PIETRO CITATI :: Vedi La Tour leggi Dumas- La mostra a Milano a Palazzo reale — REPUBBLICA.IT —3 GIUGNO 2020 –pag. 29

 

 

REPUBBLICA.IT —3 GIUGNO 2020 –pag. 29

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GEORGES LA TOUR, MADDALENA PENITENTE ( 1625-50 )

 

 

Maria Maddalena penitente' di Georges de La Tour - riproduzioni di ...

LA TOUR, MADDALENA PENITENTE ( 1935-40 )

 

 

OLTRE LA TELA

Vedi La Tour leggi Dumas

Dopo il lockdown, riapre a Milano la mostra del Caravaggio francese.  I suoi quadri notturni ricordano il mondo dei “Tre moschettieri”

di Pietro Citati

Per avvicinarsi a un grande pittore come Georges de La Tour, credo che la strada migliore sia quella indicata da un romanziere famoso dell’Ottocento — Alexandre Dumas. Dobbiamo pensare ai Moschettieri: Athos, Aramis, Porthos, D’Artagnan e al re Luigi XIII: a quell’insieme di violenze, avventure, astuzie, calcoli, truffe, che impregnò il tempo di Luigi. La Tour non era, come si dice a torto, un allievo di Caravaggio; ma molti artisti del suo tempo parlavano di lui come di un suo seguace. La mostra del 1972, all’Orangerie des Tuileries, e quella delle Galéries Nationales du Grand Palais, nel 1997-1998, dirette da uno studioso eccellente come Pierre Rosenberg, hanno portato moltissime informazioni. Ora conosciamo ogni particolare della vita e dell’opera di La Tour — un pittore poco conosciuto in Italia, almeno fino a pochi anni fa. Ora, dopo il blocco a causa del coronavirus, possiamo tornare a vederne la nuova esposizione a Palazzo Reale di Milano (fino al 27 settembre: Georges de La Tour. L’Europa della luce , a cura di Francesca Cappelletti, catalogo Skira, pagg. 368, euro 45).

Georges de La Tour proveniva dalla Lorena, una regione allora civile, colta e molto ricca. Era nato il 10 marzo 1593, a Vic-sur-Seille: una cittadina che dipendeva dal vescovado di Nancy, e a sua volta da re Luigi XIII, il re dei Moschettieri. La famiglia di La Tour era modesta, ma non povera. Il padre era un fornaio, che era, a sua volta, figlio di un muratore. Anche la madre era figlia e sorella di un fornaio. Come si racconta, tutta la casa sapeva di mattoni e di farina e di enormi pagnotte casalinghe. A Vic abitava un personaggio importante: Alphonse de Rambervillers, letterato e collezionista di squisitezze di ogni specie. La Tour sapeva di dovergli molto della propria cultura. La leggenda attribuiva a La Tour un viaggio a Roma, dove molti pittori lorenesi abitavano, occupandosi anche di collezionismo. Sulla Roma secentesca sappiamo moltissimo: abbiamo testimonianze infinite che Jacques Thuillier e Pierre Rosenberg hanno raccolto con grande cura ( Réunion des Musées Nationaux , 1997). Non sappiamo esattamente quali furono i suoi maestri: forse un pittore d’origine svizzera: Jacques Dogoz, ma più probabilmente Jacques Bellange, che morì quando La Tour aveva ventitré anni. Non ho mai visto quadri di Bellange, di cui gli studiosi esaltano l’educato manierismo. La Tour conosceva altre strade: Utrecht, Anversa, Parigi. Nel 1613, a vent’anni, abita a Parigi. Come ci attesta un documento, partecipa a un processo per debiti, con un gentiluomo della camera del duca di Lorena. A ventiquattro anni, nel luglio 1617, sposa una signora nobile, o nobilitata, Diane Le Nerf, il cui padre è argentiere. La dote della moglie non è ingente: riceve 500 franchi da una cugina, insieme a due vacche e a un vitellino. Sembra di avvertire l’atmosfera dei Promessi sposi : un cardinale, le guerre, le invasioni, i saccheggi, i disastri. Nel 1631 scoppia la guerra, in Lorena, tra l’esercito francese e quello imperiale. La guerra è violentissima, con battaglie clamorose, e la devastazione di Vic, che incide sul benessere di La Tour. La peste del 1636 fu simile a quella raccontata dai Promessi sposi . Nell’aprile 1639 La Tour va a Parigi, «per questioni che riguardano il servizio di Sua Maestà». Conosce Richelieu, con il quale ha rapporti indefinibili. Tre anni dopo, diventa Pittore ordinario del Re, e non abita in un luogo qualsiasi della città, ma addirittura dentro il Louvre, che era, allora, un privilegio ambitissimo. Conosce meglio il cardinale Mazzarino e le sue nipoti. Dipinge tre bellissimi quadri: Sant’Alessio, San Sebastiano e L’abiura di San Pietro. Intorno a La Tour comincia a diffondersi un’aria di opulenza, di arroganza, e di ostentazione: sembra già avvicinarsi lentamente l’atmosfera di Luigi XIV.

 

Georges de La Tour, San Sebastiano curato da Irene ...

SAN SEBASTIANO CURATO DA IRENE, 1634-1643. 160×129, Gemäldegalerie, Staatliche Museen, Berlino.

 

 

GEORGES LA TOUR, IL RINNEGAMENTO DI PIETRO, 1650

 

 

Nell’aprile del 1648 assume un allievo, Christel. Il contratto dice: «Il detto signor La Tour prenderà, nutrirà, e darà affitto a Christel nel suo appartamento, durante il tempo e lo spazio di tre anni, per insegnargli accortamente e diligentemente l’arte e la scienza di pittura, senza nascondergli nulla». «Gli darà abiti onesti e decenti che convengano al detto Christel: gli saranno forniti senza ritardo vestiti, biancheria intima, a condizione che Christel lo segua in città e fuori città, dovunque lo chiamino i suoi affari, e si occuperà del suo cavallo, la sera e la mattina, con la fedeltà e la diligenza di un servitore buono e affettuoso». Il cardinal Mazzarino sceglie Henri de La Ferté, come giovane della casa: anche Henri è un amatore d’arte, che preferisce dipingere quadri alla letteratura. Da gennaio 1653 alla morte del pittore, la città di Lunéville offre ogni anno a La Ferté un nuovo La Tour. L’ultimo quadro viene pagato 700 franchi, un prezzo molto alto. Forse si tratta del bel quadro dedicato alle Lacrime di San Pietro . Ecco le gambe del vecchio, e una luce quasi soprannaturale venuta dall’alto, che esce da una finestra e illumina la parte superiore del corpo, specialmente il viso e le mani: mentre un gallo presuntuoso si trova illuminato da una lanterna cieca. La Tour aumenta la sua semplicità, la sua moderazione, la sua tensione nervosa. Mentre passano gli anni, La Tour ama sempre più le suites di notturni: le penombre e le tenebre: tutto ciò che è oscuro e livido. Non c’è cielo, né mare, né campagna. Pochissimi personaggi: spesso uno solo. Roberto Longhi amava moltissimo questi quadri; e rappresentava La Tour mentre dipinge «alla luce artificiale di una lanterna magica», forse sotto l’influenza di Honthorst. La Tour diventa sempre più duro e violento. Nello stupendo Giobbe di Épinal, non c’è altro che un uomo nudo, poverissimo, fiaccato dalla sventura e dalla decadenza fisica. Forse più belli sono il Saint-Jacques le Mineur, La diseuse, Le tricheur : quadri robusti, drammatici, violenti, paradossali, come La Tour compose di rado. I più robusti degli apostoli sono San Tommaso e San Sebastiano . È difficile capire se La Tour sia stato uno stoico, una specie di Seneca della pittura, oppure un allievo di Caravaggio. Come Poussin era «alto e grande, capace non solo di essere pittore, ma di diventare un eccellente uomo di Stato ». Non aveva più molto da vivere. Il 15 gennaio 1652, in una epidemia di pleurite, morì l’amatissima moglie: quindici giorni dopo una polmonite lo trascinò via improvvisamente.

Nei quadri di La Tour, amo sopratutto la luce: questa luce esile, lucida, modesta, che trasforma completamente la realtà quotidiana, fondendo i personaggi della Bibbia con gli oggetti di casa. Spesso una ragazza deliziosa cura e protegge con calcolata attenzione tutto quello che accade in Francia, intorno alla metà del secolo, come se il tempo fosse finito per sempre.

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