CLAUDIO TITO::: Corruzione Banche, arriva il decreto per rimuovere i manager corrotti — REPUBBLICA.IT — 19 FEBBRAIO 2020

 

 

REPUBBLICA.IT — 19 FEBBRAIO 2020

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Approfondimento

Corruzione Banche, arriva il decreto per rimuovere i manager corrotti

19 FEBBRAIO 2020

Il ministero dell’Economia stabilisce i “requisiti e i criteri di idoneità” per banchieri e intermediari finanziari. In sostanza consente alla Banca d’Italia e alla Bce di allontanare in maniera più rapida corrotti e incapaci se ricoprono ruoli di vertice nei consigli di amministrazione e tra gli alti dirigenti.

DI CLAUDIO TITO

 

 

ROMA 

 

È in arrivo una sorta di nuovo “spazzacorrotti”. Ma solo per le banche. O meglio per i vertici e gli amministratori degli istituti di credito. Un decreto del ministero dell’Economia con il nuovo regolamento che stabilisce i “requisiti e i criteri di idoneità” per banchieri e intermediari finanziari. E che, nella sostanza, consente alla Banca d’Italia e alla Bce di rimuovere, in maniera più rapida, corrotti e incapaci se ricoprono ruoli di vertice nei consigli di amministrazione e tra gli alti dirigenti. Un provvedimento composto di una ventina di articoli che allarga e puntualizza il cosiddetto potere di “removal” già a disposizione degli organi di Vigilanza, quello italiano di Via Nazionale e quello europeo di Francoforte. Le ultime vicende si sono trasformate in un monito per il governo. Precedenti da non ripetere. Soprattutto se si considera che molti cda sono in scadenza nella prossima primavera e che il settore sta chiaramente affrontando una complessiva ristrutturazione. Non è un caso allora che il provvedimento, in arrivo con fortissimo ritardo perché attua una direttiva comunitaria emanata nel lontano giugno 2013, sia stato inviato proprio in questi giorni alla Consob e alla stessa Banca d’Italia con la richiesta di esprimere una valutazione ed eventualmente offrire ulteriori suggerimenti. Entrambe le Autorità hanno dato il loro informale via libera. Il dossier, a questo punto, si trova sulla scrivania del ministro Gualtieri per la firma finale. E per la trasmissione al Consiglio di Stato – salvo modifiche e ripensamenti dell’ultima ora – che ha il compito di emettere un parere di legittimità prima che il provvedimento entri in vigore. Fino ad oggi il principio basilare in virtù del quale le autorità di Vigilanza intervenivano consisteva nella “sana e prudente gestione”. Il regolamento adesso conferma i requisiti di “onorabilità” la cui assenza rende sostanzialmente automatico il “licenziamento” di amministratori delegati e membri di consigli d’amministrazione. Ma, soprattutto, introduce alcuni criteri di “correttezza” che, se non rispettati e se non sanzionati dallo stesso istituto cui appartiene il dirigente, autorizza la Banca d’Italia a intervenire e a pronunciare autonomamente la decadenza. Ed è questa la novità più consistente: agisce direttamente sulla governance aziendale, anche se in via successiva e non preventiva. I requisiti di “onorabilità”, già previsti dalla legislazione ordinaria, riguardano chi si trova in stato di interdizione legale, i condannati in via definitiva con pena detentiva per reati in materia societaria, fallimentare e bancaria. Chi deve scontare una pena non inferiore a un anno per delitti contro la pubblica amministrazione e il patrimonio (ossia i corrotti) e chi deve andare in galera per oltre due anni per un qualunque delitto non colposo.La novità del regolamento, però, concerne i “criteri di correttezza”. Che ampliano e definiscono la capacità di intervento di Banca d’Italia. Potrà intervenire nei confronti di chi è stato condannato, anche con sentenza non passata in giudicato, per violazioni in materia bancaria o fallimentare, di chi ha violato il codice antimafia, chi ha subito provvedimenti dalla autorità di Vigilanza (Banca d’Italia e Consob) o chi è stato radiato da albi e ordini professionali, rischia di perdere il posto. L’inidoneità non è automatica. Viene in prima istanza valutata dagli organi interni alla banca di appartenenza che stabilisce se permangono i presupposti per cui non si leda l’attività svolta. Ma se il giudizio non è condiviso dalla Banca d’Italia, quest’ultima può procedere autonomamente con la rimozione. E lo stesso potere viene esercitato pure in relazione ai requisiti di professionalità e competenza. Sostanzialmente, si mette in atto il tentativo – il riferimento è soprattutto alle piccole e piccolissime realtà del credito – di evitare di affidare il risparmio a degli incapaci o a chi non dedica il tempo necessario alla gestione di una realtà imprenditoriale. In questa casistica potrebbe rientrare l’attuale presidente di Ubi, Letizia Moratti, condannata per danno erariale. Ma il decreto non essendo retroattivo si applicherà ai nuovi consigli. Il regolamento è rimasto chiuso negli uffici di Via XX Settembre per quasi sette anni. Le cause di questo improvviso scatto sono chiaramente connesse a quel che è accaduto negli ultimi anni nel settore. Alla Banca d’Italia si affida il compito di valutare l’idoneità e l’adeguatezza dei responsabili delle principali funzioni aziendali, la composizione collettiva e il cumulo degli incarichi. Confermando e estendendo la facoltà di Palazzo Koch pronunciare la “decadenza” e rimuovere i vertici delle banche. Con l’esplosione dello scandalo della Popolare di Bari, era stato proprio il Governatore a invocare l’attuazione della direttiva europea del 2013. Anzi, il Governatore Visco aveva indicato proprio in quel marcato ritardo uno dei fattori che avevano reso meno efficaci gli interventi. Il governo dunque sembra intenzionato a uscire dall’equivoco e dimostrare di aver assolto a tutti suoi obblighi. Dotare la Banca d’Italia di tutti gli strumenti reclamati e nello stesso tempo mettere in condizione i protagonisti, anche di vicende recenti, di non alzare scudi o alibi. Anche perché proprio nei giorni scorsi è di fatto partita l’inchiesta della Commissione banche. L’elezione della grillina Carla Ruocco ha dato il via ai lavori dei commissari. E con ogni probabilità andrà sotto esame anche l’operato della nostra Banca centrale. Il nuovo decreto inevitabilmente diventerà allora un elemento da sottoporre ai commissari di Camera e Senato. Nelle intenzioni dell’esecutivo, dunque, nessuno a questo punto potrà sottrarsi alle sue responsabilità. Non solo. Nella tempistica di approvazione del nuovo regolamento non può non aver inciso la semplice considerazione che molti consigli di amministrazione sono in scadenza nella prossima primavera. E soprattutto che l’offerta pubblica di scambio di Banca Intesa nei confronti di Ubi (operazione di cui il governo era stato avvertito con congruo anticipo) metterà in moto un vero proprio risiko bancario. Almeno in Italia.

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