Leigh Bowery (Melbourne, 26 marzo 1961 – Londra, 1º gennaio 1995) è stato un artista, drag queen e designer della moda australiano.
NOTA:: Drag queen è un termine inglese per definire attori o cantanti (detti Drag singer) che si esibiscono in canti, imitazioni, cabaret e balli, indossando trucco e abiti femminili. Le donne che recitano in abiti maschili sono invece dette drag king.
Principalmente noto per le sue performance artistiche provocatorie e talvolta controverse, così come per i suoi abiti anticonformisti e pesantemente kitsch, Bowery fu anche musa del pittore Lucian Freud nonché un influente personalità nel campo della moda d’avanguardia.
NEW YORK, 1989
Bowery nacque e crebbe a Sunshine, un sobborgo di Melbourne, in Australia. In tenera età studiò musica e imparò a suonare il pianoforte. Più tardi studiò moda e design al Royal Melbourne Institute per un anno. Durante i primi anni ottanta, si trasferì a Londra ed entrò in contatto con la scena New romantic, lavorò in un negozio di abbigliamento e apparve in una pubblicità di Pepe Jeans. Presto divenne anche un’influente personalità della scena club di Londra e New York e un personaggio di spicco della moda alternativa e dell’arte, facendo parlare di sé grazie agli stravaganti capi di abbigliamento, spesso di sua ideazione, che indossava. Fece anche vestire le sue creazioni ai suoi amici e coinquilini Guy “Trojan” Barnes e David Walls, con i quali iniziò a guadagnare visibilità nei club con il nome Three Kings
Le collezioni sartoriali di Bowery furono promosse in vari spettacoli a Londra, New York e Tokyo. Inoltre, i pezzi che realizzò per la compagnia di danza di Michael Clark furono premiati dalla Brooklyn Academy of Music nel 1987 dopo essere stati usati in occasione dello show No Fire Escape in Hell. I costumi volutamente kitsch e violenti di Bowery, combinati all’uso di trucchi pesanti, parrucche o copricapi fantasiosi, contribuirono a renderlo un personaggio iconico nel campo della moda. Nel mentre, Bowery si guadagnò anche una buona reputazione in qualità di promotore di intrattenimento e fondò il Taboo: luogo in cui venivano originariamente tenute feste underground ma che divenne un vero e proprio club nel 1985. Tale locale divenne un frequentatissimo punto di ritrovo per le comunità gay e polisessuali dove i clienti erano soliti consumare droghe (soprattutto l’ecstasy) e ascoltare musica New romantic.
20 SETTEMBRE 1984
Bowery fu anche un performance artist che generò scalpore con le sue esibizioni ove indossava costumi di scena fastosi e intenzionalmente pacchiani. La sua prima performance, a cui assistette il futuro amico Lucian Freud, venne tenuta nel 1988 alla Anthony D’Offay Gallery di Londra, ove Bowery posava dietro uno specchio indossando i suoi costumi di scena sgargianti. Invece, nel suo video Maternity, l’artista indossa un’imbracatura con cui emula una gravidanza. Ad un certo punto, Bowery si corica su un tavolo e dal suo ventre fuoriesce una contorsionista (la futura moglie Nicola Bateman) assieme a un finto cordone ombelicale fatto di salsicce.
ANNI ’80
Nel 1988, Bowery fece la conoscenza del pittore Lucian Freud grazie a Cerith Wyn Evans, che era un amico di entrambi gli artisti. Freud rese Bowery il suo modello prediletto e dichiarò che “il modo in cui modifica il suo corpo è straordinariamente consapevole e incredibilmente abbandonato”. Bowery asserì invece di “amare” l’aspetto psicologico del lavoro di Freud e di essersi “sentito sottoposto a psicoanalisi con lui … Il suo lavoro è pieno di tensione. Come me, è interessato al ventre delle cose”. Bowery posò per una serie di grandi dipinti a figura intera dove le rotondità della drag queen vengono ulteriormente esagerate. Questi dipinti, che furono esibiti al Metropolitan Museum of Art nel 1994, sono considerati tra i lavori migliori e più importanti del pittore tedesco.
1985
Nel 1993, Bowery formò i Minty con Richard Torry, Nicola Bateman e Matthew Glammore. Il gruppo partecipò a un solo concerto a Westminster documentato nei libri dedicati allo stesso Bowery e allo stilista Alexander McQueen, che partecipò all’evento.Tale concerto viene considerato uno dei momenti più bassi della carriera artistica dell’eccentrico intrattenitore e si rivelò un fiasco dal punto di vista commerciale. Fu anche l’ultimo evento dal vivo a cui prese parte prima di morire di AIDS nel 1994. La band proseguirà la sua carriera sotto la guida di Bateman e Glammore fino all’uscita dell’album Open Wide (1997).
APRILE 1988
DOPO LA MORTE
Nel 2002 venne lanciato il musical Taboo, inaugurato nel West End di Londra e dedicato alla figura di Leigh Bowery. Il protagonista dello spettacolo era interpretato dall’amico Boy George.
Nel 2005 la National Portrait Gallery of Australia acquisì uno scatto fotografico di David Gwinnutt in cui è ritratto Leigh Bowery mentre indossa una pelliccia. Nel 2007, la National Portrait Gallery inserì nella sua collezione una nuova fotografia di Leigh Bowery e l’amico Trojan (Guy Barnes) sempre scattata da David Gwinnutt.
LONDRA, 1986
Sebbene Bowery si fosse sempre dichiarato apertamente omosessuale, pochi mesi prima di spegnersi, sposò la sua amica di lunga data Nicola Bateman il 13 maggio 1994 a Tower Hamlets (Londra).
https://it.wikipedia.org/wiki/Leigh_Bowery
TABOO, 1986
TABOO, A BROADWAY
TABOO, LONDRA, 2000
LONDRA
TABOO, BROADWAY
UNA SUA COLLEZIONE
2 GENNAIO 2019
Carlotta Petracci
Still dal video Leigh Bowery Re-Loaded realizzato da Female Trouble Productions
Costume designer, cross-dresser, neodandy per definizione. Quella di Leigh Bowery è stata una rivoluzione estetica partita dalla notte. A metà Anni Ottanta, la scena gay e la sottocultura drag stavano ponendo le basi per un nuovo modo di intendere l’identità all’interno dell’underground.
La musica è stata il primo grande agente di trasformazione. Nei club si ballava e li si frequentava per essere “favolosi”. Londra a quei tempi era trasgressiva e percorsa da innumerevoli fermenti artistici.
Il Taboo era un crocevia di stravaganza e genialità, la cui influenza è stata imprescindibile per la moda inglese: da Vivienne Westwood ad Alexander McQueen, da John Galliano a Gareth Pugh.
Abbiamo ricordato questo periodo con Lorenzo LSP, che in quegli anni, insieme a Roberto Spallacci di Club To Club, aveva fondato la Latin Super Posse, facendosi portavoce delle nuove sonorità della club culture, dal rap alla house, portando a Torino dj e artisti come Run DMC, Frankie Knuckles, Rocky&Diesel, Heller&Farley, la Mutoid Waste Company e persino Leigh Bowery.
Il Tuxedo e lo Studio Due sono locali che a Torino hanno determinato una svolta culturale. Da dove parte la tua storia con il nightclubbing?
Sono cresciuto tra le mura del Tuxedo, dove andavo con Johnson Righeira, che frequentava il mio liceo. Con lui sono stato anche la prima volta al Plastic a Milano. Resident del Tuxedo era Roberto Spallacci. A quei tempi ero molto appassionato di musica e avevo cominciato a suonare, alle domeniche dello Studio Due, lo psychobilly, un genere che fondeva rockabilly e punk rock. Ma essendo molto molto curioso, il mercoledì andavo al Tuxedo, dove suonavano la new wave e la prima electro con Athos e Nicola.
E in poco tempo hai fondato la tua one night…
Frequentando lo Studio Due ho capito che lo psychobilly aveva dei limiti e ho iniziato a mischiare la new wave con i brani Anni Settanta, come faceva Nicola Guiducci al Plastic, facendo da supporter a Roberto Spallacci. Da quella collaborazione è nata la Latin Superb Posse, la cui one night, Pop Planet allo Studio Due, è stata una svolta. Suonavamo musica black: rap, rare groove e la prima house. Compravo i dischi da Louis, dove arrivavano questi vinili da Chicago, che avevano un campione che faceva semplicemente “it’s… it’s… it’s… it’s ok”. Sembravano usciti da Marte. Con la Latin Superb Posse abbiamo fatto anche delle one night in giro per l’Italia, ospitando personaggi come Ice-T o gli House of Field, la casa di vogueing legata a Patricia Field.
Nel 1989 avete ospitato anche Leigh Bowery. Come ci siete riusciti?
Con Claudio Coccoluto avevo cominciato a lavorare per il Pussy Galore a Le Cinemà. Loro avevano invitato Leigh Bowery e noi avevamo colto l’occasione per fare una seconda data allo Studio Due. Quando si presentò col cabbage look, quindi vestito interamente come un cavolo, col volto coperto e la pancia incinta, sulle note di Star Trek, eravamo attoniti. Sono seguiti una manciata di cambi di costume, tra cui l’assorbente interno con la scritta “Cunt”.
Parlando di identità di genere, travestitismo, queerness: come lo inquadreresti?
Leigh Bowery è stato un caso unico. Da un punto di vista di immaginario legato alla musica e alle icone del pop, Londra in quel periodo usciva dall’androginia e da un richiamo alla bisessualità alla David Bowie. Si trattava di un’estetica “trasgressiva”, che transitava dal maschile al femminile, ma orientata alla bellezza diafana ed efebica. Poi c’era l’universo delle drag queen, perché la loro presenza nei porti inglesi è un fatto storicamente documentato. Leigh Bowery però non era assimilabile né a un filone né all’altro, perché oltrepassava il genere o il concetto aspirazionale dell’essere donna, che si traduce, oggi come ieri, nel sovvertire l’identità maschile indossando abiti e accessori femminili.
Le collaborazioni artistiche sono state determinanti per traghettarlo dal mondo dei club a quello della cultura.
Ha collaborato con il ballerino Michael Clark come costume designer, col fotografo Nick Knight, col filmmaker Charles Atlas, che gli ha dedicato il documentario The Legend of Leigh Bowery, e con il pittore Lucian Freud, prima di fondare i Minty con Richard Torry.
Leigh Bowery non è stato un semplice disco freak ma un neodandy, con un approccio cross-culturale al costume e votato al superamento della moralità. Indimenticabile è il clistere sul pubblico durante una sfilata. Nei suoi costumi c’è un certo feticismo che può ricondurlo alla scena gay ma al pari di molti altri riferimenti, come The House of Beauty and Culture, che propugnava una resistenza post-punk nei confronti della cultura di massa, attraverso una moda radicale e selvaggia.
Non parlerei di transgenderismo né di travestitismo, ma direi che ha rappresentato la punta più estrema della moda inglese tra la metà degli Anni Ottanta e i primi Novanta, diventando anche l’attrazione principale del Taboo.
… un locale e un fenomeno culturale nato in un periodo che stava perdendo la sua spensieratezza.
Il Taboo è stato il prodotto di un momento storico così creativamente disagiato da risultare favoloso. Gli anni dell’Aids erano alle porte e la sessualità era tornata un tabù. C’è stata una forte sublimazione. Credo che molti look di Leigh Bowery, soprattutto dell’ultima parte della sua vita, risentissero di questa negazione della sessualità e del desiderio di oltrepassarla.
All’inizio degli Anni Ottanta, Cruising, il film di William Friedkin, aveva raccontato un modo nuovo di vivere la sessualità della cultura gay prevalentemente bianca, che in seguito era stata chiamata a prendere le distanze proprio da quell’euforia e da quella libertà iniziali.
Still dal video Leigh Bowery Re Loaded realizzato da Female Trouble Productions
Possiamo parlare di una distinzione tra club lgbtq ed eterosessuali?
Metterei più in evidenza la distinzione tra la musica dei locali gay classici londinesi, o dei club della zona di Earl’s Court, frequentati dai clone, i sosia di Freddie Mercury, che ballavano una musica high-energy, e i locali come il Taboo, che erano meno disciplinati e più orientati alla sperimentazione, dove si ballava anche la etnica. È stato un periodo di rivolgimenti, dove dal dark e dalla new wave si è passati alla prima dance e a un maggiore interesse per la musica nera, con una fase proto-house. Si parla, anche ricordando il daisy chain, di un passaggio dalle chitarre ai campioni e di una trasformazione sociale molto profonda che ha portato alla “Summer of Love”.
Mentre a New York c’erano i Club Kids…
New York l’ho frequentata meno, però sono stato ai party dei Club Kids di Michael Alig e sono molto legato alla scena vogueing. Ma bisogna fare dei distinguo. Il vogueing ha rappresentato un’alternativa alla strada per i giovani afroamericani omosessuali, i Club Kids sono stati un fenomeno molto più legato alle droghe. Non che nei club di Londra mancassero, ma non è stato così delirante. Londra ha sempre puntato più sul design, l’arte, la cultura pop, la voglia di liberarsi da ogni costrizione sociale. Quando si parla di Club Kids, invece, viene subito in mente il film Party Monster, dove si racconta l’uccisione di un club kid, verosimilmente uno spacciatore, per questioni di debiti.
I travestimenti di questo artista sono davvero eccezionali e trucidamente belli.