggi. Il suo ultimo libro, Il meraviglioso Cicciapelliccia, è dichiaratamente ispirato al celebre episodio dello Spunk di Pippi: un oggetto misterioso che promuove una giocosa e folle ricerca attraverso i negozi della città e, oltre a ciò, si apre con una citazione in epigrafe di Pippi Calzelunghe: “È assolutamente necessario, per i bambini piccoli, avere una vita organizzata; specialmente nel caso che se l’organizzino da sé.”

 

La copertina di Lotta invita il lettore piccolo a girare il libro al contrario per leggere l’immagine capovolta. Se non avete cinque anni, non vi sarà venuto in mente. Ma provateci: vi accorgerete che Lotta sta ridendo di tutti, in un irresistibile misto di gaudente felicità, immacolata furbizia, gioia di stare al mondo, intelligenza suprema delle cose e totale stupidera.

Così sono tutti i bambini di Astrid Lindgren.

 

Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Lotta fa parte di quella grande famiglia infantile che nacque dal genio di una delle più grandi autrici per bambini di ogni tempo, che cambiò in tutto il mondo (poiché in tutto il mondo i suoi libri sono tradotti) il modo di vedere e raccontare l’infanzia.

 

Ma non solo, Astrid Lindgren fu anche, oltre che una bravissima editor presso la casa editrice Rabén & Sjögren che pubblicò i suoi libri, una rispettata e influente opinion leader, impegnata in battaglie politiche e culturali di primo piano, che si espose in prima persona, senza risparmio, con durissimi articoli di fondo su questioni importanti, come il nucleare, le politiche fiscali e ambientali, i diritti dei bambini, che le valsero polemiche a non finire. A stare a chi la conobbe, la Lindgren le accoglieva seraficamente e con ferreo senso dell’umorismo, aiutata da un radioso carattere e dal fatto che ogni suo libro era accolto da valanghe di polemiche, a cominciare da Pippi Calzelunghe (il primo episodio data 1945), a lungo considerato il più diseducativo fra i libri per ragazzi.

 

Fu in lizza persino per il Nobel per la letteratura, e avrebbero dovuto darglielo, a dire il vero, se gli scrittori che ne vengono insigniti oltre che per alti meriti letterari debbono distinguersi per statura morale e importanza sociale, culturale e politica espressa dalla loro opera. Tutte qualità che i libri di Astrid Lindgren possiedono al massimo grado. Ma forse l’Accademia di Svezia non era ancora pronta per una simile meteora, una donna di fama mondiale che pur sentendo tutto il peso e la responsabilità della sua celebrità, quando le fu chiesto cosa si augurava per il mondo, fu capace di rispondere, irridente: “La pace, e vestiti carini.”

 

Il libro di maggior successo di Astrid Lindgren è, come si sa, Pippi Calzelunghe, anche per via della omonima e bella serie televisiva esportata ai quattro angoli del pianeta, diretta da Olle Hellbom, amico fraterno di Astrid, il regista che girò 17 fra film e telefilm tratti dai libri della scrittrice.

 

Pippi ebbe il destino di grandi personaggi – come Pinocchio, Alice, Harry Potter –, i quali, amici intimi di milioni di bambini e ragazzi, finiscono per vivere di vita propria, diventando più famosi dei loro creatori. Si può dire che l’opera della Lindgren fu quasi oscurata dalle avventure di Pippi Calzelunghe: un vero e proprio asso pigliatutto, proprio come lo è Pippi personaggio, inesauribile, spiazzante, costantemente al centro dell’attenzione.

 

E se non si temesse di passare per pazzi, verrebbe quasi da dire che, nonostante la fama meritata, fra i libri della Lindgren vi sono capolavori più sottili e imperdibili come Ronja (1981), ritratto di una selvaticissima principessa figlia di briganti; o Rasmus e il vagabondo (1957), storia di un piccolo orfano e della sua fuga al seguito di un musicista girovago; o Vacanze all’isola dei gabbiani (1964), epopea vacanziera della famiglia Melkerson; e perché no, Lotta combinaguai, intemperante e dispotica cinquenne. Racconti perfetti che disegnano infanzie e adolescenze stupefacenti per acume, verità, brillantezza, densità: pagine che potrebbero funzionare benissimo come testi di studio in corsi di pedagogia, più puntuali ed efficaci di tanti manuali sulla psicologia infantile e la crescita.

 

 Da sinistra: Astrid Lindgren; Locandina per la serie televisiva Vacanze all’isola dei gabbiani, 1964

 

Astrid Lindgren spiegò in diverse occasioni che il giacimento a cui attinse per tutta la vita i suoi personaggi e le sue storie fu l’infanzia con la sua grande famiglia, nella fattoria di Näs, a Vimmerby, nella contea dello Småland, di proprietà dei genitori, dove nacque nel 1907, e crebbe con i suoi fratelli rispettata e amata, con mansioni, compiti e doveri precisi, ma anche con la possibilità di godere di tutta la libertà del gioco in un ambiente naturale che dai suoi ricordi doveva essere una specie di paradiso terrestre. Una proprietà, quella di Näs, a cui la scrittrice fu legatissima, di cui si prese cura per tutta la vita, e in cui non più bambina, trascorse lunghi periodi di vacanza insieme ai fratelli, alle sorelle, ai figli e ai nipoti.

 

 

Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Come Astrid bambina, i giovani personaggi delle sue storie vivono in simbiosi con l’ambiente naturale, di cui si sentono parte integrante. I loro corpi infantili occupano una spazio di primo piano nelle storie; le sensazioni che provano a contatto con la natura – il caldo, il freddo, gli odori, i sapori, la gioia, la paura, la bellezza, il tatto –, sono dirompenti, e nutrono costantemente la loro conoscenza del mondo. Alberi, fiori, piante, animali, acque, cieli, eventi meteorologici non sono sfondi, scenografie, ma veri e propri personaggi. Le stagioni sono sempre intense occasioni di esperienze sensoriali e fisiche. E, fra tutte, l’estate è quella che, con le sue ore infinite, distese, avventurose, coincide con lo stato d’animo estatico dei bambini per i quali ogni giorno di vacanza è un spazio imprevedibile, inesauribile, sconfinato. Forse solo Colette, nei suoi romanzi dedicati all’adolescenza, può stare alla pari con la sensualità liberatoria delle pagine della Lindgren, per la quale la bontà di un cibo, la bellezza di un albero, la morbidezza di un animale sono elementi imprescindibili nella percezione della vita e dell’esperienza.

 

I bambini di Astrid Lindgren sono sempre immersi nel gioco. Gioco diventa tutto ciò che entra nella loro sfera. Inventando, simulando, immaginando, costruendo, sperimentando da una parte entrano in relazione con ciò che li circonda e lo comprendono attraverso un’esperienza diretta e profonda; dall’altra, ricreano continuamente il mondo. È uno stupefacente processo di trasformazione: mentre i bambini si aprono alla misura vasta del mondo, modificando la propria, la misura del mondo viene continuamente rinegoziata dal loro sguardo. È un rapporto con le cose altamente creativo che richiede una forza fisica, un’energia mentale, un’intelligenza, un’attenzione e una fiducia straordinarie. I bambini di Astrid Lindgren sanno vivere: nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia a ogni pagina celebrano il loro matrimonio con la vita, per niente intimoriti dalla propria piccolezza, sapendo anzi che di essa questa è una parte importante.

 

Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Ronja si smarca dagli agi e dalla sicurezza della propria casa, richiamata dalla potenza della vita avventurosa nella foresta, senza sottrarsi ad alcuna delle sue insidie. Rasmus scopre accanto a un vagabondo lo splendore della vita nomade e precaria, del sonno sotto la volta stellata, senza un tetto sulla testa. I ragazzi Melkerson sperimentano la bellezza dei pericoli che riserva la vita su un’isola persa nel mare: nebbie, bufere, naufragi, smarrimenti. Tommy e Annika per recuperare la salute dopo un periodo di malanni infantili, partono con una nave di pirati verso il sole dei Tropici, navigando su un mare infestato di squali. I fratelli Cuordileone, unico fantasy scritto dalla Lindgren, arrivano perfino a intuire che è la morte l’avventura più grande e bisogna sperimentarla, pur avendone paura.

 

Li supporta nell’avventura un istinto infallibile nei confronti del male e dell’ingiustizia. Se i bambini della Lindgren più di tutto amano ridere, sanno anche mutarsi senza imbarazzo in giudici impietosi e severi. Li contraddistingue una capacità mercuriale di cambiamento: attraversano e manifestano gli stati d’animo più diversi, vivendo emozioni cangianti, per nulla preoccupati di doversi mostrare coerenti. Dalla gioia alla rabbia, dal coraggio alla paura, dalla serietà alla sfrenatezza, dal piacere al disgusto, in pochi istanti. Con la levità di provetti meditanti si abbandonano al flusso della vita senza temerne le conseguenze, spinti da una curiosità divorante, fortemente ancorati all’essenza delle cose, capaci di vivere nel presente con naturalezza, concretezza, intensità, senza tradirsi, senza soccombere alle convenzioni e alle circostanze.

 

Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Tuttavia, trovandomi a rileggere i romanzi della Lindgren dopo molti anni, ciò che forse di essi più mi ha colpito sono gli adulti: figure di ‘grandi’ positivi che in queste pagine non mancano mai all’appuntamento con il lettore. Si può trattare, indifferentemente, di uomini e donne, anziani e giovani, papà o mamme, vicini di casa, negozianti o contadini, persone normalissime, insomma, che, mescolate ad altri personaggi, spesso decisamente negativi (un campionario nutrito di ipocriti, crudeli, avidi, avari, falsi, vanitosi, stupidi…), brillano per il possesso di un dono che le distingue sopra ogni cosa: la capacità di amare con generosità e intelligenza.

 

Sono personaggi spesso quasi invisibili, defilati dalla scena principale, occupata sempre dai bambini e dai ragazzi. Fa parte anche questo della loro virtù: saper stare al margine, lasciare spazio e libertà a chi sta crescendo. Esercitare il proprio ruolo con garbo e misura, senza invadenza, pesantezza, egocentrismo, arroganza. E tuttavia esserci sempre, per offrire quella sicurezza fondamentale che costruiscono solo l’amore e la fiducia e delle quali ogni bambino per crescere ha necessità come della luce e dell’aria.

 

Persone attente, dotate di una sensibilità particolare verso i bambini, intuitive, affettuose, calde, allegre, tranquille e anche, direi, coraggiose, non spaventate dalle responsabilità dell’età adulta, ma nemmeno dalla distanza che c’è fra questa e l’infanzia.

Come la mamma di Tommy e Annika, o Misa Melkerson o la madre di Ronja. O come il meraviglioso fisarmonicista Oscar, in Rasmus e il vagabondo, che riesce a rendere persino la strada una casa accogliente per il fuggitivo orfano che il caso gli fa incontrare.

 

Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Una figura esemplare in questo senso, è quella della vicina di casa, la signora Berg, di Lotta combinaguai, protagonista di un episodio illuminanteUna mattina, Lotta, svegliatasi capricciosa e antipatica, dopo aver litigato con la mamma e averle nascosto di avere distrutto un maglioncino a forbiciate, decide di scappare di casa (o meglio “di traslocare” perché scappare è una cosa da piccoli). La nuova casa scelta da Lotta è quella della vicina, signora Berg, che in una illustrazione Beatrice Alemagna ritrae identica ad Astrid Lindgren. La signora Berg accoglie Lotta senza far troppe domande, le fa fare merenda e infine la accompagna in una casetta ai margini del giardino, sorta di deposito attrezzi e rimessa per vecchia mobilia: quella sarà la casa dove potrà trasferirsi. Lotta è al settimo cielo all’idea di possedere una casa tutta sua. Subito si mette a fare ordine, sistemando a suo gusto mobili e oggetti, in una riuscitissima interpretazione di stanza tutta per sé. La signora Berg, non si mette di mezzo, ma la lascia fare da sola. I fratellini, al pomeriggio, scoprono che Lotta si è trasferita. Così vanno a trovarla, giocano e sono anche un po’ invidiosi di quello spazio avventuroso e nuovo tutto per lei. Dopo un pomeriggio ad arredare la nuova dimora e a giocare, Lotta, di nuovo sola, è stanca e ha fame, solo allora chiama la signora Berg. Anche questa volta la donna sfama la bambina, ma non la esorta affatto a tornare a casa, annunciandole che a sera tutti i giochi finiscono, come ci si potrebbe aspettare da un adulto coscienzioso. A sorpresa, invece, lascia che il gioco prosegua, così che Lotta possa affrontare la prima notte da sola nella nuova casa.

 

Illustrazione di Beatrice Alemagna per Lotta combinaguai

 

Nello stesso modo i genitori di Lotta non vanno a riprendersi la figlia, pur sapendo bene dove si trovi. In sostanza, questi adulti non fanno confusione fra controllo e accudimento, responsabilità e imposizione, evitando che tutta la questione si riduca a una faccenda fra ‘grandi’. Lotta, al contrario, è lasciata libera di sperimentare la sua decisione, di andare fino in fondo all’avventura. Una volta stabilito che la situazione non presenta pericoli, gli adulti si fanno da parte e lasciano che sia lei a riflettere sulle conseguenze della sua scelta. Le permettono, cioè, di fare un’esperienza.

 

Pagine semplici, cariche di umorismo, ma memorabili, e soprattutto importanti oggi, tempo in cui gli adulti in un eccesso di protagonismo logistico e affettivo troppo spesso si sostituiscono ai bambini, impedendo loro di sperimentare in proprio qualsiasi ambito della vita.

 

Astrid Lindgren, lo sappiamo dalle testimonianze di chi la conobbe, fu una di questi adulti saldi, intelligenti e gentili. Lo racconta sua figlia, prima di tutto, rivelando che fu una madre straordinaria capace di prendersi cura, oltre che dei propri figli, di chiunque avesse bisogno di lei, con grande disponibilità, apertura, attenzione. Era pratica, concreta, trovava sempre una soluzione ai problemi, era fiduciosa, allegra, combattiva, piena di energia e non si prendeva mai sul serio. In una parola, molto simile a Pippi.

 

Da sinistra: Pippi calzelunghe, serie tv, 1969; Astrid Lindgren sul set del film Ronja 1984

 

È noto che questo personaggio nacque nel 1941, quando, a sette anni, la figlia Karin, a letto con una polmonite, chiese alla madre di raccontarle la storia di Pippi Calzelunghe. Fu, dunque, Karin a inventare questo nome geniale. Ma tutto il resto è opera di Astrid. Parlando di Pippi, la figlia racconta di essersi sempre identificata più con Tommy e Annika, i suoi grandi amici, che con la protagonista, troppo diversa da lei, così forte, coraggiosa, ribalda.

 

Un’osservazione interessante, questa, che fa guardare al personaggio in un’altra prospettiva. Al di là della caleidoscopica creatività ed esuberanza, scopriamo infatti che Pippi è molto poco infantile. Dei bambini le manca la timidezza, il pudore, i mille timori, i dubbi, l’insicurezza, la fragilità. In alcuni episodi del libro sappiamo che con la madre di Tommy e Annika, Pippi contratta direttamente il permesso perché i figli possano stare con lei. Permesso sempre accordato, perché questa madre si fida ciecamente della bambina apparentemente più irresponsabile della Terra.

 

Illustrazioni di Ingrid Vang Nyman per Pippi calzelunghe

 

Dagli adulti, Pippi, spesso dopo aver dato prova della propria personalità, è trattata da pari. Al contrario degli altri bambini, infatti, possiede tutto il potere e le abilità degli adulti. È forte fisicamente e intellettualmente (una forza spropositata, maggiore di quella del padre pirata), è autonoma, non teme la solitudine, non ha bisogno di essere accudita, è abilissima in ogni faccenda pratica, sa cucinare, fare regali meravigliosi, inventare giochi, eseguire riparazioni domestiche, prendersi cura degli animali, tenere testa a prepotenti di ogni sorta, combattere ingiustizie, remare, camminare sui tetti, fare la spesa eccetera. Pippi è  una sorta di super eroe, o forse, meglio, una dea protettrice dell’infanzia. I bambini con lei sono liberi di essere quello che sono, perché con lei si sentono sicuri e amati.

 

Perché questo è il punto: sicurezza e amore. Sono, queste, le due parole che Astrid Lindgren mise sempre davanti a tutte le altre, parlando di infanzia, indicandole come le componenti imprescindibili per la crescita dei bambini: i due fondamentali diritti che dovrebbero essere garantiti a tutti i bambini del mondo, a qualsiasi classe sociale, nazione, lingua, religione appartengano.

Amore e sicurezza, non per chiudersi nella claustrofobica gabbia d’oro della famiglia, ma per imparare a vivere e a essere liberi. Perché, come spiega Pippi a suo padre: «Il giorno in cui mi capiterà di sentire che un bambino si rattrista all’idea di arrangiarsi da solo, senza l’intrusione dei grandi, giuro che imparerò l’intera tavola piragotica all’inverso.»

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