GIUSEPPE NIBALI, 2 DICEMBRE 2019 :: E’ HARRY POTTER L’ANIMA DELLE SARDINE- LE PAROLE E LE COSE²

 

LE PAROLE E LE COSE²

 

Letteratura e realtà

 

È Harry Potter l’anima delle sardine

 

 

di Giuseppe Nibali

 

I. La generazione Harry Potter

 

«Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità»[1].

 

Che Harry Potter sia stato, per una ben definita generazione, molto più di una saga di libri fantasy, ce lo dicono gli incassi dei libri stessi, il merchandising, la fortuna della trasposizione cinematografica e il portafoglio della signora Rowling, diventata, in questi anni venti anni, molto molto ricca.

 

Ma un’analisi più approfondita di uno degli eventi letterari più importanti a cavallo dei due secoli sembra in questi giorni assolutamente doverosa soprattutto perché i primi lettori del maghetto hanno oggi l’età giusta per incidere politicamente sul loro tempo.

 

A ricercare gli effetti che la saga ha portato sulla morale dei ragazzi che su quelle pagine si sono formati è stata la Salani stessa, casa editrice che lo ha coraggiosamente lanciato in Italia (e che ne detiene i diritti). Questa si è affidata a Doxa[2], nel 2016, contestualmente all’uscita sul mercato di Harry Potter e la maledizione dell’erede, una drammaturgia sequel, prodotta dalla penna di JK Rowling. Doxa ha dunque preso le misure della “Generazione Harry Potter”, producendo dati che lasciano a bocca aperta, frutto di 615 interviste a ragazzi nati tra il 1986 e il 1998 e che quindi oggi hanno tra i 21 e i 33 anni.

 

 

Figura 1

 

 

Come si può vedere dalla Figura 1, tolto il normale 86% di persone per cui è Magia la prima parola che viene in mente pensando alla saga, Harry Potter rappresenta, per il 70% degli intervistati, la lotta tra il bene e il male, una grande avventura e una storia di amicizia (67%). “Amicizia” è ciò che dice anche il 75% degli intervistati (Figura 2) alla domanda “Quali sono i valori che secondo te trasmette Harry Potter?”. Spiccano tra questi anche il coraggio, il desiderio di fare gioco di squadra e la volontà di non arrendersi davanti agli impedimenti e agli ostacoli imposti dalla società e dalle convenzioni sociali.

 

Figura 2

 

In Figura 3 scopriamo poi che i lettori forti di Harry Potter (quelli cioè che hanno letto più di quattro libri dei sette della saga) sono oggi lettori forti propriamente detti e pongono come interesse primario la lettura (20%), il cinema e la tv (12%) e l’arte, l’arredamento domestico e i viaggi (8%).

 

Figura 3

 

In ultimo la Figura 4 ci testimonia come anche quelli che non siano entrati direttamente in contatto con la saga si dicano comunque assolutamente influenzati dal fenomeno potteriano, permeato, con tutto il suo immaginario e con l’assetto valoriale descritto nelle figure precedenti, dai film, dalle Action figure, dai videogiochi e dai discorsi orizzontali di una generazione che, annoiata dai talk e attivissima dentro i flutti dei social, è tutt’altro che indifferente.

 

Figura 4

 

 

Quello che viene fuori è un bellissimo ritratto: composta da lettori accaniti, oggi la Generazione Harry Potter frequenta le università e i musei, ama il cinema e la moda, gira l’Europa con lo zaino di Decathlon. I ragazzi nati tra la fine degli anni ’80 e la fine dei ’90 si riconoscono nell’amicizia, nel coraggio, cercano continuamente il gioco di squadra come antidoto alle difficoltà. Credono nell’aggregazione e nell’avventura, non si arrendono davanti alle difficoltà e, ciò che conta di più, hanno una loro idea, molto ben definita, di bene e di male.

 

II. Una generazione politica

 

«Voldemort stesso ha creato il suo peggior nemico, come fanno ovunque i tiranni! Hai idea di quanto i tiranni temano coloro che opprimono? Sanno benissimo che un giorno tra quelle molte vittime ce ne sarà certamente una che si leverà contro di loro e reagirà!»[3]

 

Bisogna iniziare subito dicendo che la strada che qui si tratteggia è piena di insidie; solo il tempo e un’analisi a posteriori potranno confermare la veridicità di alcuni accostamenti che qui, avventatamente, si tentano.

 

A descriverli ci aveva già provato, coraggiosamente e utilizzando un’altra metafora, Alessandro Baricco, agli inizi del nuovo millennio, tratteggiando, sul quotidiano La Repubblica prima e nel bel libro I barbari, edito La Feltrinelli, poi, la morfologia di questo nuovo animale:

 

Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero. E questa è la ragione per cui non basta deprecare la pinna (effettivamente inutile, in un quadrupede), ma è necessario capire che essa forma un’unità organica con le branchie, le squame, quel modo di respirare, quel modo di vivere. Il braccio che è diventato pinna, forse non è un cancro, ma l’inizio di un pesce[4].

 

Un’evoluzione. Baricco parla dei nativi digitali come di un’evoluzione. Una creatura ancora senza una forma definita e un nome proprio, ma una creatura viva, un respiro. E in che modo risponde, è bene domandarselo, questo neotipo al modello proposto da Harry Potter?

 

Tutta la vicenda si basa su un bambino (il prescelto, colui che è sopravvissuto) che ha perso entrambi i genitori a causa dell’antagonista principale, Voldemort.

 

Lo schema narrativo si muove da lì sulla dicotomia bene/male, c’è un cattivo riconosciuto che porta con sé tutto un carrozzone di agenti maligni (dissennatori, mangiamorte, lupi mannari), e un buono, invece, che oppone al primo i suoi amici, quasi tutti i suoi coetanei (sono esclusi i membri della casa Serpeverde, nostalgici dei tempi passati), i professori di Hogwarts e i compagni del padre e della madre, combattenti della prima guerra.

 

Voldemort, che ha vissuto in passato una grande età dell’oro, torna ai tempi di Harry, nuovamente in forze, nell’indifferenza e nel negazionismo generali, e grazie alla corruzione dilagante e alla paura dei politici “magici” riesce a riprendere il potere. Servirà dunque l’unità di tutti gli agenti del bene (soprattutto dei coetanei) per riuscire a sconfiggere definitivamente l’oscuro signore.

 

È quindi un giovane orfano a parlare a una generazione senza padri e con pochi adulti di riconoscimento. A scriverne, in un saggio di pochi anni fa, è stato Massimo Recalcati quando, riferendosi alla mutazione recente, ha ipotizzato che «il complesso di Telemaco si configuri quale possibile chiave di lettura per intendere il disagio iper-moderno della giovinezza, […] l’attesa del figlio di Ulisse è che vi sia possibilità di giustizia per la Polis; egli invoca la Legge non come oppressione della vita ma come sua liberazione»[5].

 

Telemaco, cercando il padre, incontra Nestore e Menelao. Harry, sulla stessa rotta, trova Silente, Sirius e Lupin, padrini, amici, ganci lanciati a un mondo precedente con cui l’unica cosa che si condivide è la lotta contro il male, ma ci ritorneremo.

 

Si tratta, continua Recalcati, «di una mutazione antropologica recente: l’evaporazione degli adulti, dileguati di fronte al peso delle loro responsabilità educative»[6], a cui corrisponde, naturalmente, un diverso rapporto con la politica.

 

Per riconoscere questo scarto basta consultare gli ultimi sondaggi YouTrend, resi pubblici lo scorso 30 agosto dalla redazione di SkyTg24. Qui si dimostra la presenza oggi di «partiti con un maggior appeal tra le fasce più giovani: è il caso soprattutto del centrosinistra, dove il Partito Democratico è sensibilmente più votato dai giovani nella fascia 18-34 (28,5%) rispetto alla fascia degli over 55 (22,8%) e ancor più rispetto a chi ha tra i 35 e i 54 anni (18,2%), indice di una minore aderenza alle idee del partito da parte di coloro che si trovano perlopiù in età lavorativa»[7].

 

Ancora più sconvolgente è poi il dato che riguarda +Europa, partito che «va forte tra gli under 35, dove raccoglie il 9,0%, ma si fa più debole tra gli adulti di mezza età (4,5%) e cala drasticamente allo 0,5% tra gli over 55»[8].

 

Oltre alla sorprendente fortuna di cui il partito della Bonino gode tra i giovani, un dato forse meno sorprendente ma di importantissimi effetti è quello riguardante l’affezione degli Under 35 verso i partiti di destra. Se infatti Forza Italia sembra avere ancora un certo appeal, frutto soprattutto di una certa imprenditoria di freschezza europea portata avanti dal Cavaliere, «i partiti del centrodestra sovranista, cioè Lega e Fratelli d’Italia, sono invece più deboli nelle fasce giovani della popolazione, ma si rafforzano sensibilmente tra chi ha più di 35 anni. In particolare, il Carroccio è indicato solo dal 20,3% degli under 35, mentre si attesta al 35,2% nella fascia 35-54 e al 35,5% tra gli ultracinquantacinquenni, mentre il partito di Giorgia Meloni raccoglie il 5,9% tra i più giovani per salire al 9,1% negli adulti di mezza età e al 10,2% tra gli over 55»[9].

 

La generazione Harry Potter si dimostra poco sensibile a discorsi di stampo sovranista, xenofobo o omofobo ed essendo composta in gran parte da nativi digitali, riesce ad abitare l’internet svicolando velocemente dalle insidie della “Bestia”.

 

III. La piazza delle Sardine.

 

«È curioso, Harry, ma forse i governanti migliori sono quelli che non l’hanno mai desiderato. Quelli che, come te, si vedono affidare la guida e raccolgono lo scettro perché devono, e scoprono con loro sorpresa di impugnarlo bene»[10].

 

Una storia di orfani, Harry Potter, ma anche di eredi e, come ricorda Cacciari, l’italiano erede deriva proprio dal latino Heres, che significa anche deserto, spoglio, proprio perché l’unico che può ereditare è «chi si scopre orbusorphanos»[11].

 

E orfani contenti sembrano oggi i ragazzi delle Sardine che tanto hanno da spartire con il giovane mago.

 

Ciò che nel libro della Rowling è evidente fin dalle prime pagine è la presenza di un cattivo del passato (Voldemort/Mussolini/Hitler) che, nella corsa al potere, porta con sé una sorta di ideologia assolutamente maligna, senza i normali contrappesi storici e sociali (razzismo magico/nazi-fascismo/oppressione/respingimento della diversità). A Harry e ai suoi amici arrivano molti aiuti da figure non genitoriali ma largamente riconosciute come protagoniste della passata storia di lotta. È il caso, su tutti, di Albus Silente (Liliana Segre/ANPI), grande vecchio e testimone della resistenza a Voldemort. Così, su questo campo e con questi rapporti di forza, si gioca la seconda guerra, quella nata dal ritorno del cattivo ma soprattutto, si direbbe, del suo portato ideologico. La battaglia finale, combattuta in gran parte da adolescenti, ha come scenario la scuola di Hogwarts, luogo di formazione degli eroi, degli aiutanti e anche dell’antagonista.

 

La generazione Harry Potter polarizza il dissenso su un unico nemico e si concentra sulla sua eliminazione facendo coincidere questa con la fine del suo soffrire. È mossa da una sincera ricerca di lotta tra quello che è identificato come male e quello che è identificato come bene. Per compattare la Società civile verso il nemico il luogo scelto è naturalmente il web, dove le sardine si sono incontrate e organizzate sfidando, lo dicono anche loro, le strategie digitali della loro nemesi. Ma coraggio e lealtà si scontrano, de facto, con la presenza dello stato democratico in cui, senza un voto compatto, si rischia di consegnare il paese nelle mani del Signore oscuro, riducendo di fatto un tentativo valoroso a un atto velleitario.

 

Le sardine sembrano infatti guidate da un sincero bene morale che rischia però di disperdersi, non è un caso che siano state tirate in ballo, nelle ultime ore, le piazze dei girotondi di Nanni Moretti, il popolo arancione e il popolo viola.

 

L’idea della sardina, che finge nel banco di essere più di se stessa, è interessante quanto centrata. Questo atteggiamento, questo stare in banco, è però, in etologia ittiologica, tutt’altro che scontato: nel banco i pesci si trovano a loro agio, non sono spaventati, non temono lo stato di natura, sono in comunità, dentro una moltitudine, parte di una moltitudine. Ma i tre parametri più importanti per descrivere un banco e per classificarlo sono la grandezza, la densità e, soprattutto, la polarità. Se noi prendiamo il popolo di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Napoli, Milano, e delle tante piazze che sicuramente verranno, possiamo certamente riconoscere che il banco di sardine in questione è certamente molto grande e molto denso, ma qual è la sua polarità?

 

Per saperlo, visto che stiamo parlando di umani e non di sarde, bisognerebbe accompagnare i singoli pesci in cabina elettorale. Può dunque la società civile, spoliticizzata, sconfiggere lo squalo? No, bisognerebbe rispondere. Non in un sistema democratico dove è il voto lo strumento unico di confronto; non in un Paese in cui il voto dei giovani è diametralmente opposto a quello dei vecchi. Questo movimento che è appunto non polarizzato, ha più speranze di iniziare una rivoluzione (cosa che non mi sembra voglia fare) che di far perdere le prossime elezioni a Salvini.

 

 

Note

[1] J.K. Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, Milano, Salani, 1999, p. 299.

[2] https://www.bva-doxa.com/leredita-di-harry-potter-un-classico-che-fa-crescere-i-lettori-doxa-2016/

[3] J. K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue, Milano, Salani, 2006, p. 463.

[4] Alessandro Baricco, I barbari. Saggio sulla mutazione, Milano, Feltrinelli, 2006, p.47.

[5] Massimo Recalcati, Il complesso di Telemaco Genitori e figli dopo il tramonto del padre, Milano, Feltrinelli, 2013, p.61.

[6] Ivi, p. 59.

[7] https://www.youtrend.it/2019/09/02/titolo-di-studio-ed-eta-due-variabili-chiave-delle-intenzioni-di-voto/

[8] Ibidem.

[9] https://www.youtrend.it/2019/09/02/titolo-di-studio-ed-eta-due-variabili-chiave-delle-intenzioni-di-voto/

[10] J.K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte, Milano, Salani, 2008, p. 659.

[11] Massimo Cacciari, Il peso dei padri, in AA.VV., Eredi. Ripensare i padri, a cura di Ivano Dionigi, Rizzoli, Milano, 2012, p. 28.

 

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1 risposta a GIUSEPPE NIBALI, 2 DICEMBRE 2019 :: E’ HARRY POTTER L’ANIMA DELLE SARDINE- LE PAROLE E LE COSE²

  1. Donatella scrive:

    Io sono convinta che le sardine abbiano cambiato la visione che avevamo della realtà politica e civile del nostro Paese. Nessuno, o almeno così pareva, rispondeva alle provocazioni fasciste, razziste e populiste di un leader di destra che sembrava inarrestabile. Le sardine hanno fatto vedere che una buona parte della popolazione non condivideva affatto quelle “sciocchezze” pericolosissime e hanno reso visibile una porzione molto ampia dell’Italia che ragiona e che vuole continuare a farlo. Se dovessi immaginare in un dipinto ciò che è avvenuto ricorrerei ad una illustrazione della fiaba del re nudo, oppure a San Giorgio che distrugge il drago malvagio della disinformazione e della indifferenza.

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