PIETRO MARRONE, IO NON SPENGO NESSUN MOTORE, EDITORE SOLFERINO, 2019 :: RECENSIONE DI AVVENIRE (riporta un brano ) + DI REPUBBLICA,11 DICEMBRE 2019 DI MARTA RIZZO : ” PESCATORE INQUISITO E LA BARCA BLOCCATA PER AVER SALVATO 50 PERSONE “.

 

 

 

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presentazione dell’editore Solferino

 

 

«Le linee, nel mare, non si vedono. Quando le attraversi però lo capisci, senti che ci sono. I confini no, quelli non esistono, sono tutti mentali.» Pietro sa queste cose da quando è nato, in una famiglia di pescatori di Mazara del Vallo: una Sicilia che guarda in faccia la Libia, e non sempre in modo pacifico.

Per tutta la vita ha voluto solo una cosa: fare il mestiere di suo padre e di suo nonno. Infatti, diventa comandante a ventiquattro anni e comincia a lavorare sui pescherecci. Ma poi ci si mette di mezzo la crisi, la guerra per il pesce, persino una raffica di mitra… è tempo di levare l’ancora e salpare per nuovi lidi, il porto di Trieste, le rotte africane.

Fino a che lo raggiunge una telefonata: l’invito a imbarcarsi sulla Mare Jonio, la nave dell’Ong Mediterranea. A comandare la prima nave battente bandiera italiana adibita al salvataggio in mare, impegnata a soccorrere i migranti che muoiono a migliaia tra le onde. E Pietro capisce che in una vita piena di incontri e luoghi esotici, l’avventura più appassionante è quella che lo aspetta a casa. Anche se significa puntare il timone verso una tempesta di difficoltà, fino alla notte più lunga.

Questa non è una storia di politiche e migrazioni, di ideologie e decreti. È la storia di un uomo come tanti, il racconto universale delle scelte che ci troviamo davanti, dei momenti in cui il destino ci propone di cambiare rotta. E di un mondo antico e saggio, dove ancora resiste una legge morale innestata nella carne viva, delle persone e delle comunità. La legge del mare.

 

 

  • AUTORE
    PIETRO MARRONE
  • LINGUA
    ITALIANO
  • PAGINE
    208
  • ANNO
    2019
  • ISBN
    978-88-282-0297-4
  • COLLANA
    SAGGI
  • FORMATO
    BROSSURA CON ALETTE
  • PREZZO DI COPERTINA
    16 EURO

AVVENIRE — 2 NOVEMBRE 2019

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-pescatore-che-sfid-lalt-le-vite-si-salvano

 

 

Migranti, il libro. Il pescatore che sfidò l’alt: «Le vite si salvano»

Pietro Marrone sabato 2 novembre 2019

In un volume edito da Solferino, il racconto di un pescatore divenuto comandante per la missione Mediterranea

Migranti su un barcone nel Mediterraneo (Ansa)Migranti su un barcone nel Mediterraneo (Ansa)

È il racconto di un pescatore divenuto comandante per la missione Mediterranea, quello di Pietro Marrone. Il suo libro “Io non spengo nessun motore” (editore Solferino) esce oggi: eccone un’anticipazione.

 

La Guardia di Finanza è salita a bordo all’alba. Come ci aspettavamo. Mi ha notificato il sequestro della nave e l’avviso di indagine nei miei confronti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della violazione dell’articolo 12 del testo unico del codice della navigazione, per il mancato rispetto dell’alt intimato nella notte tra lunedì e martedì dalla Gdf. Sono stato invitato a seguirli in caserma, dove mi aspetta il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella per un interrogatorio. All’inizio le gambe hanno tremato, ma poi sono andato con lo sguardo alto. Posso avere paura anch’io come tutti, ma mi dà fastidio che si veda. Tutto l’equipaggio di terra e di mare di Mediterranea è sceso con me e mi ha accompagnato per farmi coraggio e dimostrare che non ero solo. Ho pensato che dall’esterno dovevamo sembrare un drappello un po’ patetico, soli contro tutti. Ma questo drappello ha salvato cinquanta vite, signori. Chi di voi può dire lo stesso? (…)

Sono in diversi a chiedermi perché non abbia rispettato l’alt, perché non abbia fermato le macchine. Anche ripensandoci dopo, non riuscirò del tutto a capire cosa mi è successo in quel momento: non sono un tipo sentimentale e nella mia vita ne ho viste di ogni tipo, però mi è salito tutto un groppo in gola. La risacca delle ultime 48 ore senza sonno, delle emozioni incredibili a getto continuo, l’angoscia di non potere spiegare che mai in vita mia mi sarei messo contro la legge se non avessi avuto la paura di mettere a rischio delle vite. Tutte queste cose mi escono dagli occhi in forma di lacrime. Non è paura, non è vergogna, è semplicemente…che è troppo. Smetto di parlare per paura di singhiozzare ma lo vedono, che sto piangendo. Così è troppo. Come faccio a spiegare a queste persone una cosa così evidente e che pure non capiscono? Cerco di controllarmi, respiro, ma la voce mi esce strozzata mentre formulo la risposta più chiara a cui riesco a pensare, quella che contiene tutto. «Mio cugino è morto in un mare simile a quello in cui si trovava la Mare Jonio» dico semplicemente. «La gente in mare bisogna soccorrerla». Chi sta in mare lo sa. Chi ha un senso di umanità lo sa. Che i motori non si spengono e che le vite si salvano.

 

 

REPUBBLICA — 11 DICEMBRE 2019

https://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2019/12/11/news/_io_non_spengo_nessun_motore_cosi_l_italia_processa_chi_salva_vite_umane-243155133/

 

Presentato il libro edito da Solferino:

 

la storia di Pietro Marrone, pescartore attualmente inquisito per aver salvato 50 migranti dall’annegamento

di MARTA RIZZO

ROMA – “È un dovere portare persone vive a terra. Potrebbero essere i miei figli”: così, il 19 marzo 2019, Pietro Marrone risponde ai giornalisti dopo avere condotto in porto Mare Jonio, la nave della piattaforma Mediterranea carica di migranti. Da allora, il pescatore-comandante è stato messo sotto accusa e la nave è sotto un sequestro. Il tutto è raccontato nel libro Non spengo nessun motore, edito da Solferino.Una storia semplice. Pietro Marrone ha una faccia aperta, occhi azzurri. È nato in una famiglia di pescatori di Mazara del Vallo. Pietro fa il mestiere del padre e del nonno: a 24 anni diventa comandante e comincia a lavorare sui pescherecci. Poi come racconta nel libro, tra la violenta crisi economica che non perdona nessuno, la guerra per il pesce e dopo una raffica di mitra, lascia la Sicilia e si sposta a Trieste, seguendo sempre le rotte africane. Finché lo raggiunge l’invito a imbarcarsi sulla Mare Jonio, la nave della piattaforma Mediterranea, per soccorrere i migranti che muoiono a migliaia nel Mediterraneo."Io non spengo nessun motore": così l'Italia processa chi salva vite umane

“Non spengo nessun motore”.

“Il 18 marzo scorso ero in mare sulla Mare Jonio, eravamo sulla rotta di Zarzis, al confine tra Tunisia e Libia, per fare una sosta. In serata arriva una forte perturbazione e poco dopo un Distress (comunicazione radio per la sicurezza marittima che permette di inviare e ricevere messaggi in tempo reale). Tra il buio e le basse maree, non era più sicuro arrivare in Tunisia, quindi ho preferito tornare verso Lampedusa. Ed è lì che abbiamo avvistato un barcone con 50 persone a bordo, in condizione pessime. Con Luca Casarini, a bordo per Mediterranea, abbiamo effettuato il salvataggio. Il mare cresceva, ma abbiamo salvato tutti. Nel frattempo, una grande schiuma preannunciava l’arrivo di una moto vedetta libica che ci ha raggiunto. Ci hanno fatto proseguire la navigazione verso nord e hanno affondato loro stessi il gommone, ormai vuoto, dei migranti. Il tempo peggiorava. All’alba del 19 marzo, eravamo a 4 miglia da Lampedusa. Una barca della Guardia di Finanza italiana mi obbligava all’alt e a spegnere i motori. Io però avevo un carico a poppa e 50 naufraghi, se avessi spento i motori sarebbe potuta succedere una tragedia. Ho disubbidito all’ordine, perché rischiavamo la morte. A quel punto, distrutti dopo 12 ore di navigazione ininterrotta, ho chiesto un “punto di fonda” concessomi dalla Capitaneria di Porto e ci siamo fermati a sud di Lampedusa. C’erano vedette dappertutto e la barca della Guardia di Finanza che ci scortava. Arrivati a Lampedusa, i medici che avevamo a bordo avevano già provveduto al primo soccorso dei migranti”.“Lo rifarei per il cuore, non per la legge”.

“Spegnete i motori, è una frase molto difficile da pronunciare: una nave, quando con cattivo tempo è in avaria di motore, si può capovolgere. Non potevo spegnere nulla. Ora, non navigo da 7 mesi. Non mi hanno tolto nessun titolo, ma sono a disposizione della Procura di Agrigento e quindi non posso imbarcarmi. Appena sceso dalla mia nave, sono stato fermato e interrogato per 10 ore, sotto pressione senza saperne il motivo. Avevo salvato delle persone, non le avevo uccise. Non capivo che danno avessi fatto. Per il cuore, salverei di nuovo quelle vite, ma per la legge no. Mi sono ammalato, nel frattempo, e non lavoro. Ora le cose sono migliorate, ma la Mare Jonio è ancora sotto sequestro. Il codice della navigazione prevede che un comandante che vede dei naufraghi in mezzo al mare debba salvarli”."Io non spengo nessun motore": così l'Italia processa chi salva vite umane

Le leggi del mare esistono da 45 anni. Il Decreto Sicurezza bis sui porti chiusi, voluto dall’ex ministro degli Interni, stabilisce che il ministro: “può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, cioè quando sia stato violato il testo su immigrazione e, in particolare, si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. D’altra parte, però, la Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare, la Convenzione sulla ricerca e il salvataggio marittimo e la Convenzione ONU sul Diritto del Mare  sanciscono che il comandante di una nave ha l’obbligo di prestare soccorso a chiunque sia trovato in mare, in pericolo ed è tenuto a procedere con rapidità alla loro assistenza. Inoltre, gli Stati parte di quelle acque, devono cooperare per far sì che i comandanti delle navi siano sollevati dagli obblighi di assistenza delle persone tratte in salvo, anche con una minima deviazione, rispetto alla rotta prevista. L’omissione di assistenza a navi o persone in pericolo, in ogni caso, è punita con la reclusione fino a due anni.

Marrone sotto accusa, Mare Jonio sotto sequestro. In tutto questo, Pietro Marrone è sottoposto a tre capi d’accusa, due del Codice Penale e uno del Codice della Navigazione. Il 3 settembre scorso, la Nave mare Jonio è stata sequestrata per il salvataggio di 98 persone: non come atto amministrativo, perché non è stato disposto da nessuna Procura della Repubblica. L’imbarcazione, comunque, resta ferma, a seguito di provvedimenti firmati congiuntamente da Ministro degli Interni, della Difesa e dei Trasporti, applicando le norme del Decreto Sicurezza bis.

 

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