+++ GIULIA VILLORESI, Lo stupefacente ritorno dell’Lsd– repubblica.it / venerdì / 9 aprile 2018 + una nota di chiara nei commenti

 

 

LSD. Da Albert Hofmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente. Con ebook

Agnese Codignola

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Editore: UTET
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 10 aprile 2018
Pagine: 270 p., ill.
19 euro prezzo pieno

presentazione

Gentile Steve Jobs, Mi presento: sono Albert Hofmann. Ho appreso dai media che l’Lsd ha favorito la sua creatività all’epoca dello sviluppo della Apple Computers, nonché la sua personale ricerca spirituale. Sarei interessato a saperne di più su come l’Lsd le è stato utile. E oggi, dopo aver da poco compiuto 101 anni, le scrivo per chiederle di sostenere lo studio proposto dallo psichiatra svizzero dott. Peter Gasser sulla psicoterapia unita all’Lsd nei soggetti che soffrono di ansia causata da una malattia mortale. Sarà il primo studio dopo oltre 35 anni sulla psicoterapia con l’Lsd, e sarà sponsorizzato dalla MAPS. Spero che vorrà aiutarci a trasformare il mio bambino difficile in un bambino meraviglioso . Cordialmente ,

A. Hofmann. 

 

 

 19 aprile 1943.

Albert Hofmann, chimico in forze all’azienda farmaceutica Sandoz di Basilea, inforca la bicicletta e si avvia verso casa. Sembra un giorno come un altro, se non fosse che ha appena assunto 250 microgrammi di dietilammide-25 dell’acido lisergico, un composto da lui stesso sintetizzato nella ricerca di uno stimolante della circolazione sanguigna. Ciò che accade durante il tragitto sconvolge la sua nozione del reale: visioni coloratissime, meravigliose e mostruose, percezioni di realtà parallele, terrori, euforie. E nato l’Lsd. Hofmann coglie subito le potenzialità della sostanza, in grado di squassare l’assetto delle sinapsi e portare a una “Ego dissolution”, una tabula rasa dell’io che potrebbe sciogliere traumi, depressioni, emicranie, dipendenze. Per vent’anni sperimenta e contribuisce a diffondere l’Lsd nel chiuso dei circoli scientifici ma anche fuori, nel mondo che sta lentamente uscendo dall’incubo nero della guerra e che si interessa alle possibilità di questo colorato universo lisergico: non solo Aldous Huxley e le sue “Porte della percezione”, ma persino Cary Grant sponsorizza l’Lsd come panacea della stressante vita moderna. Forse inevitabilmente, l’Lsd guadagna popolarità e si trasforma. Anche a causa di strani scienziati-sciamani come Timothy Leary, da farmaco diventa droga simbolo della controcultura, icona della “Summer of Love” e ponte verso la trascendenza orientale, tra l’India dei Beatles e la follia psichedelica di Syd Barrett. E così nel 1971 addirittura l’Onu ne mette al bando la sperimentazione e l’uso, relegandolo nel limbo delle sostanze proibite. Ma non sarà la fine: sfruttando tutti i possibili cavilli legali, alcuni ricercatori sparsi per il globo continuano sotterraneamente a lavorarci, mentre le energie creative dell’Lsd influenzano Steve Jobs e gli altri moghul della Silicon Valley. Tra psicanalisti visionari e contesse inglesi dedite alla trapanazione del cranio, ragni drogati e neuroscienziati che parlano coi delfini, Agnese Codignola districa i molti fili che compongono la stupefacente storia dell’Lsd, dalle origini fino al Rinascimento psichedelico di questi anni, in cui il rivoluzionario uso dei microdosaggi e le scoperte recentissime di David Nutt e Robin Carhart-Harris sulle connessioni neurali attivate dall’Lsd stanno riaprendo la strada della sperimentazione ufficiale per il “bambino difficile” di Albert Hofmann.

 

 

repubblica.it / venerdì / 9 aprile 2018

https://rep.repubblica.it/pwa/venerdi/2018/04/09/news/il_ritorno_stupefacente_dell_lsd-193388819/

 

 

Il chimico svizzero Albert Hofmann che nel 1943 sintetizzò l’Lsd (Alamy)

 

 

il venerdì Scienza

Lo stupefacente ritorno dell’Lsd

09 APRILE 2018

Un libro racconta la nuova vita di una sostanza simbolo degli hippie: cura emicranie, dolori, depressione, dipendenze… Perciò molti chiedono di autorizzarne l’uso terapeutico

DI GIULIA VILLORESI

Molecola dalle incredibili proprietà antidepressive, antidolorifiche e antinfiammatorie, farmaco contro le dipendenze e porta d’accesso all’enigma della coscienza: le potenzialità cliniche e scientifiche dell’Lsd non sono ancora famose quanto le sue proprietà allucinogene. Eppure questa sostanza si sta rivelando tra le più originali e promettenti sperimentate in ambito psichiatrico. Era il 16 aprile 1943 quando un chimico dei laboratori Sandoz di Basilea, Albert Hofmann, maneggiando un derivato della segale cornuta o ergot, un fungo parassita, ebbe la visione di “un flusso ininterrotto di immagini meravigliose”. Deciso a indagare, tre giorni dopo ne assume 250 microgrammi e si avvia verso casa in bicicletta.

Mezz’ora dopo comincia a sperimentare allucinazioni, realtà parallele, terrori, euforie e altri effetti inattesi. Da allora Hofmann dedicherà la sua carriera al tentativo di trasformare quel “bambino difficile” – la dietilammide dell’acido lisergico – in un bambino modello al servizio della scienza.

Non è stato il solo. La storia dell’Lsd è piena di scienziati, come anche di artisti e intellettuali, che le hanno consacrato la vita. Da un lato c’è stata la beat generation, che usava la sostanza come moltiplicatore di esperienze creative; dall’altro c’erano gli esperimenti scientifici, compresi quelli della Cia, che ne testavano gli effetti sulla psiche e la fisiologia umana.

Questa storia si interrompe nel 1971, con la messa al bando dell’Lsd, fino a quel momento ammesso nei circuiti della ricerca; ma da qualche anno è ricominciata, con la comunità scientifica che chiede la legalizzazione della sostanza a fini terapeutici e di studio. Oggi ne parla un libro, Lsd, una storia culturale (Utet) scritto da Agnese Codignola, giornalista scientifica ed ex ricercatrice di farmacologia.

Benché conosca bene la chimica, Agnese Codignola non ha mai sintetizzato né provato l’Lsd. “Il mio interesse è nato leggendo la letteratura scientifica, che mostrava come questa sostanza potesse aprire nuove prospettive alle neuroscienze” racconta. Tutto è ripartito nel 2007, quando uno psichiatra svizzero, Peter Gasser, ha ottenuto il permesso di condurre uno studio sugli effetti dell’Lsd su pazienti terminali (per lo più oncologici, ma non solo). Per la prima volta dopo quarant’anni si autorizzava una sperimentazione ufficiale. Nel 2014 i risultati: tutti hanno ottenuto un grande beneficio sull’ansia e nessun effetto collaterale. Nel 2016 arrivano altre due pubblicazioni, entrambe firmate da università americane: i malati terminali trattati con Lsd cambiano atteggiamento nei confronti della morte, e il cambiamento è evidente anche a diversi mesi dall’assunzione. I dati sono così convincenti che il Journal of Psychopharmacology pubblica dieci editoriali a sostegno della ricerca in questo settore.

È l’inizio ufficiale di quella che è stata definita la Psychedelic Renaissance, il Rinascimento psichedelico. In breve, un filone di ricerca sta riprendendo risultati emersi dagli studi psichedelici degli anni 50 e 60 per metterli di nuovo alla prova con metodi più rigorosi. Dati sperimentali e studi clinici pubblicati su autorevoli riviste, oltre a molte testimonianze, compongono un quadro omogeneo: non solo Lsd e psilocibina (il principio attivo dei funghi allucinogeni, strutturalmente simile all’Lsd) alleviano le pene di chi soffre di una malattia terminale, ma possono anche combattere la dipendenza da alcol e tabacco, le emicranie gravi, ansia e depressioni, persino quelle resistenti ai farmaci. “Oggi in psichiatria non esiste un altro farmaco in grado di produrre effetti così potenti e duraturi, e in dosi così ridotte” spiega Codignola.

“Purtroppo lo stigma culturale sull’Lsd resiste a ogni evidenza scientifica. Per il libro, per esempio, ho intervistato Cherubino Di Lorenzo, neurologo della Sapienza di Roma che studia la cefalea a grappolo, un mal di testa così doloroso da spingere alcuni malati al suicidio. L’Lsd sembra l’unico farmaco in grado di curarlo e Di Lorenzo mi ha raccontato che molti suoi pazienti, per procurarselo, sono costretti ad andare periodicamente in una clinica privata di Hannover. Tra l’altro, a differenza di altre droghe e psicofarmaci usati in ambito psichiatrico, l’Lsd non dà dipendenza e non ha effetti collaterali. I danni cerebrali riscontrati in alcuni consumatori sono associati all’uso di altre droghe”.

Esiste però una tossicità molto specifica dell’Lsd: l’emergere di crisi psicotiche in persone predisposte (per cui non va assunto in presenza di patologie psichiatriche gravi) e un disturbo della percezione, comunque molto raro (l’incidenza sarebbe di 1 su 50 mila utilizzatori), in cui gli effetti visivi dell’alterazione di coscienza permangono per giorni, a volte per anni. Comunque, nulla che possa spiegare un’interdizione assoluta. Secondo Codignola, “l’Lsd ha scontato il fatto di essere identificato con il movimento hippie, che incarnava la ribellione. In breve è diventata una droga sovversiva. Ed essendo molto potente (in situazioni non controllate può anche portare a gesti sconsiderati) ha suscitato una reazione di paura.  A oggi è possibile ottenere autorizzazioni speciali per usarlo, ma in pochissimi Paesi (Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera, Germania) e con enormi difficoltà”.

Fin qui, risvolti terapeutici e rischi dell’Lsd. Ma la parola inventata in suo onore, psichedelico, dal greco psyché, psiche, e delo, rivelo, “che rivela la psiche”, allude a qualcosa di più. Secondo diversi studiosi, per esempio, la chiave dell’efficacia dell’Lsd su depressi e malati terminali è da ricercare nella percezione di ego dissolution che è in grado di suscitare. Molti pazienti riferiscono di aver avuto “intuizioni” sulla natura umana e sulla sua relazione con l’universo tali da cambiare la loro visione del mondo. Fino a considerare seriamente, per esempio, l’ipotesi di una continuità della coscienza oltre la morte. La perdita della percezione di separatezza tra l’Io e l’ambiente circostante, la sensazione di “essere ovunque”, è comune a quasi tutte le esperienze con dosaggi consistenti di Lsd: può essere magnifica o desolante, ma in entrambi i casi, almeno in situazioni controllate, tende a produrre modificazioni psicologiche positive.

Il problema è: si può mostrare scientificamente? È quello che è accaduto nel 2015 nei laboratori dell’Imperial College di Londra, quando i neurologi David Nutt e Robin Carhart-Harris sono riusciti a fotografare con la risonanza magnetica cerebrale “un cervello che ha abbattuto ogni barriera tra sé e il mondo”. In pratica, la prova biologica dell’ego dissolution: i dati mostrano che l’Lsd inibisce una rete neurale che si pensa operi come filtro tra noi e la realtà esterna, proteggendo il cervello da un eccessivo bombardamento di stimoli; l’Lsd disattiva temporaneamente questo filtro, lasciando “entrare il mondo”.

Ma non finisce qui. Subito dopo il blackout, il cervello erompe in un “incendio di connessioni, laddove sotto placebo le stesse zone compongono un universo grigio e monotono”. L’ego dissolution sarebbe dunque il risultato di un cervello che sperimenta connessioni inedite. La mente scoprirebbe così nuovi percorsi abbandonando i circoli viziosi alla base di ansia, depressione e dipendenze.

Ecco perché chi assume la sostanza tende a sviluppare una nuova concezione della realtà: è questa “conversione”, dal forte impatto terapeutico, che affascina i sostenitori dell’Lsd.

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2 risposte a +++ GIULIA VILLORESI, Lo stupefacente ritorno dell’Lsd– repubblica.it / venerdì / 9 aprile 2018 + una nota di chiara nei commenti

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : gli effetti principali che, mi pare di aver capito, abbia l’ LSD sulla mente dell’uomo sono gli stessi che sperimenta la mente umana in delirio: 1. la perdita della separazione tra l’io e il mondo e tra l’io e gli altri. Si è invasi da un’adesione sconfinata alla bellezza della natura, al mondo in genere e, anche, al nostro prossimo cui, per esempio, non riusciamo più a rivolgersi dando del lei perché tutti siamo parte di un’unica famiglia amorosa. 2. uno spettacolo sempre incandescente nella nostra mente di stimoli e rimandi, di connessioni arditissime che alla fine ci sfiniscono al punto di farci chiedere al cielo di farci morire per chiudere quello schermo. L’enorme differenza tra gli effetti del delirio e delle microdosi di LSD, di cui si parla nell’articolo, sono però fondamentali : intanto tutta quell’effervescenza, è nella mia esperienza del delirio, accompagnata da momenti di depressione mortale in cui si rimane seduti per terra paralizzati dall’angoscia e dalla sofferenza mentale, un dolore acutissimo e tutto particolare, difficile da tradurre in parole. Inoltre, questi effetti che, per chi non li ha vissuti, possono parere benefici, sono dovuti ad una malattia serissima. Mi convince in particolare l’idea che la LSD diminuisca la forza di un filtro che separa la nostra coscienza dal mondo e che dovrebbe essere lo stesso che attenua la stimolazione del nostro sistema nervoso. Osservando la mia mente mentre ero in delirio — una parte rimane sana ed osservatrice ed è quella che soffre così crudelmente perché valuta tutta l’abisso che esiste tra la mente sana e quella malata — mi sono convinta che delle vere e proprie alterazioni nei tessuti cerebrali stanno alla base del delirio, anche se non solo.

  2. Donatella scrive:

    Ricordo, quando ero piccola, che ci fu nella Francia meridionale, non so però il paese, una epidemia di delirio da parte degli abitanti perché avevano mangiato della farina che conteneva un parassita del grano, la segale cornuta. Questa epidemia durò per parecchio tempo, fino a che non si riuscì a capire quale ne fosse l’origine. Ma allora non si sapeva nulla di LSD, almeno a livello generale.

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