+++ LAURA CANALI, Franz Marc e l’onda blu — LIMESONLINE — 9 GENNAIO 2019

 

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LAURA CANALI

Esperta in cartografia geopolitica, responsabile delle copertine e della cartografia di Limes. Su twitter: @lauracanali2

 

 

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FRANZ MARC- MONACO 1880- BRAQUIS- VERDUN, 1916

 

LIMESONLINE — 9 GENNAIO 2019

http://www.limesonline.com/rubrica/franz-marc-pittore-hitler-germania-onda-blu

 

 

Franz Marc e l’onda blu

 

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 9/01/2019

RUBRICA RICAMANDO IL MONDO 

 

Cosa ci fanno i gattini sulla copertina di Limes?

 

di Laura Canali

 

 

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RAGAZZA CON GATTO DI FRANZ MARC

 

 

Sulla copertina del nuovo numero di Limes ci sono due gatti arrotolati insieme che paciosamente dormono.

L’idea era quella di rappresentare la Germania ancora divisa in due nonostante l’unificazione.Attraverso le lenti dell’economia e della statistica, si può ben vedere come non sia affatto un paese amalgamato. Inoltre la Germania oggi risulta essere sonnacchiosa e pigra, proprio come i due morbidi gatti.

Normalmente le copertine di Limes sono frutto della mia immaginazione ma stavolta, per trovare l’immagine che serviva, ho voluto omaggiare un artista tedesco che dipingeva animali molto colorati, con i quali costrinse persino Adolf Hitler a fare un passo indietro.

 

 

 

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UN CANE SDRAIATO NELLA NEVE DI FRANZ MARC

 

 

 

L’artista di cui parlo si chiamaFranz Marc, nato a Monaco di Baviera l’8 febbraio del 1880.

 

Franz Marc è morto molto giovane, a soli 36 anni, sul campo di battaglia di Verdun in Francia, durante la prima guerra mondiale.

 

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Era il 4 marzo del 1916 e si trovava per la precisione a Braquis, a est di Verdun; era in ricognizione proprio su un cavallo, il suo animale preferito anche nell’arte. Una scheggia partita da chissà dove e da chissà quale esplosione lo ferì mortalmente. Il caso ha voluto che proprio in quel giorno il governo tedesco avesse fatto recapitare una lettera di esonero che lo avrebbe portato via dal fronte per meriti artistici. Marc era partito volontario per la prima guerra mondiale, voleva essere accanto al suo paese e lottare per i comuni ideali. Anche durante la guerra però, non aveva mai smesso di disegnare; teneva sempre con sé un libretto per appunti. Da ragazzo aveva studiato teologia e filosofia, prima di lasciar convergere i suoi sforzi solo nell’Accademia di Monaco. La religione infatti, è stata un elemento dominante sia nella sua vita che nella sua arte.

 

 

 

Immagine correlata

IL CIMITERO VICINO A VERDUN

 

 

 

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FRANZ MARC

 

 

 

Nella fase iniziale come pittore, la bellezza della natura era il suo modello preferito.

 

Tra il 1900 e il 1906 la sua vita ha un percorso a zig-zag, non solo dal punto di vista pittorico ma anche da quello sentimentale.

Un umore altalenante lo rende molto instabile. Nell’estate del 1907 il suo primo matrimonio viene dichiarato sciolto e Franz Marc decide improvvisamente di fare un viaggio a Parigi. Qui avviene una svolta nella sua vita artistica. Conosce Paul Cézanne, Paul Gauguin e Vincent Van Gogh. Le opere di Van Gogh lo folgorano perché riguardano la natura. Sono paesaggi anche comuni, ma trasportati dalla forza del colore e interpretati dall’energia poetica dell’artista stesso. Risultato, un paesaggio naturale che lascia trasparire l’animo umano con tutte le sue contraddizioni.

 

“Van Gogh è il pittore più autentico, il più grande, il più commovente che conosca. Dipingere un po’ della natura più ordinaria, mettendo tutta la propria fede in esso – questo è il risultato supremo… Ora dipingo… solo le cose più semplici… e il mistero della natura si trova”. Franz Marc

 

Franz Marc aveva già utilizzato gli animali come soggetti dei suoi quadri, perché li considerava più puri delle persone.

Ma prima del 1908 dipingeva animali domestici in posizioni placide, proprio come i gatti in copertina. Dopo il 1908 cambia modo di utilizzare il colore e attraverso di esso dona ai suoi animali spiritualità. Costruisce un codice del colore dove il blu rappresenta la spiritualità e la virilità, il giallo rappresenta la femminilità e la sensualità, mentre invece il rosso è la materialità terrestre, che non deve mai prevaricare gli altri colori. Con questo senso del colore, il suo lavoro si avvicina a quello del grande artista russo Wassily Kandinsky, studioso di forme e di colori che servivano a infondere spiritualità nell’arte.

In questo incrocio di grandi forze creative, i due pittori fondano una rivista dal nome Der Blaue Reiter, “Il cavallo azzurro”.

 

KANDINSKY, DER BLAUE REITER –foto Pinterest

 

 

“Il nome, Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc e io, davanti a una tazza di caffè sotto il pergolato di Sindelsdorf: a entrambi piaceva il blu. E a Marc piacevano i cavalli, a me i cavalieri. E così il nome venne fuori da solo.”

 

Era il dicembre del 1911 e attorno a questa rivista – che rappresentava anche un nuovo movimento artistico – si agganciano altri importanti artisti come Paul Klee, August Macke, Gabriele Münter (la compagna di Kandinsky), Alexej von Jawlensky e Alfred Kubin.

 

 

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franz marc, ( riproduzione del ) La torre dei cavalli azzurri

 

 

Il movimento Der Blaue Reiter organizzò molte mostre in Germania, fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

In quei prolifici anni, Franz Marc dipinse il suo capolavoro dal nome La torre dei cavalli azzurri.

E qui la storia si riallaccia alla morte dell’artista: sì, perché la sua morte innesca una catena di eventi che ancora non si è chiusa.

 

Proprio come nei versi di una canzone di Fiona Apple.

 

Stavo urlando nel canyon

Nell’istante della mia morte

L’eco che ho provocato

Ha sovrastato il mio (ultimo) respiro

La mia voce ha provocato una valanga

E ha sepolto un uomo che non avevo mai conosciuto

E quando lui è morto la sua vedova sposa

Ha incontrato tuo padre e loro ti hanno generato

Io ho solo una cosa da fare ed è

Essere l’onda che io sono e

Scomparire nell’oceano

(…)

traduzione di musicaememoria.com

 

 

Quando Franz Marc muore, “l’onda dell’Oceano” si mette in cammino.

 

La Galleria nazionale tedesca di Berlino acquista La torre dei cavalli azzurri, l’opera di spicco di tutta la collezione. Nel 1937 la tela viene requisita dai nazisti perché era stata inserita nella mostra di Arte Degenerata voluta da Hitler; tutti gli artisti del movimento Der Blaue Reiter erano visti come Arte Degenerata.

All’inaugurazione della mostra però ci furono molte proteste da parte dei visitatori e soprattutto dei commilitoni del reggimento di cui faceva parte Franz Marc a Verdun. Franz Marc era morto sul campo di battaglia, aveva dato la vita per la Germania e non poteva essere infangato così.

Hitler dovette far rimuovere l’opera dalla mostra. Hermann Göring però la requisì e così La torre dei cavalli azzurri entrò nella collezione privata del principale luogotenente del Führer.

 

Göring aveva accumulato opere d’arte di valore inestimabile durante il nazismo e molte di queste sono state rintracciate grazie alle vendite effettuate; purtroppo, per La torre dei cavalli azzurri non c’è traccia di alcuna transazione economica. Il quadro è stato visto l’ultima volta in una casa di Berlino Est nel 1947. Dopo più niente. Sparito nel nulla. Oggi quella casa è diventata una galleria d’arte.

 

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“Haus am Waldsee” a Berlino est dove fu visto l’ultima volta il quadro di Marc, oggi galleria d’arte– per chi volesse è su  facebook:   https://www.facebook.com/Haus.am.Waldsee.Berlin/

 

 

Negli ultimi anni, un’equipe di artisti tecnologicamente attrezzati ha riprodotto l’opera dopo un attento studio del colore.

 

Il risultato è commovente e sprigiona la forza che Franz Marc ha impresso alla tela. Sicuramente l’energia dell’onda blu non si fermerà e prima o poi spunterà per essere condivisa dal mondo intero.

 

L’arte non è altro che l’espressione del nostro sogno; più ci arrendiamo ad essa più ci avviciniamo alla verità interiore delle cose, alla nostra vita da sogno, alla vita vera che disprezza le domande e non le vede.  Franz Marc

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1 risposta a +++ LAURA CANALI, Franz Marc e l’onda blu — LIMESONLINE — 9 GENNAIO 2019

  1. Donatella scrive:

    Belli questi quadri che riproducono animali, che rappresentano una buona parte anche della nostra realtà di uomini. Bellissima anche la casa divenuta galleria d’arte: più casa di così non si può.

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