SILVIA NUGARA :: Eugène Frey, l’illusionista che inventa mondi tra ombre e luci — IL MANIFESTO DELL’ 8 FEBBRAIO 2020. pp-10-11 — nel link al fondo: due immagini del Museo di Monaco

 

IL MANIFESTO DELL’ 8 FEBBRAIO 2020–pp. 10-11

https://ilmanifesto.it/eugene-frey-lillusionista-che-inventa-mondi-tra-ombre-e-luci/

 

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SILVIA NUGARA A BORDIGHERA QUALCHE ESTATE FA

 

Silvia Nugara ha un dottorato di Linguistica Francese e i suoi interessi ruotano attorno alle relazioni tra il linguaggio e la costruzione della realtà sociale, con particolare riferimento agli immaginari e ai discorsi relativi alle soggettività di genere. Attualmente è redattrice di Punto di Svista e Cultframe – Arti visive.

 

 

CULTURA

Eugène Frey, l’illusionista che inventa mondi tra ombre e luci

MOSTRE. Il Nuovo museo nazionale di Monaco, presso Villa Paloma, dedica un’esposizione al pittore, scenografo e performer belga della Belle Epoque, mettendolo in dialogo con l’artista contemporaneo João Maria Gusmão

Alphonse Visconti e Eugène Frey, maquette per «Les Fêtes d’Hébé», ca.1914Alphonse Visconti e Eugène Frey, maquette per «Les Fêtes d’Hébé», ca.1914© Foto di François Fernande

Silvia Nugara  MONACO

EDIZIONE DEL  08.02.2020

PUBBLICATO8.2.2020, 0:03

AGGIORNATO7.2.2020, 19:47

 

«Nei décors lumineux nulla è inerte, tutto è variazione e movimento», scriveva il pittore, scenografo e performer Eugène Frey (Bruxelles 1864 – Courbevoie 1942) a proposito di quel complesso sistema scenografico di sua invenzione costituito da pannelli dipinti, immagini fotografiche, giochi di luce, proiezioni fisse e mobili che stupì le platee di alcuni tra i maggiori teatri d’opera e music hall della Belle Époque.

 

Al genio visionario di Frey, il Nuovo museo nazionale di Monaco (Nmnm) dedica ora una mostra dal titolo Variations – Les Décors lumineux d’Eugène Frey présentés par João Maria Gusmão (fino al 20 maggio) curata da Célia Bernasconi presso la splendida Villa Paloma (boulevard du Jardin Exotique 56) la cui terrazza affacciata sulla costa da sola vale già il viaggio.

 

Frey lavorò all’Opéra di Montecarlo dal 1904 al 1938 chiamato dal direttore Raoul Gunsbourg che nel 1900 all’esposizione universale di Parigi era rimasto estasiato di fronte ai suoi décors lumineux à transformations.

 

In quel lasso di tempo, l’artista adattò la sua invenzione, inizialmente concepita per il Palais de la Danse di Parigi, alle esigenze della struttura realizzata a Monaco da Charles Garnier e collaborò con lo scenografo Alphonse Visconti per dare forma a quell’ideale che Wagner chiamava Gesamtkunstwerk, ovvero un’arte totale, capace di riunire in un teatro di forme e colori arti plastiche, musica, drammaturgia, poesia, danza.

 

Frey realizzò a Monaco numerosi allestimenti wagneriani tra cui la tetralogia L’anello del Nibelungo che entusiasmò la critica dell’epoca per la «fantasmagoria delle scenografie».

Nel 2000 il Nmnm ha acquisito una collezione di oltre trecento lastre in vetro decorate dall’artista belga e, dopo un lavoro preparatorio durato due anni, offre ora la possibilità di scoprirne una porzione cospicua.

L’idea dell’esposizione monegasca è duplice: da una parte, ricostruire l’immaginario di Frey e calarne l’opera nel contesto storico e tecnico dei teatri d’ombra, delle lanterne magiche, del cinetoscopio e delle fantasmagorie di Méliès;

 

dall’altra, mettere in dialogo i progetti di Frey con la sensibilità dell’artista contemporaneo João Maria Gusmão che, da solo o con Pedro Paiva, ha reinterpretato i décors lumineux e alcune invenzioni ottiche coeve attraverso nove installazioni.

João Maria Gusmão+Pedro Paiva «Green Orange» e «Sunset»

 

 

APPASSIONATO di media analogici sperimentali, Gusmão ha congegnato per l’occasione delle proiezioni multiple di diapositive o pellicola chiamate «miniature cinematografiche a luce continua»: un faro con il suo raggio di luce in movimento, il cadere della neve nella notte, un sole che sorge e tramonta, una mitica caverna, un’arancia che matura e marcisce, un tartan multi-cromatico con geometrie variabili in loop. Spesso, nelle composizioni entrano in gioco figure riprese non solo dal corpus Frey ma anche da studiosi, filosofi della scienza e sperimentatori di inizio Novecento con lo scopo di ricostruire una genealogia di richiami tra scienza, arte e tecnologia.

 

Per esempio, Window è un mosaico di sagome che si compone progressivamente secondo il meccanismo della lanterna magica in cui il convergere di diverse silhouettes colorate ha come risultato un viso di tre quarti alla finestra che ricorda un’illustrazione contenuta ne L’analisi delle sensazioni (1886) di Ernst Mach.

 

In Zebra, Gusmão ironizza affettuosamente sulle monumentali cavalcate realizzate da Frey per Walkiria e, riprendendo l’idea del cavallo al galoppo immortalato nelle cronofotografie di Eadweard Muybridge, realizza l’immagine animata di una zebra le cui linee sul corpo rinviano alla segmentazione del movimento e del tempo.

 

La mostra raccoglie progetti, maquettes, diorami, fotografie e illustrazioni di scena, manifesti di spettacoli realizzati da Frey tra i quali La damnation de Faust di Berlioz a cui è dedicata una sala intera che omaggia altri adattamenti del mito, da Méliès all’opera comica Faust Magicien di Georges Auric e Jean Hugo, con materiali provenienti non solo dal Nmnm ma anche da Cinémathèque française, villa Noailles e Société des Bains de Mer di Montecarlo.

 

La Damnation de Faust

 

IL PERCORSO ESPOSITIVO mette a confronto alcuni progetti decorativi di Eugène Frey con le creazioni di altri innovatori dagli inizi del Novecento a oggi:pièces d’ombres di Caran d’Ache, il commovente teatro meccanico dell’orologiaio Emmanuel Cottier nonché le coreografie luminose di Loïe Fuller la cui leggendaria Serpentine Dance fu immortalata nel 1896 dai fratelli Lumière.

 

Un occhio di riguardo è per le tecniche del cinema d’animazione, dalle silhouettes di Lotte Reiniger alla pinscreen animation di Alexandre Alexeïeff e Claire Parker.

Al maestro dell’animazione Michel Ocelot è dedicata una sala che raccoglie dodici tavole realizzate nel 1989 per i corti Il castello della strega e Il mantello della vecchia signora poi riuniti nel film a episodi Principi e principesse (2000): sono lastre di vetro dipinte su cui il regista fa muovere marionette di carta nera dalle articolazioni in fil di ferro. Con un interruttore posto accanto a ciascuna tavola si accende la retro-illuminazione e per qualche minuto è magia.La curatela di Variations riconosce dunque ai dispositivi pre-cinematografici un’autonomia espressiva capace di aprire spazi di indagine e produzione estetica ancora stimolanti, basti pensare alle creazioni di Hans-Peter Feldmann e Lourdes Castro che trovano nel rapporto tra luce e ombra il mezzo con cui condurre oggi un’indagine sulla consistenza ottica dell’immagine e sul suo essere allo stesso tempo esito e innesco di un processo proiettivo.

 

Alla mostra si affianca anche un calendario di conversazioni e proiezioni pubbliche in sale cinematografiche e teatrali di Monaco con film d’artista quali Le avventure del principe Ahmed di Lotte Reiniger, la performance The Mirror di Vicki Bennet sul tema della maschera e dello specchio o opere di creatori contemporanei come Ernst Schmidt Jr, Morgan Fisher, Peter Miller, Willian Raban sulla figura del proiezionista.

 

 

 

MONACO, TOM WESSELMANN ( STATI UNITI, 1931-2004) , DAL 29 GIUGNO 2018 AL 6 GENNAIO 2019, AL NUOVO MUSEO DI MONACO, A VILLA PALOMA, UNA DELLE SEDI DEL MUSEO++ CON UNO SCRITTO DI GERMANO CELANT

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