GABRIELE ISMAN :: Indagine Eurispes: il 15,6% crede che la Shoah non sia mai esistita, erano il 2,7% nel 2004—REPUBBLICA DEL 30 GENNAIO 2020

 

 

REPUBBLICA DEL 30 GENNAIO 2020

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Indagine Eurispes: il 15,6% crede che la Shoah non sia mai esistita, erano il 2,7% nel 2004

Presentato il ‘Rapporto Italia’ 2020: diminuiti del 10% gli italiani favorevoli allo Ius Soli e uno su due si sente sicuro nella propria città. Il presidente Gian Maria Fara: “Si allarga la frattura tra il Sistema e il Paese, la politica intervenga”

Indagine Eurispes: il 15,6% crede che la Shoah non sia mai esistita, erano il 2,7% nel 2004

Il Memoriale della Shoah Binario 21 a Milano (ansa)

ROMA – Dal 2004 a oggi aumenta il numero di chi pensa che la Shoah non sia mai avvenuta: erano solo il 2,7% oggi sono il 15,6%.

Lo sostiene il ‘Rapporto Italia 2020’ dell’Eurispes. Risultano in aumento, sebbene in misura meno eclatante, anche coloro che ridimensionano la portata della Shoah dall’11,1% al 16,1%.

Secondo la maggioranza degli italiani, recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese (61,7%).

Al tempo stesso, il 60,6% ritiene che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Per meno della metà del campione (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.

DI GABRIELE ISMAN

 

Al campione dell’Eurispes è stato chiesto quali affermazioni esprimono al meglio l’anima politica della maggioranza degli italiani. Trova un “discreto consenso” l’affermazione secondo cui “molti pensano che Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio” (19,8%).

Con percentuali di accordo vicine tra loro seguono “gli italiani non sono fascisti ma amano le personalità forti” (14,3%), “siamo un popolo prevalentemente di destra” (14,1%), “molti italiani sono fascisti” (12,8%) e, infine, “ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani” (12,7%). Oltre un italiano su quattro (26,2%) non condivide nessuna delle opinioni proposte.

Cittadinanza e immigrazione

Rispetto al 2010, sono diminuiti di oltre dieci punti gli italiani favorevoli allo Ius soli (dal 60,3% al 50%) e sono aumentati notevolmente i sostenitori più rigidi dello Ius sanguinis (dal 10,7% al 33,5%, quasi 23 punti in più). In calo anche gli italiani che si augurano che venga concessa la cittadinanza per chi è nato in Italia, purché educato in scuole italiane (dal 21,3% al 16,5%).

Emerge dallo studio che un quarto degli italiani ha un rapporto negativo con gli immigrati e da uno su tre, vengono visti come una minaccia all’identità nazionale.

Cresce anche la convinzione che gli stranieri tolgano lavoro agli italiani e per contrastare l’immigrazione clandestina l’ipotesi prevalente è “aiutiamoli a casa loro”.

Quattro italiani su dieci (40,3%) definiscono il proprio rapporto con gli immigrati “normale”, quasi uno su cinque (19,4%) parla di reciproca indifferenza, il 14,4% di reciproca disponibilità, mentre un decimo trova gli immigrati ostili (10,1%), l’8,1% li trova insopportabili, il 7,7% afferma di temerli.

Secondo il 45,7% degli italiani un atteggiamento di diffidenza nei confronti degli immigrati è “giustificabile, ma solo in alcuni casi”. Per quasi un quarto (23,8%) guardare con diffidenza gli immigrati è “pericoloso”, per il 17,1% (+6,7% rispetto al 2010) è “condivisibile”, per il 13,4% è “riprovevole” (-4,3% rispetto al 2010).

 

Sicurezza

Il 53,2% degli italiani ritiene di vivere in una città abbastanza (44,1%) e molto (9,1%) sicura; sul versante opposto, il 30,4% giudica la propria città come poco (26,3%) e per niente sicura (4,1%). Il ‘Rapporto Italia’ 2020 dell’Eurispes aggiunge che, anche se con un dato che si discosta solo in parte dalle altre fasce d’età, sono soprattutto i giovanissimi (dai 18 ai 24 anni) a segnalare un livello basso di sicurezza nella città in cui vivono (complessivamente poco o per niente sicura per il 33,3%).

Le Regioni del Centro (34,6%) e del Sud Italia (35%) raccolgono il numero più elevato di cittadini che ritengono di vivere in città non sicure. Al campione è stato chiesto se e come sia cambiata negli ultimi due anni la paura di subire reati. Nella maggior parte dei casi essa è rimasta invariata (68,5%), e dal confronto con le risposte fornite alla stessa domanda nell’indagine del 2019, nel 2020 si evidenzia un calo di quanti hanno visto aumentare la propria paura (dal 30% al 24,5%), in favore di coloro i quali ritengono che sia rimasta invariata (+9,4% rispetto al 2019). Resta, comunque, considerevole la percentuale di italiani che mostrano la convinzione del rischio di subire reati, dato che solo il 7% afferma che la paura sia diminuita, in calo rispetto al 10,9% riscontrato nel 2019.

 

Le misure del governo

Tra le misure attuate o proposte dal Governo le più criticate sono il reddito di cittadinanza con il 67,1% delle indicazioni negative e la Sugar Tax (67,4%); anche la Flat Tax incontra la disapprovazione della maggioranza (62,6%). Quota 100 è apprezzata da sei cittadini su dieci (59,2%) e un numero simile si esprime positivamente sull’autonomia delle Regioni (57,6%); conquista, anche se non in maniera netta, la tassa sulla plastica (51%).

Quanto alla condizione economiche delle famiglie sebbene ci siano “lievi” segnali di ripresa la metà dei cittadini continua a ‘polverizzare’ i risparmi. Secondo la maggioranza degli italiani la situazione negli ultimi 12 mesi è rimasta stabile (37,9%), il 37,5% ha riscontrato invece un peggioramento netto o parziale. Circa un cittadino su dieci (14,3%) nota un miglioramento.

Nelle isole il disagio di un’economia negativa – sostiene l’Eurispes – arriva al 72%, con una distanza con le altre aree geografiche del Paese che arriva a segnare un divario tra i 30 e oltre i 40 punti percentuali. Quasi la metà delle famiglie (47,7%) è costretta ad utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese (+2,6% rispetto al 2019); ma crescono seppur di poco quelle che riescono a risparmiare (23,7%; +1,7%). Saldare la rata del mutuo rappresenta un ostacolo per il 34,1% degli italiani (+1,4%). Far fronte alle spese mediche è un problema per il 22,3% degli italiani (+1,2%).Almeno un italiano su dieci (11,9%) è caduto nelle maglie dell’usura non potendo accedere al credito bancario:erano il 7,8% nel 2018 e il 10,1% nel 2019.

Le preoccupazioni degli italiani: disoccupazione, tasse e ambiente

Dopo la disoccupazione (56%) e l’esosità delle tasse (39%), la tutela dell’ambiente è la terza preoccupazione degli italiani (37%). Tuttavia, solo poco più della metà (53%) acquista prodotti realizzati con materiali riciclati e solo uno su cinque adotta abitualmente comportamenti sostenibili.

E’ il quadro che emerge dal 32esismo rapporto dell’ Eurispes, in cui viene ricordato che l’Italia è il maggiore produttore al mondo di beni di consumo di plastica: ogni anno 2,1 milioni di tonnellate di plastica vengono usati per imballaggi e il 76% di questi per il settore food & beverage.

Più di un terzo degli italiani (34,7%) è disposto a ridurre i consumi quotidiani per limitare il riscaldamento terrestre (nel 2018 erano il 23%,); un altro terzo (33,2%) crede possa servire se lo fanno in tanti tutti i giorni (41,1% nel 2018,); l’ultimo terzo (32,1%) si divide tra chi crede sia un problema troppo grande da risolvere attraverso i comportamenti dei singoli (17%; nel 2018 erano il 20,2%), chi è poco disposto a cambiare le proprie abitudini (9,7%; nel 2018 erano il 10,1%) e chi crede non serva a niente (5,4%; nel 2018 il 5,6%). Per ridurre i consumi molti sono disposti a utilizzare lampadine a basso consumo (79,4%), ad acquistare prodotti privi di imballaggio in plastica (74,4%), a ridurre l’uso dell’auto privata (72,2%), a usare meno i condizionatori d’aria d’estate (71%), e a consumare meno acqua quando ci si lava (70,1%). Meno apprezzata la possibilità di rinunciare il più possibile ai viaggi in aereo (59,7%), insieme all’acquisto di pannelli fotovoltaici per la propria casa (63,2%).

I mezzi di comunicazione, la tv resta la più credibile

La Tv, anche se in calo, rimane sempre il mezzo più credibile per gli italiani, mentre i social non vengono considerati affidabili. La televisione, come mezzo per formarsi una opinione di voto, perde dieci punti in 10 anni e  un quarto degli italiani non si affida ai mezzi di informazione. Quelli che considerano ancora la televisione il mezzo più attendibile sono il 64,6%; seguono giornali radio (59,8%), quotidiani (55,3%), quotidiani online (51,1%), talk televisivi (42,4%), forum o i blog (41,1%) e social network (35,4%).

Quasi tre italiani su dieci (28,6%) formano la propria opinione di voto sulla base delle informazioni che apprendono in Tv (anche se nel 2008 il dato era al 38,3%); un quarto (24,6%) non si basa su alcun mezzo, in quanto ha idee proprie. Pochi si affidano a Social (12,2%), quotidiani (10,1%), quotidiani on line (8,5%), radio e comizi dei candidati (5,2%). Ad influenzare maggiormente le scelte di voto sono i valori e le opinioni personali (32,6%) seguono la propria situazione economica/lavorativa (16,8%), la propria visione del futuro (14,8%), la situazione familiare (10,5%), la tradizione familiare (9,6%) e l’opinione di parenti ed amici (8,8%).

Si allarga sempre più “la frattura tra Sistema e Paese” che “produce numerosi danni anche sul piano economico e mette in discussione la stessa tenuta sociale”.

È l’immagine delineata dal 32esimo ‘Rapporto Italia 2020’ dell’Eurispes.

Una possibile via d’uscita la traccia il presidente dell’istituto Gian Maria Fara:

“È necessario che la politica possa contare su fondamenta rinnovate” e, quindi, su una sua ‘nuova’ Costituzione. “Ci si confronta ormai – sostiene – con la mancata crescita del Paese che è divenuta strutturale, con l’imbarbarimento del clima del pubblico dibattito, con la sterile litigiosità che si rispecchia in un sistema dei media il quale si nutre più di elementi distruttivi che costruttivi, con l’inefficienza della Pubblica amministrazione, con i fenomeni endemici della corruzione, con l’illegalità diffusa, con la sostanziale irresponsabilità della classe dirigente”.

“I dati del rapporto Eurispes sono allarmanti. Dal 2004 a oggi gli italiani che negano la Shoah sono cresciuti dal 2,7 al 15 per cento. Il negazionismo continua a infangare la memoria di questa tragedia”, ha commentato  il vice ministro dell’Interno Matteo Mauri. “Dobbiamo fare di più affinché le teorie negazioniste non trovino nuovo consenso. E’ responsabilità di tutti noi non sottovalutare questi dati”.

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