DA NEMO, GRAZIE ALLE SUE PERLE, NOI… — PIERO IGNAZI:: UN PD FINALMENTE DI SINISTRA — REPUBBLICA DEL 22 FEBBRAIO 2020 –pag. 39

 

nemo e le sue perle + un abbraccio acquarellato di mario

 

 

REPUBBLICA DEL 22 FEBBRAIO 2020

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/02/21/news/un_pd_finalmente_di_sinistra-249206464/

 

 

VALENTINA CUPPI, SINDACO DI MARZABOTTO E’ PRESIDENTE DEL PD

 

Risultato immagini per EMANUELE FELICE RESPONSABILE ECONOMICO PD?

EMANUELE FELICE, ( 1977, in Abruzzo ) E’ RESPONSABILE DELLA POLITICA ECONOMICA DEL PD — PROF. POLITICA ECONOMICA ALL’UNIVERSITA’ DI PESCARA, e – come scrive oggi Dario Di Vico sul Corriere della Sera – “è esponente di punta del neo meridionalismo ed è molto vicino al ministro Giuseppe Provenzano”. Con lui ha scritto un libro “Perché la democrazia è in crisi? Socialisti e liberali per i tempi nuovi”, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice bolognese Il Mulino.

Laureato all’università di Bologna, Emanuele Felice si è addottorato a Pisa e si è specializzato alla London School of Economics e alla Harvard University. Negli anni scorsi è stato editorialista per La Stampa, La Repubblica e L’Espresso. I suoi libri, tutti editi dal Mulino, si occupano soprattutto dei  problemi del Sud e del divario regionale esistente nel Paese.

Con il ministro per il Sud, Provenzano, condivide – ricorda l’editorialista del Corriere della Sera – una linea decisamente critica verso la sinistra riformista e proposte come “l’imposta progressiva sui patrimoni” e il “ripristino delle garanzie nel mercato del lavoro”. Tradotto: il neo responsabile economico del Pd è contro l’abolizione dell’articolo 18 prevista dal Jobs act renziano.

DA: https://www.startmag.it/economia/emanuele-felice-cosa-pensa-il-prof-anti-renzi-neo-responsabile-economia-del-pd/

 

 

 

Commento

Centrosinistra

Un Pd finalmente di sinistra

22 FEBBRAIO 2020

Come cambiare il partito: i nomi di Valentina Cuppi ed Emanuele Felice portano freschezza. Poi c’è la risorsa dei sindaci, a partire da Sala

 

DI PIERO IGNAZI

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha tutte le ragioni per continuare ad esibire un’aria placida e tranquilla, Agitato non lo è mai stato, per la verità. Però ora si trova in una situazione particolarmente confortevole, quella che alcuni chiamano di “win-win”: vale a dire, qualunque cosa succeda, se ne esce bene. In effetti, dopo la vittoria in Emilia-Romagna, ottenuta anche grazie agli apporti di altre componenti, come la lista Coraggiosa, guidata da Elly Schlein, e il movimento delle Sardine, la leadership di Zingaretti si è rafforzata.

Il primo segnale viene dai nuovi incarichi alla testa del partito e nella nuova segreteria, aperta e inclusiva: solo chi si sente sicuro apre i battenti a tutte le anime del partito.La nomina alla presidenza di una giovane emiliana, sindaco di un Comune piccolo ma significativo come Marzabotto, è certo importante; e altrettanto, e forse ancor più significativo, è l’incarico di responsabile economico affidato ad un brillante intellettuale come Emanuele Felice, altrettanto giovane e di sinistra come la neo-presidente. Con questa guida alle scelte economiche finalmente il Pd manda alle ortiche il neoliberismo che lo ha avvolto e soffocato per tanti anni, e sposa una politica economica in cui acquistano centralità la questione salariale, le diseguaglianze, le fratture territoriali e la protezione dei nuovi lavori (è di ieri la sentenza del Comitato dei Diritti sociali di Strasburgo che attesta la violazione della Carta europea dei Diritti sociali da parte del Jobs Act in merito ai licenziamenti). Queste nomine dimostrano che il partito democratico dispone di un ampio bacino di reclutamento di energie fresche, oltre che di personale qualificato, pronto per incarichi di rilievo: basti pensare ai sindaci delle grandi città, Beppe Sala in primis. Il Pd si trova ora nelle condizioni migliori per promuovere la propria politica senza timore delle conseguenze, perché qualunque siano le reazioni ne trae vantaggio: gli basta abbandonare l’immobilismo, e persino l’arrendevolezza mostrata fin qui, e imprimere una connotazione precisa, di sinistra, alla politica del governo. Questo perché il Pd ha bisogno di connotarsi di nuovo come una forza politica che, oltre ai diritti civili, si interessa ai diritti sociali, e torna a parlare con quella parte della popolazione che si sente abbandonata, e perciò vota, di rabbia, chi gli offre una qualche speranza di protezione, seppure su tutt’altro piano come fa la destra leghista e meloniana. Se i partner di coalizione accettano questa virata in direzione della difesa e rimodulazione del welfare, della riduzione delle diseguaglianze, e della ricucitura delle fratture tra nord e sud, tra città e campagne e tra centri e periferie, solo per citare alcuni punti cardine di una politica economico-sociale di sinistra riformista, allora il marchio sul governo diventa il suo. Non solo: grazie a questa impostazione autenticamente riformista – perché le riforme, ricordiamolo agli smemorati, sono state fatte nel Novecento sulla base della triade case, scuole ospedali, intonata dai laburisti nel Dopoguerra, e non per vellicare i benestanti con riduzioni e agevolazioni fiscali ad hoc – il Pd si riconnette con quell’elettorato popolare che gli è sfuggito negli ultimi lustri. E senza il quale rimane un partito incentrato, fin troppo, su un asse borghese-cittadino. Se poi gli alleati recalcitrano, allora spetta a Zingaretti l’onere di lasciare il tavolo. Ma è una opportunità, perché andare alle elezioni a testa alta, con un programma di rottura e fortemente caratterizzato, offre prospettive ben migliori rispetto al vivacchiare e alle continue mediazioni al ribasso.

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2 risposte a DA NEMO, GRAZIE ALLE SUE PERLE, NOI… — PIERO IGNAZI:: UN PD FINALMENTE DI SINISTRA — REPUBBLICA DEL 22 FEBBRAIO 2020 –pag. 39

  1. Donatella scrive:

    Sono completamente d’accordo. Meno male che , forse, qualcosa si muove.

  2. nemo scrive:

    Grazie a Chiara per l’attenzione e a Mario per il bell’abbraccio acquarellato… e a Donatella per il ‘qualcosa si muove’. Un abbraccio a tutti.

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