ROBERTO RODODENDRO :: ROMANZO : ” RITORNI E PARTENZE ” cap. 1-25 — Apri il link sotto

 

ROBERTO RODODENDRO

 

 

 

 

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dettaglio dell’opera di paul klee, senecio, 1922

 

 

 

 

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5 risposte a ROBERTO RODODENDRO :: ROMANZO : ” RITORNI E PARTENZE ” cap. 1-25 — Apri il link sotto

  1. roberto scrive:

    intanto cominciamo a dire che l’autore è un bel fico, va là ! 🙂

  2. roberto scrive:

    potrei parafrasare il titolo di un romanzo di Gabriel Garcia Marquez ” Nessuno scrive al coglioncello” …

    Nulla è più triste di una pagina vuota:
    O nessuno legge
    o nessuno va oltre la terza pagina
    o nessuno vuole offendermi.
    Sbagliato: meglio un’offesa terribile al silenzio ( che è la peggiore delle offese).
    E allora le critiche, vere e antecedenti ( negli anni) le riporto io e, non sono, come dire “amiche” :

    Alcune critiche

    Gentile Roberto,
    Riguardo al testo “Ritorni e ritornelli” ne abbiamo letto una ventina di pagine ( per gli abbonati di Omero è prevista una scheda di lettura per racconti non superiore alla 15 cartelle). L’andamento narrativo è pieno di vitalità e dinamismo, ma non è molto forte la messa a fuoco del personaggio che rimane in ombra rispetto alle storie sentimentali che sembra subire suo malgrado, Senza neanche capire bene il perché. La confusione del protagonista, per quanto simpatica e malandrina, diventa anche quella del lettore che non sa bene chi ha davanti: un ingenuo, un anarcoide, un sentimentale, un duro ecc.
    Il consiglio è quella di prendere una linea di racconto più spiccata all’interno di una struttura interessante che si muove su più piani temporali contemporaneamente. Letture consigliate sono senz’altro, per caratteristiche simili: “Chiedi alla polvere” e “un anno terribile” di John Fante e il “Giovane Holden” di J.D. Salinger. Da questi due stupendi narratori si può imparare uno stile di racconto coerente in modo totalizzante con l’anticonformismo che tocca i propri protagonisti. E quindi una ricerca forte sulla lingua usata ( le espressioni idiomatiche, i ragionamenti a ruota libera, le parole prese da un vocabolario immerso nei sensi più liberi ecc.). Tutto inserito in un ritmo di racconto che prende unicamente le mosse dalla voce narrante. Nella tua impostazione è ancora ingarbugliato il senso di una ricerca e di un movimento.
    Enrico Valenzi

    Chi è Enrico Valenzi?
    Scrittore e direttore della scuola di scrittura Omero
    Tratto da Google http://www.mangialibri :
    La piccola barchetta della scuola di scrittura Omero in ventuno anni ne ha solcati tanti di mari, vedendo uscire dai suoi corsi autori come Carofiglio, Tea Ranno o Valerio Aiolli. Nata nel 1988, la prima scuola di scrittura creativa in Italia ….

    Visto che l’autore (cioè io) fu uno dei primi soci ma l’aveva capita male, inviò il romanzo in lettura. Capita male perché trattavano, allora, esclusivamente racconti. Motivo per cui s’incazzarono ( non si può dire? No. Pazienza, ormai è fatta.) E il buon Valenzi lesse le prime 20 cartelle senza capire che John Fante e Salinger li avevo letti da anni e abbondantemente digeriti: questo mi restò un po’ sullo stomaco.

    Carola Susani, era una “buona conoscente”, al punto di consigliarle il ristorante dove sposarsi, ma questa sarebbe una delle tante storie a parte. Poi ci siamo persi di vista.
    E’ stata una delle prime a leggere il mio libro e alla domanda “cosa te ne è sembrato?” (domanda molto molto timida). La risposta ragionata in due parole è stata: te lo dico alla napoletana ( il marito, se non ricordo male è napoletano) è un po’ “sgarrupato” però posso garantirti che l’ho finito col sorriso sulle labbra e, credimi che è un bel complimento!”
    Chi è Carola Susani?
    Da Wikipedia:
    Carola Susani nasce a Marostica, in provincia di Vicenza nel 1965; poco dopo la sua famiglia si trasferisce in Sicilia. Dal 1985 è a Roma. Esordirà a trent’anni con il romanzo Il libro di Teresa vincendo il Premio Bagutta nella “Sezione Opera Prima”. Tra i suoi libri, La terra dei dinosauri, Il licantropo, Eravamo bambini abbastanza. Ha vissuto a lungo in Sicilia, attualmente vive a Roma. Ha pubblicato romanzi e raccolte di racconti sia per adulti (La terra dei dinosauri) che per ragazzi (Il licantropo).
    Anche lei, tanto per cambiare, ha tenuto corsi di scrittura.
    E’ anche simpatica. ( Le considerazioni sono mie non di Wikipedia).

    Un’amica che l’ha letto: Gabriella* ( professione “stracciarola” con patentino, altrimenti ti sequestrano la roba):
    – ti dico solo che l’ho letto d’un fiato, la sera l’avevo pressoché finito, ma ho tenuto le ultime pagine per il giorno dopo, per godermi in pace, sotto quell’ulivo, la fine”
    E mi indica l’ulivo.
    – Ma il finale lo sapevi già fin dalle prime pagine – .
    – Si, ma io volevo vedere “come” sarebbe finito, mi sono spiegata? –
    Per me si.
    Ottima giudizio!

    * ai tempi in cui lesse il romanzo era contitolare dell’agriturismo dove si svolse il matrimonio di Carola e lei e la socia, Anna Lisa, restarono in dubbio se ammazzarmi di botte o no, mentre spiegavo ai futuri sposi i pregi di un ristorante lì vicino 🙂 a discapito del loro.

    Critica di Antonio:

    Caro Roberto, sarò sincero!
    Il romanzo ha un taglio molto sperimentale:
    • mobilità del punto di vista ( a volte può un’eccessiva mobilità può creare qualche difficoltà nel lettore);
    • un solfeggio del tempo rapido, evanescente, labile come la vita;
    • inserzioni di riflessioni metanarrative,
    E’ un piccolo laboratorio etico, testimonianze di tempi burrascosi e di trasformazione. Ma in questo laboratorio è come se la psiche rimanesse “statica” (fattore che potrebbe rendere in un certo senso, interessanti alcune parti), statico come bloccato, per così dire, dal lato narcisistico della vita.
    Nella narrazione non penetra l’eco o il clamore di quel che sta succedendo fuori; aspetto che riduce il clima patemico al solipsismo del protagonista e che impedisce una diffusione “sociale”del pathos confinando la storia nell’ambito personale che alla fine rischia di non riguardare il lettore.
    Da questo punto di vista gli interventi metanarrativi e i riferimenti letterari rischiano di diventare esteriori e esornativi.
    Alcune parti andrebbero riviste dal punto di vista dell’organizzazione formale, secondo me.
    Tieni presente comunque che le mie sono impressioni personali e che non sono la BIBBIA! Con affetto e stima
    Antonio
    Chi è Antonio la Grasta?
    Innanzi tutto, un amico perfido …. Io, i suoi racconti li ho trattati perfino con più malignità, però più sottintesa, altrimenti non m’avrebbe più rivolto la parola. Non glie l’ho permesso!
    Ritengo comunque che abbia una buona parte di ragione. A proposito, Antonio è stato docente di letteratura italiana, ora critico letterario e tiene anche corsi di letteratura italiana all’università popolare e corsi di scrittura. I suoi corsi sono molto seguiti. E’ molto erudito e un pedante spaventoso.

    Ho un’altra critica particolareggiata dallo studio del linguaggio alla trama ecc. ecc. ma ve la risparmio ) o me la risparmio?)

    • Chiara Salvini scrive:

      non sono d’accordo con un aspetto delle osservazioni del ” gentile Enrico ” là dove scrive : ” non è molto forte la messa a fuoco del personaggio che rimane in ombra rispetto alle storie sentimentali che sembra subire suo malgrado, Senza neanche capire bene il perché. La confusione del protagonista, per quanto simpatica e malandrina, diventa anche quella del lettore che non sa bene chi ha davanti: un ingenuo, un anarcoide, un sentimentale, un duro ecc.
      Il consiglio è quella di prendere una linea di racconto più spiccata … “-

  3. roberto scrive:

    spiegati, perchè non sei d’accordo con Valenzi?
    ( intanto “grazie” ma immagino di averti messo in un mezzo pasticcio 🙂

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